La rassegna della settimana: #1 OECD: un interim report dedicato ai costi pagati dalle economie del G20 in termini di crescita e inflazione a causa dell’invasione dell’Ucraina. #2 ISTAT: la crisi demografica dell’Italia è confermata dalle nuove previsioni ISTAT della popolazione 2021-2070 che vedono un calo significativo in questo arco temporale. #3 ISTAT: la revisione dei Conti nazionali nel triennio 2019-2021, alla luce dei dati definitivi di imprese e occupazione, vede al rialzo la stima della crescita del PIL reale nel 2021: +6,7%. #4 Banca d’Italia: dopo il cambiamento nell’orientamento della BCE, le aspettative di inflazione dell’Area euro si sono ancorate agli obiettivi dell’istituto sebbene il disancoraggio sia sempre “in agguato”. #5 ECFIN: le distorsioni nella formazione delle aspettative di inflazione possono indebolire l’efficacia della politica monetaria. Un analisi per l’Area dell’euro.


L’invasione russa dell’Ucraina sta influenzando negativamente l’andamento dell’economia globale. In un contesto dove le conseguenze della pandemia non si sono ancora esaurite, i prezzi delle materie prime e degli alimentari sono cresciuti a tassi vicini a quelli degli anni ’80. L’OECD interim report di settembre dedica un approfondimento speciale al prezzo pagato dal sistema economico a causa della guerra. Nel secondo trimestre la crescita del PIL dei Paesi G20 è rallentata, l’inflazione elevata è più persistente di quanto atteso e l’outlook è in peggioramento. (Leggi)

Il nostro Paese sta attraversando una persistente crisi demografica. Secondo le più recenti “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie” dell’Istat, con base 01/01/2021, tra il 2021 e il 2070 la popolazione italiana diminuirà di 10,7 milioni di individui, passando da 57,9 milioni a 47,7 milioni. Cambia anche la struttura della popolazione: a fronte di un minor numero di nascite e del progressivo invecchiamento della popolazione, il rapporto tra popolazione in età lavorativa (15-64) e non (0-14 e 65+ anni) diminuirà da 3 a 2 individui. (Leggi)

Nell’ultima revisione dell’ISTAT per il triennio 2019-2021, nel 2021 il PIL in volume è cresciuto del 6,7%, 0,1 p.p. in più rispetto alle stime del mese di aprile. Nel comunicato sui Conti economici nazionali sono riportate le nuove stime basate sui dati definitivi dei risultati delle imprese e dell’occupazione, mentre è stata confermata, rispetto ad aprile, la contrazione del PIL 2020 di-9,0%. Nel 2021 gli investimenti fissi lordi, in termini reali, sono aumentati del 16,5% e i consumi finali del 4,2%. In aumento del 3,7%, nel 2021, il potere di acquisto delle famiglie. (Leggi)

La riunione del Comitato della BCE del 22 luglio 2021, con la revisione degli obiettivi di inflazione, ha costituito uno spartiacque nella politica monetaria dell’istituto. Un paper della collana Questioni di economia e finanza della Banca d’Italia di S. Neri ed al. intitolato “L’ancoraggio delle aspettative di inflazione nell’area dell’euro” analizza il grado di ancoraggio delle aspettative di inflazione a lungo termine nell’Area dell’euro. A partire dal luglio 2021 le aspettative a lungo termine si sono avvicinate agli obiettivi della BCE. (Leggi)

In un contesto di inflazione crescente e di politiche monetarie restrittive, il ruolo delle aspettative è fondamentale per garantire l’efficacia degli interventi delle banche centrali. Un paper ECFIN intitolato “Bias in Survey Inflation Expectations: Evidence from the Euro Area” di J. Chen et al. analizza la formazione delle aspettative di inflazione di breve periodo e della disoccupazione da parte dei consumatori e degli operatori professionisti nell’Area dell’euro allo scopo di distinguere tra le diverse teorie di formazione delle aspettative, quella più consona. (Leggi)

ECONOMIA GLOBALE IN FRENATA PRIMA DEL PREVISTO

Nell’ultimo trimestre del 2022 l’economia globale è arrivata prima del previsto al “redde rationem” dovuto alle tensioni che si sono create nella seconda metà del 2021 per l’interruzione delle catene globali di approvvigionamento e poi esplose, nel primo trimestre 2022, per l’aggressione ingiustificata dell’Ucraina da parte della Russia. La guerra ha spinto in alto i prezzi degli alimentari e delle materie prime provocando, soprattutto in Europa, una grave crisi energetica. Dalle ultime previsioni dell’OCSE, il PIL globale è in frenata prima di quanto previsto: nel 2022 la crescita reale sarà del 3% e nel 2023 del 2,2%, 0,6 p.p. in meno rispetto alle previsioni dell’Economic Outlook dello scorso giugno (EO).

