La rassegna della settimana: #1 Ministero della Salute: nel 2021 la rete dell’offerta del SSN ha iniziato ad orientarsi verso una maggiore copertura dell’assistenza sanitaria territoriale sebbene non manchino criticità. #2 ECFIN: durante la pandemia il quadro fiscale degli Stati membri UE ha assunto un ruolo rilevante avendo scongiurato una crisi economica ancora più profonda. Le sfide del post pandemia riguardano il consolidamento quadro con un sguardo alle criticità. #3 OECD: il 2022 ha registrato a livello globale una crescita del 3,2%, inferiore alle attese a causa di vari fattori. Nei primi mesi del 2023 la mutata congiuntura fa intravedere un +2,6% per l’anno in corso e +2,9% nel 2024. #4 PIIE: Nel 2023 e nel 2024 la crescita di USA ed Europa sarà al di sotto del trend: +1,3 per gli Usa e +0,7% per l’Area euro. Le potenziali turbolenze del settore bancario aumentano il rischio di un andamento negativo dell’attività economica.
Nel 2021 il SSN ha iniziato a modificare la rete d’offerta nella direzione di una maggiore copertura nell’ambito dell’assistenza territoriale. Il numero complessivo delle strutture è aumentato del 5,1% con alcuni cambiamenti nella tipologia di assistenza erogata: le strutture di assistenza ospedaliera sono diminuite dello 0,9% rispetto al 2020 mentre sono aumentate del 27% quelle classificate come Altra Assistenza Territoriale, cresciute del 27%. Ancora criticità nell’assistenza distrettuale. L’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale per l’anno 2021 ha evidenziato la direzione che il SSN sta per intraprendere nel post pandemia. (Leggi)
Le politiche di bilancio varate durante la pandemia di Covid-19 hanno consentito agli Stati membri di “resistere alla tempesta”. Un report ECFIN intitolato “National Fiscal Frameworks during COVID-19: Weathering the Storm, Challenges Ahead” di C. Weise mostra come la riforma dei quadri nazionali, attuata a partire dalla crisi del debito sovrano del 2011, abbia funzionato. L’autore evidenzia come permangano ancora delle criticità, come l’inadeguatezza delle politiche di bilancio di medio termine e la scarsa solidità di alcune Istituzioni Fiscali Indipendenti (IFI), la cui soluzione assume un aspetto cruciale del dibattito sulle politiche fiscali nella UE. (Leggi)
Il rallentamento della crescita del PIL globale nel 2022, +3,2% è maturato in un contesto di prezzi crescenti di energia e beni alimentari, esacerbati dall’evasione russa in Ucraina e dal perdurare della pandemia in Cina. Nei primi mesi del 2023 la congiuntura si è distesa, in un contesto di stretta monetaria, con l’inflazione in calo e la riapertura della Cina. L‘OECD Economic Outlook Interim Report March 2023 analizza la delicata fase dell’economia globale e stima una crescita per l’area euro di +0,8% nel 2023 e +1,5% nel 2024. Negli USA gli effetti della politica monetaria si risentiranno nel lungo periodo: +1,5% nel 2023 anche se nel 2024 sarà di +0,9%. (Leggi)
La crescita della maggior parte delle economie avanzate sarà modesta sia nel 2023 sia nel 2024. Da quanto emerso durante il PIIE Global Economic Prospects della primavera 2023 per USA ed Europa nella maggior parte dei paesi i dati mostrano una tendenza positiva. La domanda e l’offerta si sono dimostrate più resilienti di quanto preventivato: gli USA hanno visto solo segnali sparsi di rallentamento, lo scorso inverno l’Area euro ha evitato una recessione, la Cina è tornata a crescere in modo significativo e il prezzo inferiore dell’energia sosterrà la crescita. L’inflazione, anche se è in diminuzione, è a livelli molto elevati ma il panico bancario anche se aumenta le incertezze sull’outlook, è stato sopravvalutato. (Leggi)
UNA MAGGIORE OFFERTA DI SANITÀ TERRITORIALE
Con i fondi della Missione 6 del PNRR il SSN sarà potenziata l’assistenza territoriale grazie a un’ampia riorganizzazione delle tipologie di offerta. Nel 2021, anno in cui la diffusione del virus era ancora molto elevata, si è assistito ad alcuni cambiamenti della rete. Le strutture di assistenza ospedaliera sono diminuite dello 0,9% (-9 unità), quelle di Assistenza Territoriale semiresidenziale sono diminuite del 5% (-184 unità in valore assoluto) mentre le strutture di Altra assistenza territoriale sono aumentate del 27% (+1.507 unità). Quest’ultima categoria comprende le attività di assistenza territoriale erogate dai Centri dialisi ad assistenza limitata, Stabilimenti idrotermali, Centri di salute mentale, Consultori familiari e Centri distrettuali. L’assistenza ospedaliera è erogata da 511 strutture pubbliche pari al 51,4% sul totale e da 484 strutture private pari al 48,6%.
