La rassegna della settimana: #1 ECB: nonostante la politica monetaria restrittiva, l’inflazione nell’area dell’euro è diminuita innanzitutto per la contrazione dei prezzi dell’energia mentre vi è il rischio di un’inflazione persistente. #2 Banca d’Italia: le imprese italiane hanno reagito all’incremento dei prezzi dell’energia e alla scarsità di input in modo eterogeneo, a seconda dell’intensità di energia utilizzata nel processo produttivo. #3 Ossrevasalute: l’obiettivo della Mission 6 del PNRR è di modernizzare il SSN, nel frattempo restano aperte le questioni sul finanziamento, sulla carenza di alcune categorie di personale e sull’assistenza territoriale. #4 ISTAT: prosegue il monitoraggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile dettati dall’Agenda 2030. A giugno 2023 si registra un andamento incerto: il 42,6% degli indicatori è in miglioramento, mentre il 32,8% è in peggioramento.


Nell’area euro la BCE ha condotto un’azione di contrasto all’inflazione con il più veloce ciclo di irrigidimento di sempre della politica monetaria. Le azioni di politica monetaria sono state rapidamente trasmesse alle condizioni di prestito, rallentando il ritmo della creazione del credito. Nonostante il tasso di interesse chiave sia passato da 0,5% a 3,5%, associato a una contestuale riduzione del proprio bilancio, il tasso di inflazione è diminuito principalmente grazie alla riduzione dei prezzi dell’energia. Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE, in un discorso tenuto alla conferenza del gruppo Euro50, avverte sui rischi di un’inflazione ostinata. (Leggi)

Le aziende italiane hanno reagito all’incremento dei prezzi dell’energia e all’interruzione delle catene globali di approvvigionamento principalmente incrementando i prezzi di vendita. In pubblicazione della collana Questioni di economie e finanza della Banca d’Italia, intitolato “Quantity versus price dynamics: the role of energy and bottlenecks in the Italian industrial sector” F. Corsello, M. Flaccadoro e S. Villa hanno valutato l’impatto sui pezzi dell’incremento dei prezzi dell’energia e della carenza di offerta degli input produttivi. Alcune imprese hanno ridotto i margini mentre una percentuale minore ha ridotto le quantità o fermato la produzione. (Leggi)

La sanità italiana sta attraversando un periodo di assestamento da post pandemia ma è ancora presto per quantificare i danni collaterali alla salute degli italiani. Il Rapporto Osservasalute 2022, a cura dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, ha focalizzato l’attenzione sulle incertezze che contraddistinguono il finanziamento del SSN,nel periodo post pandemia evidenziando come, dopo l’emergenza pandemica, la spesa sanitaria è tornata in percentuale al PIL ai livelli del 2019. Il PNRR sta contribuendo a modernizzare la sanità pubblica ma resta il nodo sulle risorse, in mancanza delle quali la spesa ricade direttamente sulle famiglie. (Leggi)

I progressi verso lo sviluppo sostenibile nell’ultimo anno in Italia mostrano un andamento incerto: il 42,6% degli indicatori SGDs hanno avuto un miglioramento, il 24,6% è stazionario mentre il 32,8% è in peggioramento. Il Rapporto ISTAT sui Sustainable Development Goals (SDGs) giunto alla sesta edizione, ha aggiornato il set di 342 misure statistiche e di 139 indicatori utili monitoraggio degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030. Il Goal 17 – Partnership per gli obiettivi – ha registrato il risultato migliore con poco meno dell’80% degli indicatori in miglioramento. La performance peggiore è stata registrata dal Goal 7 – Energia pulita e accessibile. (Leggi)

ATTENZIONE ALL’INFLAZIONE PERSISTENTE

Il tasso chiave di interesse dell’Area euro (il tasso di deposito, ossia quel tasso che definisce gli interessi che le banche ricevono nei depositi overnight presso la banca centrale) è passato nell’arco di qualche mese dallo 0,5% al 3,5%. Insieme all’incremento del tasso di interesse, è seguita anche la rimodulazione delle politiche monetarie non convenzionali con la conseguente riduzione del bilancio della BCE in quanto gli acquisti di titoli sotto il programma APP sono stati sospesi e i reinvestimenti del capitale per i titoli in scadenza avvengono solo in modo parziale. Nonostante questi interventi, l’inflazione è diminuita dai valori massimi raggiunti nel 2022, guidata principalmente dalla riduzione dei prezzi dell’energia.

