La rassegna della settimana: #1 OECD: La dinamica favorevole dell’occupazione non ha risentito dell’invasione ucraina e dell’elevata inflazione. L’occupazione dell’area OCSE resta a livelli più elevati di sempre. #2 Commissione europea: l’innovazione in Europa è ancora appannaggio dei Paesi del Nord contraddistinti da un elevato gradi di innovazione. Rispetto all’ultima rilevazione, l’Italia resta nel gruppo degli innovatori moderati, appannaggio dei Paesi del Sud, con una media dell’indice pari al 90,3% della media UE. #3 La Voce: la carenza di medici, come emerge di frequente nel dibattito sul futuro del SSN, non è un problema primario mentre la carenza di infermieri lo è e la programmazione va ripensata in quest’ottica. #4 CeSifo: due nuove misure di sostenibilità dei sistemi pensionistici indicano che molte economie avanzate non hanno capacità di finanziare le pensioni con la tassazione dei redditi da lavoro dipendente, date le incertezze demografiche.


L’invasione dell’Ucraina e l’inflazione non hanno scalfito la ripresa dell’occupazione stimolata dalla ripesa post pandemica. L’occupazione resta a livelli elevati così come il tasso di disoccupazione resta ai livelli più bassi di sempre. L’OECD Employment Outlook 2023 ha trattato, in particolare, il tema dell’evoluzione della domanda di lavoro e delle carenze diffuse, nonché sull’andamento dei salari in periodi di elevata inflazione e le relative politiche di compensazione. A maggio 2023 in Italia il tasso di disoccupazione è sceso al 7,6%, oltre 2 punti percentuali in meno rispetto a prima della crisi Covid-19 ma ancora al di sopra della media OCSE del 4,8%. (Leggi)

L’Italia, insieme ad alcuni Paesi membri UE dell’Europa del Sud e dell’Est, è un innovatore moderato. È quanto emerge dall’European innovation scoreboard 2023 (EIS), un rapporto annuale di valutazione comparativa dei risultati della ricerca e dell’innovazione tra i Paesi UE, allargata anche a quelli non UE e limitrofi. Tra il 2016 e il 2021 la distanza tra i Paesi membri è diminuita, in modo più marcato tra gli innovatori forti e gli innovatori moderati. Nonostante i progressi, tuttavia, l’intensità di innovazione conserva caratteristiche territoriali definite: al Nord sono concentrati gli innovatori forti al Sud quelli moderati. (Leggi)

Nel dibattito sul futuro del SSN una delle principali criticità segnalate è la carenza di personale medico. Secondo G. Fattore in un editoriale su La Voce, intitolato “Il SSN si cura con la programmazione“, il dibattito è viziato da una prospettiva limitata in quanto, come riportato dai dati OCSE, nel nostro Paese le carenze di personale non riguardano i medici che nel 2020 con 4,0 medici per mille abitanti, sono in linea con la media UE di 3,8, ma gli infermieri dove l’Italia è sotto di 2,0 medici per mille abitanti rispetto alla media UE. Le criticità si risolvono con la programmazione, un elemento che nel dibattito italiano sembra del tutto assente. (Leggi)

La sostenibilità dei sistemi pensionistici è stata misurata con due nuovi indicatori proposti nel paper Cesifo “Pension Systems (Un)sustainability and Fiscal Constraints: A Comparative Analysis” di B. Heer, V. Polito e M. Wickens (2023). Le nuove misure mostrano un’elevata eterogeneità negli spazi pensionistici tra le economie avanzate. Gli indicatori misurano la capacità di pagare le spese pensionistiche con la tassazione del lavoro e la probabilità di esaurimento dello spazio pensionistico che riflette le incertezze demografiche. La maggior parte delle economie, tra cui l’Italia, hanno poco spazio per finanziare le pensioni con la tassazione dei redditi da lavoro dipendente nei prossimi trent’anni. (Leggi)

ATTENZIONE AI SALARI REALI

In un periodo di incertezza del 2022 dovuta agli eventi bellici e all’inflazione, il mercato del lavoro nei Paesi OCSE si è rivelato resiliente. Il tasso di occupazione di maggio 2023 era più elevato del 3% di quello di dicembre 2019. Il mercato del lavoro è ancora rigido ma i segnali di crescita nel primo semestre di quest’anno porteranno al miglioramento delle proiezioni macroeconomiche. Nel 2023 e nel 2024, tuttavia, è probabile che la crescita economica rimanga modesta ma l’occupazione nell’Area OCSE è prevista in aumento così come la disoccupazione, prevista in lieve aumento. La previsione, formulata durante la pandemia, dei tassi di inattività alti anche dopo l’emergenza sanitaria non si è avverata anche tra le generazioni più anziane.

