La rassegna della settimana#1 MEF: NADEF 2022 approvata esclusivamente con le previsioni tendenziali a legislazione vigente. Il 2022 sarà ancora un anno di crescita e di miglioramento dei saldi di finanza pubblica. #2 ISTAT: pubblicato l’aggiornamento degli indicatori di Benessere equo e solidale (BES). Sotto la lente le differenze territoriali su emigrazione ospedaliera in altra Regione e speranza di vita. #3 IMF: un analisi del Fondo sul rischio di spirale prezzi-salari e sul difficile percorso di decarbonizzazione. #4 ERSB: alla fine di settembre è stato emesso un Warning sulla stabilità finanziaria nell’Unione europea. Vi sono rischi multipli che se si avverassero in simultanea, potrebbero interagire tra di loro amplificando l’impatto. #5 PIIE: politiche commerciali europee CBAM per risolvere il free riding nella lotta al cambiamento climatico.


L’approvazione della Nota di Aggiornamento al DEF 2022 dello scorso 30 settembre è passata in sordina in quanto sono riportate solo le previsioni dell’economia italiana a legislazione vigente. Per il 2022, il PIL in volume è previsto in crescita del 3,3%, 0,3 p.p. in più rispetto allo scenario programmatico dello scorso aprile. Grazie all’incremento delle entrate e all’andamento contenuto della spesa primaria, il deficit sul PIL tendenziale è previsto in diminuzione al 5,1% dal 7,6% del 2021. Anche il debito pubblico sul PIL è previsto in calo al 145,4% rispetto al 150,3% dell’anno precedente. (Leggi)

Nonostante il sensibile calo dell’attività ospedaliera, nel 2020 il 7,3% dei ricoveri sul totale è stato erogato fuori regione con marcate differenze territoriali. Differenze territoriali anche nella speranza di vita alla nascita di 82,4 anni con un differenziale tra Nord e Mezzogiorno di 1,7 anni. Questi fenomeni sono rilevati dagli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES), di cui l’ISTAT ha pubblicato l’aggiornamento annuale. Il BES è composto da 70 indicatori suddivisi in 11 domini riferiti alla Provincie e alle Città metropolitane coerenti con la cornice BES elaborata a livello nazionale. (Leggi)

Dinamica dei prezzi a rischio spirale con i salari e il difficile processo di decarbonizzazione sono, al momento, i due temi trattati dal World Economic Outlook di ottobre del Fondo Monetario Internazionale (FMI). In alcuni Paesi l’inflazione ha raggiunto gli stessi livelli di 40 anni fa. La principale preoccupazione del Fondo deriva dall’opinione di alcuni osservatori secondo i quali sarebbe molto probabile l’innesco di una spirale prezzi salari. Il secondo tema riguarda il tempo perduto sul fronte della riduzione delle fonti fossili nella produzione di energia: il poco tempo per intervenire rende la sfida ancora più difficile. (Leggi)

Nonostante il sistema finanziario della UE si sia dimostrato resiliente, nel corso degli ultimi anni, l’European Systemic Risk Board (ESRB) ha individuato diversi rischi severi alla stabilità finanziaria ed ha emesso un Warning in quanto si potrebbero verificare contemporaneamente con effetti amplificativi. La probabilità che si concretizzino gli scenari di rischio delle code era aumentata già dagli inizi del 2022 ed è stata aggravata dalla guerra in Ucraina. L’ESRB è responsabile della supervisione macroprudenziale del sistema finanziario dell’UE e contribuisce a prevenire e attenuare il rischio sistemico. (Leggi)

Ridurre le emissioni di anidride carbonica per contrastare il riscaldamento globale richiede il raggiungimento di obiettivi collettivi quali l’accordo di Parigi o il COP26, ma ciascun Paese ha incentivi a non partecipare e a beneficiare dei risultati raggiunti da altri Paesi. Una pubblicazione del PIIE “How carbon tariffs and climate clubs can slow global warming” di S. Devarajan e altri affronta la questione del free riding (fruire di un bene collettivo senza aver sostenuto i costi di partecipazione alla sua produzione) associato alle politiche di mitigazione del clima, dimostrando l’efficacia delle tariffe commerciali europee CBAM. (Leggi)

