La rassegna della settimana: #1 Health Policy: in Italia l’eccesso di mortalità durante i primi due mesi della pandemia è correlato negativamente alla percentuale dei Medici di medicina generale presenti sul territorio. #2 Council of the Eu: raggiunto l’accordo sulla direttiva sul salario minimo legale per tutti i Paesi EU. Quali sono le implicazioni per l’Italia. #3 La Voce: La pandemia ha lasciato in eredità un maggior finanziamento del SSN ma anche alcuni nodi ancora non risolti legati all’attuazione del PNRR. #4 OCPI: la legge annuale per la occorrenza, nonostante contenga riforme necessarie all’attuazione del PNRR, sta avendo un iter molto lento ed è ancora fermo al Senato. #5 OECD: il venti di guerra stanno raffreddando la crescita globale e portando in alto i prezzi a livelli più elevati degli ultimi quaranta anni.
In Italia la propagazione della Covid-19 è stata determinata in modo significativo da fattori sanitari. Queste le principali conclusioni di uno studio pubblicato su Health Policy di A. Buja e altri (aprile 2022) intitolato “Health and healthcare variables associated with Italy’s excess mortality during the first wave of the COVID-19 pandemic: An ecological study“. Gli autori hanno confrontato il numero dei decessi grezzi ad aprile 2020 con la nmedia del quinquennio 2015-2019 a livello provinciale. A una maggiore densità di medici di base e di medici in attività è associata una minore mortalità in eccesso. (Leggi)
Il Consiglio d’Europa nella seduta del 7 giugno scorso ha raggiunto un accordo politico provvisorio sulla bozza di direttiva concernente l’adeguamento del salario minimo nei Paesi UE. L’accordo è di primaria importanza perché la direttiva affronta un tema presente da tempo nell’agenda politica italiana. La direttiva promuoverà l’adozione del salario minimo obbligatorio secondo un set di criteri trasparenti, sebbene il livello sarà fissato in autonomia da ciascun Stato membro. Lo scopo è quello di incrementare l’accesso al salario minimo a quei lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva. (Leggi)
Il Sistema sanitario nazionale italiano dopo la grande crisi finanziaria e la crisi del debito sovrano è stato sottoposto per alcuni anni a misure di contenimento della spesa. In seguito alla pandemia sono state previste risorse aggiuntive sia dal Governo sia nel PNRR in quest’ultimo per 18,6 miliardi di euro fino al 2026. Secondo G. Turati in un editoriale su La Voce intitolato “Sanità: dal Covid alle case di comunità” a fronte di un rinnovato investimento della sanità, restano i problemi di coordinamento tra il territorio e gli ospedali e il nodo della spesa per il personale. (Leggi)
Le riforme del PNRR, previste in tre tipologie: orizzontali, abilitanti e settoriali, sono parte integrante e costituiscono un prerequisito per l’attuazione degli investimenti. La legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 contiene alcune di queste riforme ma il suo iter di attuazione sta procedendo lentamente in quanto è ancora in discussione, dal 3 dicembre dello scorso anno, nella Commissione industria del Senato. Una nota dell’OCPI fa il punto sull’iter della legge evidenziando le modifiche rispetto al testo originario e quanto sia stato accolto o meno delle segnalazioni dell’Autorità antitrust. (Leggi)
La guerra in Ucraina, l’interruzione delle catene globali di approvvigionamento, esacerbate dai lockdown cinesi, stano influendo negativamente sulla crescita del 2022. L’Oecd Economic Outlook di giugno conferma il raffreddamento dell’economia globale: +3% contro il +5,8% dello scorso dicembre. La guerra ha annullato le speranze della fine della crescita dei prezzi nel corso del 2022. I prezzi elevati delle materie prime, dei prodotti energetici e di quelli agricoli stanno peggiorando i problemi delle catene di approvvigionamento con un conseguente incremento dei prezzi in alcuni paesi ai livelli più alti degli ultimi quaranta anni. (Leggi)
UNA RETE DI MEDICI PIÙ CAPILLARE
Una pandemia è un fenomeno destinato ad affliggere per lungo tempo la salute globale causando danni incalcolabili alla salute degli individui. I sistemi sanitari sono interessati a vari livelli e la disponibilità di risorse è fondamentale per affrontarla al meglio in una situazione di domanda crescente. Nel caso che la domanda superi l’offerta, come nel caso della prima fase della pandemia nel 2020, i servizi forniti alla popolazione diminuiscono fino al raggiungimento della soglia di crisi. Durante i mesi di marzo e aprile in Italia si sono avuti 45mila decessi, con una mortalità in eccesso del 50% a marzo e del 36% in aprile a confronto con la media dei decessi del quinquennio 2015-2019.
