La rassegna della settimana: #1 UPB: sono state validate le previsioni del quadro macroeconomico tendenziale della NADEF 2023. Il tasso di crescita del PIL nel 2023 e 2024 risulta coerente con le previsioni del Panel UPB. #2 PIEE: nel 2024 rallenta la crescita globale anche per gli effetti dalla stretta monetaria ma in molti Paesi il rallentamento dell’inflazione porterà il ritorno della crescita, non la recessione. #3 Bruegel: la nuova proposta della commissione europea di riforma della governance fiscale UE non è esente da ambiguità e inconvenienti. Viene proposta una riforma del DSA e la rimozione delle“salvaguardie”. #4 VoxEU: nella lotta all’inflazione è frequente farsi prendere dall’entusiasmo. Dopo i primi segnali di rallentamento, vanno evitate decisioni di politica monetaria inutili e costose ed è necessario il coordinamento con la politica fiscale.


La stima della crescita del quadro programmatico per il 2023 dello 0,8%, rivista al ribasso di 0.2 p.p. risiero al DEF 2023, è allineata alla mediana delle previsioni macroeconomiche del Panel UPB composto, otre all’UPB da CER, Prometeia, Ref-Ricerche e Oxford Economics. L’UPB, ai sensi della legge 243/2012 ha verificato le previsioni macroeconomiche contenute nella NADEF 2023, al momento solo per il quadro tendenziale. Nella “Validazione del quadro macroeconomico tendenziale della NADEF 2023”, la stima del tasso di crescita programmatico per il 2024 di 1,0%, rivisto al ribasso rispetto al DEF 2023 di 0,5 p.p., è stato ritenuto appena sopra la mediana e l’estremo superiore della previsioni del Panel. (Leggi)

La crescita globale del 2023 sarà ancora vivace ma si fermerà al 3,0% mentre nel 2023 seguirà un ulteriore rallentamento rispetto alla crescita del 2023 del 3,4% e si attesterà al 2,8%. L’inflazione sta rallentando, anche se in molti Paesi resta ancora al di sopra del target delle banche centrali. L’intervento di K. Dynan presentato al “Peterson Institute for International Economics (PIIE) Fall 2023 Global Economic Prospects”, ipotizza un probabile, ma non del tutto assicurato, atterraggio morbido nella maggior Parte dei paesi. La persistenza dell’inflazione costringerà le Banche centrali a tenere alti i tassi di interesse ancora a lungo con il rischio i raffreddare ulteriormente l’attività economica. (Leggi)

Nella proposta di riforma della governance europea, la Commissione europea ha modificato i requisiti di aggiustamento fiscale nel medio termine. I nuovi requisiti si baseranno sull’analisi della sostenibilità fiscale a medio termine DSA, il tetto del 3% del deficit e alcuni aggiustamenti minimi e semplici regole denominati “salvaguardie” In un Working Paper Bruegel intitolato “A quantitative evaluation of the European Commission’s fiscal governance proposal“, Zsolt Darvas, Lennard Welslau e Jeromin Zettelmeyer, evidenziano che tra gli Stati membri non c’è consenso tra i diversi approcci, con una preferenza di alcuni Stati, e anche degli autori stessi, verso quello basato sull’analisi a medio termine DSA. (Leggi)

Dopo i massicci interventi delle banche centrali nelle grandi economie, il tasso di inflazione è in calo ma la lotta all’inflazione richiede tempo e coordinamento con la politica fiscale. In un editoriale su VoxEU “Beware of premature celebrations on inflation” A. Krammer, A. Ari, C. Mulas-Granados, V. Mylonas, L. Ratnovski e W. Zhao avvertono che nella lotta all’inflazione è facile farsi prendere dall’entusiasmo ai primi segnali di rallentamento. Dall’analisi dei dati di 100 shock da inflazione che si sono verificati nell’arco di 50 anni, è emerso che gli entusiasmi prematuri sono molto comuni e costosi e che ricoprono un ruolo chiave le politiche fiscali restrittive. (Leggi)

IN ATTESA DELLA VALIDAZIONE DEL QUADRO PROGRAMMATICO

Nella NADEF 2023 il tasso di crescita tendenziale del PIL reale per il 2024 è stato stimato all’1,0% mentre quello programmatico all’1,2%. Quest’ultimo dato non è allineato rispetto alle stime delle principali istituzioni internazionali, con uno scostamento di circa 0,4 p.p. Il contributo alla crescita del PIL di +0,2 p.p. rispetto al dato a legislazione vigente dipenderà innanzitutto dall’effetto espansivo generato dal taglio del cuneo fiscale che inciderà positivamente sull’attività economica. Il taglio del cuneo comporterà un alleggerimento del carico fiscale delle famiglie con un incremento dei consumi finali di 0,3 p.p. Le politiche di sostegno ai redditi dei lavoratori potranno contribuire a mitigare le pressioni salariali e gli effetti inflazionistici.

