La rassegna della settimana: #1 IMF: si sta materializzando la frenata dell’economia globale a causa delle incertezze dovute alla crisi energetica e al prolungarsi del Covid in alcuni Paesi. #2 ISS: dai dati di sorveglianza PASSI 2020-2021 emerge un quadro della salute della popolazione sostanzialmente in miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti. #3 Caritas: in Italia dopo la pandemia nonostante le condizioni economiche siano migliorate, la povertà è ancora elevata ed è in larga misura ereditaria. #4 WHO: l’approccio One Health è al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori come elemento chiave del rilancio del SSN. #5 Banca d’Italia: il recupero di produttività nell‘Area euro è stato affidato diverse politiche di stimolo agli investimenti. Un recente paper valuta quali sono gli effetti di breve e lungo periodo sulla crescita economica.
Nel 2022 l’inflazione globale è aumentata in modo significativo dal 4,7% del 2021 all’8,8% sebbene nel biennio 2023-2024 sia attesa una moderata contrazione. Il Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook (WEO) di ottobre 2022 avverte sugli effetti dell’inflazione sulla crescita globale il cui profilo di previsione non è mai stato cosi basso dal 2001, salvo durante la grande crisi finanziaria e durante la Covid-19. La crescita globale rallenterà, passando dal 6,0% del 2021 al 3,2% del 2022 e al 2,7% nel 2023. In Europa i prezzi del gas sono aumentati di quattro volte a causa della drastica riduzione delle forniture da parte della Russia. (Leggi)
Il 76% della popolazione italiana dichiara di essere in buona salute affermando di sentirsi bene o molto bene. È quanto emerge dai dati della Sorveglianza PASSI 2020-2021 raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Solo una percentuale del 3% dichiara di sentirsi male o molto male. PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) è un’indagine campionaria continua sulla popolazione tra i 18 e 69 anni avviata nel 2006 come sistema di sorveglianza sullo stato di salute della popolazione italiana. Numerosi sono gli aspetti trattati: dall’attività fisica, al fumo, all’alcol, alla dieta e all’adesione agli screening di prevenzione. (Leggi)
Nel 2021 la povertà assoluta in Italia è ancora vicina ai massimi storici, da quando è iniziata la rilevazione con 1 milione e 960mila famiglie in povertà assoluta, con un incidenza del 7,4% sul totale delle famiglie, corrispondenti a 5 milioni 571mila individui, con un incidenza 9,4% del totale. Prendendo spunto da queste evidenze di fonte ISTAT, la Caritas ha pubblicato il Rapporto su povertà ed esclusione sociale 2022 dove attraverso l’analisi dei propri dati tenta di delineare un profilo della povertà contemporanea, evidenziando l’ereditarietà della condizione. Il rapporto formula anche alcune proposte sulle politiche di contrasto alla povertà. (Leggi)
La mission 6 del PNNR ridisegna il modello di assistenza territoriale sul paradigma One Health. Il modello rappresenta un punto di riferimento per gli addetti ai lavori inteso come elemento di innovazione sul quale basare il rilancio del SSN. L’One Health, è un approccio integrato per bilanciare ed ottimizzare la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi ed è stato formulato molto tempo fa ma solo di recente è tornato in auge tra gli addetti ai alvori. L’OMS, la FAO, l’ONU e il WOAH/OIE hanno pubblicato l’One Health joint plan of action (2022‒2026), un piano di azione congiunto per affrontare le sfide della salute globale nel post pandemia. (Leggi)
Nell’Area dell’euro, dopo la grande crisi finanziaria, si è assistito a un graduale rallentamento della produttività del lavoro, un fenomeno iniziato nella seconda metà degli anni ‘90 in gran parte dei Paesi industrializzati. Un tema di discussione della Banca d’Italia intitolato “Gli effetti macroeconomici di misure a sostegno della crescita nell’area dell’euro” di A. Camtelmo et al. Valuta gli effetti di breve e di lungo periodo delle varie politiche di miglioramento della crescita attuate nell’Area euro: investimenti pubblici in infrastrutture, riforme strutturali a favore della concorrenza e incentivi fiscali agli investimenti del settore privato in R&S. (Leggi)
LA FRENATA È IN ARRIVO
La debolezza dell’economia globale risente degli andamenti congiunturali: gli Stati Uniti hanno subito una contrazione del PIL nel primo semestre del 2022, l’Europa ha rallentato nella seconda metà del 2022 mentre in Cina persistono focolai di Covid-19 con lockdown prolungati e una crescente crisi del settore immobiliare. Grande incertezza deriva anche dalla politica monetaria in quanto potrebbe non centrare l’obiettivo di inflazione: fino a questo momento non si è ancora attivata la spirale prezzi salari ma un’eventuale disancoraggio delle aspettative potrebbe innescarla e interferire sulla corretta trasmissione della politica monetaria, richiedendo interventi ancora più restrittivi.
