La rassegna della settimana: #1 RGS: grazie alle comunicazioni obbligatorie alla Commissione dei conti economici nazionali armonizzati è possibile confrontare l’andamento delle grandezze di finanza pubblica tra i Paesi UE. #2 Banca d’Italia: il ruolo della riallocazione dell’occupazione tra settori nell’allargamento del divario economico tra il Mezzogiorno e il Centro Nord negli ultimi 20 anni. #3 Dipartimento del Tesoro: una rassegna delle proposte e un’analisi di impatto in seguito al rilancio della Commissione di una consultazione pubblica sulla riforma delle regole fiscali UE. #4 OECD: la carenza di medicinali è un fenomeno crescente a livello globale dovuto a problemi legati alla produzione e alla qualità. #5 ECFIN: la pandemia ha avuto effetti diversi in USA e UE sia negli esiti sanitari sia nel mercato del lavoro sia nell’ampiezza della contrazione del PIL.
La comunicazione obbligatoria dei Conti nazionali alla Commissione Europea avviene secondo principi e metodi armonizzati dalla classificazione SEC2010 ai sensi del Regolamento n. 549/2013. La Ragioneria Generale dello stato basandosi sui dati inviati alla Commissione pubblica con frequenza annuale ha stilato un rapporto di analisi e di confronto tra gli Stati membri dell’andamento dei principali indicatori di finanza pubblica. La spesa pubblica in Europa: anni 2010-2020 consente un’analisi non solo economica ma anche secondo la classificazione funzionale delle spese delle Amministrazioni pubbliche (COFOG). (Leggi)
Negli ultimi 20 anni in tutte le economie avanzate occidentali si è assistito ad un processo di deindustrializzazione durante il quale l’occupazione si è spostata dalla manifattura ai servizi. In Italia questo processo si è accentuato, soprattuto al Sud, dopo la crisi finanziaria. Il Quaderno di economia e finanza di Bripi e altri (marzo 2022) intitolato “Cambiamento strutturale e dinamiche d’impresa nel Mezzogiorno d’Italia“, analizza le differenze delle tendenze tra Centro Nord e Mezzogiorno delle dinamiche d’impresa e di occupazione tra il 2001 e il 2018 evidenziando le implicazioni con la produttività. (Leggi)
La Commissione europea nel febbraio 2020 ha lanciato una consultazione pubblica sul processo di revisione della governance UE per costruire un quadro di regole fiscali più trasparente. Un working paper del Dipartimento del Tesoro di Assalve e altri (marzo 2022) intitolato “Italy and fiscal rules: past performance and future prospects” ha valutato le attuali regole di bilancio e ha passato in rassegna le proposte avanzate in passato per individuare gli aspetti critici con la contestuale realizzazione di un kit di strumenti che consenta una migliore analisi di scenario e di impatto. (Leggi)
La carenza di medicinali è in aumento in tutti i Paesi OCSE. Il fenomeno si è acuito dopo l’avvento della pandemia, per questo motivo l’OCSE con la pubblicazione “Shortages of medicines in OECD countries” ha esaminato l’ampiezza e e la natura della carenza nel periodo pre-Covid-19 e le cause della crescente carenza a livello globale. Tra il 2014 e il 2019 si è registrato un incremento del 60% negli numero di notifiche di carenza dei medicinali. Nonostante la complessità del mercato farmaceutico sono due le cause alla base: problemi di produzione e di qualità sebbene anche gli aspetti di regolazione giocano un ruolo non secondario. (Leggi)
La pandemia ha avuto un impatto diverso in USA e Area euro (AE). Un documento del Direttorato Generale degli Affari Economici e Finanziari (ECFIN) intitolato “Economic Adjustment in the Euro Area and the United States during the COVID-19 Crisis“, ha analizzato le differenze sostanziali tra le due aree. In USA si sono avuti maggiori effetti sulla salute pubblica rispetto all’AE ma una minore contrazione dell’attività economica. Nell’AE il mercato del lavoro è stato resiliente grazie ai programmi di mantenimento dei posti di lavoro mentre in USA vi sono stati forti cambiamenti nell’occupazione, nella disoccupazione e nella partecipazione. (Leggi)
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SUI CONTI PUBBLICI EUROPEI
Le comunicazioni alla Commissione dei conti economici armonizzati delle Amministrazioni pubbliche (AP) consentono un confronto a livello UE degli andamenti delle grandezze di finanza pubblica e della spesa per funzioni. Durante la pandemia i governi europei sono intervenuti con misure senza precedenti per fronteggiare la crisi economica.
