La rassegna della settimana: #1 IMF: nonostante il perdurare delle incertezze la congiuntura globale è in leggero miglioramento rispetto alle previsioni di ottobre scorso. #2 FRBSF: le misure di contrasto alla crisi economica del 2020 hanno avuto effetti diversi sull’inflazione a seconda dei destinatari. #3 Banca d’Italia e ISTAT: aumenta la ricchezza delle famiglie italiane nel 2021 ma tra le economie avanzate l’Italia è all’ultimo posto. #4 Federalismi: nell’adesione al NGEU e nella redazione del PNRR il Parlamento italiano è stato penalizzato a causa di una verticalizzazione del ruolo dell’Esecutivo.
Migliorano le previsioni per il 2023: l’economia globale crescerà il 2,9%, 0,2 p.p. in più di quanto previsto lo scorso ottobre mentre nel 2024 sarà il 3.1%. È la principale evidenza dell’IMF World Economic Outloook (WEO) di gennaio. La congiuntura globale nonostante gli interventi delle banche centrali e il proseguimento dell’invasione russa dell’Ucraina, appare in ripresa anche per l’apertura della Cina dopo i lockdown degli ultimi mesi. L’inflazione è prevista in diminuzione al 6,6% nel 2023 e al 4,3 % nel 2024. Crescita debole e tassi elevati implicano una maggiore sorveglianza del debito a rischio sostenibilità soprattutto nei Paesi emergenti. L’Italia crescerà dello 0,6% 0,8 p.p. in più rispetto alle precedenti previsioni. (Leggi)
Le politiche economiche attuate durante la pandemia hanno avuto destinatari differenti e con differenti effetti nelle dinamiche inflazionistiche. Un working paper FRBSF dal titolo “Inflationary Effects of Fiscal Support to Households and Firms” di G. Hale, J.C. Leer e F. Nechio (2023) ha analizzato lo stato dell’economia basandosi sui dati del consumer sentiment delle famiglie. Le misure di sostegno alle famiglie hanno avuto effetti inflazionistici nelle 5 settimane successive all’annuncio che hanno raggiunto un picco nelle 12 settimane successive mentre le misure indirette erogate alle imprese a sostegno dell’occupazione e della riduzione del debito non ne hanno avute. (Leggi)
La ricchezza delle famiglie in Italia nel 2021, quantificabile in 10.422 miliardi di euro, è cresciuta del 3% rispetto al 2020. È quanto emerge dal rapporto congiunto Banca d’Italia ISTAT “La ricchezza dei settori istituzionali in Italia: 2005-2021“. La ricchezza diminuisce di grandezza rispetto al reddito lordo disponibile passando da 8,71 a 8,66 volte. In valori assoluti l’aumento in termini correnti è stato di 300 miliardi di euro mentre in volume si è avuta una contrazione dell’1,1%. La ricchezza delle società non finanziarie è diminuita dell’8% attestandosi a 880 miliardi. (Leggi)
L’adesione del nostro Paese al programma europeo Next Generation EU ha avuto come conseguenza il verificarsi di interferenze nei rapporti istituzionali tra Governo e Parlamento. Un articolo pubblicato sulla rivista Federalismi di C. Tozzi dal titolo “Procedure normative per l’attuazione del PNRR: tra vecchie e nuove prospettive di riforma“, ha sollevato alcune importanti questioni evidenziando come il rapporto istituzionale si sia modificato a favore del Governo per la scelta di ricorrere a fonti normative estranee all’approvazione della legge di bilancio. Questa anomalia penalizza il Parlamento che non ha più l’ultima parola sull’allocazione della spesa pubblica. (Leggi)
CONGIUNTURA GLOBALE DEBOLE
Nel mese di gennaio di ogni anno il Fondo Monetario Internazionale pubblica gli aggiornamenti delle stime di crescita formulate a ottobre su un arco temporale di tre anni. Nonostante l’inflazione sia ancora molto elevata sui due lati dell’oceano, si intravedono segnali di frenata, più evidenti negli USA che in Europa. Le banche centrali prevedono ancora tassi al rialzo nel medio temine, per perseguire gli obiettivi di politica monetaria. Segnali contrastanti provengono dalla Cina dove è stata improvvisamente abbandonata la strategia di contenimento Zero Covid e con la conseguente riapertura dei settori produttivi anche se si nutrono dubbi sull’effettiva capacità di ripresa per il persistere dell’epidemia e la bassa copertura vaccinale della popolazione.
