La rassegna della settimana: #1 BCE: Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di incrementare di 25 punti base i tassi chiave a partire dalla riunione di luglio. #2 Osservasalute: il Rapporto 2021 ha analizzato le criticità del SSN a livello regionale durante la pandemia e ha formulato alcune raccomandazioni per il suo rilancio. #3 Bruegel: un dataset per tener traccia delle misure adottate dai governi dei Paesi UE difesa dei consumatori colpiti dal repentino incremento dei prezzi. #4 Eurostat: l’Italia è tra i Paesi UE con la speranza di vita alla nascita in buona salute più alta. Si tratta di un importante indicatore che va utilizzato congiuntamente alla speranza di vita. #5 Istat: nel 2021 la povertà assoluta in Italia è stabile rispetto al 2020 ma è aumentato il divario Nord-Mezzogiorno. Su questo risultato ha pesato l’inflazione che ha influito sui consumi delle famiglie più povere.
L’inflazione nel 2022 è attesa al 6,8% nell’area dell’euro a causa dell’incremento dei prezzi dell’energia e degli alimentari. L’obiettivo del Consiglio direttivo della BCE è di fare in modo che l’inflazione torni nel medio termine all’obiettivo del 2%. Il 9 giugno scorso il Consiglio direttivo ha deciso di incrementare di 25 punti base i tassi chiave della BCE nella riunione di politica monetaria di luglio. È stato inoltre deciso di porre fine all’acquisto nell’ambito del programma APP dal prossimo 1° luglio e di rimodulare il PEPP. Saranno, inoltre, monitorate le condizioni di finanziamento delle banche e si eviterà che le operazioni di rifinanziamento TLTRO III ostacolino la corretta trasmissione della politica monetaria. (Leggi)
La pandemia ha evidenziato i limiti del SSN in tutti i suoi ambiti: medicina preventiva, assistenza territoriale e ospedaliera. I punti deboli più evidenti si sono riscontrati nell’organizzazione e nelle risorse disponibili. Il Rapporto Osservasalute 2021 dell’Università Cattolica dal Sacro Cuore si è soffermato sul rilancio del SSN che sta vivendo un periodo di grande incertezza nonostante le risorse del PNRR e l’incremento del FSN previsto per i prossimi anni. È necessario investire nella prevenzione, nell’integrazione, nell’orientamento alla comunità e nella modernizzazione del sistema di cure. (Leggi)
In sanità l’attenzione degli addetti ai lavori è quasi eslusivamente focalizzata sulla speranza di vita alla nascita come indicatore dei progressi in medicina e dello stile di vita della popolazione di ciascun Paese. Un altro importante indicatore è la speranza di vita in buona salute alla nascita, a 50 oppure a 65 anni, ossia il numero di anni attesi vissuti da una persona senza limitazioni di funzionamento e disabilità. L’Eurostat ha pubblicato le statistiche sulla salute per l’anno 2020 in cui nella EU la speranza di vita alla nascita è rispettivamente il 78% e 82% della vita attesa totale per donne e uomini. (Leggi)
Nel 2021 la percentuale delle famiglie in povertà assoluta è rimasta pressoché stabile (7,5% contro il 7,7% dell’anno precedente) mentre è aumentata l’incidenza della povertà relativa (11,1% contro il 10,1% del 2020). Sono i principali risultati delle Statistiche Istat sulla povertà per l’anno 2021. Le famiglie in povertà assoluta sono circa 1,9 milioni composte da 5,6 milioni di individui. Le famiglie sotto la soglia della povertà relativa sono 2,6 milioni con circa 8,8 milioni di individui coinvolti. La povertà assoluta si conferma ai valori massimi degli ultimi anni. (Leggi)
I governi hanno attuato politiche per proteggere le famiglie dall’incremento dei prezzi al consumo dovuto all’incremento del prezzi all’ingrosso dell’energia. Il tink-tank Bruegel, ha costruito un dataset in cui si tiene traccia delle diverse politiche di supporto adottate a livello nazionale. Grazie al continuo aggiornamento è possibile fornire una panoramica, sebbene sia considerata dagli autori non esaustiva. Non sono considerate le politiche a livello territoriale e sovranazionale: ad esempio in Belgio le politiche regionali hanno un impatto sui consumatori ma nella maggior parte dei Paesi UE regolazione e le imposte sono a livello nazionale. (Leggi)

LA FINE DEL QE ?
