La rassegna della settimana: #1 ISTAT: nel secondo trimestre 2023 la crescita del PIL ha subito una frenata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Ha pesato il calo dell’industria e della componente nazionale della domanda. #2 AIFA: nel 2022 la spesa farmaceutica complessiva, pubblica e privata, ha raggiunto i 34,1 miliardi di euro, in aumento del 6,0% rispetto all’anno precedente, corrispondente al 17,9% della spesa complessiva con un mancato rispetto dei tetti di spesa 3,05 p.p.
Nel secondo trimestre 2023 la stima del PIL in volume, corretto per i giorni di calendario e destagionalizzato, ha visto una contrazione dello 0,3% in termini congiunturali e un incremento dello 0,6% in termini tendenziali. La lieve crescita del settore dei servizi è stata più che compensata dalla contrazione del valore aggiunto nell’agricoltura e nell’industria. Il contributo della componente nazionale, al netto delle scorte, è stato negativo mentre quello della componente estera netta è stato nullo. La variazione acquisita per il 2023, ossia ipotizzando crescita zero fino alla fine dell’anno, è dello 0,8%, 0,3 p.p. in meno delle previsioni del FMI nell’outlook di luglio scorso. (Leggi)
Nel 2022 spesa farmaceutica complessiva si è attestata a 34,1 miliardi di euro in aumento del 6,0% rispetto al 2021. È quanto emerge dal Rapporto 2022 AIFA “L’uso dei Farmaci in Italia”. La spesa pubblica è stata di 23,5 miliardi di euro, in aumento del 5,5% rispetto all’anno precedente, pari al 68,9% sul totale e al 17,9% della spesa sanitaria complessiva (contro il tetto previsto del 14,85%). La spesa procapite è stata in valore assoluto di 419,37 euro in aumento di 5,5% rispetto al 2021. In classe A in regime convenzionato il 71,6% sella spesa riguarda hi farmaci a brevetto scaduto. La spesa dei farmaci di classe C a carico del cittadino ha raggiunto 6,5 miliardi di euro in aumento del 6,9% rispetto al 2021. (Leggi)
IN ITALIA LA CRESCITA SI RAFFREDDA
Lo scorso luglio il Fondo monetario internazionale (FMI) aveva rivisto al rialzo le previsioni di crescita per l’Italia nel 2023 all’1,1% dallo 0,7% di aprile scorso. Il differenziale di 0,4 p.p. rispetto alle precedenti stime era dovuto alla constatazione dell’irrobustimento del settore dei servizi e del turismo. Le previsioni parlano di una crescita superiore di 0,2 p.p. rispetto a quella prevista per l’Area euro +0,9%, di 0,3 p.p. rispetto a quanto previsto per la Francia +0,8% e soprattutto superiore alla Germania, l’economia per la quale è stata stimata una contrazione dello 0,3%. Nel primo trimestre di quest’anno la crescita congiunturale stimata dall’Istat per l’Italia era stata di +0,5% e tendenziale di 1,5%.
Nel secondo semestre l’andamento dell’attività economica ha subito un rallentamento in termini tendenziali +0,6% – come sottolinea il comunicato si tratta, tuttavia, della decima crescita trimestrale consecutiva – e una contrazione in termini congiunturali dello 0,3% con una crescita acquista per il 2023 dello 0,8%, un valore molto più vicino alle stime del FMI di aprile che a quelle di luglio. Il risultato è dovuto, dal lato dell’offerta, alla contrazione del valore aggiunto del settore primario (agricoltura) e dell’industria, non compensata dalla lieve crescita dei servizi. Dal lato della domanda, ha pesato il contributo negativo della componente nazionale al netto delle scorte (calo dei consumi finali) con un contributo nullo da parte della componente estera (esportazioni nette).
Secondo la stima flash dell’Eurostat l’Area euro a 20 Paesi ha registrato una variazione positiva dello 0,3% congiunturale e +0,6% tendenziale mentre nell’UE vi e stata una variazione congiunturale nulla. Tra gli stati membri si segnala la crescita sostenuta dell’Irlanda +3,3% congiunturale e 2,8% tendenziale e della Lituania +2,8% congiunturale e +0,9% tendenziale. Tra le grandi economie, la Germania ha registrato una crescita nulla in termini congiunturali e una contrazione dello 0,1% tendenziale; la Francia +0,5 congiunturale e +0,9% tendenziale, la Spagna, infine, +0,4% congiunturale e +1,8 tendenziale. Oltre l’Italia una contrazione piuttosto marcata è stata registrata in Svezia, -1,5% congiunturale e -2,4% tendenziale, in Lettonia -0,6% congiunturale e -0,5% tendenziale e in Austria -0,4% congiunturale e -0,3% tendenziale.

NOTA SULLA CRESCITA DELLA SPESA FARMACEUTICA
L’incremento della spesa farmaceutica complessiva nel 2022 è stato del 6,0% rispetto al 2021 risultando pari a 34,1 miliardi di euro con un’incidenza dell’1,8% sul PIL. Le dosi definite giornaliere (DDD) si sono attestate a 1325,21 DDD ogni 1000 abitanti al giorno, corrispondenti a un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente di cui l’86% del consumo è stato assorbito dall’assistenza sanitaria convenzionata. La spesa farmaceutica pubblica è aumentata del 5,5% a 23,5 miliardi pari al 17,9% della spesa sanitaria pubblica complessiva e il 68,9% della spesa farmaceutica totale con uno sforamento teorico di 2,1 miliardi di euro rispetto ai 21,4 miliardi di euro della spesa SSN utili ai fini del monitoraggio dei tetti della spesa farmaceutica.
La spesa pubblica è stata assorbita per il 43% da ASL, aziende ospedaliere, RSA e penitenziari. La spesa privata, comprensiva della compartecipazione, si è attestata a 9,9 miliardi di euro, in aumento del 7,6% rispetto al 2021 con un’incidenza sulla spesa farmaceutica totale del 29,1%. La spesa per farmaci di classe A, ossia prescrivibili a carico del Sistema Sanitario Nazionale, erogati in regime di distribuzione diretta – dispensazione, per il tramite delle strutture sanitarie, di medicinali ad assistiti per la somministrazione al proprio domicilio – è aumentata del 15,4%, la spesa in regime di distribuzione diretta in nome e per conto – dispensazione in farmacia di medicinali innovativi o ospedalieri, acquistati da ospedali/ASL – è aumentata del +11,5%, l’acquisto privato di farmaci di classe A +16,1% e la spesa per farmaci di automedicazione ha registrato un incremento del 13,9%.
Nel 2022 la spesa sanitaria pubblica si e attestata a 131,1 miliardi di euro, in aumento del 2,9% rispetto l’anno precedente. Nel 2022 si è registrato un ampio scostamento di 6,2 miliardi di euro tra FSN e spesa sanitaria. Tale incremento è dipeso principalmente da due grandi componenti della spesa: i redditi da lavoro dipendente (con un’incidenza del 30,8% sulla spesa totale), aumentati del 5,7% e i consumi intermedi (con un’incidenza del 33,8% sulla spesa totale), cresciuto del 3,7% rispetto all’anno precedente. L’acquisto di farmaci è parte dei consumi intermedi e nel 2022 l’incremento rispetto all’anno precedente è stato del 9,6%.
AIFA – “L’uso dei Farmaci in Italia” Rapporto 2022
https://www.aifa.gov.it/-/aifa-pubblica-rapporto-osmed-2022ci-in-italia