La rassegna della settimana: #1 Banca d’Italia: nella seconda metà del 2023 l’attività economica del nostro Paese è rallentata in tutte le ripartizioni territoriali. #2 PIIE: nella lotta all’inflazione le banche centrali dei Paesi emergenti hanno ottenuto risultati migliori di quelli della FED e della BCE in due circostanze importanti. #3 OECD: nel post-pandemia i sistemi sanitari dei Paesi OCSE sono sotto pressione finanziaria a causa delle spese per l’emergenza sanitaria el’inflazione. #4 BCE: nell’ultima riunione nel mese di ottobre il consiglio direttivo della BCE ha lasciato inalterati i tassi di riferimento, nella consapevolezza che i tassi dovranno restare ancora alti nel medio periodo.


Nel 2022 a fronte di un risultato a livello nazionale di 3,7%, il PIL reale nel Mezzogiorno è cresciuto del 4,5%, nel Nord-Est del 4,2%, nel Centro del 4,1% e nel Nord-Ovest il 3,1%. L’incremento del PIL è stato sostenuto dal settore delle costruzioni. Sono i dati preliminari a livello territoriale della pubblicazione della Banca d’Italia “L’economia delle regioni italiane – Dinamiche recenti e aspetti strutturali, Novembre 2023“. Nella prima metà dell’anno 2023 l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia si è indebolito in tutte le ripartizioni territoriali, evidenziando un rallentamento dell’attività economica in generale dovuta alla frenata della domanda interna ed estera. (Leggi)

Le Banche Centrali dei Paesi emergenti, hanno compiuto progressi significativi negli ultimi venti anni nel migliorare i propri quadri politici di riferimento. In un Working Paper PIIE intitolato “Central banks and policy communication: How emerging markets have outperformed the Fed and ECB“, T. Evdokimova, P. Nagy Mohácsi, O. Ponomarenko e E. Ribakova, hanno evidenziato come, di recente, i Paesi emergenti abbiano ottenuto risultati migliori di quelli della FED e della BCE in due circostanze importanti: hanno affrontato tempestivamente le crescenti pressioni inflazionistiche post-COVID e di conseguenza hanno evitato lo stress del settore bancario durante il ciclo di inasprimento della politica monetaria. (Leggi)

Dopo la pandemia i sistemi sanitari nazionali dei Paesi OCSE sono sotto pressione finanziaria a causa della difficile fase economica in quanto i governi stanno dando priorità ad altre misure comprimendo le risorse per la sanità. L’OECD Health at a Glance 2023, ha confrontato gli ultimi indicatori disponibili evidenziando le differenze, tra Paesi e nel tempo, in termini di stato di salute, fattori di rischio per la salute, accesso e qualità delle cure e risorse sanitarie, con un focus sulla sanità digitale. Gli indicatori chiave sulla salute della popolazione indicano che la società non si è ancora ripresa dalla pandemia con ancora molte persone con problemi di salute fisici e mentali. (Leggi)

Nella riunione del 26 ottobre scorso il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare inalterati i tassi di interesse di riferimento dell’Area euro. Le previsioni dell’inflazione a medio termine restano confermate. Nell’ultimo Economic Bulletin Issue, 7 della BCE, si evidenzia che il Consiglio è determinato a riportare il tasso di inflazione sotto il 2% nel medio termine. I livelli attuali dei tassi di riferimento sono ritenuti sufficientemente elevati e se mantenuti a questi livelli per lungo tempo, contribuiranno in modo sostanziale al raggiungimento dell’obiettivo. È stato confermato l’orientamento sulle decisioni prese sulla base della valutazione delle previsioni dell’inflazione e alla luce dei dati economici e finanziari. (Leggi)

ECONOMIE REGIONALI, IL RALLENTAMENTO DEL 2023

Nel 2022 l’economia italiana ha mostrato un andamento positivo – PIL reale +3,7% – sebbene a un tasso inferiore a quello del 2022. Il PIL reale è cresciuto in tutte le ripartizioni territoriali: nel Mezzogiorno del 4,5%, nel Nord-Est del 4,2%, nel Centro del 4,1% e nel Nord-Ovest il 3,1%. Nel primo semestre del 2023 l’indicatore ITER della Banca d’Italia si è indebolito in tutte le ripartizioni territoriali a causa del rallentamento della domanda interna e di quella estera. Nello stesso periodo dell’anno, le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dei beni intermedi e le problematiche relative ai rincari dei beni energetici sono venuti gradualmente meno. I programmi di investimento delle imprese si sono indeboliti nonostante i benefici dell’attuazione del PNRR.