In media in tutti i Paesi OCSE i tassi di inattività della classe di età 55-64 sono diminuiti in misura maggiore di quanto sia avvenuto per le classi più giovani. In alcuni paesi dell’America Latina (Costa Rica, Colombia e Cile) e in alcuni Europei (Lettonia, Lituania, Svizzera e Regno Unito) i tassi di inattività sono aumentati. La rigidità del mercato del lavoro, misurata come posti vacanti per disoccupato, è diminuita nella seconda metà del 2022 anche se è più elevata di quella rilevata nel quarto trimestre del 2019 (rispettivamente 0,59 contro 0,39). In questo contesto di rigidità del mercato del lavoro, i salari sono aumentati: nel primo trimestre del 2023 la crescita nominale dei salari su base annua ha superato il livello pre-crisi in tutti i Paesi OCSE raggiungendo una media del 5,6%.

A causa degli elevati livelli di inflazione tuttavia, i salari orari sono diminuiti in termini reali. La crescita dei salari reali è stata negativa -3,8% con un calo registrato in 30 Paesi su 34. La perdita di potere di acquisto è stata particolarmente severa per i lavoratori delle famiglie a basso reddito, in quanto una percentuale maggiore della loro spesa è destinata ad energia e cibo. In Italia il tasso di disoccupazione è sceso al 7,6% a maggio 2023, oltre 2 p.p. in meno rispetto a prima della crisi Covid-19 ma ancora al di sopra della media OCSE del 4,8%. Anche l’occupazione complessiva è aumentata nell’ultimo anno, con un incremento anno su anno dell’1,7% a maggio 2023. Il tasso di occupazione, tuttavia, rimane ben al di sotto della media OCSE (61% rispetto al 69,9% del primo trimestre 2023).

OECD – Employment Outlook 2023

https://www.oecd-ilibrary.org/employment/oecd-employment-outlook-2023_2a82d670-en

RAFFORZARE L’INNOVAZIONE IN ITALIA

L’annuale edizione dell’European Innovation Scoreboard (EIS) fornisce una valutazione comparativa dei risultati della ricerca e dell’innovazione degli stati membri dell’UE di alcuni Paesi europei non UE e di altri Paesi limitrofi. Il quadro di valutazione evidenzia anche i punti di forza e di debolezza legati a quelle attività fornendo un contributo ai Paesi sulle aree dove intervenire per migliorare le prestazioni nell’innovazione. A partire dal 2021 nell’EIS è stato introdotto il nuovo quadro di valutazione composto da 32 indicatori di performance, suddivisi in 12 dimensioni dell’innovazione e in quattro categorie principali: le condizioni quadro che colgono i driver dell’innovazione aziendale, gli investimenti realizzati nei settori pubblico e privato, le attività di innovazione dell’attività aziendale e gli impatti che misurano gli effetti delle attività di innovazione.

Negli ultimi 8 anni la maggior parte degli Stati membri dell’UE ha aumentato le proprie prestazioni in materia di innovazione. Il rendimento dell’innovazione è aumentato di 8,5 p.p. rispetto il 2016 ed è aumentato in 25 Paesi membri, tra cui l’Italia il cui incremento è stato di 15,6 p.p. La performance è aumentata maggiormente in Grecia e nella Repubblica Ceca con più di 20 p.p.; gli indicatori che hanno registrato i miglioramenti più marcati sono: gli innovatori dei processi aziendali, le co-pubblicazioni scientifiche internazionali, la mobilità da lavoro a lavoro delle risorse umane nella scienza e nella tecnologia e le spese in capitale di rischio.

Tra il 2016 e il 2023 le differenze di rendimento tra i 27 Stati membri sono leggermente diminuite. Le differenze di rendimento si sono ridotte maggiormente all’interno dei gruppi di innovatori forti e innovatori moderati. Allo stesso tempo, le differenze di rendimento all’interno del gruppo di innovatori emergenti non si sono ridotte e non hanno raggiunto il gruppo degli innovatori moderati. L’Italia è tra gli innovatori moderati e ha una performance pari al 90.3% della media del gruppo di appartenenza. Nonostante i miglioramenti, tra il 2022 e il 2023 le performance dell’innovazione sono diminuite di 5,6 p.p. per le difficoltà di investimento del settore pubblico (minor supporto alle imprese per R&S) e privato (diminuzione della spesa di innovazione per addetto).

Commissione europea – European innovation scoreboard 2023

https://research-and-innovation.ec.europa.eu/statistics/performance-indicators/european-innovation-scoreboard_en

CARENZA DI MEDICI: UN FALSO PROBLEMA

Il dibattito sul salvataggio del SSN è imperniato sulla carenza di personale medico in relazione anche ai fabbisogni futuri del nuovo assetto dell’assistenza territoriale che si sta delineando con il progressivo avanzamento dei programmi PNRR della Mission 6. Supportato da dati OCSE, G. Fattore sostiene che quanto evidenziato sia un falso problema in quanto in Italia non vi è una carenza di medici ma di infermieri e che per colmare queste lacune è necessario cambiare i soggetti che definiscono le politiche di personale. Secondo i dati OCSE, nel 2022 la dotazione di medici praticanti nel nostro Paese di 4 medici per mille abitanti, uguale alla media UE27 e più alta di Olanda, Belgio e Francia, sebbene rispetto al 2010 sia rimasta pressoché invariata, mentre Grecia, Portogallo e Germania presentano valori più elevati.

