La rassegna della settimana: #1 PIIE: dibattito tra due macroeconomisti di punta sulla fine stagnazione secolare. Larry Summers e Olivier Blanchard hanno affrontano il tema da due punti di vista differenti. #2 ECFIN: alla vigilia del nuovo quadro di governance europea, la Commissione ha adottato alcune raccomandazioni per gli Stati membri sulle politiche fiscali da adottare. #3 CEPS: dopo la pandemia il ruolo dell’Unione europea può evolversi in diverse direzioni e un report CEPS ha delineato quattro possibili scenari. #4 VoxEU: secondo la maggioranza del panel dell’indagine CFM-CEPR di febbraio 2023 l’inflazione ha già raggiunto il massimo nei mesi scorsi ma l’azione della BCE deve essere più incisiva perché i tassi sono ancora troppo bassi per essere efficaci.
Il Peterson Institute for International Economics (PIIE) ha organizzato un dibattito su un tema di stringente attualità tra i macroeconomisti: dopo il ritorno dell’inflazione qual è la sorte del tasso d’interesse neutrale ossia del tasso tendenziale di interesse che è coerente con una bassa inflazione e una crescita stabile. Rispondere a questa domanda significa affrontare il tema controverso della stagnazione secolare. Protagonisti del dialogo sono Larry Summers (Harvard University), sostenitore della fine dell’era della stagnazione e Olivier Blanchard, convinto della transitorietà dell’inflazione e del ritorno nel medio termine di una nuova stagione di tassi bassi. (Leggi)
Nei primi mesi del 2023, caratterizzati da uno scenario macroeconomico migliore di quanto previsto lo scorso anno, le politiche fiscali degli Stati membri della Ue dovrebbero assicurare la sostenibilità del debito nel medio termine e incrementare la crescita potenziale in modo sostenibile. È la principale raccomandazione diffusa dalla Commissione europea nella “Communication on fiscal policy guidance for 2024“. La Comunicazione contiene le linee guida per gli Stati membri sulla conduzione e il coordinamento delle politiche di bilancio in vista delle nuove sfide per la finanza pubblica alla luce del futuro quadro di governance economica. (Leggi)
La pandemia ha avuto un impatto significativo sul processo di integrazione europea e sul ruolo dell’Unione europea nella governance globale. Un report CEPS “Alternative Futures of EU Integration after the Covid-19 pandemic” ha presentato quattro scenari fino al 2040, formulati in modo da comprendere meglio quello che potrebbe ancora succedere, invece di ipotizzare ciò che è più probabile che accada. I quattro scenari sono: “New Deal ottimista” in cui si immagina una UE forte, “La fortezza maledetta” in cui predomina l’euroscetticismo, “Forza unita” in cui si perseguono un limitato numero di obiettivi globali e “Provincia cinese” in cui dopo una scissione, i Paesi membri superstiti sono succubi della Cina. (Leggi)
La maggioranza degli intervistati del panel dell’indagine di febbraio 2023 CFM-CEPR (l’84%) ritiene che l’inflazione abbia raggiunto già il massimo sebbene la metà degli intervistati pensa che il tasso della BCE, per essere efficace nella lotta all’inflazione, dovrà superare il 3,5% previsto dagli operatori di mercato. Coerentemente con questa ultima indicazione, un terzo degli intervistati è convinto che l’attuale traiettoria della BCE ha dei tassi di interesse troppo bassi per frenare con efficacia l’inflazione, coerentemente a quanto indicato da alcuni operatori bancari i quali ritengono necessario un tasso di deposito del 4,0%. (Leggi)
ANCORA SULLA STAGNAZIONE SECOLARE
Larry Summers, economista di spicco con numerose cariche politiche alle spalle, e Olivier Blanchard, in passato capo economista del FMI, si sono confrontati sul tema della stagnazione secolare in un dibattito organizzato dal PIIE e moderato da Adam Posen presidente dell’Istituto. Nel 2015 Summers, facendo riferimento ai tassi di crescita e ai tassi di inflazione degli ultimi 30 anni anni, ha ripreso il concetto di stagnazione secolare – che si può sintetizzare nel fallimento degli investimenti privati di assorbire il risparmio, con la minaccia di una domanda insufficiente. Nel corso di un commento all’American Economic Association lo scorso gennaio, Summers ha ipotizzato che dopo il periodo di inflazione elevata la stagnazione secolare non ritornerà.