Nell’Area dell’euro il PIL reale crescerà del 3,5% nel 2022 – in rialzo di 0,5 p.p. rispetto a giugno – e dello 0,3% nel 2023, -1,3 p.p. ben al di sotto di quanto riportato dal precedente EO. Gli USA subiranno un rallentamento più sostenuto già da quest’anno: la crescita sarà dell’1,5%, inferiore di 1,0 p.p. Anche la Cina subirà una frenata nel 2022 a causa dei lockdown dovuto alla Covid-19 e a debolezze del mercato interno: +3,2% contro un previsto +4,4%. In Italia, infine, la crescita reale di +3.4% nel 2022 sarà superiore a quanto previsto a giugno di 0.9 p.p. mentre nel 2022 si tornerà a tassi di crescita pre Covid pari a +0,4%.

In diversi Paesi l’inflazione è diventata persistente e si è allargata a molti settori e, nonostante gli interventi restrittivi delle banche centrali per raffreddare l’inflazione, l’aumento dei prezzi dell’energia e il costo del lavoro potranno rallentare il raggiungimento degli obiettivi di politica monetaria, richiedendo in futuro un ulteriore restringimento. L’inflazione è prevista in calo nel 2023 e globalmente passerà dall’8,2% al 6,6% anche se vi sono incertezze sulla sua evoluzione. Per alleviare i costi dell’energia di imprese e famiglie è necessario un supporto fiscale di breve durata, da ritirare una volta terminate le pressioni sui prezzi e concentrato sopratutto sui soggetti più vulnerabili, in quanto un supporto troppo prolungato vanificherebbe gli incentivi alla riduzione del consumo di energia.

OECD – Economic Outlook special edition

https://www.oecd.org/economic-outlook/september-2022/

UNA PROFONDA CRISI DEMOGRAFICA

Dalle ultime proiezioni della popolazione pubblicate dall’ISTAT riguardanti l’arco temporale 2021-2070 emerge un quadro in cui la popolazione italiana è in progressivo calo. Nello scenario mediano – mediano dal lato degli input fondamentali – nel 2030 la popolazione italiana sarà composta da 57,9 milioni di individui ossia 1,3 milioni di individui in meno rispetto al 2021 (nuovo anno base delle proiezioni) con un tasso di variazione media annua del 2,5‰. Tra il 2030 e il 2050, considerato medio periodo, la contrazione della popolazione sarà più accentuata con un calo di 4,7 milioni di individui ad un tasso medio annuo del 3,3‰. Nel lungo periodo, tra il 2050 e il 2070 vi sarà un’ulteriore calo di 6,4 milioni di individui ad un tasso medio annuo del 6,3‰.

Nel complesso tra il 2021 e il 2070 la popolazione italiana diminuirà dei 11,4 milioni con un tasso medio annuo del 4,0‰. Quanto più ci si allontana dall’anno base, tanto più aumenta l’incertezza delle previsioni: nello scenario favorevole la diminuzione della popolazione sarà di 4,2 milioni mentre nello scenario peggiore, potrà raggiungere i 18 milioni. Le previsioni ISTAT vedono per l’Italia una diminuzione della popolazione molto più marcata rispetto alle proiezioni Eurostat EUROPOPP2019 – impiegate nelle proiezioni AWG di spesa pensionistica e sanitaria – che già preannunciavano un calo demografico allarmante: 6,3 milioni di individui con un tasso medio annuo del 2,1‰.