L’eccesso di mortalità è considerato un indicatore utile per monitorare la capacità dei sistemi sanitari e consente dei valutare il tributo dei decessi dovuti alla pandemia. Un sistema di sorveglianza sanitaria può tracciare efficacemente sia i decessi dovuti direttamente alla pandemia sia i decessi indiretti causati dalla difficoltà di accesso al sistema sanitario. L’epidemia da Covid-19 ha avuto impatti diversi tra le regioni italiane ma probabilmente il lockdown ha contribuito a limitare la circolazione del virus nella fase iniziale. Gli autori hanno cercato di individuare le determinanti di salute, sanità, demografiche, ambientali e socioeconomiche associate all’eccesso di mortalità per ciascuna delle 107 provincie italiane.
I modelli dello studio ecologico (in epidemiologia si intende ecologico lo studio della relazione tra esito ed esposizione a livello di popolazione intesa come gruppi di individui con caratteristiche condivise) hanno trovato che una maggiore densità di Medici di medicina generale (MMG) è associata in misura significativa a un minore eccesso di mortalità. Questo può significare che una maggiore capillarità del MMG rappresenta una proxy dell’accessibilità alle cure primarie. Le provincie con meno MMG per 1000 abitanti hanno avuto un maggiore eccesso di mortalità per il sovraccarico dei medici. Un maggior numero di medici sul territorio è una condizione necessaria ma non sufficiente per ridurre la pressione sugli ospedali perché è necessaria anche una preparazione e una formazione adeguata.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0168851022000586

PRO E CONTRO DEL SALARIO MINIMO IN ITALIA
L’accordo raggiunto in seno al Consiglio d’Europa sulla direttiva riguardante l’adozione del salario minimo legale da parte di tutti gli Stati membri, è avvenuto in coincidenza del rinnovato dibattito nel nostro Paese su un tema considerato cruciale anche per le potenziali implicazioni sul piano macroeconomico. La direttiva prevede come il salario minimo vada fissato e monitorato secondo alcuni criteri trasparenti quali, il potere d’acquisto, il livello dei salari, la distribuzione e la crescita, e la produttività. Si fa riferimento alla soglia di povertà – il 60% del reddito mediano disponibile – e al 60% del salario mediano come criteri di riferimento a carattere generale anche se non vincolanti. La direttiva prescrive un monitoraggio e un adeguamento al mutare delle condizioni macroeconomiche ma ha anche l’obiettivo di ampliare la platea dei lavoratori coperti dal contratto collettivo.
Per contestualizzare la situazione nel mercato del lavoro italiano, facciamo riferimento a una nota dell’INAPP predisposta per il presidente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati nel corso dell’attuale legislatura in cui sono state toccate le implicazioni legate all’adozione del salario minimo legale in Italia insieme a un confronto su quanto avvenuto in altri Paesi. Tra i Paesi senza normativa sul salario minimo legale, l’Italia aveva nel 2016 una copertura del’80,3% di lavoratori con contrattazione collettiva contro il 93,9% della Danimarca e il 90,1 della Svezia. L’introduzione del salario minimo in Germania nel 2015 a 8,5 euro all’ora ha diminuito la percentuale dei lavoratori che percepivano un salario inferiore a quello minimo riducendo le diseguaglianze salariali ma ha lasciato inalterata la percentuale dei lavoratori retribuiti poco.