LA NADEF IN SORDINA

A causa dell’incertezza legata ai prezzi dell’energia e all’inflazione, il sistema economico italiano sconterà un indebolimento congiunturale a partire dal secondo semestre dell’anno in corso e la crescita nel 2022 si fermerà al 3,3%. Il valore non si discosta, anzi è leggermente inferiore, sia alle previsioni OCSE nell’Economic Outlook (EO) di settembre sia alla variazione acquisita ISTAT nel II trimestre 2022, entrambe al 3,4%. La crescita subirà una frenata significativa nel 2023, anno in cui è stato prevista una crescita del 0,6%, un valore leggermente superiore rispetto all’EO di settembre. Le grandezze di finanzia pubblica continueranno a migliorare: l’indebitamento netto scenderà al 3,4% e il rapporto debito PIL migliorerà di 2,2 p.p. attestandosi al 143,4%.

Nel biennio 2024-2025 il saldo primario tornerà positivo e proseguirà il sentiero di riduzione del peso del debito pubblico sul PIL. Il Quadro macroeconomico tendenziale (QMT) della NADEF è stato validato, come previsto dalla legge, dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB). La valutazione ha avuto un esito positivo in quanto le previsioni del QMT per il biennio 2022-2023 si discostano in misura accettabile della mediana delle previsioni del panel indipendente dell’UPB (CER, Oxford Economics, Prometeia, REF.ricerche) e si dimostrano coerenti anche rispetto alle variabili esogene internazionali. In particolare le previsioni al rialzo della crescita del PIL nel 2022 coincidono con la media del panel e con le previsioni UPB mentre il peggioramento del QMT nel secondo semestre 2022 è più contenuto.

La previsione per il 2023 si discosta verso l’alto in modo significativo dalla mediana del panel sebbene non superi mai l’estremo superiore. L’UPB sottolinea come la NADEF 2022 non consideri i rischi legati a uno scenario di razionamento del gas. Nel 2022 la crescita sarà trainata dalla domanda interna, il saldo con l’estero sarà negativo e si assisterà a una frenata dei consumi delle famiglie e degli investimenti fissi lordi, sulla base di ipotesi sostanzialmente condivise dall’UPB. Nel 2023, la crescita sarà trainata sempre dai consumi interni, con un contributo lievemente negativo dal lato delle esportazioni, sebbene le ipotesi si collochino sull’estremo superiore delle previsioni del panel.

MEF – Approvata la NADEF 2022

https://www.mef.gov.it/inevidenza/Approvata-la-NADEF-2022-lo-scenario-tendenziale-delleconomia-italiana/

I DIVARI TERRITORIALI NEGLI INDICATORI BES

L’aggiornamento al 2020 e al 2021 degli indicatori BES su base provinciale e di città metropolitane premette di misurare in modo più accurato l’impatto della pandemia sui territori e, allo stesso tempo, conferma l’ampliamento dei divari tra Nord e Mezzogiorno del Paese. Tra i 70 indicatori, suddivisi in 11 domini, meritano un’attenzione particolare l’emigrazione ospedaliera (il cd indice di fuga) – nel domino Qualità dei servizi – e la speranza di vita alla nascita nel dominio Sanità. Nel 2020, a causa della pandemia, si è osservata una contrazione dei ricoveri per acuti rispetto al 2019: -17% in Italia e -21% nel Mezzogiorno.

Il 7,3% dei ricoveri per acuti sul totale è avvenuto fuori Regione: il fenomeno sebbene in diminuzione del 12% rispetto al 2019, ha interessato tutte le Regioni italiane, in misura maggiore le regioni meridionali. Al Nord hanno fatto ricorso alla mobilità sanitaria il 5,6% dei pazienti mentre nel Mezzogiorno, una cifra più che doppia, l’11,4%. Una parte dell’emigrazione ospedaliera può dipendere dalla mobilità di confine ma il fenomeno è storicamente legato alla carenza di strutture sanitarie o alla mancanza di personale medico e specialistico adeguato. Notoriamente il fenomeno interessa in misura maggiore le Regioni più piccole (sebbene sia elevata anche la mobilità attiva), dove la l’emigrazione riguarda, in alcuni casi, quasi un terzo dei ricoveri e i territori rurali dove il fenomeno è il doppio rispetto a quello urbano, 12,% rispetto al 6,3%.