L’inflazione sottostante, nonostante la recente moderazione, resta, tuttavia, ancora persistente: secondo le previsioni dell’Eurositema di giugno 2023, l’inflazione complessiva diminuirà sensibilmente nei prossimi mesi per convergere a un valore intorno al 2% nel 2025. La contrazione dell’inflazione complessiva, sarà determinata da un’ulteriore marcata diminuzione dei prezzi dell’energia e dei prezzi dei beni alimentari. L’Inflazione “core” diminuirà in modo più graduale passando da 5,1% media del 2023 al 2,3% nel 2025. Nel medio termine la disinflazione sarà guidata dall’inversione degli shock dal lato dell’offerta che avevano creato un incremento dei prezzi senza precedenti. Lo scenario di base rappresenta l’evoluzione probabile dell’inflazione in assenza di ulteriori shock, tuttavia l’andamento dell’inflazione resta incerto e può presentare tre tipi di rischi.

La prima tipologia riguarda i rischi di shock negativi sul lato dell’offerta: questi rischi possono perdurare a causa della transizione verde e alla guerra in Ucraina. La seconda riguarda i danni duraturi alla capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro in quanto le ore lavorate sono aumentate in modo meno che proporzionale rispetto all’occupazione con ricadute persistenti negative sulla capacità produttiva. Infine il debole rallentamento della domanda aggregata può indicare che le politiche monetarie e fiscali non sono state sufficientemente restrittive. Gli stimoli varati durante la pandemia e lo shock energetico saranno riassorbiti solo della metà nel 2025: in questo caso la politica monetaria dovrà essere ancora più restrittiva.

ECB – The risks of stubborn inflation

https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2023/html/ecb.sp230619_1~2c0bdf2422.en.html

PREZZI E SCARSITÀ DI INPUT: UN CONNUBIO DANNOSO MA DISGIUNTO

Dai primi mesi del 2021 il prezzo del gas naturale è iniziato ad aumentare in combinazione con la scarsità di input produttivi. Dopo un incremento graduale, il prezzo del gas naturale è entrato in una fase di volatilità con conseguenti rialzi esacerbati dalla guerra in Ucraina. Nel biennio 2021-2022 la percentuale di aziende che ha avuto difficoltà di reperimento di input produttivi è aumentata sia in Italia, dove ha superato il 20% nel primo semestre del 2022, sia nell’UE, dove ha superato il 50% nel primo trimestre del 2022. Al fine di analizzare l’andamento della produzione industriale e dell’indice dei prezzi alla produzione, le imprese sono state classificate in tre gradi categorie: energivore, non energivore e produttori di energia.

L’analisi è stata circoscritta al settore manifatturiero e in questo modo sono state escluse le imprese produttrici di energia. Dal 2021 i prezzi alla produzione per le imprese ad alta intensità di energia sono aumentati del 40% mentre per quelle a minor intensità di energia sono aumentati del 17%. La differenza nell’incremento dei prezzi potrebbe essere dipesa anche dalla diversa pressione concorrenziale a cui i settori sono sottoposti. Anche a livello europeo si sono osservate dinamiche analoghe, in quanto il settore delle imprese energivore ha incrementato il livello di prezzi in misura superare del settore manifatturiero nel suo complesso.

Se si analizzano gli andamenti delle quantità, le imprese dei settori non energivore, nei primi mesi del 2020, hanno subito una contrazione in misura maggiore dei quelle energivore a causa della chiusura, da parte del Governo, delle attività non essenziali e per una successiva ripresa più debole. Dopo la primavera del 2022, la contrazione dei settori energivori sì è fatta più marcata rispetto alle imprese non energivore anche se si è manifestata con un certo ritardo. Dall’ultima indagine sulle imprese industriali e dei servizi della Banca d’Italia è emerso che la maggior parte delle imprese ha incrementato i propri prezzi mentre solo una minoranza ha ridotto o ha cessato la produzione. Una notazione di rilievo è che non vi è correlazione tra i due fenomeni: i settori interessati da incrementi dei costi dell’energia non sono stati interessati dalle carenze degli input dell’offerta e viceversa.

Banca d’Italia – Il ruolo dell’energia e dei problemi di approvvigionamento di input nel settore industriale in Italia

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2023-0781/index.html

DARE UN FUTURO ALLA SANITÀ ITALIANA

La sanità italiana dopo la pandemia è a un bivio: l’emergenza sanitaria ha evidenziato carenze strutturali della sanità e la mission 6 del PNRR è stata progettata con l’obiettivo di modernizzare il sistema. Tuttavia non vi sarà l’auspicato aumento di risorse in quanto nel DEF 2023 per il 2025 il Fondo sanitario nazione è previsto in 135 miliardi di euro e 138 miliardi nel 2026 pari al 6,2% del PIL. Dopo il 2015 e fino al 2019 il finanziamento della sanità è aumentato a un tasso inferiore della crescita del PIL reale. In questo arco temporale la spesa delle famiglie è aumentata in misura più che proporzionale rispetto alla spesa sanitaria pubblica. Dal lato dell’offerta si è osservata tra il 2014 e il 2021 la contrazione del 3,1% degli ambulatori a gestione diretta, in parte compensati da quelli privati in convenzione.