I prestiti bancari hanno risentito del rallentamento dell’attività economica e dell’irrigidimento delle condizioni dell’offerta, riducendosi in tutte le aree soprattutto nel Centro, ad eccezione del Mezzogiorno. Nel 2022 i prestiti alle famiglie sono continuati ad aumentare allo stesso tasso dell’anno precedente mentre nei primi mesi del 2023, in seguito al progressivo incremento dei tassi di interesse, il credito alle famiglie ha cominciato a rallentare per la diminuzione della domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni, con una flessione più accentuata nel Centro-Nord. L’occupazione, dopo essere tornata ai livelli precedenti alla pandemia nel 2022, ha continuato a crescere, soprattutto nel Centro-Nord dove si sono registrati i tassi di crescita più elevati.

Il tasso di partecipazione del mercato del lavoro è cresciuto in tutte le ripartizioni raggiungendo, a livello nazionale, il 66,5%. Il maggiore incremento si è avuto al Nord, 72,9% dal 71,7% del primo trimestre 2020, mentre nel Mezzogiorno, dove la partecipazione è al 55,4% il valore è rimasto stabile per la diminuzione della popolazione in età da lavoro. Il rapporto evidenzia come, secondo dati dell’INPS, sia in aumento la percentuale dei lavoratori privati non agricoli che percepiscono una retribuzione inferiore al 60% del valore mediano della distribuzione dei redditi in Italia. Al Centro-Nord la quota è passata al 20% del 1990 al 25% nel 2021 mentre nel Mezzogiorno la quota è passata al 30% del 1990 a più del 40% nel 2021.

Banca d’Italia – L’economia delle regioni italiane – Dinamiche recenti e aspetti strutturali, Novembre 2023

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2023/2023-0022/index.html

BANCHE CENTRALI: I PAESI EMERGENTI FANNO MEGLIO

Negli ultimi venti anni le banche centrali dei paesi emergenti hanno compiuto passi da gigante nel migliorare il proprio quadro politico di riferimento. In passato le Banche centrali di questi Paesi erano considerate ritardatarie nell’ambiente ma, grazie all’adozione di numerosi principi delle Banche centrali dei Paesi avanzati, come ad esempio focalizzarsi sugli obiettivi di inflazione a partire dalla metà degli anni 2000, hanno migliorato la conduzione della politica monetaria e la comunicazione. I principi non sono stati adottati integralmente ma con modifiche che rispecchiano la specifica condizione di Paesi emergenti: volatilità dei flussi di capitale, dollarizzazione finanziaria e credibilità tradizionalmente più debole.

Gli autori hanno notato che se durante la Grande Crisi Finanziaria del 2008-2009 i Paesi emergenti erano stati messi a dura prova, evidenziando la presenza di numerose vulnerabilità nella condotta delle banche centrali, nel post Covid hanno ottenuto risultati migliori dei quelli della FED e della BCE su due aspetti importanti. Le tensioni inflazionistiche partite dalla seconda metà del 2021 sono state affrontate tempestivamente e si sono evitati stress al settore bancario. In particolare la politica monetaria restrittiva è stata avviata a partire dalla primavera del 2021. In questo modo hanno evitato gli effetti devastanti di un’inflazione fuori controllo e dell’inasprimento della politica monetaria negli USA e nelle altre economie avanzate.

A parte l’Argentina, la Turchia e l’Ucraina tutti i Paesi emergenti hanno un tasso di inflazione che è solo leggermente superiore a quello delle economia avanzate, in linea con la maggiore quota di alimentari ed energia nel loro paniere di consumo. Anche quando le condizioni della BCE e della FED si sono cominciate ad inasprire, i deflussi di capitale sono rimasti a livelli gestibili. Questi Paesi hanno iniziato ad allentare la politica monetaria prima delle economie avanzate e il controllo dell’inflazione sarà un altro banco di prova per il miglioramento del quadro di riferimento. Un altro aspetto cruciale è la capacità di comunicare le proprie decisioni nel modo più chiaro e con maggiore impatto. Sotto questo aspetto i paesi emergenti sono molto migliorati sia nella trasparenza sia nella leggibilità delle loro dichiarazioni che nel complesso è stata migliore di quella della FED e BCE.

PIIE – Central banks and policy communication: How emerging markets have outperformed the Fed and ECB

https://www.piie.com/publications/working-papers/central-banks-and-policy-communication-how-emerging-markets-have

IL DIFFICILE MOMENTO DELLA SANITÀ

Prima della pandemia nei Paesi OCSE la spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) era in media pari all’8,8% del PIL, una percentuale costante dal 2013. Durante la pandemia la spesa sanitaria complessiva è cresciuta al 9,7% sul PIL sebbene i dati per il 2022 vedono una diminuzione al 9,2% (In Italia si è attestata al 9,0%). Il calo è dovuto alle minori necessità di risorse per la pandemia ma anche per l’impatto dell’inflazione. La spesa media pro-capite nei Paesi OCSE è stata di 5.000 dollari USA in parità di potere di acquisto (PPP) con un’elevata variabilità tra i Paesi OCSE: gli Stati Uniti 12.555, Italia 4.291 e in Messico 1,182 dollari in PPP. In alcuni Paesi l’inflazione elevata ha eroso i salari dell’area sanitaria rendendo più difficile attrarre e trattenere gli operatori sanitari.

