La rassegna della settimana: #1 Corte dei Conti: la pandemia ha condizionato la gestione finanziaria delle Regioni italiane nel 2020. La spesa corrente per sanità e sevizi sociali è stata copta da maggiori entrate mentre la spesa in conto capitale è diminuita. #2 CAE: il blocco delle importazioni dei beni energetici dalla Russia comporta per Germania, Francia ed UE nel complesso rischi economici di differente entità ma in gran parte affrontabili. #3 IMF: la stabilità finanziaria globale è a rischio sia a causa del conflitto in Ucraina sia per le difficoltà dei Paesi emergenti dovute all’incremento dei prezzi, al debito sovrano e alla crisi di alcuni settori chiave. #4 Banca d’Italia: le crisi economiche degli ultimi 15 anni hanno acuito i divari territoriali in Italia indebolendo il sistema produttivo meridionale. #5 AIFA: risultati incoraggianti dall’introduzione delle procedure semplificate per la negoziazione di medicinali che ha attivato un maggior numero di istanze rispetto al passato e ridotto i tempi di approvazione.
La spesa sanitaria complessiva delle Regioni nel 2020 è aumentata a 136,7 miliardi di euro da 122,1 miliardi del 2018. L’incremento ha riguardato la spesa in conto esercizio e in conto capitale con quest’ultima in contrazione nel 2020. La Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome approvata dalla Sezione autonomie della Corte di Conti ha evidenziato differenti andamenti nella finanza regionale per le Regioni a statuto ordinario che hanno beneficiato dei maggiori trasferimenti statali mentre per le Regioni a statuto speciale si è registrato un incremento della spesa non sanitaria legata alle maggiori funzioni di competenza. (Leggi)
Un focus del Conseil d’analyse economique ha simulato le possibili conseguenze economiche di un blocco delle importazioni delle materie prime energetiche dalla Russia per gli Stati membri dell’UE. Il lavoro a cura di Baqaee, Moll, Landais e Martin (aprile 2022) ha formulato scenari alternativi a seconda che il blocco sia applicato solo a livello di singolo Paese per Germania e Francia oppure a livello complessivo dell’intera UE. L’impatto per la Francia è basso ed è compreso tra lo 0,15 e lo 0,3% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) mentre per la Germania si prevede, nello scenario peggiore, una contrazione del 3% del RNL sebbene nel complesso la contrazione sarà comunque moderata e in grado di essere assorbita. (Leggi)
Nel primo scorcio del 2022 i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati e causa della guerra in Ucraina che sta mettendo alla prova la resilienza del sistema finanziario tramite vari canali. I paesi emergenti stanno affrontando una difficile situazione come nel caso della Cina alle prese con una grave crisi immobiliare e con la ripresa della pandemia. Il Global Financial Stability Report di aprile dell’IMF ha esaminato le implicazioni della guerra sul sistema finanziario internazionale soffermandosi sulle azioni da attuare da parte delle banche centrali chiamate ad intervenire per bloccare l’aumento dell’inflazione ma allo stesso tempo senza danneggiare la ripresa. (Leggi)
Negli ultimi quindici anni i divari territoriali tra il Centro-Nord e il Meridione in Italia si sono acuiti dopo la doppia recessione del 2008-2009 e del 2011-2013 mentre la crisi dovuta alla pandemia non avuto effetti significativi in questa direzione. Una pubblicazione della Banca d’Italia di Accetturo e altri (2022) della collana Questioni di economia e finanza intitolata I divari territoriali in Italia tra crisi economiche, ripresa ed emergenza sanitaria ha affrontato la tematica evidenziando anche l’accentuazione delle debolezze strutturali del sistema produttivo del Mezzogiorno durante il periodo considerato. (Leggi)
L’introduzione delle procedure semplificate per la negoziazioni dei farmaci nell’ottobre 2020 e nel marzo 2021 sta avendo risultati incoraggianti. Nel 2021 ha sbloccato, ad esempio, la negoziazione di importazione parallela (importazione autorizzata dall’AIFA di medicinali già presenti in Italia da altri Paesi UE) attivando 115 procedure in più dell’anno precedente +18%. Il Rapporto AIFA “Effetto delle procedure semplificate introdotte nel 2020 per la negoziazione dei medicinali” fa il punto sugli effetti delle procedure semplificate che hanno comportato la riduzione dei tempi di approvazione e vantaggi sia per le aziende farmaceutiche sia per il SSN sia per i cittadini. (Leggi)

L’ABBANDONO DELLE LOGICHE DI CONTENIMENTO DELLA SPESA SANITARIA
La crisi sanitaria ha evidenziato punti di forza e di debolezza del Sistema sanitario nazionale (SSN). La Corte dei conti ha evidenziato due tendenze emerse nel corso dell’emergenza sanitaria. Se la riforma costituzionale del 2001 aveva rafforzato l’autonomia regionale con la disciplina della legislazione concorrente, la pandemia ha evidenziato la necessità di un maggior coordinamento tra centro e periferia.