Forniscono Altra assistenza territoriale 6.098 erogatori pubblici, pari all’86,3%, e 966 erogatori privati, pari al 13,7%, sebbene tra il 2020 e il 2021 l’incremento maggiore sia venuto dal settore privato convenzionato, cresciuto del 33% contro +26% del pubblico. L’assistenza territoriale disegnata dal PNRR farà perno sul Distretto che coordinerà l’assistenza territoriale tramite le case della salute, gli ospedali di comunità, l’assistenza domiciliare, nonché sulle centrali operative e sulle unità di continuità assistenziale. Dai dati dell’Annuario emergono alcune significative criticità dell’attuale assetto dell’assistenza distrettuale che è basata sui medici di medicina generale (MMG) e sui pediatri di libera scelta (PLS).
Vi sono alcuni aspetti, quali l’integrazione nella Case della salute e le associazioni di medici, che non sono ancora stati ben delineati dalla legislazione di riforma. Allo stato attuale i MMG possono assistere fino a un massimo di 1.500 pazienti adulti mentre i PLS 800 bambini. A livello nazionale il carico medio per MMG è di 1.295 pazienti, per i PLS è di 985 bambini, con un ampia variabilità territoriale che penalizza le Regioni del Nord. Il carico effettivo di pazienti per MMG è lievemente inferiore a quello medio mentre per i PLS è sempre inferiore al valore teorico. Vi è, inoltre, una cronica carenza di PLS a livello nazionale per cui per molti bambini l’assistenza di base è assicurata dal MMG.
Ministero della Salute – Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale – 2021
FRAMEWORK NAZIONALI FISCALI BENE DURANTE LA PANDEMIA
Le riforme dei quadri nazionali fiscali sono state attuate, a partire dalla Grande crisi finanziaria, principalmente attraverso la direttiva 2011/85/EU sui quadri di bilancio, il regolamento sui documenti programmatici di bilancio e il Fiscal Compact. Grazie alla riforma i quadri nazionali hanno ricevuto benefici, anche se una pubblicazione in cui la Commissione ha verificato la sua adeguatezza, ha evidenziato alcune debolezze. In particolare i quadri di bilancio a medio termine sono ancora troppo deboli e subordinati al processo di bilancio annuale. Le norme nazionali non sono chiare sull’inosservanza dei parametri e nella definizione del ruolo del monitoraggio indipendente, le cosiddette IFI (in Italia l’UPB).
Le statistiche ad alta frequenza si sono rivelate poco utili mentre altre, come ad esempio, le spese fiscali e le entità fuori bilancio sono troppo eterogenee ed infine viene denunciata la mancanza di un punto di riferimento comune nella contabilità pubblica. La questione delle statistiche fiscali è di grande rilevanza in quanto la Grande recessione è collegata anche a una debole comunicazione dei dati fiscali. In quegli anni la trasparenza nella rendicontazione nazionale era scarsa, in alcuni settori mancavano norme comuni e i controlli erano insufficienti. In alcuni Stati membri gli obblighi extrabilancio si sono rivelati durante la crisi di indebitamento e hanno aggiunto ulteriori tensioni sulle finanze pubbliche. Alcuni obblighi di spesa sono stati spostati fuori bilancio per cui il governo ha perso il controllo sull’indebitamento delle amministrazioni locali e degli enti autonomi.
Si è assistito a un accumulo di passività potenziali attraverso la creazione di PPP e imprese statali. Dopo lo scoppio della crisi, la contabilizzazione degli effetti è stata difficile a causa dei massicci interventi nel settore bancario. Per risolvere queste criticità è stata istituita la procedura EDP in cui i dati sull’indebitamento sono trasmessi all’Eurostat due volte all’anno. L’Eurostat ha ottenuto anche l’accesso ai conti sottostanti delle Amministrazioni pubbliche. Dopo la tempesta della pandemia l’obiettivo è di riportare su un percorso sostenibile il debito che si è accumulato in questo periodo (dal 79,2% del PIL nel 2019 al 91,5% nel 2020): l’obiettivo, sebbene possibile è reso difficile dalla guerra in Ucraina sotto diversi aspetti. Pesa anche l’eterogeneità dei alla situazione tra Stati membri; due Stati membri presentano vulnerabilità a breve termine, undici ad alto rischio a medio termine e nove ad alto rischio a lungo termine.
ECFIN – National Fiscal Frameworks during COVID-19: Weathering the Storm, Challenges Ahead
LA RIPRESA GLOBALE È FRAGILE
Il 2023 è iniziato meglio del previsto in quanto il rallentamento del 2022 è stato superiore a quanto previsto all’inizio dell’anno ma inferiore rispetto a quanto previsto alla fine, l’inflaizone per la prima volta dalla metà del 2021 è diminuita, la China ha riaperto completamente e i prezzi del gas naturale sono ritornati ai livelli pre crisi. Nel 2022 la crescita globale è stata del 3,2%, gli USA sono cresciuti del 2,1%, l’Area euro del 3,5% e, tra i Paesi membri, l’Italia +3,8%. Secondo l’OCSE le prospettive ancora difficili rendono la ripresa globale fragile: l’invasione in Ucraina è ancora in corso, l’inflazione complessiva, è in frenata ma quella “core” resta a livelli molto elevati e le banche centrali proseguono con la politica restrittiva.