Come conseguenza nel 2020 in tutti gli Stati membri EU27 la spesa primaria delle AP in percentuale al PIL è aumentata sensibilmente rispetto al 2019, in media di 6,4 p.p., arrivando al 53,4% da 46,6%. In Grecia e Spagna si sono registrati gli incrementi più consistenti, rispettivamente di 12,8 e 10,2 p.p. L’indebitamento netto medio sul PIL – saldo tra entrate e uscite totali non finanziarie – è balzato a -6,9% +6.4 p.p. con punte di 10,8 p.p. in Grecia (-9,7%) e 10,5 a Malta (-10,1%), Paesi nel 2019 in accreditamento netto.
Il debito pubblico sul PIL ha avuto un impennata media EU 27 di 13,2 p.p. e ha superato il 90%: in 4 Paesi Grecia, Spagna, Italia e Cipro l’incremento è stato superiore ai 20 p.p. Vanno evidenziati anche gli incrementi superiori ai 15 p.p. di Belgio, Francia e Portogallo. In molti Paesi il debito ha raggiunto livelli di guardia superando il 100% del PIL: 155,8% in Italia, 133,6% in Portogallo, 120,0% in Spagna 115,7% in Francia e 114,1% in Belgio.
Dall’analisi della spesa funzionalizzata, come avevamo già evidenziato in una precedente rassegna, emerge che la funzione Protezione sociale assorbe gran parte della spesa primaria rispetto al PIL – nella media EU27 il 43% – con un massimo del 47% in Italia e un mimino del 29% in Ungheria.
IL DIVARIO NORD SUD E LE DINAMICHE D’IMPRESA
Negli ultimi venti anni il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno d’Italia si è ampliato in termini di tasso di occupazione, produttività e PIL procapite. Alle numerose analisi condotte nel corso degli anni si aggiunge il quaderno della Banca d’Italia, uno studio in cui sono state analizzate per la prima volta la ridistribuzione dell’occupazione tra i settori produttivi, le implicazioni sulla produttività e le conseguenze macroeconomiche.
Tra il 2001 e il 2018 l’Italia ha vissuto un processo di deindustrializzazione alla pari di altre economie avanzate. Le due ripartizioni hanno seguito un percorso diverso di cambiamenti strutturali: nel Mezzogiorno la deindustrializzazione è iniziata con ritardo rispetto al Centro-Nord ma è stato più intensa. Al Centro-Nord è cresciuta l’occupazione nei servizi ad alta intensità di conoscenza mentre nel Mezzogiorno l’occupazione è cresciuta nei servizi a bassa intensità di conoscenza quali commercio al dettaglio e turismo.
La riallocazione dell’occupazione tra industria e servizi ha determinato una riduzione della produttività al Centro-Nord, invece nel Mezzogiorno ciò è avvenuto piuttosto per il calo degli investimenti e le note diseconomie esterne. Dal punto di vista della dinamica d’impresa, al Centro-Nord la nuova occupazione è stata creata dalle imprese già esistenti con un incremento delle dimensioni medie mentre nel Mezzogiorno invece è stata determinante la nascita di nuove imprese che ha determinato una riduzione della dimensione media delle imprese.
Banca d’Italia – Cambiamento strutturale e dinamiche d’impresa nel Mezzogiorno d’Italia
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0676/index.html
RIVEDERE – CON GIUDIZIO – IL PATTO DI STABILITÀ
La pandemia ha interrotto la consultazione sulla revisione del Patto di Stabilità e Crescita (SGP) avviato dalla Commissione europea nel febbraio 2020. In seguito alla crisi da Covid-19 sono state attivate in via temporanea le clausole generali di salvaguardia (GEC) e il processo è stato congelato. Ad ottobre 2021 la Commissione ha rilanciato la consultazione con termine a dicembre 2021, con l’obiettivo di ottenere un ampio consenso sulle modifiche del patto nel 2023.
In questo contesto, il dibattito si arricchisce del contributo fornito dal paper del Dipartimento del Tesoro, focalizzato sull’Italia, in cui sono passate in rassegna le proposte di riforma formulate in passato e anche le misure legislative denominate 6-Pack e 2-Pack introdotte rispettivamente nel 2011 e nel 2013. Le regole e le proposte sono state passate al vaglio di un modello di simulazione per verificare se alcune regole richiedono sacrifici non realistici o producono risultati non stabili nel tempo. Il 6-Pack è riuscito a migliorare il quadro ma non ha risolto molte problematiche.