È proseguita la contrazione dei posti letto al fine di ridurre la centralità dell’assistenza incentrata sull’ospedale, sebbene non in tutte le Regioni si sia potenziata la rete di assistenza territoriale. Negli ultimi venti anni il numero degli infermieri e dei medici è rimasto stabile sebbene si stiano verificando delle carenze di Medici di medicina generale, di Pediatri di Libera Scelta e di chirurghi che sono diminuiti al tasso medio di 1% annuo. L’incidenza delle spese di personale sulla spesa sanitaria tra il 2017 e il 2020 si è contratta di 0,3 p.p. passando dal 30,1% al 29,8%. Dal confronto con altri Paesi dell’Unione europea a 27 nel 2020 in Italia la spesa sanitaria sanitaria pro-capite si è mantenuta più bassa rispetto alla media 2.609 euro contro 3.269 euro e anche in rapporto al PIL 9,6% contro il 10,9%.

Rispetto agli altri Paesi UE, l’Italia si colloca al tredicesimo posto dopo Repubblica Ceca e Malta e molto distante da Francia con 3.807 euro e Germania con 4.831 euro pro-capite. I Paesi con una spesa più alta sono Germania, Austria, Paesi Bassi e Svezia mentre quelli dell’Europa dell’est sono quasi tutti al di sotto della soglia italiana con un minimo per la Romania di 1,428 euro. Le risorse limitate non hanno impedito miglioramenti degli esiti di salute: tra il 2004 e il 2019 la mortalità evitabile è diminuita sensibilmente così come la mortalità per tumore in età adulta, grazie soprattutto ai programmi di prevenzione in particolare gli screening oncologici.

Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane – Rapporto Osservasalute 2022

ANDAMENTO INCERTO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il percorso verso lo sviluppo sostenibile, così come definito dell’Agenda 2030, sta seguendo un andamento incerto sia nel lungo periodo, sia nel breve periodo. Dei 17 Gol monitorati nel 2023 il 42,6% è in miglioramento, il 24.6% è stabile mentre il 32,8% è in peggioramento. Hanno registrato l’andamento migliore i Goal 2 Fame zero, 5 Genere, 9 Infrastrutture e 17 Partnership per gli obiettivi. Nel Goal 2, che ha l’obiettivo di sconfiggere la fame, si è ridotta la percentuale di famiglie che hanno segnali di d’insicurezza alimentare dall’1,7% del 2021 all’1,3% nel 2022 anche se si è allargata la distanza tra le regioni meridionali e il resto del Paese. In particolare nel Mezzogiorno sono il 2,7% mentre al Centro lo 0,6% e nel Nord lo 0,7%.

Nel Gol 5 , che si prefigge l’obiettivo dell’uguaglianza di genere, nel 2022 sono diminuite le chiamate al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza e lo stalking. Nel Goal 9, che si prefigge di costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile, la percentuale di occupati in posizioni specializzate in ICT è aumentata di 0,2 p.p. rispetto al 2021; la percentuale di famiglie servita da una connessione di nuova generazione ad altissima capacità si è attestata al 53% rispetto al 23,9% del 2028. Nel 2020 è fermata la crescita dell’intensità dei ricercatori ogni 10mila abitanti a 26,3, rispetto a 26,9 del 2019.

Nel Goal 17 che si prefigge di rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile, nel 2022 il nostro Paese è il terso dell’Unione europea per entrate fiscali rispetto al PIL e di oltre 2 p.p. superiore alla media. Il rapporto tra entrate fiscali della PA e il PIL resta stabile rispetto al periodo precedente al 43,5%. Nel Goal 7, che si prefigge l’obiettivo di assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni si sono registrati gli arretramenti peggiori: nel 2021 l’apporto complessivo da fonti rinnovabili al consumo finale lordo di energia, stimato al 19%, è in diminuzione rispetto al 2020 mentre nel 2022 per la prima volta è in aumento la percentuale di persone che hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione (8,8%). Gli incrementi più rilevanti si rilevano nelle Isole – 13,7% +3,7 p.p. – e nel Centro 9,6% +3,3 p.p., mentre il Nord ha registrato una riduzione – 5,2% -0,8 p.p.

ISTAT – Rapporto SDGs 2023 – Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia

https://www.istat.it/it/archivio/285798