Il contesto macroeconomico globale presenta numerose criticità ed elementi di incertezza nel medio termine dovuti alla guerra in Ucraina e alle nuove restrizioni in Cina. Gli alti costi dell’energia potranno danneggiare l’attività economica e l’inflazione elevata avrà effetti negativi sul reddito disponibile. Vi sono anche elementi positivi quali la ripresa del mercato del lavoro nei settori più colpiti dalla pandemia che si dovrebbe consolidare nei prossimi mesi – il tasso di disoccupazione UE è arrivato a livelli storicamente bassi 6.8% nel mese di aprile – l’elevato tasso di risparmio che potrà agire da tampone e il supporto fiscale è riuscito, al momento, attenuando l’impatto della guerra.
Alcuni programmi europei quali gli investimenti e le riforme strutturali nell’ambito del NGEU, il programma “Fit for 55” riduzione emissioni di gas serra, e il pani REPowerEU potranno aiutare l’economia europea a crescere più velocemente e a diventare più resiliente rispetto a shock esterni. Il tasso di inflazione a maggio ha raggiunto l’8,1% e i prezzi energetici sono sopra del 39,2% al livello di un anno fa, il prezzo degli alimentari a maggio è aumentato del 7,5%. Alla luce di queste evidenze l’obiettivo del Consiglio direttivo BCE è quello di riportare il tasso di inflazione al livello atteso del 2% per cui ha deciso di incrementare di 25 punti base i tassi chiave dell’ECB nella prossima riunione di luglio e di lasciare al momento inalterati gli attuali tassi. Il consiglio ha inoltre deciso di terminare dal 1° luglio gli acquisti netti relativi all’Asset Purchase Programme (APP).
Per quanto riguarda il programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP), il Consiglio ha deciso di continuare a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, almeno fino alla fine del 2024. La riduzione del portafoglio PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’orientamento della politica monetaria. Un passaggio importante riguarda il reinvestimento del PEPP che, in caso di frammentazione del mercato in relazione alla pandemia, può essere adeguato tra attività e Paesi. Inoltre gli acquisti netti potrebbero essere ripresi per contrastare gli shock dovuti alla pandemia. Questo ultimo punto è stato ripreso nella riunione del Consiglio del 15 giungo scorso ed è stata ribadita l’intenzione da parte del Consiglio di velocizzare il disegno di un nuovo strumento di contrasto alla frammentazione (uno scudo anti spread).
ECB – Monetary policy decisions
https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2022/html/ecb.mp220609~122666c272.en.html

ASSICURARE UN FUTURO AL SSN
Modernizzare il SSN, puntare sull’integrazione, investire in prevenzione ed essere orientati alla comunità. Queste sono le principali raccomandazioni del Rapporto Osservasalute 2021. Il SSN ha evidenziato numerosi limiti durante la pandemia: nel 2020 l’assistenza ospedaliera non è riuscita a soddisfare la domanda, come risulta dal tasso di ospedalizzazione che è stato di 103,6 per mille abitanti contro i 129,8 del 2019 e sempre sotto lo standard di 160 per 100 abitanti previsti dal DM 70/2015. Negli ultimi tre anni vi è stata una diminuzione delle visite mediche specialistiche e dei ricoveri programmati sia per il timore del Covid da perte dei pazienti sia per l’incapacità del sistema ospedaliero di reggere l’impatto della pandemia.
Per sopperire alle carenze di posti letto le Regioni e le Provincie autonome hanno operato in modo eterogeneo e non coordinato: i posti letto di terapia intensiva erano 8,61 per 100.000 abitati nel 2019 e sono arrivati a 11,74 per 100.000 residenti nel 2020: l’incremento in 14 Regioni è stato superiore al 30% con il massimo del 128% in Piemonte mentre in Calabria solo del 9,10%, Nell’ambito della medicina preventiva si sono ridotte anche le coperture vaccinali: la percentuale di copertura raccomandata dall’OMS è il 95%, si avvicinano a questa soglia solo tetano, pertosse e poliomielite mentre varicella, parotite e rosolia sono su livelli più bassi. L’assetto organizzativo è stato condizionato dalle politiche di contenimento della spesa di personale a partire dal blocco del turnover del 2005 e del limite agli incrementi contributivi fissati ai livelli del 2010.