Analizzando i trend di lungo periodo, a partire dal 2011 i salari reali del settore sanitario sono cresciuti in modo significativo nell’Europa centrale e orientale mentre Finlandia, Italia, Portogallo, Spagna e Regno Unito i salari reali sono stati stagnanti o in calo. Gli indicatori core della salute della popolazione indicano che vi sono ancora strascichi da pandemia: la speranza di vita alla nascita è diminuita di 0,7 anni nel 2020 e nel 2021 mentre in 28 Paesi resta ancora sotto il livello del 2019. Infarti, ictus e altre malattie cardiocircolatorie hanno causato un decesso su quattro, un decesso su cinque è dovuto ai tumori e il Covid ha causato il 7% di tutti i decessi registrati. In media più di un terzo delle persone di 16 anni e più ha riferito di convivere con una malattia o un problema di salute di lunga durata.

Nonostante la copertura sanitaria universale nella maggior parte dei Paesi OCSE, persistono ostacoli all’accesso. Per migliorare accessibilità ed efficienza, va posta maggiore attenzione alle cure primarie e prevenzione. L’assistenza primaria ha rappresentato il 13% di ella spesa complessiva, una quota stabile rispetto al 2019. La quota della prevenzione ha subito un forte aumento, in gran parte dovuto alla misure adottate durante la pandemia e per investimenti di lungo termine sulla salute della popolazione. La qualità dell’assistenza sta migliorando in termini di sicurezza ed efficacia, con l’obiettivo di rendere l’assistenza sanitaria più incentrata sulla persona. La salute digitale ha un enorme potenziale per trasformare i sistemi sanitari. Molti paesi, tuttavia, sono impreparati alla trasformazione digitale della sanità.

OECD – Health at a Glance 2023

https://www.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/health-at-a-glance-2023_7a7afb35-en

LA LUNGA STAGIONE DEI TASSI ELEVATI

Lo scorso settembre i dati sull’inflazione nell’Area euro sono stati positivi: l’inflazione complessiva, misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (HCPI), si è attestata al 4,3% contro il 5,2% di agosto. Questo calo è dipeso dal calo di tutte le componenti principali – alimentari, energia, servizi, industria esclusa energia – e in parte anche dalle sotto-componenti. Nel calcolo annuale non è stato considerato il mese di settembre del 2022 a causa della forte dinamica su base mensile. L’inflazione energetica ha presentato anche per questo mese valori negativi -4,6% dopo il -3.3% di agosto. Il principale determinante della contrazione è stato il prezzo del gas naturale che è in continua diminuzione ,inferiore del 26,6% rispetto al picco che è stato raggiunto ad ottobre dello scorso anno.

Il tasso annuale dei prezzi dell’energia elettrica è diventato negativo mentre l’indice dei prezzi dei carburanti è tornato a crescere a causa dell’impennata del prezzo del petrolio degli ultimi mesi. Il tasso di crescita annua dei prezzi alla produzione dell’energia è scesa a -30,7% nel mese di agosto in calo rispetto al picco di +117,3% raggiunto nel mese corrispondente dell’anno precedente. L’inflazione dei beni alimentari è diminuita all’8,8% di settembre rispetto al 9,7 di agosto, ma è rimasta comunque elevata a causa di alcuni effetti che risalgono al passato. Questa dinamica è stata guidata sia dalla diminuzione dell’inflazione degli alimentari non lavorati (diminuita a 9,4% dal 10,3% di agosto) sia dalla diminuzione di quella dei beni lavorati (diminuita a 6,6% dal 7,8% di agosto).

Le pressioni dei costi dell’energia sugli alimentari è in diminuzione e si attende un’ulteriore contrazione dell’inflazione di suddetti beni. L’inflazione misurata su quella armonizzata, escluso energia e alimentari, è scesa dal 5,3% di agosto al 4,5% di settembre. L’inflazione dei beni industriali non energetici è diminuita dal 4,7% al 4,1%. L’inflazione dei servizi si è contratta dal 5,5% di agosto al 4,7% di settembre. Le pressioni inflazionistiche continuano a diminuire nella catena dei prezzi: l’inflazione dei prezzi alla produzione di beni non alimentari è calata al 4,7% di agosto dal 5% di luglio mentre il rafforzamento dell’euro sta contribuendo a sua volta all’allentamento delle pressioni sui prezzi.

BCE – Economic Bulletin Issue 7, 2023

https://www.ecb.europa.eu/pub/economic-bulletin/html/eb202307.it.html