Blanchard, al culmine dell’attività di presidente dell’American Economic Association ha pubblicato un nuovo volume sulle politiche fiscali in un contesto di tassi di interesse bassi e di recente ha sostenuto, che un volta sconfitta l’inflazione, i tassi torneranno di nuovo a livelli bassi. Secondo Blanchard le forze che hanno portato i tassi di interesse a livelli molto bassi nei 35 anni precedenti alla pandemia sono ancora all’opera e non si sono dissolti all’improvviso e se al momento i tassi sono in aumento, ciò è dovuto alla lotta all’inflazione. Se non ci fosse stata l’inflazione i tassi probabilmente sarebbero ancora più bassi rispetto al passato. Il tasso di interesse a 10 anni è allo 0,8%, inferiore al tasso di crescita sullo stesso perdo per cui r-g sarà ancora minore di zero.
Secondo Summers, nonostante le basi di partenza comuni, la principale differenza semantica con Blanchard riguarda le definizioni: anche durante gli anni 50 e 60 il tasso r era inferiore al tasso g ma non si sarebbe mai parlato di un periodo di stagnazione secolare in cui sarebbe stato necessario l’intervento pubblico per colmare la debolezza della domanda. Summers è convinto che dopo l’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed di 400 punti base fino a questo momento e di l550 punti base in prospettiva, le aspettative di inflazione siano diminuite anche se L’economia non è rallentata come in molti si aspettavano in modo tale da ipotizzare che il tasso naturale d’interesse sia aumentato. Ma, secondo Summers, anche se vi sono elementi per ipotizzare che l’aumento sia temporaneo non c’è motivo di pensare che tutto sia temporaneo e indirizzare la propria opinione su una curva IS più ripida di quanto effettivamente lo sia. La discussione è più articolata e sarà ripresa nella prossima rassegna.
PIIE – Summers and Blanchard debate the future of interest rates
https://www.piie.com/events/summers-and-blanchard-debate-future-interest-rates
NUOVE POLITICHE FISCALI IN NUOVA GOVERNANCE ECONOMICA
In vista del futuro quadro di governance economica la Commissione europea ha varato alcune raccomandazioni sulle politiche economiche da adottare stante uno scenario macroeconomico murato rispetto alle previsioni del 2022. Nonostante l’andamento della congiuntura sia migliore di quanto preventivato, vi sono da affrontare ancora numerose incertezze legate all’inflazione persistente, alla politica monetaria ancora restrittiva e al quadro geopolitico. Le politiche fiscali adottate dagli Stati membri hanno attenuato gli effetti della crisi energetica per i consumatori e le imprese, anche se in questo contesto politiche fiscali di ampio sostengo alla domanda non sono giustificabili e le costose misure di sostegno non possono durare a tempo indeterminato.
La raccomandazione della Commissione è di attuare politiche fiscali nel 2023-2024 che abbiano l’obiettivo, nel medio termine, di un graduale risanamento dei conti pubblici e di intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglia qualora si renda necessario solo nel caso di proteggere dai rincari dell’energia. Una politica fiscale improntata alla prudenza può contribuire a garantire stabilità europea, facilitando la trasmissione della politica monetaria e incrementando la crescita potenziale. Le linee guida sono state emanata allo scopo di informare gli stati membri sui loro Programmi di stabilità e convergenza. La governance economica dell’Unione europea è in una fase di transizione e le raccomandazioni hanno l’obiettivo di inserire alcuni elementi del nuovo orientamento nel ciclo di sorveglianza fiscale a partire dalla primavera del 2023.
Alla fine del 2023 la clausola generale di salvaguardia del patto di stabilità e crescita sarà disattivata. Alla luce di ciò è necessario che le politiche fiscali dei Patti di stabilità di convergenza degli Stati membri siano improntati alla prudenza. I piani di stabilità convergenza dovranno garantire il rispetto del valore di riferimento del 3% del rapporto indebitamento netto sul PIL e la riduzione continua e realistica del debito pubblico oppure il mantenimento su livelli prudenti nel medio termine. A queste condizioni la Commissione proporrà raccomandazioni fiscali specifiche per ciascun Stato membro, nel caso invece gli obiettivi non siano troppo ambiziosi, sarà proposto una raccomandazione coerente con gli obiettivi contenuti nella riforma.

QUATTRO SCENARI PER L’UE
Per l’Unione europea la pandemia di Covid-19 ha comportato profonde implicazioni sia sugli assetti politici interni sia su quelli globali. Durante la fase iniziale della pandemia è emersa la fragilità del mercato unico in quanto la Commissione ha dovuto lottare per assicurare la libera circolazione delle merci, in particolare quella dei dispositivi di protezione individuale. Inoltre è aumentata la sfiducia tra gli Stati membri e si è assistito alla creazione di gruppi quali i “quattro frugali” (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia), l’asse franco tedesco, il gruppo di Visegrad (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e Ungheria) e il Sud (tra cui Italia, Portogallo e Grecia).