Per l’Italia viene presentata una simulazione del compenso contenuto nella proposta di legge in discussione alla Camera, ossia 9 euro lordi all’ora – corrispondenti all’80% alla retribuzione mediana dei lavoratori dipendenti privati non agricoli (88% nel Sud e Isole). I lavoratori interessati alla misura sono 2,6 milioni, il 21% del totale, con un costo a carico delle imprese di 6,7 miliardi di euro con un’incidenza sugli alti livelli di inquadramento. Il costo ricadrebbe sulle piccole e piccolissime imprese specie ne Mezzogiorno con una conseguente riduzione delle ore lavorate o dichiarate. Un salario a 8 euro all’ora interesserebbe il 10,4 dei lavoratori privati non agricoli con un costo per le imprese di 2,4 miliardi senza incidere sugli alti livelli d’inquadramento.
https://www.consilium.europa.eu/en/policies/adequate-minimum-wages/

I NODI DELLA SANITÀ NEL POST COVID
Nel triennio 2020-2022 il Fondo sanitario nazionale è stato incrementato di 8 miliardi di euro dai 116 miliardi di euro stanziati per il 2020 ai 124 miliardi stanziati per il 2022. Nel PNRR nella missione 6 sono stati previsti 18,6 miliardi di investimenti fino al 2026. Le risorse per il SSN secondo Turati appaiono sufficienti ma non possono essere ignorate sia le criticità ereditate dalla pandemia sia i temi che il PNRR impone di affrontare. Per quanto riguarda il primo aspetto, il giudizio sull’operato delle Regioni durante la pandemia resta ancora sospeso: dalla carenza di posti letto di terapia intensiva, agli investimenti vanificati dalla mancanza di personale, alla gestione degli ospedali in cui sono stati presi in carico in contemporanea pazienti Covid non Covid, favorendo la diffusione della malattia.
Dubbi sono sorti anche sulle soluzioni organizzative adottate dagli ospedali che hanno comportato l’allungamento delle liste di attesa per esami diagnostici e interventi. I temi posti dal PNRR sono tre: il coordinamento tra territorio e ospedali, la questione della spesa per il personale e la governance del SSN. Il primo tema riguarda i rapporti tra le Case di comunità, gli ospedali di comunità istituiti secondo gli standard del cosiddetto DM71 con gli ospedali i quali seguono gli standard del DM70 del 2015. Ciascuna Regione dovrebbe individuare la rete di rapporti tra gli ospedali preesistenti e le Case di comunità nascenti. La seconda questione riguarda le spese di personale in quanto i fondi del PNRR finanziano gli edifici ma non le nuove assunzioni. Su questo punto si è espresso negativamente il governatore della Campania che ha votato contro il decreto.
Il terzo tema ancora da affrontare è la governance: secondo Turati è fuorviante, anche alla luce del dibattito sul regionalismo differenziato, il dualismo Regioni Governo centrale, in quanto anche quest’ultimo livello si è dimostrato inadeguato ad affrontare la pandemia. Secondo l’autore sarebbe necessaria, sulla sorta dell’esperienza maturata dalla Commissione nell’acquisto centralizzato dei vaccini, un’Unione europea della salute il cui compito dovrebbe focalizzarsi sul procurement, sullo sviluppo di farmaci e presidi innovativi e sulla prevenzione e monitoraggio delle malattie infettive.

UNA LEGGE DALL’ITER LENTO
Il PNRR include l’attuazione di 63 riforme tra le riforme abilitanti, sono interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e a migliorare la competitività. L’iter della legge, iniziato il 3 dicembre dello scorso anno, è ancora fermo alla Commissione industria del Senato sebbene dovrebbe essere necessariamente approvata entro dicembre 2022, come previsto dagli accordi del PNRR. Vi sono stati rallentamenti dovuti al nodo delle concessioni balneari e ad altre importanti questioni quali la messa a gare da parte degli Enti locali delle reti di distribuzione del gas. Il primo tema è affrontato dagli articoli 2 bis e 2 ter del disegno di legge che sono stati aggiunti dal Consiglio dei Ministro del 15 febbraio scorso.
