La rassegna della settimana: #1 Banca d’Italia: crescita più sostenuta nel secondo trimestre di quest’anno per l’Italia, nonostante l’inflazione e la congiuntura internazionale poco favorevole. #2 AIFA: secondo i dati a consuntivo del monitoraggio della spesa farmaceutica per l’anno 2021, la convenzionata è al di sotto del tetto programmato mentre quella per acquisti diretti ha sforato il tetto di 2 miliardi. #3 KPMG: la mobilità passiva della Regione Sicilia nel 2021 ha un valore di 237,4 milioni di euro ed è diminuita di 50 milioni di euro rispetto al 2019. #4 BCE: il punto di vista della Banca centrale europea sull’impatto macroeconomico, fiscale e finanziario dell’invecchiamento della popolazione. #5 Commissione europea: secondo le previsioni provvisorie d’estate, la crescita subirà un raffreddamento soprattuto nel 2023, mentre la discesa dell’inflazione procederà più lentamente di quanto preventivato.
Nonostante il quadro congiunturale in peggioramento dall’inizio dell’anno, il PIL italiano nel secondo trimestre dell’anno ha segnato un’accelerazione rispetto al trimestre precedente. Il Bollettino economico n. 3 della Banca d’Italia ha aggiornato le stime per l’economia italiana sulla base delle informazioni più recenti. Il PIL nello scenario di base potrebbe crescere del 3,2% nel 2022 mentre nello scenario avverso, ossia nel caso estremo in cui le forniture del gas dalla Russia subiscano un arresto, il PIL crescerebbe meno dell’1% e si potrebbe contrarre del 2% nel 2023. Continua la corsa dei prezzi: nel 2022 l’inflazione media sarà +7,8% (1,6 p.p. in più di quanto previsto in precedenza). (Leggi)
La spesa farmaceutica convenzionata, ossia la spesa lorda al netto degli sconti, della compartecipazione totale e dei payback dell’1,83%, nel 2021 si è attestata a 7,9 miliardi di euro pari al 6,54% del FSN, rispettando il limite del 7%. L’AIFA ha pubblicato il rapporto consuntivo del Monitoraggio mensile della spesa farmaceutica per il 2021. Se la Convenzionata, in diminuzione in valore assoluto di 36 milioni di euro rispetto al 2020, è sotto il tetto di spesa programmato, la spesa per gli acquisti diretti, senza gas medicinali, ha registrato un incremento di 562 milioni rispetto al 2020 arrivando a 11,3 miliardi con un’incidenza del 9,36% sul FSN e superando di 1,71 p.p. il tetto programmato. (Leggi)
La mobilità passiva interregionale (residenti in Regione che usufruiscono dei servizi altri SSR) della Regione Sicilia ha un valore di 237,4 milioni di euro pari al 2,5% del FSR, in diminuzione rispetto ai 293,8 milioni del 2019. È quanto riportato dall’Analisi della Mobilità Passiva della Regione Sicilia curato da KPMG. Il fenomeno è sottoposto al costante monitoraggio delle Regioni in quanto drena un’ammontare rilevante di risorse. In Sicilia i ricoveri per acuti e in day hospital in mobilità passiva hanno interessato nel 2021 33.793 residenti per un valore superiore ai 157 milioni di euro pari a una spesa procapite di 32,6 euro. (Leggi)
I profondi cambiamenti demografici dell’Area dell’euro avranno conseguenze negative sul versante macroeconomico, fiscale e finanziario. Un paper occasionale della BCE di K. Bodnár e C. Nerlich (giugno 2022) intitolato The macroeconomic and fiscal impact of population ageing, ha affrontato il tema dalla prospettiva di una banca centrale. La popolazione diminuirà dal 2035 mentre quella in età da lavoro si sta già contraendo. Nei prossimi anni la transizione demografica impatterà sull’Area dell’euro: in particolare l’invecchiamento della popolazione potrà ridurre il prodotto potenziale mentre l’invecchiamento della forza lavoro può deprimere gli investimenti. (Leggi)
Il PIL reale dell’Area dell’euro nel 2020 crescerà del 2,6% nel 2022 e dell’1,4% del 2023. Nelle Previsioni preliminari d’estate della Commissione europea la crescita del PIL reale è stata rivista al ribasso rispetto, soprattuto per il 2023. L’inflazione, nel 2022, aumenterà al 7,6% nell’Area dell’euro per scendere al 4,3% nel 2023. Per l’Italia le previsioni di crescita sono state riviste al rialzo per il 2022 (+2,9% contro 2,4%) e al ribasso di 1 p.p. nel 2023 rispetto all’1,9% formulato in primavera. L’inflazione nel nostro Paese raggiungerà nel 2022 il 7,4% per ridiscendere al 3,4% nel 2023. (Leggi)

LA CRESCITA CHE NON TI ASPETTI
Dall’invasione dell’Ucraina lo scenario macroeconomico globale mostra segnali di perdurante incertezza. L’aumento dei prezzi delle materie prime, dell’energia elettrica e degli alimentari ha permesso in ritorno dell’inflazione a livelli di quasi trent’anni fa. Per arginare il fenomeno, le banche centrali stanno prendendo le contromisure: dopo un lungo periodo di politiche monetarie espansive la FED ha incrementato ripetutamente i tassi di riferimento e ha annunciato la riduzione del proprio bilancio mentre la Banca d’Inghilterra ha già aumentato il tasso di riferimento e sta riducendo il proprio bilancio.