La crescita globale per il 2023 è prevista al +2,6%, in USA +1,5%, USA +1,5%, Area euro +0,8% (Germania +0,3%, Francia +0,7%, Italia +0,6% e Spagna +1,7%). L’inflazione core (al netto dei generi alimentari e dei costi dell’energia) resta elevata e questo comporterà un incremento dei prezzi nel settore dei servizi e una pressione sui salari indotta anche dalla rigidità del mercato del lavoro. Nel prossimo biennio il livello dell’inflazione si manterrà superiore agli obiettivi delle banche centrali (ricordiamo che è il 2%) fino alla seconda metà del 2024. Nelle economie del G20 nel 2024 l’inflazione scenderà al 4,5% dall’8,1% del 2022. L’inflazione core nelle economia avanzate del G20 è prevista al 4,0% nel 2023 e al 2,5% nel 2024.
L’impatto della politica monetaria restrittiva è ancora difficile da valutare in quanto può esporre il settore finanziario a vulnerabilità per l’elevato livello del debito e per le eccessive valutazioni delle attività. Nonostante questi rischi la politica monetaria dovrà restare restrittiva ancore per un lungo periodo o almeno fino a quando non vi saranno segnali evidenti di un’inversione duratura dell’incremento dei prezzi. Poiché l’inflazione core è ancora resistente, la politica monetaria sarà restrittiva almeno fino al 2024. Dal lato delle politiche fiscali, le politiche di sostegno contro il caro energia dovranno essere indirizzate alle fasce più deboli della popolazione. Una migliore individuazione dei bisogni e una tempestiva riduzione del supporto complessivo assicurerà la sostenibilità delle finanze pubbliche, evitando costosi incentivi ad un maggior utilizzo dell’energia.
OECD – Economic Outlook interim report March 2023
https://www.oecd-ilibrary.org/economics/oecd-economic-outlook/volume-2022/issue-2_d14d49eb-en
LA CRISI BANCARIA È STATA SOPRAVVALUTATA
Secondo le previsioni del PIEE la crescita globale sarà del 2,9% nel 2023 e del 3,1% nel 2024. Gli Stati Uniti cresceranno dell'1,3% nel 2023 e dell'1,0% nel 2024. Le aspettative di inflazione core dei consumatori PCE scenderà lentamente: da 4,8% nel quarto trimestre nel 2022 a 3,9% nel quarto trimestre del 2023 e a 3,2% alla fine del 2024. In prospettiva i dati in arrivo sono migliori del previsto in quanto negli USA i consumatori hanno ancora una domanda repressa e nel complesso i mezzi per finanziarla. L'Area euro si è dimostrata più vivace di quanto preventivato e dalla Cina provengono segnali di rimbalzo dopo la completa riapertura dell'economia.
Le condizioni finanziarie restano, tuttavia, difficili in quanto la politica monetaria restrittiva porrà un freno alla crescita economica. Negli Stati Uniti la domanda resta potenzialmente sostenuta e il mercato del lavoro sta mostrando segnali di allentamento; la situazione difficile del settore bancario, con il recente fallimento di due banche regionali, sta rendendo i mercati finanziari ancora più rigidi, nonostante ciò la FED, a causa delle pressioni inflative, probabilmente alzerà i tassi di riferimento di 25 punti base ancora due volte. Vi sono delle differenze negli USA e in Europa nella difficile situazione del settore bancario. Non vi sono motivi per collegare il fallimento di due banche regionali USA (la SVB e Signature Bank) considerate anomale ai problemi Credit Swisse, una banca globale, da tempo in difficoltà, che è stata acquistata dalla concorrente USB dopo un accordo di emergenza del 19 marzo mediato dalle autorità svizzere.
Vi è disaccordo sul ricorso di misure straordinarie da perte del governo USA per salvaguardare i mercati finanziari dai problemi di due banche di nicchia. Gli interventi sono andati nella giusta direzione ma hanno danneggiato la reputazione della regolamentazione e della supervisione del settore. L'Area euro si è dimostrata più resiliente di quanto previsto nonostante l'invasione dell'Ucraina e l'inflazione elevata. Il mercato del lavoro resta ai livelli più alti di sempre. Le imprese hanno recuperato il trend di crescita di lungo periodo, l'inflazione ha raggiunto il massimo e la caduta dei prezzi dell'energia diminuirà i costi di intervento delle politiche fiscali. La crisi bancaria svizzera non influenzerà né effetti macroeconomici né effetti sulla politica monetaria della BCE.
PIIE - Persistent inflation, banking turmoil cloud global economic outlook
https://www.piie.com/newsroom/press-releases/piie-projects-modest-economic-growth-downside-risks