Dopo un anno dallo scoppio, permangono, tuttavia, forti incertezze dovute al proseguimento della guerra in Ucraina e alla situazione di stallo sui due fronti. Il debito pubblico dei Paesi emergenti e in via di sviluppo sta soffrendo per la crescita bassa e per l’incremento degli spread sui mercati finanziari. In questo scenario le previsioni sulla congiuntura vendono ancora l’economia globale in frenata sebbene con qualche miglioramento rispetto a ottobre.
Secondo il FMI, in questa delicata fase, vi sono alcune priorità nelle policy: nella politica monetaria in molti Paesi è opportune aumentare i tassi reali per ridurre l’inflazione in modo significativo; un tasso di interesse più elevato di quello neutrale, contribuirebbe a contrastare il disancoraggio delle aspettative di inflazione. Non abbassare la guardia nel contrasto della pandemia e incrementare la copertura vaccinale in quei Pasi dove è ancora bassa. Rafforzare la stabilità finanziaria implementando politiche microprudenziali: continuare a perseguire la stabilità del settore bancario, monitorare il mercato immobiliare e vigilare sulle criptovalute.
MF – World Economic Outlook January 2023 Update
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2023/01/31/world-economic-outlook-update-january-2023

INFLAZIONE E POLITICHE FISCALI
Le politiche economiche adottate in risposta alla Covid-19 sono state di diverse forme ed entità e hanno interessato una molteplicità di beneficiari. Nei Pesi avanzati gli interventi sono stati più generosi di quelli dei Paesi emergenti, i sostegni sono avvenuti sotto forma di integrazione di reddito oppure di riduzione del debito, in alcuni Paesi sono stati trasferiti direttamente alle famiglie, in altri indirettamente tramite imprese.
Secondo la teoria economica gli interventi di politica fiscale hanno effetti positivi temporanei su occupazione, prodotto e sul livello dei prezzi. Gli effetti di queste politiche sono stati valutati in modo positivo in quanto a livello aggregato hanno mitigato la contrazione dell’economia. A livello disaggregato le politiche fiscali, sebbene attuate in modo non ottimale hanno ridotto la probabilità di fallimento delle piccole e medie imprese e hanno alleviato il vincolo sulla domanda dei consumatori.
L’analisi sugli effetti inflazionistici delle misure erogate direttamente ai consumatori o indirettamente alle imprese, è stato condotto utilizzando non i dati sui fondamentali economici, che il quel periodo erano lenti nel registrare i cambiamenti, ma quelli sul sentiment dei consumatori (in questo caso le indagini settimanali condotte da Morning Consult), già utilizzati con buoni risultati in altri studi. I risultati mostrano un effetti significativo delle misure fiscali destinate ai consumatori: a un annuncio di intervento pari al 10% del PIL è corrisposto un aumento dell’inflazione a tre mesi di 40 bp, nel caso il sostegno sia annunciato quando la fiducia dei consumatori è in aumento, l’impatto sale a 60 bp mentre per i trasferimenti diretti alle imprese gli effetti non sono significativi.