La maggiore domanda stimolerà l’attività delle imprese con un effetto sugli investimenti fissi lordi del 3,0% e si assisterà a un incremento delle importazioni di 0,2 p.p. Nel quadro tendenziale di finanza pubblica pubblica l’indebitamento netto è previsto al 3,6% inferiore di 0,1 p.p. rispetto alla stima della Commissione europea mentre nel quadro programmatico, viene indicato un incremento di 0,7 p.p. Il margine tra lo scenario tendenziale e quello programmatico sarà utilizzato per finanziare le misure di finanza pubblica che saranno indicate nel prossimo Documento programmatico di bilancio (DPB).

Le stima tendenziali del tasso di crescita nominale e reale del PIL 2023 sono state validata dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) che non riscontra scostamenti significativi dalla mediana delle stime del Panel UPB. Il quadro tendenziale ritiene implicito una lieve ripresa dell’attività economica nel secondo semestre del 2023 dopo la contrazione registrata in primavera. L’ipotesi è condivisa dall’UPB sebbene in misura lievemente inferiore per la debolezza della manifattura e il rallentamento del settore dei servizi, il più colpito dall’inflazione. Per il 2024 sia il tasso di crescita del PIL reale sia quello nominale sono compresi tra la mediana e il massimo valore stimato dal Panel UPB. L’ipotesi sottostante alla crescita del PIL è il sostegno principalmente della domanda interna: questa ipotesi è sostenuta anche dall’UPB ma l’impatto stimato dal MEF è superiore alle aspettative più elevate formulate dal Panel. Alla luce di queste perplessità si resta in attesa della validazione del quadro programmatico.

UPB – Validazione del quadro macroeconomico tendenziale della NADEF 2023

ATTERRAGGIO MORBIDO MA NON PER TUTTI

Per le economie avanzate nel 2024 è previsto un rallentamento della crescita economica rispetto a quest’anno. Per gli Stati Uniti nel 2023 si profila all’orizzonte una performance inattesa dei 2,2% superiore a quella del 2022 (2,1%) ma nel 2024 gli effetti dell’incremento dei tassi di interesse si faranno sentire con un rallentamento all’1,6%. Nel terzo trimestre di quest’anno l’attività economica ha mostrato un’accelerazione ma nel quarto trimestre lo sciopero dei lavoratori della United Automobile Workers, la ripresa del pagamento dei debiti studenteschi, comporterà una contrazione dei consumi, e il probabile blocco delle attività amministrative potranno di nuovo rallentarla.Il tasso di disoccupazione 2024 salirà leggermente dal 3,8% al 4,2%.

Questo scenario da atterraggio morbido viene considerato verosimile grazie alle evidenze che il mercato USA si sta riequilibrando con il contemporaneo rallentamento dell’inflazione. Poiché il tasso di inflazione è ancora al di sotto dell’obiettivo del 2%, è previsto un ulteriore aumento di 0,25 bps dei tassi di interesse da parte della FED nella riunione del prossimo dicembre fino a un massimo compreso tra 5,5 e il 5,75%. I tassi saranno mantenuti elevati ancora a lungo, fino all’autunno 2024 e a partire da allora la FED inizierà a tagliare i tassi che resteranno al di spora del livello naturale per almeno un paio di anni. Le altri grandi economie seguiranno un andamento eterogeneo ma caratterizzato da diffusa debolezza: nel Regno Unito, entrato di recente in una lieve recessione, il prodotto si contrarrà dello 0,3% nel 2023 e 0,2% nel 2024.

L’Unione Europea nel 2023 si attesterà allo 0,6% a all’1% nel 2024 sebbene il quadro congiunturale denoti una certa fragilità. La crescita dell’economia cinese è prevista del 5,1% nel 2023 e 4,5% nel 2024 in quanto la fase congiunturale resta ancora molto debole perché le misure di stimolo nel post apertura di importo limitato, sono più che compensate dagli effetti negativi del settore immobiliare mentre il peso del debito pubblico del governo locale è divenuto insostenibile. India e Giappone dovrebbero continuare a crescere ma si profilano all’orizzonte tre tipologie di rischi che potrebbero portare l’economia USA e quella globale in recessione: la domanda di fondo elevata in USA costringerebbe la FED ad alzare ulteriormente i tassi; debolezza di Cina e UE, contestualmente alla debolezza del sistema bancario, potrebbe frenare la domanda senza che la FED possa intervenire efficacemente; la ripesa, infine, dell’inflazione per le tensioni sul mercato globale delle materie prime, metterebbe a dura prova le banche centrali costrette ad un ulteriore inasprimento.