Le procedure di assegnazione del demanio marittimo al migliore offerente saranno possibili solo dal primo gennaio 2024: lo slittamento si sarebbe reso necessario per tutelare l’occupazione, per garantire all’attuale concessionario con un indennizzo, da stabilire tramite decreto delegato, a carico del concessionario entrante e per definire le quote di canone annuo da destinare a interventi di salvaguardia delle coste. Della dismissione delle reti di distribuzione del gas, tratta l’articolo 4. L’AGCM ha osservato che il quadro normativo per l’espletamento delle gare esiste già da tempo ma che gli Enti locali stanno procedendo con lentezza in quanto solo il 20% della rete è stato oggetto di procedure di gara. Per limitare la discrezionalità degli Enti locali sono stati introdotti dei criteri oggettivi e trasparenti per determinare gli indennizzi allo scopo di limitare la discrezionalità degli enti locali.
Un altro tema affrontato sono le concessioni di grande derivazione idroelettrica (art. 5) che dovranno essere svolte dalle Regioni, e non a livello centrale come auspicato dall’AGCOM, secondo parametri competitivi e su un’adeguata valutazione economica dei canoni. Tra le altre novità si segnalano all’art.6 , sul fronte trasporto pubblico locale (TPL). l’affidato tramite gara; nel TPL non di linea (Taxi e NCC), art. 8, è prevista la delega al governo per rivedere la disciplina. L’articolo 15 prevede, infine, l’abolizione del patent linkage: i farmaci generici potranno essere messi in commercio prima della scadenza dei brevetti dei farmaci originari di riferimento.
OCPI – La legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021: a che punto siamo?
IL PREZZO DELLA GUERRA
La congiuntura internazionale dominata dalla dalla guerra, dalla recrudescenza della pandemia in alcuni Paesi asiatici e dai problemi micro e macro emersi nel corso del secondo semestre 2021, ha ridotto le prospettive di crescita per i Paesi OCSE per il 2022 e il 2023. La crescita globale è stata rivista al ribasso di oltre 2 p.p. rispetto a dicembre 2021: +3.0% nel 2022 e +2.8 nel 2023. Il peso di Russia e Ucraina nel contesto dell’economia globale dipende dal loro ruolo di fornitori di merci: nel complesso i due Paesi rappresentano circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano, il 15% di mais, il 20% di fertilizzanti minerali e gas naturale e l’11% di petrolio, inoltre le catene globali di approvvigionamento dipendono dai metalli e dal gas inerte proveniente dalla Russia.
L’incremento dei prezzi delle merci ha aggravato la già critica situazione delle catene globali di approvvigionamento, danneggiando principalmente le economie in via di sviluppo e quelle emergenti, con l’ulteriore preoccupazione che uno stop delle forniture di grano possa tradursi in una scarsità di cibo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Non vi è solo il rischio di una crisi economia globale ma anche di una crisi umanitaria molto grave. Le importazioni di materie prime dalla Russia saranno in rapida diminuzione nei Paesi Europei a partire dal 2023: in agosto entrerà in vigore l’embargo sulle importazioni di carbone dalla Russia e agli inizi del 2023 quando entrerà in vigore l’embargo sulle importazioni marittime di petrolio dalla Russia.
L’economia italiana risentirà in egual misura della congintura internazionale: nel 2022 la crescita è prevista al 2,5% mentre nel 2023 dell’1,2%. Le pressioni inflazionistiche stanno contraendo i consumi delle famiglie e rallentando il recupero nei servizi. Sono stati varati degli incentivi a favore del settore privato e il PNRR potrà contribuire a mitigare gli effetti dell’incertezza sigli investimenti anche se pesa l’incognita dell’incremento dei costi. Il nostro Paese dipende dal gas per il 42% sul totale delle fonti energetiche e ciò pesa sulla previsione dei prezzi e della fornitura dell’energia. Un ulteriore rischio per la crescita è rappresentato dal rapido incremento incremento dei titoli. I dati del primo trimestre non sono incoraggianti e confermano le previsioni: crescita +0.1%, l’inflazione complessiva a maggio è salita a 7.3% mentre l’inflazione core è al 3.4%, nonostante ciò l’inflazione salariale è ancora contenuta.