La rassegna della settimana: #1 IMF: la crescita globale sta rallendando dopo il 3,5% del 2022 a causa dell’inflazione elevata e per l’intervento delle banche centrali. La crescita globale del 2023 e del 2024 è stimata al 3,0%. #2 AIFA: dopo un periodo di crescita bassa tra il 2028 e il 2021, lo scorso anno la spesa farmaceutica complessiva al netto dei Payback è tornata a crescere. In particolare, dopo anni di contrazione, è tornata a crescere anche la spesa convenzionata. #3 Banca d’Italia: l’aumento dei prezzi dell’energia ha contribuito in misura preponderante all’incremento dell’inflazione complessiva e a quella core. Dopo la pandemia è aumentata la reattività dell’inflazione core ai prezzi dei beni energetici. #4 Agenas: tra il 2018 e il 2022 i ricavi del SSN da compartecipazione degli assistiti in Italia sono diminuiti in media del 22% corrispondenti in valore assoluto a una contrazione da 1.308.361.840 di euro del 2018 a 1.014.600.365 euro del 2022.
Dopo una crescita globale del 3,5% nel 2022, è previsto un rallentamento sia nel 2023 sia nel 2024: in entrambi gli anni è stato stimato un aumento dell’attività economica del 3,0%. Il World Economic Outlook Update di luglio ha aggiornato le stime formulate lo scorso aprile: le previsioni per il 2023 sono leggermente migliori di quanto previsto in precedenza, 2,8% ma l’andamento complessivo è previsto debole. L’aumento dei tassi di riferimento da parte della banche centrali sta incidendo sull’attività economica sebbene si intravedano segnali di rallentamento dell’inflazione: la previsione nel 2023 è del 6,8% mentre nel 2024 è sul 5,2%. (Leggi)
Nel 2022 la spesa farmaceutica complessiva, al netto dei Payback, è aumentata del 6,17% dopo un periodo (2018-2021) in cui la crescita media si era attestata sotto il 2%. Una pubblicazione AIFA intitolata Andamento della spesa farmaceutica sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale dal 2019 al 2022 ha evidenziato come nel 2022 la spesa farmaceutica convenzionata, al netto dei Payback, sia aumentata dell’1,44% dopo un lungo periodo di contrazione. La spesa privata si è attestata intorno agli 8,4 miliardi di euro, raggiungendo il 39,3% della spesa sanitaria. Per l’AIFA si tratta di un valore elevato che va monitorato anche per la valutazione dell’appropriatezza. (Leggi)
L’aumento dei prezzi delle materie prime ha contribuito in media ai due terzi dell’inflazione del 2022 nell’area euro, mentre il contributo all’inflazione core, al netto dei beni energetici, sarebbe compreso in un intervallo dal 20 al 30%. In un pubblicazione della Banca d’Italia intitolata Il recente shock energetico e l’inflazione nell’area dell’euro, S. Neri, F. Busetti, C. Conflitti, F. Corsello, D. Delle Monache e Alex Tagliabracci, hanno analizzato l’impatto dei prezzi dell’energia sull’inflazione. Nel quarto trimestre 2022 il contributo all’inflazione si è ampliato tra il 20 e il 50%. Dopo la pandemia è aumentata la reattività dell’inflazione core ai prezzi dell’energia. (Leggi)
Nel 2022 si sono registrati ricavi da compartecipazione (ticket) per un miliardo di euro. È quanto emerge da un lavoro Agenas intitolato Analisi dell’andamento dei ricavi da ticket: anni 2018-2022. I ricavi del 2022 sono superiori di quelli del 2021 e del 2020 ma sono inferiori ai livelli pre pandemia. Tra il 2018 e il 2022 i ricavi da compartecipazione a carico degli assistiti sono diminuiti del 22% in media in Italia. La Legge di bilancio 2020 aveva previsto, a decorrere dal 1° settembre 2020, l’abolizione della quota aggiuntiva di 10 euro sulle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, una misura che valeva circa 165 milioni di euro nel 2020 e 490 negli anni successivi. (Leggi)
IL RIALZO DEI TASSI PESA SULLA CRESCITA GLOBALE
L’inflazione, e il conseguente rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, sta continuando a influenzare negativamente il ciclo economico. Rispetto allo scorso aprile, il Fondo monetario internazionale (IMF) ha rivisto al rialzo di 0,2 p.p. le stime della crescita globale per il 2023 ma ha confermato quelle per il 2024 entrambe a 3,0%, un valore più basso della crescita del 2022 che era stata del 3,5%. Il settore finanziario ha beneficiato sia del superamento della fase di stallo sul tetto del debito statunitense, sia dell’intervento delle autorità monetarie che hanno ridotto le turbolenze del settore bancario in Svizzera e negli USA.