PIIE – PIIE projects global economy poised for soft landing

https://www.piie.com/blogs/realtime-economics/piie-projects-global-economy-poised-soft-landing

LA NUOVA GOVERNANCE UE, UNA VALUTAZIONE QUALITATIVA

Tra gli Stati membri della UE vi sono preferenze eterogenee sugli approcci in base ai quali saranno determinati i requisiti di aggiustamento fiscale del medio termine. Alcuni preferiscono la DSA (Debt Sustainability Analysis) che consiste in un quadro di proiezione multilaterale del debito pubblico a medio termine, basato su ipotesi e metodologie comuni che comprendono una serie di scenari (uno scenario di riferimento di “politica fiscale invariata” e prove di stress che catturano l’incertezza “normale”). Altri Paesi preferiscono il criterio del tetto del deficit e le “salvaguardie”. Gli autori valutano la DSA replicando la metodologia e calcolando le implicazioni di aggiustamento fiscale per tutti i paesi dell’UE con un debito superiore al 60% o un deficit superiore al 3% del PIL.

Sulla base delle simulazioni viene evidenziato che il nuovo quadro proposto richiede un aggiustamento fiscale molto ambizioso pari a più del 2% del PIL nel medio termine oltre quello previsto dall’aggiustamento del 2023-2024. Nonostante l’entità, i requisiti sono inferiori a quelli previsti dal quadro attuale. Nella maggior parte di Paesi con un debito superiore al 60% del PIL, i requisiti di aggiustamento sono guidati dal DSA e non dalle misure di salvaguardia, con alcune importanti eccezioni. Ad esempio per la Francia la tutela del debito, che richiede la riduzione del debito pubblico entro quattro anni, impone un aggiustamento fiscale più elevato rispetto al DSA.

Nel caso il periodo di aggiustamento fosse esteso da quattro a sette anni, come previsto nel quadro normativo per i paesi che presentano piani di riforme e investimenti a sostegno della crescita, vi sarebbero dei vincoli anche per altri Paesi quali Belgio, Bulgaria, Slovacchia e Romania. Anche se non è vincolante ex ante, i paesi che scelgono il periodo di aggiustamento di sette anni hanno un’alta probabilità che il requisito minimo di aggiustamento previsto dalla PDE, pari allo 0,5% del PIL, diventi vincolante ex post, in risposta a una cattiva crescita o a uno shock dei tassi di interesse. Alla luce di questi inconvenienti gli autori raccomandano alla Commissione, prima dell’approvazione, di rivedere il meccanismo del DSA eliminando gli aspetti poco chiari e ambigui contestualmente alla rimozione, o alla revisione, della salvaguardia del debito e altre garanzie.

Bruegel – A quantitative evaluation of the European Commission’s fiscal governance proposal

https://www.bruegel.org/working-paper/quantitative-evaluation-european-commissions-fiscal-governance-proposal

È ANCORA PRESTO PER CANTARE VITTORIA

L’intervento coordinato tra le banche banche centrali delle maggiori economie avanzate nela recente stretta monetaria sta avendo effetto: il tasso di inflazione complessivo, ad esempio, nell’Eurozona e nel Regno Unito è diminuito dall’11% dello scorso anno a rispettivamente il 4,3% e il 6,7%. Per l’Eurozona il livello è il più basso dall’ottobre 2021 ma è ancora lontano dal tasso di inflazione obiettivo del 2%. L’inflazione “core” è ancora più ostinata e diminuisce meno dell’inflazione complessiva. Lo scenario della lotta all’inflazione presenta una grande incertezza tanto che il presidente della FED Powell ha affermato di recente di navigare sotto il cielo stellato ma coperto dalle nuvole. L’analisi delle precedenti fiammate inflative, conferma che nella lotta all’inflazione bisogna spegnere i facili entusiasmi.

Sono stati analizzati 100 eventi inflativi, 50 dei quali avvenuti negli anni ’70 quando si è verificato un evento simile a quello attuale (contrazione fornitura di petrolio da parte dell’Opec e incremento del prezzo). Durante questi eventi inflattivi l’allentamento prematuro delle politiche monetarie in seguito a cali temporanei dell’inflazione si è dimostrato costoso in termini in cui la stretta monetaria è dovuta proseguire per un periodo ancora più lungo di quanto sarebbe stato necessario se i tassi fossero stati mantenuti alti. Storicamente il 40% degli shock inflattivi è rimasto non risolto in un arco temporale di 5 anni mentre nel restante 60% per il ritorno a livelli precedenti sono stati necessari in media tre anni.

I festeggiamenti prematuri sono molto frequenti: nel 90% degli episodi di inflazione non risolti l’inflazione è diminuita dopo un anno o due per poi accelerare nuovamente e restare a livelli elevati per lungo tempo. Il problema dei facili entusiasmi si presenta anche oggi: forti delle esperienze passare i banchieri centrali a fronte del rallentamento dell’inflazione avvertono che la lotta all’inflazione sarà ancora lunga e che bisogna mantenere i tassi elevati ancora per lungo tempo. La lotta all’inflazione spesso comporta un dolore a breve termine, che è probabilmente piccolo rispetto ai costi legati all’inflazione elevata di lungo periodo. Per cui resta fondamentale in coordinamento con la politica fiscale che non dovrebbe essere di segno oppsoto.

VoxEU – Beware of premature celebrations on inflation

https://cepr.org/voxeu/columns/beware-premature-celebrations-inflation