La BCE ha terminato il programma di acquisti nell’ambito dell’APP e ha annunciato che nella prossima riunione aumenterà i tassi di riferimento. Per fronteggiare, tuttavia, il pericolo di frammentazione dei mercati e per limitare il rialzo degli spread di alcuni Paesi, ha deciso di proseguire, in modo flessibile e selettivo, il reinvestimento dei titoli nell’ambito del PEPP. L’inflazione nel mese di giugno è arrivata all’8,6% e la domanda interna è frenata dai rincari, mentre la dinamica salariale, al momento, è contenuta. Fermo retando la situazione in Ucraina, ulteriori rischi per l’economia italiana potrebbero derivare dall’evoluzione negativa della pandemia in quanto è in corso un’ondata non prevista. In questo contesto, secondo le informazioni raccolte dall’Eurosistema, il PIL nel secondo trimestre avrebbe segnato un’accelerazione rispetto al primo trimestre.
Hanno contribuito all’inatteso risultato tutti i settori in particolare quello dei servizi, trasporti e turismo e, grazie agli incentivi, le costruzioni. L’industria manifatturiera sarebbe tornata a crescere nella media, sebbene i dati ad alta frequenza indichino un rallentamento a giugno. Secondo lo scenario di base nel 2022, la crescita in Italia è prevista del 3,2% e nel 2023 dell’1,3%. Nel caso di interruzioni delle forniture di gas naturale da parte della Russia la crescita subirebbe un rallentamento e si attesterebbe al di sotto dell’1% nel 2022 mentre gli effetti si risentirebbero nel 2023 con una contrazione del 2%. L’inflazione è prevista in aumento del 7,6 nel corso dell’anno mentre nel 2023 la discesa è più lenta di quanto previsto in passato: +4,3%.
Banca d’Italia – Bollettino Economico n. 3 – 2022
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2022-3/index.html

I LIMITI DEI TETTI PROGRAMMATI
I dati a consuntivo del monitoraggio Aifa sulla spesa farmaceutica 2021 nelle Regioni confermano la tendenza rilevata dai dati preliminari. Prosegue la contrazione della spesa Convenzionata mentre sembra non avere ostacoli l’incremento della spesa per acquisti diretti. La spesa Convenzionata si è attestata a 7.903,7 milioni di euro pari al 6,54% del FSN, 561,0 milioni al di sotto del tetto programmato di 8.464,7 milioni. La diminuzione costante dipende dal maggiore consumo in regime di assistenza convenzionata regionale dei farmaci equivalenti di classe A-SSN pari, nel 2020, al 36,2% del consumo di farmaci a brevetto scaduto (il 84,8% sul totale) i cui prezzi sono in continua diminuzione e dallo spostamento al canale della distribuzione diretta dei medicinali dal prezzo più elevato.
La spesa per acquisti diretti al netto de gas medicinali, al contrario, è in costante aumento e nel 2021 si è attestata a 11.318,0 milioni di euro pari al 9,36% del FSN, 2.067,3 milioni in più rispetto al tetto programmato di 9.251 milioni. Circa la metà dello sforamento sarà ripianato dalle aziende farmaceutiche tramite il meccanismo del payback e degli sconti mentre l’altra metà sarà ripianato dalle Regioni sulla base del tetto assegnato. Il comportamento delle Regioni è eterogeneo: non hanno rispettato il tetto programmato del 7,0% della spesa Convenzionata Campania, Puglia, Lombardia, Basilicata, Abruzzo, Calabria e Sardegna che hanno registrato uno sforamento complessivo superiore ai 140 milioni di euro.