L’IMF nell’ultimo WEO delinea uno scenario di previsioni molto basso e di grande incertezza dove il rischio per le prospettive di crescita resta insolitamente elevato e per lo più al ribasso. Politiche divergenti tra le maggiori economie porterebbero ad apprezzare ancora di più il dollaro, ulteriori shock dei prezzi del cibo e dell’energia prolungherebbe la durata dell’inflazione, la persistenza del Covid interromperebbe ulteriormente le catene globali di approvvigionamento. L’andamento della guerra in Ucraina e il razionamento del gas da parte della Russia, in caso di uno stop completo danneggerebbe l’economia europea. Un ulteriore rischio sistemico è rappresentato dalla debolezza del settore immobiliare cinese che rischia di innescare una crisi del settore bancario e incidere negativamente sulla crescita economica.
In questo contesto la crescita prevista in USA nel 2022 è +1,6% nell’Area dell’euro +3,1%, in Italia + 3,2%, in Germania +1,5% e in Francia +2,5%. Per gli USA le previsioni di crescita si sono costantemente ridotte: -2,1 p.p. rispetto ad aprile e -0,7 p.p. rispetto a luglio; per l’Area dell’euro così come per l’Italia, al contrario, sono state riviste al rialzo, nell’ordine +0,3 p.p. rispetto ad aprile e +0,5 p.p rispetto a luglio, +0,9 p.p. rispetto ad aprile e +0,3 p.p. rispetto a luglio. La contrazione della Russia sarà meno severa del previsto: -3,4% rispetto al -6% di luglio. Il risultato è dovuto al sostegno della politica monetaria e fiscale, che non potrà durare all’infinito pena l’iperinflazione, ed alle esportazioni di petrolio greggio.
IMF – World Economic Outlook Report October 2022
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2022/10/11/world-economic-outlook-october-2022

UNO SGUARDO SULLA SALUTE DEGLI ITALIANI
In Italia, tra il 2020 e il 2021, il 75,9% degli adulti tra 18 e 69 anni, iscritti all’anagrafe delle ASL, dichiara di essere buona salute, il 21% in salute discreta e il restante 3% in cattiva salute. Rispetto ai 30 giorni precedenti la rilevazione, sono stati trascorsi in media 4 giorni in cattiva salute, 2 giorni in malattia e/o incidenti e 3 giorni coinvolti in problemi legati all’ansia, allo stress e alla depressione mentre sono stati vissuti 1,2 giorni con limitazioni delle attività quotidiane. La percezione dello stato di salute è inversamente proporzionale all’età: maggiore è l’età, minore è la percentuale di individui che dichiara di essere in buona salute.
Tra gli individui in età compresa tra i 18-34 anni, il 91% dichiara di essere in buona salute mentre tra i 50-69 anni la percentuale scende al 63%. Andando nel dettaglio, gli uomini si percepiscono in buona salute in percentuale maggiore rispetto alle donne rispetto alle donne: 79,1% rispetto a 72,6%. Il titolo di studio conta: tra coloro senza titolo di studio o con la licenza elementare solo il 50,5% si dichiara in buona salute, tra coloro con la laurea la percentuale sale all’81,9%. Vi sono significative differenze anche per diverse condizioni economiche: tra coloro con molte difficoltà economiche si dichiara in buona salute il 58% mentre tra gli individui senza difficoltà la percentuale sale all’81,1%.