Nel quadriennio 2016-2019 la spesa per il personale è diminuita in media dello 0,3% all’anno, arrivando a 35,5 miliardi di euro nel 2019 il 30,3% della spesa sanitaria totale, le costituende case di comunità necessitano di nuovo personale ed è necessaria una revisione delle norme attuali. A fronte delle problematiche evidenziate le proposte de riguardano il potenziamento della prevenzione, perché consente di evitare o rimandare l’insorgenza di alcune gravi patologie che possono impattare sulla qualità della vita e sul SSn. Puntare sull’integrazione per contrastare la tendenza alla frammentazione dei servizi e dell’offerta sanitaria e socio sanitaria, promuovendo la continuità dell’assistenza a vari livelli. Porre più ‘attenzione alla comunità perché oltre all’offerta sanitaria viene riconosciuto un ruolo attivo alche alla comunità di riferimento. Il potenziamento della rete di comunicazione e della digitalizzazione consentirebbe di modernizzare i processi e di coordinare un sistema di assistenza territoriale secondo un modello Hub e Spoke.
https://www.osservatoriosullasalute.it/osservasalute/rapporto-osservasalute-2021/

INVESTIRE SULLA SALUTE DELLE DONNE
Uno degli indicatori demografici più importanti per una popolazione, che si affianca alla speranza di vita approfondendo e completando il quadro, è la speranza di vita alla nascita in buona salute. Osservando esclusivamente la speranza di vita non è possibile cogliere se l’incremento di vita attesa sia avvenuto con o senza apprezzabili miglioramenti della qualità della vita, con implicazioni sulle politiche sanitarie e di finanza pubblica. Nel 2020 in Italia la speranza di vita alla nascita senza limitazioni di funzionamento e disabilità era tra le più alte dell’Unione europea: 68,7 anni per le donne e 67,2 per gli uomini mentre in UE 27 era 64,5 anni per le donne e 61,1 per gli uomini.
I Paesi UE con l’indicatore più elevato sono Svezia (72,7 per le donne e 72,8 per gli uomini) e Malta (70,7 per le donne e 70,2 per gli uomini). Il Paese UE con l’indicatore più basso, di quasi 20 anni rispetto alla Svezia, è la Lettonia (54,3 per le donne e 52,6 per gli uomini) mentre quello con il differenziale più elevato tra uomini e donne è la Bulgaria con 4,2 anni a favore delle donne (67,8 per le donne e 63,6 per gli uomini). In Italia le donne vivono più a lungo rispetto agli uomini ma con meno anni in buona salute in proporzione alla vita vissuta: al differenziale nella speranza di vita di 2,9 anni, corrisponde un differenziale di vita in buona salute di 1,5 anni ossia 1,4 anni guadagnati ma con vita in cattiva salute.
In rapporto alla speranza di vita alla nascita questo significa che le donne vivono in salute l’81% della loro vita mentre gli uomini l’84%, mentre nell’UE 27 si ha rispettivamente 78% e 82%. Complessivamente nella maggior parte dei Paesi UE le donne vivono un buona salute un numero di anni maggiore rispetto agli uomini (ma sempre in proporzione minore rispetto alla loro vita complessiva), con l’eccezione dei Paesi Bassi, Portogallo, Finlandia e Danimarca dove la tendenza non è rispettata e si ha un vantaggio per gli uomini rispettivamente di 2,8 – 2,1 – 1,8 e 0,4 anni. Tra le Regioni e Provincie autonome italiane (fonte ISTAT) Trento a Bolzano hanno l’indicatore più elevato, rispettivamente 65,7 anni per gli uomini e 65,2 per le donne e 65,3 per gli uomini e 67,9 per le donne, fanalino di coda la Calabria con 57,5 anni per gli uomini e 52,7 per le donne.
EUROSTAT – How many healthy life years for EU men and women?
https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/ddn-20220613-1
AUMENTA LA POVERTÀ PER PANDEMIA E INFLAZIONE
Nel biennio 2020-2021 il tasso di povertà assoluta della famiglie ha raggiunto i livelli massimi dal 2005 (anno in cui è iniziata la rilevazione): nel 2021 il livello si è attestato al 7,5%, 1,4 p.p. in più della media del quadriennio 2013-2016 periodo in cui la percentuale media si è mantenuta stabile intorno al 6,1%. Rispetto al 2019 quando, in seguito all’adozione di due misure di contrasto alla povertà, il reddito di inclusione e il reddito di cittadinanza, l’incidenza della povertà assoluta era diminuita al 6,4% dal 6,9% del 2017, l’incidenza è maggiore di 1,1 p.p. Disaggregando i dati a livello territoriale si osserva che, a fronte della stabilità dell’indicatore, sono aumentati i divari territoriali: nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà assoluta delle famiglie nel 2021 è del 10,0%, in aumento di 0,4 p.p. rispetto al 2020 (era l’8,9% nel 2019) mentre al Nord è diminuita sensibilmente al 6,7% rispetto al 7,6% del 2021 (era il 5,8% nel 2019).