Per mitigare i conflitti sottostanti, la Commissione europea ha approvato il Next Generation EU, che ha mobilitato un ammontare di risorse senza precedenti nella storia dell’UE. Nonostante questo e altri successi, vi sono alcune sfide che non sono state ancora vinte e che indeboliscono la UE dall’interno, come il caso del mancato raggiungimento del budget per il programma EU4Health oppure la considerazione, in un’ottica di governance globale, che la dotazione del fondo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) sia insufficiente per dispiegare appieno il proprio potenziale come leader dello sviluppo globale. Alla luce di queste considerazioni, sono stati formulati quattro possibili scenari per la UE per i prossimi 15 anni.
Il primo denominato “New Deal ottimista” in cui la UE, forte dei suoi successi, è in grado di sfruttare il momento favorevole preso la popolazione per creare un apparato finanziario centralizzato e stimolare la crescita economica e i progetti di sviluppo UE; il secondo denominato “Fortezza maledetta” in cui il mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi da parte della UE erode la fiducia degli stati membri che optano per l’uscita dall’Unione europea; il terzo scenario “Forza Unita”, in cui la UE, durante la crisi sanitaria ha dimostrato che l’idea di Europa e le sue istituzioni sono state in grado di affrontare sfide difficili; nell’ultimo scenario denominato “Provincia cinese”, si ipotizza una sudditanza dalla Cina, dovuta alla debolezza economica, che nel frattempo, è diventata leader globale e principale alternativa al raggiungimento degli obiettivi dell’IPCC in materia di emissioni e riscaldamento.
CEPS – Alternative Futures of EU Integration after the Covid-19 pandemic
LA BCE SIA PIÙ INCISIVA
Da una survey CFM-CEPR di febbraio 2023 è emerso che il 27% degli intervistati ritiene con molta probabilità che il picco d’inflazione sia alle spalle e il 57% lo ritiene probabile per un totale di risposte positive pari all’84%. Si tratta di un valore molto elevato anche se il 50 del panel – quasi il 60% se ponderato per gli esperti – ritiene il principale tasso di rifinanziamento (MRO) suscettibile di raggiungere un valore superiore al 3,5% nel coso dell’anno. Il 46% ritiene appropriato l’incremento dei tassi anche se il 35% l0incremento dei tassi Troppo lento. Il quadro macroeconomico del 2023 è più disteso sul fronte dell’inflazione la quale sembra aver frenato la crescita che, nel corso del 2022, appariva inarrestabile. Nelle previsioni d’inverno la Commissione europea ha affermato che “tre mesi consecutivi di moderazione dell’inflazione complessiva suggeriscono che il picco è ormai alle nostre spalle”.
Il tasso d’inflazione mensile a ottobre 2022 aveva raggiunto il 10,5% mentre a gennaio 2023 il tasso era sceso al 8,5%. Sulla base di questi miglioramenti, le previsioni d’inverno hanno rivisto al ribasso le stime dell’inflazione al 6,3% nel 2023 e al 2,8% nel 2024. Lo swap indicizzato all’inflazione a cinque anni, una misura standard delle aspettative a lungo termine, si è attestato al 2,3%, un segnale dell’ancoraggio delle aspettative. Il tasso di inflazione core è ancora in aumento e gli analisti si attendono il raggiungimento del picco della politica monetaria a metà dell’anno corrente. Vi sono ancora delle incertezze sull’evoluzione dell’inflazione: alcuni osservatori fanno notare come l’andamento può differire per ciascun Stato membro.
La BCE, inoltre, avverte dei numerosi rischi geopolitici dovuti al conflitto in Ucraina e ai problemi dell’economia cinese, non ancora alle spalle. Gli osservatori qualificati, come Goldman Sachs, Bloomberg e Credit Swisse, hanno formulato stime dell’inflazione per il 2023 e il 2024 coerenti con quelle della Commissione, piuttosto omogenee tra di loro, anche se con alcuni distinguo: Goldman ad esempio considera l’inflazione vischiosa e per questo motivo l’orientamento della BCE sarà ancora falco nell’immediato futuro. Questo orientamento sarebbe necessario per la BCE per guadagnare credibilità presso i più scettici i quali hanno una percezione dell’inflazione più elevata.
VovEU – Prospects for euro area inflation in 2023
https://cepr.org/voxeu/columns/prospects-euro-area-inflation-2023