Qualunque sia lo scenario prevalente, per la popolazione una contrazione sarà molto probabile mentre un aumento è stato previsto solo dall’1% delle simulazioni. Lo scenario riguarda tutto il territorio italiano sebbene vi siano differenze tra le ripartizioni: nello scenario mediano fino al 2030 la popolazione del Nord diminuirà ad un tasso medio annuo dello 0,9‰, quella del Centro -1,6‰ e nel Mezzogiorno è stimata una riduzione molto marcata del -5,3‰. Gli squilibri strutturali si accentuano: nel 2022 la percentuale della popolazione di 65+ è il 23,5%, la popolazione di età fino ai 14 anni è il 12,9% e la classe 15-64 è il 63,6%. Nello scenario mediano nel 2050 la popolazione 65+ raggiungerà il 39,7% e la classe fino a 14 anni scenderà all’11,7%, e si verrà a creare un rapporto squilibrato tra anziani e giovani di 3 a 1.

ISTAT – Previsioni della popolazione residente e delle famiglie

https://www.istat.it/it/archivio/274898

REVISIONI DEL PIL E DELL’INDEBITAMENTO NETTO DELLE AP

Secondo l’ultima revisione dell’ISTAT, in cui sono stati incorporati i dati definitivi della produzione delle imprese e dell’occupazione, nel 2021 il PIL reale è cresciuto del 6,7%, 0,1 p.p. in più rispetto a quanto comunicato in precedenza. Le importazioni sono cresciute del 14,7%, le esportazioni del 13,4% e gli investimenti fissi lordi del 16,5%. La spesa in consumi finali delle famiglie è cresciuta del 5,2%: nei consumi interni sono aumentati quelli per i beni del 4,4% e quelli dei servizi del 6,3%. Andando a scomporre la crescita del PIL la domanda nazionale ha contribuito per 6,3 p.p., la variazione delle scorte +0,3 p.p e la domanda estera +0,1 p.p.

Alla domanda nazionale hanno contribuito i consumi finali nazionali per 3,3 p.p. e gli investimenti fissi lordi per 2,9.p. Ai consumi finali ha contribuito la spesa dei residenti e delle ISP per 3,0 p.p e la spesa delle Amministrazioni pubbliche (AP) per 0,3 p.p. Il valore aggiunto (VA) dell’intera economia in termini reali è aumentato del 6,7%: i settori che sono cresciuti maggiormente sono l’industria + 11,5% (manifatturiero +12,8%) e le costruzioni +21,6% mentre i servizi sono cresciuti in misura minore +4,7%. Le unità di lavoro sono aumentate del 7,6%, i redditi da lavoro dipendente del 7,9% e le retribuzioni lorde dell’8%. Tra i settori istituzionali, riguardo l’indebitamento netto e il saldo primario delle AP, nel 2021 il primo è stato pari a -7,2% sul PIL, in miglioramento di 2,3 p.p. rispetto al 2020; il secondo è stato di -65.149 milioni di euro pari a -3,7% sul PIL contro il 6,0% del 2020.

La pressione fiscale, rivista al ribasso di 0,1 p.p, rispetto agli ultimi comunicati, è aumentata di 0,7 p.p. passando da 42,7% sul PIL del 2020 a 43,4% del 2021. Il debito pubblico, pari a 2.678 miliardi di euro, ha un’incidenza sul PIL del 150,3%, in miglioramento rispetto al 154,9% del 2020. Riguardo, infine, le entrate e le uscite, le prime sono aumentate del 9,1% con un incidenza sul PIL del 48,1%., le seconde sono cresciute dell’8,8% con un incidenza sul PIL pari al 47,7% sul PIL. Le imposte dirette sono aumentate del 6,7% mentre le imposte indirette hanno avuto un incremento più marcato del 13,9%, dovuto all’incremento del gettito IVA.

ISTAT – Conti economici nazionali – anno 2021

https://www.istat.it/it/archivio/274957

INFLAZIONE E ANCORAGGIO DELLE ASPETTATIVE

L’ancoraggio delle aspettative di inflazione ricopre un ruolo chiave nell’assicurare efficacia alla politica monetaria. Se gli obiettivi di politica monetaria della banca centrale sono credibili, le aspettative di inflazione di lungo periodo saranno vicine al target e non dipenderanno dalla diffusione di dati. La questione si pone dopo un periodo dal 2013 al 2020 in cui il tasso di inflazione, ad un livello sempre basso, ha influenzato le aspettative di lungo periodo disancorandole di fatto verso il basso. Il rapido incremento dell’inflazione iniziato nell’autunno del 2021 ha colto ripetutamente di sorpresa al rialzo gli operatori e vi è stato il rischio di un disancoraggio delle aspettative dall’obiettivo de 2% della BCE.