Sono presenti delle differenze territoriali sebbene non significative e alcune Regioni (la Lombardia non ha partecipato a questa edizione) hanno valori al di sopra della media nazionale: PA Trento e Bolzano nel Nord-Est, rispettivamente con 80,3% e 79,5% di persone che dichiarano di essere in buona salute, Marche e Umbria al Centro, rispettivamente con 80,2% e 78,6% e Puglia nel Mezzogiorno con 84,1%. Il campione è composto da 35mila adulti ed è proporzionale per sesso e classi di età (18-34, 35-49, 50-69 anni). L’indagine è riferita al biennio 2020-2021 e non al quadriennio, come da protocollo, per focalizzarsi su pandemia e depurare gli indicatori dagli effetti della pandemia. L’indagine presenta un trend significativo in miglioramento dalla prima rilevazione del 2008 quando la percentuale era in media il 69%. Si segnala anche l’incremento di 5 p.p. rispetto la rilevazione 2016-2019.
ISS – Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia: la sorveglianza Passi

IN ITALIA LA POVERTÀ È EREDITARIA
Le condizioni economiche della popolazione italiana rispetto al 2020 sono lievemente migliorate ma la percentuale di individui in povertà assoluta è ancora elevata: 9,4% con una maggiore incidenza nel Mezzogiorno dove nel 2021 è aumentata a 10% dal 9,4% del 2020. La Caritas nel suo annuale Rapporto, grazie ai dati raccolti nei propri centri di ascolto sul territorio nazionale, ha cercato di delineare un profilo della povertà contemporanea. Tra il 2020 e il 2021 si è registrato un incremento del 7,7% dei beneficiari. In media il 55% dei beneficiari sono stranieri ma vi sono marcate differenze territoriali; al Nord sono la maggioranza: Nord-Est 65,7% e nel Nord-ovest 61,7% mentre nel Mezzogiorno la prevalenza è di italiani: Sud e Isole rispettivamente 68,3% e 74,2%. I senza casa sono il 16,2% del totale, quasi la metà dei quali al Nord.
Lo stato di povertà è correlato al grado di istruzione: il 69,7% degli utenti ha al massimo la terza media; questa percentuale nel Mezzogiorno, dove la maggioranza dei beneficiari è italiana, al Sud arriva al 75% e nelle Isole all’84,7%. È ancora persistente uno stato di povertà multidimensionale in quanto il 54,5% degli utenti sono stati assistiti in due o più ambiti di bisogno (fragilità economica, carenza abitativa, difficoltà familiari). Il Rapporto è stato l’occasione anche per quantificare la povertà ereditaria in Italia: i casi di povertà intergenerazionale sono il 59,0% per cui per chi proviene da contesti di vulnerabilità economica ha un’elevata probabilità di restare nella stessa condizione.
Da un approfondimento emerge che per la povertà intergenerazionale il mero aiuto materiale è insufficiente in quanto sono necessari percorsi di inserimento attivo nella comunità. L’ultimo capitolo è dedicato alle politiche di contrasto alla povertà e il ruolo della Caritas, un tema molto dibattuto nell’agenda politica degli ultimi anni. Tra le proposte c’è il mantenimento del reddito di cittadinanza, possibilmente esteso a tutta la platea delle famiglie in povertà assoluta, il rafforzamento della presa in carico da parte dei Comuni e una particolare attenzione è stata dedicata ai programmi finanziati dal PNRR tra cui il GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) i cui potenziali fruitori si avvicinano al profilo degli utenti che si rivolgono alla Caritas.