Il 42,2% della famiglie povere è residente nel Mezzogiorno (era il 38,6% nel 2020) mentre al Nord il 42,6% (era il 47,0% nel 2020). Nel Mezzogiorno è cresciuta anche l’incidenza della povertà assoluta individuale al 12,1% dal 11,1% del 2002 contro una marcata diminuzione al Nord al 8,2% dal 9,3% del 2020. Si vive in povertà assoluta quando la spesa per consumi di una famiglia è al di sotto di una soglia che dipenda dalla ripartizione geografica e dalla tipologia di comune di residenza: ad esempio per una famiglia di due componenti tra i 18-59 anni la soglia è di 1.180,14 euro se risiede al Nord in un’area metropolitana e di 909,41 euro se risiede in un’area metropolitana del Mezzogiorno.
Tra le cause di un livello di povertà così elevato vi è il tasso di inflazione che ha penalizzato le famiglie con un reddito più basso. Nel 2021 l’indice dei prezzi è aumentato dell’1,9%: se il livello dei prezzi fosse rimasto stabile la percentuale di famiglie in povertà assoluta sarebbe scesa al 7%. Più penalizzate sono le famiglie con un maggior numero di componenti: l’incidenza della povertà tra le famiglie con cinque e più componenti è del 22,6& e l’11,6% tra quelle con quattro. Le famiglie con figli minori sono tra le più disagiate: con tre figli minori la soglia di povertà raggiunge il 22,8%. Lavoro e istruzione mettono al riparo le famiglie dalla povertà: se la persona di riferimento ha il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza scende al 3,9%, se la persona di riferimento lavora con l’incidenza della povertà è del 7,0%.
UN PARACADUTE PER LAVORATORI, FAMIGLIE E IMPRESE
Tutti i Governi UE hanno adottato misure per proteggere i consumatori dall’incremento dei prezzi dell’energia elettrica. Grazie a un dataset predisposto da G. Sgaravatti, S. Tagliapietra e G. Zachmann di Bruegel è possibile monitorare, anche per l’elevata frequenza di aggiornamento, l’iter delle misure adottate e l’ammontare degli imposti stanziati. Sebbene in alcuni Stati le politiche regionali siano rilevanti per i consumatori, sono state considerate solo le misure discusse e approvate a livello nazionale. Da settembre 2021 al 13 giugno (ultima data di aggiornamento del dataset) 25 stati membri, tranne Portogallo e Ungheria di cui si hanno solo elaborazioni incomplete, sono state approvate misure per un totale di 184 miliardi di euro in media l’1,2% del PIL.
Le misure adottate o in corso di adozione sono state classificate in sette categorie: riduzione delle tasse e dell’IVA sull’energia, regolazione del prezzo al dettaglio, regolazione del prezzo all’ingrosso, trasferimenti a gruppi vulnerabili, obblighi per le imprese statali, tasse o regolazione dei profitti inattesi, supporto alle imprese e altre misure. Le tipologie più adottate sono i trasferimenti a gruppi vulnerabili (25 Stati su 27) e la riduzione dell’IVA e delle tasse su l’energia (21 Stati su 27). Di seguito approfondiremo più in dettaglio le misure adottate e gli importi messi a budget dalle tra grandi economie UE: Francia, Germania e Italia.
La Francia fino a questo momento ha adottato misure per un importo pari a 35 miliardi di euro corrispondenti all’1,4% sul PIL: tra gli interventi più rilevanti segnaliamo il congelamento delle tariffe del gas che ha un costo compreso tra i 6,8 e i 10 miliardi, un tetto massimo del prezzo dell’energia venduta da EDF, dal costo di 8,4 miliardi e un tetto all’incremento delle tariffe elettriche regolate per 8 miliardi. La Germania ha approvato misure per 43 miliardi di euro pari all’1,2% del PIL: in particolare ha previsto di abolire già dal 1 luglio 2022 la sovrattassa EEG sulle rinnovabili con un costo stimato di 6,6 miliardi, a marzo è stato introdotto un pacchetto una tantum del prezzo dell’energia dall’importo 10,4 miliardi di euro e sono state approvate sovvenzioni per le aziende ad alta intensità energetica per 5 miliardi. L’Italia ha approvato misure per 37 miliardi pari al 2,1% del PIL: nel DL “taglia-bollette” vi sono interventi per 3,5 miliardi, il DL energia che ha previsto, tra le varie misure, la riduzione delle accise e il potenziamento del bonus energia 5,6 miliardi e il DL aiuti che contiene misure le lavoratori imprese e famiglie per 10 miliardi.
Bruegel – National policies to shield consumers from rising energy prices