La dotazione di infermieri in Italia nel 2022 è di 6,3 per mille abitanti, inferiore di 2 unità rispetto alla media UE 27, di 5,8 rispetto alla Germania e di 7,3 rispetto alla Francia (Paesi con una diversa concezione di sistema sanitario). Tra le grandi economie UE solo la Spagna ha meno infermieri di noi: 6,1 per mille abitanti. Il fabbisogno di infermieri è stimato in 12mila unità, sebbene secondo le stime del PNRR il fabbisogno del personale infermieristico sia compreso tra le 19.450 e le 26.850 unità. Una precedente analisi Agenas, sempre su dati OCSE e commentata su queste colonne, disaggregando i dati per specialità, aveva evidenziato come ci fossero carenze tra alcune categorie di medici: in particolare medici di medicina generale (MMG) soprattutto nelle aree rurali e remote.

In prospettiva, data anche l’elevata età media di 51,3 anni, si dovrà affrontare una gobba pensionistica in quanto nel 2027 cesseranno 41.196 medici di cui 8.239 MMG. Dove il privato è più forte si verificano anche carenze nel settore pubblico di medici anestesisti, ginecologi e oculisti che trovano più remunerativo lavorare a gettone. La soluzione a questo problema apparentemente senza soluzione va ricercata nel cambio dei responsabili della programmazione di personale che al momento è in mano ai medici universitari, una categoria, secondo l’autore, non preparata in programmazione sanitaria, che include capacità modellistiche di previsioni demografiche e della domanda.

La Voce – Il SSN si cura con la programmazione

COME MIGLIORARE LO SPAZIO PENSIONISTICO

La spesa pensionistica nelle economie avanzate ha raggiunto le due cifre in rapporto del PIL: nel 2021 in Italia era del 15,91% la più elevata tra i Paesi OCSE, in Francia il 14,5% e in Germania il 10,4%. Una delle questioni più rilevanti, è se c’è spazio fiscale per sostenere i sistemi pensionistici per la parte non finanziata. L’invecchiamento della popolazione e il cambiamento dei modelli di lavoro mettono a rischio le pensioni pubbliche. In quanto una promozione sempre maggiore della popolazione domanda una pensione statale, mentre la percentuale dei lavoratori attivi responsabili del finanziamento è sempre più esigua. Costituiscono un aggravio del problema la crescita debole, l’incremento dei tassi di interesse e l’impennata dell’indebitamento: gli interventi politici sostenibili di lungo periodo per risolvere quesiti squilibri sono circoscritti.

Una prima opzione alternativa è di incrementare la tassazione diretta: questa soluzione non è facilmente realizzabile in quanto scoraggia l’offerta lavoro, riduce la crescita economica e può comportare minori entrate per il Governo. Una soluzione alternativa potrebbe essere l’imposizione di una tassazione indiretta, oppure di deliberare assegni pensionistici più bassi oppure ancora aumentare l’età pensionabile. Questi interventi hanno implicazioni economiche molto diverse per il bilancio pubblico, per la partecipazione alla forza lavoro e per il risparmio privato. I loro effetti redistributivi dipenderanno anche dalle condizioni economiche del Paese al momento dell’attuazione e dal ritmo di implementazione.

Il paper propone di misure alternative: la prima, chiamata spazio pensionistico (PS), misura quanto margine ha un governo per finanziare le pensioni pubbliche con la tassazione diretta (reddito da lavoro) in un dato periodo di tempo. La seconda metrica, denominata probabilità di esaurimento dello spazio pensionistico (PSEP), misura la probabilità che lo spazio pensionistico raggiunga lo zero in un determinato momento futuro come conseguenza delle incertezze demografiche. Il vantaggio principale del PS proposto per l’analisi delle politiche è che può condensare diverse informazioni macroeconomiche e demografiche relative alle pensioni pubbliche in semplici misure utili per i confronti tra paesi. Il PSEP invece può essere utilizzato principalmente come indicatore di allerta sul rischio pensionistico, ma anche come obiettivo per la calibrazione equivalente al rischio di diversi tipi di riforme pensionistiche pubbliche.

CeSifo – Pension Systems (Un)sustainability and Fiscal Constraints: A Comparative Analysis

https://www.cesifo.org/en/publications/2023/working-paper/pension-systems-unsustainability-and-fiscal-constraints-comparative