La rassegna della settimana: #1 IMF: l’economia globale rallenta e per le economie avanzate si allontana il ritorno a tassi di crescita pre-pandemici, fuorché per gli USA . #2 The Nobel Prize: assegnato all’economista statunitense Claudia Goldin il premio della Banca di Svezia in memoria di A. Nobel. #3 Banca d’Italia: in Italia e Spagna le disuguaglianze di reddito sono maggiori che in Germania e Francia. #4 Corte dei Conti: secondo le stime della NADEF la spesa sanitaria pubblica nel 2023 si attesterà a 134,7 miliardi di euro in diminuzione rispetto a quanto previsto dal DEF 2023.


Il rallentamento dell’attività economica per il biennio 2023-2024 è stato confermato dall’IMF World Economic Outlook di Ottobre. Nelle ultime stime è stata evidenziata anche una divergenza nell’andamento tra le varie aree: le economie avanzate subiranno una contrazione delle crescita economica dal 2,6% del 2022 all’1,5% del 2023 e all’1,4% del 2024 mentre le economie dei Paesi emergenti e in via di sviluppo vedranno la loro attività rallentare solo leggermente dal 4,1% nel 2022 al 4,0% nel 2023 e 2024. Rispetto all’Outlook di luglio peggiorano le stime per l’Italia che, per l’anno in corso, vedrà una contrazione di 3 p.p. dal 3,7% nel 2022 allo 0,7% nel 2023 e 2024 – erano rispettivamente 1,1% e 0,9%. (Leggi)

In base ai dati del ventesimo secolo, era assodata tra gli economisti l’esistenza di una relazione positiva tra crescita economica e numero di donne con un lavoro retribuito. Al crescere dell’attività economica saumenterebbe anche la percentuale delle donne con un lavoro. Grazie agli studi seminali di Claudia Goldin degli anni ’90 (Harvard University) questa interpretazione è stata smentita in quanto nel passato nei censimenti venivano commessi degli errori di registrazione che relegavano le donne al ruolo di moglie senza rilevare l’occupazione. L’Accademia delle scienze svedese le ha conferito il Nobel 2023 “per aver migliorato la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”. (Leggi)

Secondo gli ultimi dati disponibili dall’indagine EU-SILC la disuguaglianza dei redditi da lavoro individuali e famigliari in Italia e Spagna è più alta rispetto alla Francia e alla Germania. In un Occasional paper di banca d’Italia “La disuguaglianza dei redditi da lavoro e la povertà lavorativa: un confronto tra paesi dell’area dell’euro“, G. Bovini, E. Ciani, M. De Philippis e S. Romano, hanno analizzato la disuguaglianza dei redditi e la povertà lavorativa nelle quattro grandi economie europee. La disuguaglianza italiana dipende dal basso tasso di occupazione che implica una più alta percentuale di individui senza reddito e una quota più elevata di famiglie con un unico percettore. (Leggi)

Nella NADEF 2023 la spesa sanitaria è stata rivista al ribasso a 134,7 miliardi di euro rispetto ai 136,0 miliardi del DEF dello scorso aprile. Nell’Audizione della Corte dei conti sulla Nota di aggiornamento al DEF 2023, la corte ha rilevato un decremento di 1,3 miliardi euro della spesa sanitaria corrente per l’anno in corso. L’incidenza sul PIL passa dal 6,7% al 6,6% e diminuisce anche il rapporto sulla spesa corrente dal 15,35% al 15,31%. La corte nota che nel documento non sono dettagliati i motivi della revisione al ribasso. A fianco alla minore dinamica della spesa vi è lo slittamento del pagamento del rinnovo dei contratti della dirigenza sanitaria e delle convenzioni dei medici di medicina generale. (Leggi)

ECONOMIE AVANZATE IN FRENATA: MEGLIO GLI EMERGENTI

L’economia globale è in difficoltà e l’auspicato ritorno ai tassi di crescita del periodo pre-pandemia appare lontano. Nel 2023 nonostante la crescita dell’economia globale sia stimata in aumento, si attesterà al 3,0% ben al di sotto della crescita media del periodo 2000-2019 che è stata del 3,8%. Si rilevano delle divergenze sia tra le aree dell’economia globale sia all’interno delle aree: le economie avanzate registreranno il rallentamento maggiore in quanto la crescita per il 2023 è prevista all’1,5% 1,1 p.p. in meno rispetto al 2022. Anche tra le economie avanzate vi sono divergenze significative: negli USA l’attività economica sembra essere rasserenata il quanto le previsioni per il 2023 sono ritornate sopra il 2% (contro 1,8% dell’Outlook di luglio 2023) mentre in Germania è prevista una contrazione dello 0,5% e per l’Italia una crescita dello 0,7% (era 1,1% nell’outlook di luglio 2023).