L’ONE HEALTH SPIEGATO
La Mission 6 investimento E.1 del PNRR prevede un nuovo assetto istituzionale della prevenzione territoriale secondo un approccio integrato One Health. Sarà istituito il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici – Sistema nazionale di protezione dell’ambiente SNPS-SNPA, a livello nazionale, regionale e locale e definiti altri interventi strategici al fine di rafforzare l’efficacia, l’efficienza e l’equità dell’Italia nell’affrontare le emergenze sanitarie dovute ai rischi sanitari e climatici. Il fine è di migliorare le infrastrutture le capacità umane e tecnologiche e la ricerca applicata.
Altri interventi riguardano due progetti pilota su siti contaminati, un programma di formazione continua salute-ambiente-clima anche a livello universitario e la promozione della ricerca applicata con approcci multidisciplinari in aree di intervento salute-ambiente-clima. Questo approccio è, negli ultimi tempi, ritenuto fondamentale dagli addetti ai lavori in Italia per il rilancio del SSN, mentre a livello globale l’OMS ne è tra i principali promotori. Il recente report congiunto OMS, FAO, ONU e WOAH/OIE intitolato One Health joint plan of action (2022‒2026) è stato elaborato in risposta alle richieste internazionali di prevenire le future pandemie e per promuovere la sostenibilità della salute attraverso l’approccio One Health.
Nel rapporto viene proposta una definizione onnicomprensiva secondo cui l’One Health è un approccio integrato e unificante che ha l’obiettivo di bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di esseri umani, animali, piante ed ecosistemi. La salute degli esseri umani, degli animali, piante ed ecosistemi sono collegati ed interdipendenti. L’approccio richiede uno sforzo multidisciplinare e multisettoriale a vari livelli della società per promuovere il benessere e affrontare le minacce alla salute e agli ecosistemi. Agendo sui cambiamenti climatici e contribuendo allo sviluppo, si possono affrontare i bisogni collettivi di acqua pulita, energia e aria, cibo sicuro e nutriente. Senza entrare nei dettagli è un programma ambizioso e di vasta portata e appare insufficiente la dotazione di 500 milioni di euro assegnato a questo investimento.
LE POLITICHE EUROPEE A FAVORE DELLA CRESCITA
Dalla seconda metà degli anni ’90 in tutti i Paesi industrializzati, soprattutto nel nostro Paese, la produttività del lavoro ha subito un rallentamento. Dopo la Grande crisi finanziaria del 2007-2008 vi è stato un’ulteriore rallentamento in risposta al quale nell’Area dell’euro sono state attuate alcune politiche di stimolo agli investimenti pubblici in infrastrutture (sebbene non sia stato analizzato il programma NGEU) e a quelli privati in R&S, nonché è continuata l’azione volta a promuovere la concorrenza. In particolare, in Europa, la spesa privata in R&S è sempre stata inferiore a quella di Stati Uniti e Giappone.
La produttività del lavoro influenza la crescita di lungo periodo, un aspetto rilevante ai fini di politica monetaria perché influenza il tasso naturale di interesse, un tasso reale coerente con il tasso di crescita economica potenziale con il tasso di interesse è al livello degli obiettivi della banca centrale. Un tasso di crescita di lungo periodo più elevato, contribuisce ad innalzare il tasso naturale di interesse. Questo consente alle banche centrali un maggior margine di manovra per stabilizzare le condizioni macroeconomiche di breve periodo.
Secondo le simulazioni effettuate dagli autori, maggiori investimenti pubblici, politiche a favore della concorrenza nel mercato dei prodotti e sussidi alla spesa in R&S, hanno effetti positivi sulla crescita di lungo periodo e incrementano il tasso naturale d’inflazione. La presenza di effetti di spillover da R&S implica una relazione endogena tra crescita della produttività e stato dell’economia. Influenzando l’offerta aggregata, nel breve periodo è possibile anche avere effetti di moderazione sul livello d’inflazione.
Banca d’Italia – Gli effetti macroeconomici di misure a sostegno della crescita nell’area dell’euro
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2022/2022-1384/index.html