Le dinamiche di inflazione possono propagarsi nelle aspettative di lungo periodo con il rischio di generare pressioni inflative di durata più lunga. Pertanto va valutato il rischio di disancoraggio insieme all’effetto di second’ordine dovuto all’incremento dei prezzi dell’energia. Il paper ha l’obiettivo di analizzare le aspettative di lungo periodo dei previsori professionisti e quelle implicite negli strumenti finanziari delle famiglie e delle imprese dell’Area dell’euro. Sono state considerate sia l’ancoraggio all’obiettivo di lungo periodo della Banca centrale sia quello allo shock, ossia quando non vi è risposta dopo uno shock. Dall’analisi delle indagini tra i professionisti e gli operatori finanziari non emerge un disancoraggio verso l’alto delle aspettative di lungo periodo.

In mancanza di ulteriori movimenti verso l’alto possono essere ancora compatibili con l’obiettivo della BCE. Questa tipologia di previsori è molto utile perché formano le loro aspettative incorporando il passo di normalizzazione della politica monetaria della BCE. Dall’analisi delle famiglie e imprese italiane emerge una distorsione al rialzo, sebbene incorporino l’incremento temporaneo dell’attuale inflazione, in quanto le aspettative a breve termine sono sempre maggiori di quelle a lungo termine. L’improvviso passaggio da un tasso di inflazione basso a uno alto, ha influenzato le aspettative di tutti gli agenti. Anche se c’è incertezza, tipica di una fase in cui l’inflazione aumenta improvvisamente, le aspettative in aumento sono compatibili con gli obiettivi della BCE, in particolare anche perché le imprese e le famiglie considerano transitoria l’inflazione e ritengono che tornerà a livelli vicini all’obiettivo.

Banca d’Italia – L’ancoraggio delle aspettative di inflazione nell’area dell’euro

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0712/index.html

IL PROCESSO DI FORMAZIONE NELL’AREA EURO

Il ritorno dell’inflazione ha riportato in auge il dibattito sulla formazione delle aspettative in politica monetaria. Sebbene le aspettative di inflazione siano attualmente al centro delle discussioni politiche a causa dei livelli di inflazione storicamente elevati, i responsabili politici hanno espresso preoccupazione per il fatto che rimangano molte domande aperte su come si formano le aspettative, a cosa rispondono e a quali aspettative prestare attenzione. L’ipotesi di aspettative razionali con informazioni complete è alla base dell’equilibro economico generale e presuppone decisioni individuali basate sulla piena comprensione del processo di generazione di dati ma anche sula conoscenza di tutte le più importanti informazioni presenti e passate.

Il quesito su quanto queste assunzioni possano essere realistiche è stato affrontato in diversi articoli mentre il paper in questione cerca di portare nuove prove sulla formazione delle aspettative di inflazione a breve termine dei professionisti e dei consumatori in modo da aiutare ad orientarsi tra le diverse teorie alternative di formazione delle aspettative. Le novità rispetto alla maggior parte della letteratura, in cui sono riportati dati USA, è l’utilizzo di evidenze di Paesi dell’Area dell’euro, inoltre viene analizzata la formazione delle aspettative dopo la Grande Crisi Finanziaria ma prima dell’avvento della pandemia, infine si dimostra che il disaccordo tra gli agenti sull’inflazione futura è legata al livello corrente di inflazione modo non lineare, i quali agenti hanno un limite inferiore alle aspettative di inflazione pari a 0.

Il vantaggio di disporre dati a livello di Area dell’euro contribuisce a mettere alla prova in un unione monetaria le aspettative che in passato si erano formate in un set di paesi sovrani. I principali risultati possono essere sintetizzati in quattro fatti stilizzati: a) Le aspettative individuali di inflazione nell’area dell’euro reagiscono in modo esagerato alle notizie sull’inflazione; b) in media le aspettative di inflazione individuali inizialmente non reagiscono alle notizie, ma reagisce in modo sproporzionato a medio termine; c) il disaccordo sull’inflazione futura risponde alle notizie in modo diverso a seconda che l’inflazione attuale sia bassa o alta e d) la dinamica delle aspettative è cambiata notevolmente dopo la Grande Crisi Finanziaria, ma solo nell’area dell’euro.

ECFIN – Bias in Survey Inflation Expectations: Evidence from the Euro Area

https://economy-finance.ec.europa.eu/publications/bias-survey-inflation-expectations-evidence-euro-area_en