Hanno rispettato il tetto del 7,65%, della spesa diretta al netto dei gas medicinali solo Lombardia e Val d’Aosta. È in corso presso la XII Commissione (Affari sociali) un’Indagine conoscitiva in materia di «distribuzione diretta» dei farmaci per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche e di «distribuzione per conto» allo scopo di rivedere, sulla base delle evidenze, il meccanismo di questa tipologia di spesa. La spesa diretta si fonda sul Prontuario ospedale territorio, PHT, in cui sono ricompresi i farmaci dispensabili tramite questo canale. Una delle principali criticità risiede nell’ampliamento del PHT, a fini di controllo della spesa, anche a medicinali tipicamente dispensabili dalla territoriale, con inevitabili distorsioni per i sistema e limitazioni per il paziente.
AIFA – Monitoraggio mensile della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale anno 2021
https://www.aifa.gov.it/web/guest/monitoraggio-spesa-farmaceutica

UN FENOMENO DA ARGINARE
In Sicilia nel 2021 hanno fatto ricorso all’assistenza sanitaria fuori Regione (mobilità passiva interregionale) circa 51mila residenti per un valore complessivo di di 237,4 milioni di euro corrispondenti a una spesa procapite di 49,1 euro e al 2,5% del Fondo sanitario regionale. Il monitoraggio di questa tipologia di spesa è fondamentale per analizzare i bisogni di salute non soddisfatti dei residenti al fine di ridurre il ricorso a una pratica che drena risorse al SSR. L’analisi KPMG si è focalizzata sulla mobilità passiva in regime per acuti, in day hospital e lungodegenza per complessivi 33.738 ricoveri pari al 66% della mobilità passiva complessiva. Il valore di questo sottoinsieme è pari a 157,4 milioni di euro, corrispondenti a una spesa procapite di 32,6 euro.
Le provincie in cui si fa più ricorso sono Agrigento (9%) e Trapani (11%), quelle in cui si fa meno ricorso sono Palermo (5%) e Catania (5%). Nel complesso il 7,8% dell’assistenza sanitaria ospedaliera siciliana avviene in mobilità passiva. Rispetto al 2019 – il 2020 è considerato poco significativo – quando la spesa si era attestata a 207,2 milioni di euro e 42,9 euro procapite, si è registrata una diminuzione in valore assoluto pari a 49,7 milioni di euro (-24%). Le destinazioni principali dei pazienti, definiti da KPMG “in fuga”, sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto che da sole coprono oltre il 53% delle prestazioni erogate e quasi il 59% del valore.
Dall’analisi dei primi 20 DRG, in ordine di valore per gli anni 2021 e 2019 corrispondenti al 35% delle prestazioni ospedaliere complessive in mobilità passiva, si nota che le discipline prevalenti sono l’Ortopedia e traumatologia, la Neurochirurgia, l’Oncoematologia e la Cardiochirurgia, la Chirurgia toracica e la Chirurgia generale. Per tutti i DRG considerati, rispetto al 2019 vi è stata una riduzione in valore assoluto ai ricoveri fuori Regione per 17,2 (-24%) milioni di euro pari al 34% della contrazione totale. La disciplina che ha registrato la maggiore diminuzione sia in valore assoluto (-4,4 milioni), sia in valore relativo (-34%) è stata l’Ortopedia, seguono l’Oncoematologia e la Neurochirurgia. Questi ultimi dati testimoniano un minore ricorso dei siciliani ai servizi sanitari fuori Regione non solo per le cure più semplici ma anche quelle ad elevata complessità.
KPMG – Analisi della Mobilità Passiva della Regione Sicilia

INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE, CRESCITA ED AGGREGATI FINANZIARI
La popolazione dell’Area dell’euro sta invecchiando lentamente ma inesorabilmente: secondo le proiezioni dell’Eurostat il tasso di crescita dovrebbe diventare negativo dal 2035 quando in Italia il tasso di crescita della popolazione sarà già negativo da un ventennio perché il processo è iniziato già nel 2015. Le conseguenze fiscali e finanziarie di questo cambiamento saranno rilevanti: l’incremento della speranza di vita alla nascita e il calo delle nascite ridurrà la numerosità della popolazione in età da lavoro. Quando nei prossimi 15 anni andrà in pensione la generazione del boom degli anni ’65-70, si verificherà un’ulteriore riduzione della popolazione in età da lavoro. Il tasso di dipendenza strutturale arriverà al 54% entro il 2070 (in Italia l’indicatore nel 2020 è il 57,5%), seguendo una traiettoria analoga a quella del Giappone, che è in anticipo di 15-20 anni.