La mobilità passiva di Molise e Basilicata riguarda rispettivamente il 28,2 dei ricoveri in provincia di Isernia e il 28,9% dei ricoveri in provincia di Matera. La speranza di vita alla nascita in Italia nel 2021 è stata di 82,7 anni, in ripresa rispetto agli 82,1 anni del 2020 ma ancora inferiore agli 83,1 anni del 2019. Tra il Nord e il Mezzogiorno del Paese nel 2021 sono 1,7 anni di differenza, un divario maggiore rispetto agli 1,1 anni del 2019, acuito dall’andamento del 2021 in cui il Nord ha registrato un recupero di quasi un anno mentre il Mezzogiorno ha perso sei mesi che si sono aggiunti ai sette mesi persi del 2020. Questa dinamica è dovuta alla asicnona diffusione della pandemia che ha colpito il Mezzogiorno alla fine del 2020 con effetti sulla mortalità nel primo trimestre del 2021, in ritardo rispetto al Nord, dove la mortalità più alta è stata registrata ad aprile del 2020.

ISTAT – Nota sulle misure del benessere equo e sostenibile dei territori

https://www.istat.it/it/archivio/275368

UNO SGUARDO VIGILE SULLE SFIDE GLOBALI

L’inflazione inizia a destare preoccupazione per la possibilità di una spirale prezzi salari: a partire dai primi mesi del 2021, nelle economie avanzate, i salari nominali erano tornati al livello precedente la pandemia ma i salari reali per effetto dell’incremento dei prezzi hanno seguito un trend discendente; questo non è avvenuto nei Pesi emergenti e in via di sviluppo, dove i salari sono rimasti in gran parte a livelli inferiori quelli precedenti alla pandemia. Durante i primi mesi del 2022, nei Paesi in cui si hanno i dati, il trend ha continuato con lo stesso andamento. Una recente pubblicazione della Bank or International Settlements (BIS), avverte su alcuni episodi avvenuti in passato quando in seguito alla crisi petrolifera i paesi avanzati hanno vissuto un periodo inflattivo prolungato con una conseguente incremento dei salari reali che ha portato fuori controllo l’inflazione.

Il BIS e il Fondo si chiedono se siamo alla vigilia di un periodo analogo in cui le banche centrali dovranno attuare misure ancor più restrittive: la risposta non è univoca, se negli USA la rincorsa dei salari ai prezzi è già partita, in Europa i salari stanno reagendo ai prezzi molto lentamente. Una seconda questione riguarda la lentezza con cui è avanzato il processo di decarbonaizzazione: per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi 2015 – riscaldamento globale inferiore a 2° rispetto al periodo pre rivoluzione industriale e la Carbon neutrality nel 2050, dovranno essere prese delle misure drastiche, mentre si sarebbe potuto agire più gradualmente.

La preoccupazione dei costi elevati della decabonizzazione è stato il motivo principale che ha favorito il procrastinare dei cambiamenti. Come aggravante, i costi sono visti come certi ed immediati mentre i benefici si concretizzeranno nel futuro e con un grado elevato di incertezza. L’impatto dell’adozione di tecnologie di generazione elettrica a bassa emissione può costare tra 0,15 e 0,25 p.p. di crescita del PIL e un ulteriore 0,1/0,4 p.p. di inflazione aggiuntiva annua. Inoltre è abbastanza diffusa l’opinione tra gli addetti ai lavori di un impatto significativo di questi costi sulla stabilità dei prezzi nel medio termine.