Se con la Legge finanziaria del 2005 (Legge 311/2004) era iniziata l’epoca del perseguimento dell’equilibrio di bilancio con di monitoraggio della spesa sanitaria tramite le politica dei piani rientro per le Regioni in disavanzo di gestione, la pandemia ha comportato l’abbandono delle politiche di contenimento della spesa.
Rispetto al primo punto si ricorda la sentenza n. 37/021 della Corte Costituzionale che ha chiarito i ruoli dei vari livelli di governo nella pandemia per la quale lo Stato ha competenza legislativa esclusiva in quanto “profilassi internazionale” impedendo alle Regioni di intervenire con una propria disciplina. Riguardo al secondo aspetto, la spesa sanitaria complessiva è aumentata da 122,1 miliardi del 2018 a 136,7 del 2020 con una prevalenza della spesa corrente rispetto ad altre tipologie di spesa e un’incidenza sui bilanci regionali del 68%.
Nel 2020 la spesa corrente di 126,9 miliardi di euro è stata incrementata di 6,2 miliardi rispetto ai 120,7 miliardi del 2019, con un incidenza sul totale che è passata dal 98% del 20218 al 92% del 2020 (per l’incremento della spesa in attività finanziarie). La spesa in conto capitale, aumentata nel triennio 2018-2020 del 26,7%, è diminuita del 4,3% nel 2020. La spesa sanitaria è aumentata principalmente nelle Regioni a statuto ordinario rispetto a quelle a statuto speciale dove è aumentata la spesa per sevizi sociali.
Corte dei Conti – Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome

IL PREZZO DELL’EMBARGO ALLA RUSSIA
L’Unione europea, nel caso di un embargo alla Russia dei prodotti energetici, subirebbe dei contraccolpi economici sopportabili dalla maggior parte dei Paesi membri. I principali risultati delle simulazioni CAE indicano per la Francia una contrazione modesta del Reddito Nazionale Lodo (RNL) compreso tra lo 0,15 e lo 0,3%. La Germania, Paese più dipendente della Francia dalle importazioni gas naturale, subirebbe una caduta del RNL più ampia, compresa tra lo 0,3 e il 3%.
Alcuni Paesi ancora più esposti quali Bulgaria, Finlandia, Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia potrebbero subire un contraccolpo maggiore fino al 5% del RNL. Le previsioni sono state ottenute tramite un esercizio di simulazione che tiene conto degli effetti a cascata lungo le catene di valore di 40 settori e 30 Paesi: ad esempio per la Francia è prevista un calo del PIL dell’1%. L’effetto modesto sull’economia sulla maggior parte dei Paesi UE può essere spiegato dalla relativa facilità da parte delle imprese e dell’economia nel complesso di sostituire, anche parzialmente, le fonti energetiche russe con quelle di altri Paesi fornitori.
Le esperienze pregresse, come nel caso di Fukushima e della Covid-19 in Cina, hanno dimostrato che sostituzioni anche molto limitate aiutano il sistema economico a minimizzare l’impatto dello shock. Nel caso fosse applicata una tariffa del 40% invece dell’embargo, le importazioni diminuirebbero dell’80% invece che il 100% e le conseguenze per i Paesi più esposti prima menzionati sarebbero in misura di 3 o 4 volte inferiori. Per la Francia invece si otterrebbero dei risparmi modesti con il 20% delle importazioni dirottate verso le imprese e i Paesi più dipendenti. Potrebbero sopraggiungere effetti amplificati sul ciclo degli affari ma un policy mix di politica monetaria e fiscale sarebbe sufficiente a mitigarli.
CAE – The Economic Consequences of a Stop of Energy Imports from Russia
https://www.cae-eco.fr/en/the-economic-consequences-of-a-stop-of-energy-imports-from-russia
I CANALI DELL’INSTABILITÀ FINANZIARIA
In seguito alla guerra in Ucraina le condizioni finanziarie si sono ulteriormente irrigidite rispetto alla fine del 2021 soprattutto per i Paesi dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente più legati alla Russia. I rischi finanziari sono cresciuti su più fronti sebbene non si sia (ancora) verificato un evento sistemico di portata tali da coinvolgere il sistema finanziario e i mercati globali.
Le ripercussioni delle sanzioni applicate alla Russia possono amplificarsi tramite numerosi canali bancari e non bancari mettendo alla prova la resilienza dei sistemi finanziari: esposizione diretta e indiretta delle banche e degli altri operatori finanziari, interruzioni nei mercati dei beni di consumo e incremento dei rischi di controparte, scarsa liquidità i mercati, tensioni nella raccolta, accelerazione nell’utilizzo delle cryptomontete nei Paesi emergenti e potenziali attacchi cibernetici correlati. La guerra ha già influenzato le imprese e i Paesi maggiormente dipendenti da Russia e Ucraina, in particolare l’Europa sia per la dipendenza dai beni energetici sia per la non trascurabile esposizione del sistema bancario e non alle attività finanziarie e ai mercati dei Paesi belligeranti.