Nonostante all’inizio del 2023 l’attività economica si sia dimostrata resiliente e l’inflazione complessiva fosse in diminuzione, il tasso di crescita medio del PIL reale si mantiene ancora al di sotto delle proiezioni pre-pandemia di gennaio 2020. In termini di deviazione dalle previsioni del 2020, nel 2023 gli USA supereranno l’andamento pre pandemia mentre l’area euro, nonostante la ripresa, ha un andamento ancora inferiore del 2,2%, in quanto è stata più esposta alla crisi ucraina con i conseguenti peggioramenti delle ragioni di scambio e l’impannata dei pezzi dell’energia importata. La Cina ha ancora un livello di prodotto inferiore al 4,2% rispetto alle previsioni 2022, dovuto alla ripresa del Covid nel 2022. I Paesi emergenti o in via di sviluppo e quelli a basso reddito hanno subito perdite di produzione rispettivamente pari al 4,9% e al 6,5%.

Complessivamente a livello globale la perdita è stata del 3,4%. I consumi privati hanno recuperato più velocemente in USA e nelle economie, meno nell’Area Euro, e nei Pesi emergenti o in via di sviluppo. Anche le divergenze nel mercato del lavoro rispecchiano quelle riscontrate nella produzione e nei consumi: i tassi di occupazione e di partecipazione al lavoro superano i trend pre-pandemici nelle economie avanzate ma rimangano significativamente al di sotto di essi nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, riflettendo perdite di produzione più gravi e una protezione sociale molto più debole.

IMF – WEO October 2023 Navigating Global Divergences

https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2023/10/10/world-economic-outlook-october-2023

LA “SCOPERTA” DEL LAVORO FEMMINILE RETRIBUITO

Il rapporto delle donne con il mercato del lavoro è stato per anni frainteso dai ricercatori che ritenevano ci fosse una correlazione tra crescita economica e percentuale di donne nel mercato del lavoro retribuito. Agli inizi degli anni ’90 Claudia Goldin, docente alla Harvard University, ha scoperto, grazie ad approfondite analisi degli archivi, che le rilevazioni censuarie e dei registri pubblici spesso contenevano errori di rilevazione in quanto l’occupazione delle donne sposate era registrata come “moglie” senza tener conto che potevano svolgere altri lavori oltre a quello domestico. Le donne lavoravano a fianco dei mariti nei lavori agricoli, nei lavori artigianali o nella produzione domestica, per esempio nel settore tessile o in quello dei latticini.

Questo lavoro retribuito non era sempre correttamente registrato nei documenti storici. Claudia Goldin, insignita del Premio Nobel per l’economia 2023 “per aver migliorato la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”, grazie alle sue ricerche storiche sull’uso del tempo, sulle statistiche industriali e sui censimenti, ha compilato nuovi database ed stata in grado di correggere i dati sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Alla fine degli anni ’90 dell’ottocento la percentuale delle donne nella forza lavoro USA era di molto superiore a quanto non risultassero dalle statistiche ufficiali. Le sue correzioni hanno dimostrato che il tasso di occupazione delle donne sposate era di quasi tre volte superiore rispetto a quello che risultava dai censimenti.

Grazie all’analisi di dati risalenti al diciottesimo secolo, la Goldin è riuscita a evidenziale un elemento sorprendente che prima dell’avvento dell’industrializzazione del diciannovesimo secolo, le donne avevano maggiori probabilità di partecipare alla forza lavoro. Il motivo è che l’industrializzazione rese difficile per le donne sposate lavorare da casa e conciliare lavoro e famiglia per cui la partecipazione al mercato del lavoro diminuì. Nel ventesimo secolo la partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, e in questo modo si è potuta descrivere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro in un intervallo di duecento anni con una curva ad U. Con questa curva la Goldin ha dimostrato che non esiste un’associazione storicamente coerente tra la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la crescita economica e che questo vale anche per molti altri Paesi.

The Nobel Prize – The Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel 2023

https://www.nobelprize.org/prizes/economic-sciences/2023/goldin/facts/

LA DISUGUAGLIANZA DEI REDDITI IN ITALIA

Grazie alla disponibilità dell’indagine longitudinale europea EU-SILC è stato portato avanti uno studio sulle disuguaglianze di reddito da lavoro e sulla povertà lavorativa nel periodo dal 2008 al 2018 in Italia, Germania Francia e Spagna, un arco di tempo in cui i dati non presentano interruzioni nelle serie. Gli anni tra il 2008 e il 2018 sono stati cruciali per l’economia globale e i Paesi europei, il 2008 con l’inizio della Grande depressione e il 2018 alla vigilia della pandemia. La grande depressione partita dagli USA ha raggiunto l’Europa quando l’Eurozona era in una fase espansiva con effetti duraturi sull’attività economica. Se Francia e Germania nel 2018 avevano recuperato e superato i livelli di PIL pre 2008 rispettivamente di 10 e 13%, Spagna e Italia hanno vissuto la crisi dei debiti sovrani del 2011 cadendo in una seconda recessione.