Gli effetti nell’Area dell’euro saranno rilevanti: l’invecchiamento della popolazione, avrà effetti negativi sulla crescita del prodotto potenziale. L’invecchiamento della forza lavoro avrebbe effetti deprimenti sugli investimenti, influenzando negativamente la formazione di capitale. Vi è una relazione a forma di gobba tra età e produttività, sebbene questa relazione possa essere mitigata da livelli di istruzione più elevati e dal miglioramento delle condizioni di salute. Le politiche di innovazione possono, inoltre, contribuire a innalzare la produttività in aggregato. L’invecchiamento della popolazione ha influenza negativa sul tasso di interesse naturale: i canali che determinano il calo sono maggiori risparmi precauzionali, incremento del capitale, a causa della riduzione della componente lavoro, minore innovazione e maggiore domanda di beni sicuri e di servizi.
Nonostante vi siano delle forze di controbilanciamento, è prevista la tendenza al ribasso del tasso naturale almeno fino al 2030. Il collegamento tra invecchiamento e inflazione è meno chiaro: se vi sarà una modifica nel paniere dei consumi con pensionamento dei lavoratori del boom delle nascita, non è ancora chiara la direzione. Vi saranno invece pressioni salariali verso l’alto dovute alla minore forza lavoro disponibile. Vi potrebbero essere, infine, ripercussioni sulla redditività delle banche sul valore degli asset e sull’efficacia dei canali di trasmissione della politica monetaria.
BCE – The macroeconomic and fiscal impact of population ageing
https://www.ecb.europa.eu/pub/research/occasional-papers/html/index.en.html
INFLAZIONE LA SPADA DI DAMOCLE DELL’EUROPA
L’invasione russa dell’Ucraina alla fine di febbraio di quest’anno ha esasperato l’inflazione già in aumento a partire dalla seconda metà del 2021. La crisi ha colpito l’Europa sia direttamente, per l’esposizione alle importazioni di materie prime, gas naturale e alimentari non lavorati da Russia e Ucraina, sia indirettamente, per l’incremento del prezzi degli alimentari lavorati e dell’energia. Nonostante i prezzi di alcune materie prime siano in diminuzione rispetto ai picchi raggiunti nelle scorse settimane, l’UE resta vulnerabile per la diffusione dell’inflazione anche in altri settori in quanto l’industria sta trasferendo gli alti costi energetici e degli alimentari sui prezzi di beni e servizi. La prolungata esposizione ai prezzi crescenti sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, sopratutto di quelle meno abbienti.
Le imprese vedono ancora margini di espansione sebbene siano più pessimiste sul futuro. Le famiglie invece hanno un’aspettativa del futuro negativa come durante la pandemia e questo potrà influire negativamente sulla ripresa dei consumi privati. In questo contesto, le previsioni di crescita dell’UE nel 2022 restano ancora positive (+2,7%) mentre il raffreddamento della crescita è procrastinato al 2023 (+1,5%). Di segno più moderato la crescita nell’Area dell’euro: +2,6% nel 2022 e +1,4% nel 2023. Le previsioni di crescita del 2022 risentono della spinta della robusta ripresa del 2021 e dell’andamento del primo trimestre migliore delle aspettative. Nel secondo trimestre l’attività economica dovrebbe indebolirsi mentre nel terzo trimestre dovrebbe un certo esserci un recupero dovuto alla stagione turistica che è ripartita in pieno dopo due anni negativi.
Nel 2023, grazie al mercato del lavoro resiliente la crescita ritroverà lo slancio sebbene le previsioni diano un valore di 1 p.p. inferiore alle precedenti previsioni di primavera. Per l’Italia nel 2022 le previsioni di crescita restano ancora positive, sebbene inferiori a quelle di primavera: +2,9% grazie al settore delle costruzioni e dei servizi che hanno beneficiato dell’allentamento completo delle misure anti-Covid. Nel 2023 si sentiranno gli effetti dell’attuale congiuntura: a causa della perdita di potere di acquisto delle famiglie, del calo di fiducia delle imprese e dei consumatori, dei colli di bottiglia nell’offerta, il PIL reale è previsto a +0,9%.