Le banche centrali al momento stanno affrontando una situazione delicata, strette, allo stesso tempo, tra le necessità di contrastare l’infrazione elevata e quella di non danneggiare la ripesa. Riportare l’inflazione al livello degli obiettivi di politica monetaria ed evitare il disancoaggio delle aspettative di inflazione è un operazione molto delicata. È necessario rimuovere con gradualità le politiche accomodanti prevenendo un irrigidimento disordinato delle condizioni finanziarie che possono interagire con le vulnerabilità finanziarie e pesare sulla crescita economica.
ANCORA SUI RITARDI DEL MERIDIONE
Negli ultimi 15 anni si sono intervallate a livello globale tre crisi economiche di portata rilevante: la Grande recessione del biennio 2008-2009, la crisi dei debiti sovrani del biennio 2012-2013 e la crisi pandemica del 2020-2021. I divari territoriali in Italia si sono accentuati a partire dalla Grande recessione seguita, dopo qualche anno, dalla crisi dei debiti sovrani. Nei primi due casi il ciclo economico successivo è stato insufficiente a recuperare i livelli preesistenti dell’attività economica con un passo più blando nel Mezzogiorno.
Tra il 2007 e il 2014 il PIL reale del Mezzogiorno si è contratto del 12,6% mentre al Centro-Nord del 7,2% e alla vigilia della crisi pandemica il livello del PIL era inferiore del 5% rispetto al 2007. La ripesa più lenta nel Mezzogiorno ha comportato un minore investimento e una riduzione dello stock di capitale fisico e del potenziale produttivo. Anche l’occupazione ne ha risentito: vi è stata una ripresa dei flussi migratori verso il Centro-Nord indebolendo la dotazione di capitale umano.
Il divario tra tasso di occupazione è aumentato di 3 p.p. passando da 19 p.p. del 2007 a 22 p.p. del 2019. Minori investimenti ed emorragia di occupazione qualificata hanno aggravato i problemi strutturali delle imprese meridionali di dimensioni relativamente più piccole, ancorate ai settori tradizionali e più dipendenti dal credito bancario. La struttura produttiva è poco orientata all’estero e dipende in misura eccessiva dalla spesa pubblica: questo contribuisce a spiegare sia le maggiori entità delle contrazioni sia il passo più lento della ripresa. Il lavoro di Accetturo, Albanese, Ballatore, Ropele e Sestito è il punto di partenza di un nuovo e più ampio progetto di ricerca della Banca d’Italia sul Mezzogiorno volto a stimolare il dibattito su nuove proposte di policy.
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0685/index.html

SEMPLIFICARE CONVIENE A TUTTI
Nel 2020 l’AIFA con Comunicato del 15 ottobre del 2020 ha introdotto la procedura semplificata per la negoziazione automatica dei prezzi dei farmaci generici e biosimilari in linea con il Decreto Scaglioni. A marzo 2021 con la Determinazione n. 357/2021 del 25 marzo 2021 l’AIFA ha introdotto la procedura semplificata per l’importazione parallela dei farmaci.
Il bilancio è positivo per entrambe le procedure: rispetto all’anno precedente le istanze di negoziazione di prezzo per i farmaci generici di classe A-H sono aumentate del 31% (+61 in valore assoluto), le istanze di negoziazione del prezzo e rimborso di medicinali di importazione parallela hanno avuto un incremento del 18% (+115 in valore assoluto). Nel 2020 solo 2 istanze hanno potuto beneficiare della previsione del Decreto scaglioni ma nel 2021 la percentuale è salita all’89%. I tempi medi di approvazione delle procedure semplificate sono inferiori a quelle delle procedure ordinarie: 111,7 giorni contro 165,1.
La nuova normativa sulle importazioni parallele ha avuto effetti immediati: nel periodo precedente all’introduzione solo il 2,6% (4 su 152) delle istanze trattate dal settore HTA riguardava le importazioni parallele, da aprile in poi la percentuale è aumentata al 22,7% (111 su 488) con tempi medi di approvazione pari a 47 giorni. I maggiori volumi di istanze sottomesse indicano un’accoglienza favorevole da parte delle imprese farmaceutiche delle nuove procedure. Per il SSN vi è una disponibilità di farmaci alternativi, vantaggi economici dalla riduzione dei tempi di approvazione e per i cittadini vi è una riduzione della quota di compartecipazione.
AIFA – Effetto delle procedure semplificate introdotte nel 2020 per la negoziazione dei medicinali