A causa dell’inflazione ostinatamente elevata, nonostante la riduzione della componente energetica, e le conseguenti mosse delle banche centrali che hanno rivisto al rialzo i tassi di interesse, permane un clima di debolezza sull’andamento dell’economia globale. Lo scorso maggio l’OMS ha dichiarato, riguardo l’epidemia di Covid-19, la fine dell’emergenza globale, nel 2022 e nei primi mesi del 2023 la ripresa dell’economia è proseguita e nel settore dei servizi si è tornato ai livelli pre-pandemici, sopratutto nel turismo nelle Regioni meridionali europee. Anche se la mobilità è tornata ai livelli del 2019 non vi sono spazi per ulteriori espansioni e il settore manifatturiero sta mostrando segni di debolezza; inoltre gli indicatori ad alta frequenza stanno segnalando un rallentamento dell’attività più ampio.
L’inflazione sta rallentando in molti Paesi grazie alla normalizzazione delle catene globali di approvvigionamento, tuttavia il rallentamento sta interessando l’inflazione complessiva mentre quella “core” resta ancora elevata a causa del propagarsi dell’inflazione anche a settori diversi da quelli energetici. Il tasso di profitto delle imprese resta elevato e i salari stanno aumentando anche a causa della rigidità del mercato del lavoro, in un contesto in cui di bassa crescita della produttività che sta incrementando i costi unitari del lavoro. Al momento sembra che la spirale salari inflazione sia scongiurata. Riguardo l’Italia, la crescita per il 2023 è stimata a +1,1% mentre nel 2024, un dato dovuto alla ripresa del turismo, mentre la stima per il 2024 è di +0,9% in un contesto di ripresa dell’eurozona e la più basse tra le economie avanzate.
IMF – WORLD ECONOMIC OUTLOOK UPDATE
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2023/07/10/world-economic-outlook-update-july-2023

OCCHI PUNTATI SULLA SPESA FARMACEUTICA PRIVATA
Il monitoraggio periodico di medio periodo della spesa farmaceutica ha evidenziato per l’anno 2022 una crescita della spesa farmaceutica complessiva, al netto dei Payback, più sostenuta di quanto si sia verificato nell’intervallo in analisi dal 2019 al 2021. Nel 2022 la spesa complessiva è aumentata del 6,17% mentre nel 2021 l’incremento era stato del 2,54% e nell’intervallo tra il 2018 e il 2021 il tasso medio annuo è stato dell’1,94%. Se si scompone la spesa farmaceutica in spesa convenzionata e spesa per acquisti diretti, sempre al netto dei Payback, si nota il cambio di segno nell’andamento di quella convenzionata che tra il 2021 e in 2022 è aumentato dell’1,44% a fronte di un decennio e più in cui si era registrata una sistematica contrazione.
La spesa per acquisti diretti ha invece compiuto un balzo in avanti in quanto con 9,2% ha realizzato un tasso di incremento più che doppio rispetto al 2021 (+4.5%). In aumento anche la spesa privata che ha raggiunto gli 8,4 miliardi di euro con un incremento dell’8,84% rispetto al 2021. L’incidenza della spesa convenzionata è diminuita nel tempo passando da 7,25% nel 2018 a 6,43% nel 2022. In quasi tutte le Regioni si è osservato a partire dal 2018 un trend decrescente, tranne in Lombardia dove hanno influito le diverse politiche di distribuzione di alcuni farmaci. L’incidenza della spesa per gli acquisti diretti è aumentata nel tempo passando da 8,84% nel 2018 a 10,01% nel 2022.
Tutte le Regioni sono interessate dallo sfondamento del tetto di spesa per acquisti diretti con un gruppo di Regioni che ha registrato valori superiori al 30% (Bolzano, Piemonte, Veneto e Campania). Le rimodulazioni dei tetti di spesa avvenuti nel 2021 e nel 2022 anno in cui si è arrivato all’attuale soglia del 7,85% sul FSN, non sono stati sufficienti a contenere lo sfondamento. L’incidenza della spesa complessiva sul FSN si è attestata al 16,44%, 1,59 p.p. delle risorse a disposizione pari al 14,85% del FSN. Una considerazione a parte viene dedicata alla spesa sanitaria privata che tra il 2014 e il 2022 ha registrato un incremento cumulato del 126,62% a un tasso superiore di quello della spesa complessiva che è stato del 31,51%. Un motivo in più per monitorare questa tipologia di spesa anche ai fini di valutare l’appropriatezza.
SHOCK ENERGETICO E INTERVENTO DELLE BANCHE CENTRALI
Il fenomeno inflativo che è iniziato a a partire dalla seconda metà del 2021 ha visto l’incremento repentino di tutte le componenti dell’energia. I valori raggiunti dal petrolio sono in linea con i precedenti aumenti mentre per gas naturale ed energia elettrica non si erano mai registrati prima livelli di prezzo così elevati. Il prezzo spot di queste due materie prime è aumentato del 300% in meno di 12 mesi. L’inflazione complessiva ha seguito l’andamento dei prezzi delle materie prime raggiungendo, nell’area euro, il picco massimo del 10,6% a ottobre 2022.Il driver principale è dato dalla componente energetica che è aumentata del 40% in un anno. Anche l’inflazione core ha raggiunto livelli record – circa il 5% alla fine del 2022, guidata, in egual misura, sia dalla componente dei beni e dei servizi industriali.