IMF – World Economic Outlook October 2022

https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2022/10/11/world-economic-outlook-october-2022

QUALI RISCHI PER LA STABILITÀ FINANZIARIA IN EU

Numerosi segnali indicano che nel secondo semestre 2022 il sistema economico subirà un rallentamento, a conferma di quanto previsto da qualche mese, ma non è ancora chiaro di quale entità. L’ERSB in un recente Warning ha individuato alcuni rischi severi per l’UE aggravati da possibili interazioni degli uni con gli altri. Nel caso di un marcato peggioramento dell’attività economica il sistema creditizio potrebbe trovarsi in difficoltà in quanto il livello dei crediti deteriorati accumulatosi durante la pandemia è ancora elevato e la qualità degli attivi è stata preservata solo grazie all’intervento pubblico. Viene segnalato anche un rischio severo alla stabilità finanziaria dovuto ad un’eventuale perdita di valore di grande entità degli asset azionari.

L’incremento dei tassi di interesse e l’inflazione possono ridurre la capacità di rimborso delle famiglie del servizio del debito per la contrazione del reddito disponibile ed esercitare una pressione al ribasso sui prezzi delle abitazioni. Di conseguenza questo potrebbe materializzare i rischi che si accumulano ciclicamente nel mercato immobiliare. Infine vi è la possibilità di attacchi informatici su larga scala. Secondo l’ERSB, il sistema finanziario, il settore privato e le autorità rilevanti devono continuare la preparazione per fronteggirare questi eventi avversi. Va preservata e migliorata la resilienza del sistema finanziario europeo in modo modo che, nel caso i rischi si concretizzino, il sistema finanziario posa continuare a sostenere l’economia reale.

Il settore creditizio è considerato un attore di prima linea nel supportare la resilienza del sistema: un’adeguata politica di accantonamento del capitale, è idonea a fronteggiare le perdite attese e inattese. Per garantire la resilienza del sistema bancario, è necessario l’accantonamento di riserve micro e macro prudenziali commisurate al livello di rischio prevalente. Nel caso del verificarsi di eventi sfavorevoli le riserve accumulate potrebbero essere rilasciate per limitare gli effetti negativi sui bilanci delle istituzioni creditizie. Le misure prudenziali vanno prese anche oltre il settore bancario e questo significa incrementare la resilienza anche delle istituzioni finanziarie non bancarie e della finanza di mercato.

ESRB – Warning about risks to EU financial stability

https://www.esrb.europa.eu/home/html/index.en.html

IL FREE RIDING NELLA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

In attuazione degli accordi di mitigazione del cambiamento climatico, numerosi Paesi, inclusi quelli dell’Unione Europea, hanno introdotto una carbon tax e altre misure al fine di limitare le emissioni di gas serra. Queste misure, tuttavia, danno iniquo un vantaggio competitivo a quei Paesi che non si uniformano, i quali sostengono prezzi di produzione inferiore e possono esportare a prezzi più competitivi. Nel marzo 2022 l’Unione europea ha iniziato a imporre nuove tariffe sulle importazioni di quei Paesi che non partecipano agli accordi internazionali delle emissioni, calcolate sul contenuto di anidride carbonica, il carbon border adjustment mechanism (CBAM).

Le tariffe saranno specifiche per Paesi e settori, al momento cemento, acciaio, alluminio, fertilizzanti ed elettricità, i cui processi produttivi sono caratterizzati da un’elevata emissione di gas serra. Analogamente alla UE altri Paesi a livello globale possono adottare tariffazioni analoghe anche se non basate direttamente sulle emissioni per punire i Paesi free rider che non partecipano al processo di decarbonizzazione. L’obiettivo è quello di indurre i paesi non compliant ad adottare misure di contrasto al riscaldamento globale.

I Paesi che adottano queste strategie si avvicinano al concetto di climate clubs. CBAM e climate club agiscono su due piani diversi: CBAM proteggono il mercato interno dalla concorrenza sleale, il climate clubs con le sanzioni spinge i Paesi ad “aderire” a questo club. Lo studio PIIE ha analizzato 19 economie e 22 settori. Una importante evidenza è che se tutti i Paesi adottassero una carbon tax di 75$ le emissioni si ridurrebbero del 2%, se invece fosse adottata solo dai Paesi avanzati, la riduzione sarebbe solo del 7% perché la Cina non paga la carbon tax.

PIIE – How carbon tariffs and climate clubs can slow global warming

https://www.piie.com/publications/working-papers/how-carbon-tariffs-and-climate-clubs-can-slow-global-warming