FRBSF – Inflationary Effects of Fiscal Support to Households and Firms
https://www.frbsf.org/economic-research/publications/working-papers/2023/02/
RICCHEZZA DEGLI ITALIANI IN RIPRESA MA CON DISTINGUO
Rispetto al 2020 la ricchezza delle famiglie italiane è tornata a crescere: +3% in termini nominali ed è pari a 10.422 miliardi di euro anche se è leggermene diminuito il peso relativo rispetto al reddito disponibile passato da 8,71 a 8,66. Tra le attività non finanziarie, aumentate complessivamente dello 0,25%, il valore degli immobili residenziali è cresciuto del 4,50% attestandosi al 45,9% della ricchezza lorda totale, sebbene la percentuale sia in diminuzione di 1,19 p.p. rispetto al 2020.
Le attività finanziarie nel complesso sono aumentate del 6,63% ed è aumentato anche il peso sulla ricchezza lorda al 45,85% corrispondenti a +1,53 p.p. rispetto all’anno precedente Tra le attività finanziarie spicca l’incremento del valore delle azioni e delle quote nei fondi comuni rispettivamente del 13,67% e del 13,06% grazie agli incrementi in conto capitali in queste tipologie di strumenti finanziari. Nei confronti internazionali l’Italia presenta dei valori inferiori alla gran parte dei Paesi avanzati: in termini pro-capite la ricchezza delle famiglie italiane di 175.900.000 euro è inferiore a Canada (270mila), Francia (211mila), Germania (199mila), Regno Unito (206mila euro) e Stati Uniti (409mila euro).
La ricchezza delle società non finanziarie è diminuita del 7.97% attestandosi a 879,816 miliardi di euro. Tra le attività non finanziarie che pesano il 59,54% sulla ricchezza lorda totale, gli impianti, i macchinari e gli armamenti sono aumentati del 4,06% mente il valore degli immobili è diminuito dell’1,79%. Tra le attività non finanziarie il cui peso sul totale è il 40,46%, sono aumentati in modo significativo i biglietti e depositi, le azioni e altre partecipazioni e i derivati.
Banca d’Italia ISTAT – La ricchezza dei settori istituzionali in Italia: 2005-2021

IL CORTOCIRCUITO PARLAMENTO GOVERNO NEL PNRR
Con l’adesione al programma europeo NGEU l’Italia ha seguito sia nella fase di programmazione sia in quella di realizzazione uno schema di diverso rispetto ad altri Pesi beneficiari, estremizzando la tendenza, in via di consolidamento, della limitazione della sovranità nazionale, che in questo caso va a toccare il cuore delle politiche redistributive. Al momento del dibattito, il parlamento italiano non ha considerato né le proposte di regolamento istitutivo del NGEU né quelle di regolamento istitutivo del RFF, rinunciando alla valutazione dei contenuti e al dialogo con il Parlamento europeo come invece previsto della procedure regolamentari, lasciando la negoziazione al Governo.
Anche nel corso dell’elaborazione del Piano il Parlamento ha ricoperto un ruolo secondario: durante le tre fasi di approvazione, l’organo Legislativo ha ricoperto un ruolo secondario rispetto al Governo e in particolare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La prima fase è coincisa con la trasmissione alle Camere delle “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza“. Di seguito i lavori di Camera e Senato hanno preso due differenti strade ma con lo stesso esito: l’iter al Senato si è basato sulle Linee guida mentre quello della Camera che inizialmente era indirizzato a formulare osservazioni e integrazioni di stampo schiettamente politico ha dovuto impostare i lavori sulle linee guida.
Nelle due fasi successive il ruolo del Parlamento è stato sempre secondario in particolare nella Terza fase quando le comunicazioni del Governo sono state inviate in assemblea solo il giorno prima ella discussione, impedendo sia un dibattito pieno ed informato sia l’introduzione di modifiche. Questo episodio consolida la tendenza ormai più che decennale di marginalizzazione del Parlamento con implicazioni che, in questo caso, hanno toccato il fulcro dell’attività parlamentare ossia, la decisione ultima sulla spesa pubblica tramite la legge di bilancio.
https://www.federalismi.it/nv14/articolo-documento.cfm?Artid=48329