Per le banche centrali è fondamentale valutare la natura degli shock ossia, se sono dal lato della domanda o da quello dell’offerta in modo da impostare l’orientamento più appropriato di politica monetaria. Nel caso di shock da offerta aggregata o da incremento dei prezzi dell’energia, l’azione di politica monetaria deve essere più cauta di quanto lo sarebbe nel caso di uno shock dal lato della domanda per la presenza di un trade-off. Nel caso si contrastasse l’inflazione troppo repentinamente si amplificherebbero gli effetti negativi sul ciclo economico. Nel caso si intenda diminuire l’impatto dell’incremento dei tassi sull’attività economica, l’inflazione obiettivo di politica economica potrebbe essere fissato su un orizzonte più lungo.
Questa strategia non è, tuttavia esente da rischio, perché si potrebbe assistere al disancoraggio delle aspettative di inflazione, vanificando l’azione della banca centrale, innescando una spirale salari-prezzi a aumentando i rischi per la stabilità finanziaria. Il lavoro dimostra l’importanza degli shock energetici sui tassi di inflazione dell’area euro a partire dalla seconda metà del 2021. Lo shock dei prezzi dell’energia ha avuto effetti diretti ed indiretti sull’inflazione: sull’inflazione complessiva l’impatto è stato del 60% nel quarto trimestre del 2022; sull’inflazione core l’impatto varia dal 20 al 50% a seconda del modello utilizzato. Gli autori hanno, infine trovato delle evidenze dell’aumento, rispetto agli inizi della pandemia, della trasmissione dei prezzi all’inflazione core.
Banca d’Italia – Il recente shock energetico e l’inflazione nell’area dell’euro
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2023-0792/index.html

LA GRADUALE SCOMPARSA DEL TICKET
Il 1° settembre del 2020, come previsto dalla Legge di bilancio, è stata abolita la compartecipazione aggiuntiva di 10 € a carico degli assistiti per le visite specialistiche e gli esami clinici che era stata introdotta nel 2007. L’impatto sulle minori entrate del SSN, extra rispetto al FSN, erano state stimate in 165 milioni di euro nel 2020 e 490 per gli anni successivi. La misura non era stata adottata in modo uniforme sul territorio nazionale ed era stata stata criticata dalla gran parte delle Regioni. L’Agenas, nell’ambito della sua attività di monitoraggio delle risorse finanziarie del SSN, ha analizzato l’andamento dei ricavi da ticket tra il 2028 e il 2022, il lavoro copre due anni prima e due anni dopo l’evento pandemico del 2020.
Nel periodo esaminato i ricavi da ticket sono diminuiti del 22%, in valore assoluto da 1,3 miliardi del 2019 a 1,0 miliardi del 2022. Il men meno ha interessato quasi tutte le Regioni in modo eterogeneo: si va dal -36% del Lazio e -32% della Sicilia al -10% della PA di Trento e -11% di Emilia Romagna e Umbria. Solo nel Molise si è registrato un incremento del 10%. I ricavi pro-capite sono diminuiti passando da 23 nel 2028 a 18 € nel 2022: il valore più elevato si registra in Val d’Aosta con 55 € nel 2022 i più bassi in Puglia, Campania e Sicilia rispettivamente con 10 €, 8 € e 6 €. Disaggregando i ricavi per area di assistenza si osserva che i ticket per la specialistica, circa il 95% sul totale, hanno registrato una diminuzione del 22% passando da 1,2 miliardi del 2018 a 0,97 miliardi del 2022.
I picchi negativi si sono verificati nel Lazio e nella Sicilia mentre per il Molse si ha un risultato positivo di +10%. I ticket di pronto soccorso rappresentano circa il 4% dei ricavi complessivi e tra il 2018 e il 2022 sono diminuiti del 28% passando da 46,8 milioni di euro a 33,8 milioni di euro: la compartecipazione si è ridotta in tutte le Regioni con punte di -90% in Molise, -79% nel Lazio e -62% in Puglia. I ricavi per Altri ticket rappresentano una quota residuale pari a circa l’1% sui ricavi complessivi. In questo ambito si è registrata una contrazione del 63% in valore assoluto da 20,5 milioni del 2010 ai 7,6 del 2022 dovuta principalmente ai risultati in valori assoluti di due Regioni: Veneto -85% da 11,5 milioni del 2018 a 1,7 del 2022 e Friuli Venezia Giulia da 5 milioni del 2018 a poco meno di 4mila euro nel 2022.
Agenas – Analisi dell’andamento dei ricavi da ticket: anni 2018-2022