Nonostante sia richiesta la convergenza nel medio termine verso il tetto del 3% sul PIL per il deficit e la soglia del 60% sul PIL per il debito pubblico, l’Italia non è riuscita a creare un “buffer” fiscale nei momenti favorevoli ed è stata costretta ad inasprire le posizioni politiche nei momenti di crisi. Le regole non sono, inoltre, riuscite ad evitare la contrazione degli investimenti pubblici durante il periodo di consolidamento fiscale. La proposta di una singola regola di spesa può semplificare il quadro ma espone a notevoli rischi procedurali da non sottovalutare.
Dipartimento del Tesoro – Italy and fiscal rules: past performance and future prospects
UN FENOMENO MULTIFATTORIALE
La carenza di medicine è in graduale aumento negli ultimi anni, in tale proporzione da richiedere studi più approfonditi da parte delle istituzioni internazionali, Parlamento europeo, Commissione europea e, più di recente, l’OCSE. Dall’osservazione di un campione di 14 Paesi OCSE nel periodo pre-pandemia tra il 2014 e il 2019, il numero delle comunicazioni di carenza di medicinali è aumentato del 60%.
La mancanza di uno standard tra i Paesi che definisca la carenza di medicinali in modo univoco, la complessità del settore farmaceutico e delle catene di approvvigionamento, in cui agiscono numerosi attori, la mancanza di dati affidabili, rende difficile individuare le cause più profonde del fenomeno. Più del 50% delle comunicazioni è concentrato in tre aree terapeutiche: sistema nervoso, cardiovascolare e malattie infettive. La carenza interessa in misura principale molecole vecchie, dal brevetto scaduto e non vi sono studi sistematici sull’impatto sui pazienti.
Dalla rassegna degli studi è emerso che il 60% delle carenze dipendono da problemi esogeni di produzione e di qualità. Vi sono anche fattori endogeni quali la commercializzazione e i fattori politici che la influenzano. La regolazione e le politiche di rimborso che favoriscono la determinazione di prezzi insostenibilmente bassi possono influenzare le decisioni commerciali mettendo in pericolo le forniture. Nonostante alcuni Paesi OCSE abbiano implementato un sistema di monitoraggio per prevedere e prevenire le carenze, il problema è in intensificazione. Sono necessari ulteriori studi e una maggiore armonizzazione degli sforzi.
UE E USA, PANDEMIA APPROCCI DIVERSI
Durante la pandemica USA e Area euro (AE) hanno avuto avuto approcci molto diversi nella gestione della crisi. Prima dell’epidemia le condizioni macroeconomiche erano simili in entrambe le aree: nel mercato del lavoro il tasso di occupazione era in aumento mentre la disoccupazione era in diminuzione. In AE l’occupazione aveva raggiunto livelli record dopo la grande crisi finanziaria, le pressioni inflazionistiche erano contenute e il tasso d’inflazione era al di sotto degli obiettivi delle banche centrali.
La contrazione del PIL del 2020 è stata superiore al 2008, il 3,4% in USA e il 6,4% in AE. Nonostante la crisi sia stata di ampiezza maggiore di sempre dopo la seconda guerra mondiale, la ripresa è avvenuta in tempo molto più rapidi. La contrazione del PIL è dipesa per 2/3 dal crollo dei consumi privati mentre la spesa per investimenti è calata del 7% in AE e dell’1,5% in USA. Le differenze nella contrazione del PIL sono dipese da misure di contenimento meno stringenti in USA e un minore ricorso al distanziamento sociale volontario.
Durante la prima fase della pandemia le restrizioni nella AE hanno ridotto la mobilità, 30 p.p. in più che negli USA. La mobilità è stata inferiore anche durante tutto il 2020 e nel primo trimestre del 2021. Il mercato del lavoro ha avuto andamenti differenti: in USA i tasso di occupazione si è contratto rapidamente e il tasso di disoccupazione è aumentato al 15%; in AE l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile mentre il tasso di disoccupazione è aumentato al 7,9% (solo +0,3 p.p.) per ritornare al 7,0% alla fine del 2021.
ECFIN – Economic Adjustment in the Euro Area and the United States during the COVID-19 Crisis