Anche in questo caso vi è stata una divergenza in quanto la Spagna nel 2018 era sopra il livello del 2008 seppur di solo del 5% mentre il PIL dell’Italia era inferiore del 3% rispetto al 2008. In questo periodo il trend dei redditi medi da lavoro sono dipesi, principalmente, dalla dinamica dei lavoratori autonomi. Nel nostro Paese il reddito medio da lavoro è diminuito nell’intervallo considerato perché il calo verificatosi nella recessione double-dip non è stato recuperato con la ripesa successiva. In Spagna si sono osservati trend simili mentre in Germania Francia il reddito medio è cresciuto. Le disparità tra i Paesi sono aumentate rispecchiando l’andamento del PIL.

In Italia la dinamica dei redditi è stata influenzata dai lavoratori autonomi che costituiscono una quota maggiore dei lavoratori rispetto agli altri Paesi, i quali hanno subito una contrazione maggiore dei propri redditi. A livello individuale l’intensità del lavoro ha un forte impatto sulla disuguaglianza dei guadagni e sulla probabilità di avere un reddito basso. A livello familiare la presenza di un’elevata quota di famiglie mono reddito incrementa la disuguaglianza del reddito da lavoro equivalente e implica che avere redditi bassi espone una quota maggiore di lavoratori al rischio di povertà. Il guardare solo all’andamento dei guadagni dei lavoratori e non anche alla dinamica del tasso di occupazione, restituisce un quadro non esaustivo della disuguaglianza e della povertà nel nostro Paese.

Banca d’Italia – La disuguaglianza dei redditi da lavoro e la povertà lavorativa: un confronto tra paesi dell’area dell’euro

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2023-0806/index.html

AFFRONTARE I NODI DEL COMPARTO

Secondo la NADEF 2023 la spesa sanitaria nel 2023 si attesterà al 6,6% del PIL per un ammontare pari a 134,7 miliardi di euro, rispetto al 2022 con un incremento è del 2,77%. La spesa sanitaria è stata rivista al ribasso rispetto al DEF 2023 quando era tata stimata a 136,0 miliardi di euro pari al 6,7 del PIL con un incremento rispetto al 2022 del 3,77%. Anche l’incidenza sulla spesa corrente diminuisce passando dal 15,35% al 15,31%. Nel 2024 la spesa è prevista in calo dell’1,33% attestandosi a 132,9 miliardi di euro con un incidenza sul PIL pari al 6,2%. Rispetto al DEF 2022, la contrazione è inferiore di 230 milioni di euro ma l’incidenza sul PIL è inferiore in virtù della maggiore crescita programmatica del PIL in quell’anno.

Sulle stime di crescita del 2023 avevano pesato le previsioni degli allineamenti dei redditi da lavoro e dei consumi intermedi. I redditi da lavoro erano previsti crescere del 4,5% imputabili agli oneri connessi al rinnovo dei contratti del personale sanitario dirigente del SSN per il triennio 2019-2021, alle nuove assunzioni, alle misure previste dal DL 34/2023 e per le prime assunzioni del personale destinato all’assistenza territoriale. Il DL 34/2023 prevede misure per ridurre le esternalizzazioni e dispone che le aziende possano fare ricorso a personale medico e infermieristico per prestazioni aggiuntive rispetto a quelle di contratto con la previsione di una tariffa oraria. Il costo del personale dell’assistenza territoriale era previsto in 823 milioni nel 2022 e in 1,00 miliardo nel 2023.

La crescita dei consumi intermedi, trainata dalla spesa farmaceutica per acquisti diretti, scontava la riduzione degli importi pay-back insieme alla previsione del finanziamento del pay-back per dispositivi medici. Tra i fornitori di prodotti market il maggior incremento del 15,3% era dovuto al rinnovo delle convenzioni dei MMG per cui la spesa sanitaria nel triennio 2024-2026 sarebbe cresciuta ad un tasso medio dello 0,6% annuo. Dall’analisi della spesa dei primi 6 mesi del 2023 è stata stimata una crescita della spesa sanitaria pubblica corrente del 3% che conferma le previsioni del DEF di aprile. Secondo la corte il quadro che emerge sulla spesa sanitaria è stringente tanto più che “nella NADEF non sono indicate ancora le misure che si intendono assumere sin dalla prossima legge di bilancio per affrontare i nodi principali del comparto.”

Corte dei Conti – Audizione della Corte dei conti sulla Nota di aggiornamento al DEF 2023

https://www.corteconti.it/HOME/Documenti/DettaglioDocumenti?Id=b9edfbc4-2e08-453e-a396-b048ee4ec018