La selezione della settimana: #1 Eurostat: nell’anno della pandemia la spesa sanitaria pubblica nella UE è aumentata di un punto percentuale raggiungendo l’8,0% del PIL. #2 McKinsey: l’equità nell’accesso alle cure è un tema molto dibattuto nel post pandemia. Un opportunità anche per l’industria farmaceutica e delle scienze della vita. #3 OECD: i venti di guerra possono costare all’economia globale, in pregressa fase di recupero, un punto percentuale di PIL. #4 France Stratégie: come risolvere in modo efficace le più importanti sfide del momento individuate nell’invecchiamento della popolazione, riscaldamento globale e diseguaglianze. #5 European Union Politics: secondo l’evidenza empirica, nell’Unione europea la volontà di far rispettare le regole del patto di stabilità e crescita dipende dall’opinione pubblica.
Nel 2020 la spesa sanitaria pubblica corrente nei Paesi EU27 è stata in media dell’8,0% sul PIL e il 15,1% della spesa pubblica totale. Sono i dati emersi dall’ultimo aggiornamento delle statistiche Eurostat Della spesa pubblica per funzione (Cofog). Gran parte della spesa – 5,9 p.p. – è destinata ai sevizi ambulatoriali e ospedalieri. Per l’Italia, dove sono disponibili stime provvisorie, la spesa ha raggiunto il 7,9% sul PIL con un incremento di 1,1 p.p rispetto al 2019 e il 13,9% della spesa pubblica complessiva e rappresenta la seconda voce di spesa dopo quella per la protezione sociale. (Leggi)
L’equità sanitaria è un argomento molto dibattuto e lo sarà ancora di più negli anni a venire alla luce dell’emergenza sanitaria. Secondo un editoriale McKinsey “Health equity: A framework for the epidemiology of care”, l’equità sanitaria rappresenta un’opportunità per le industria farmaceutica e delle scienze della vita. Le determinanti sociali possono incidere sull’epidemiologia della malattia in modo non prevedibile. Se le aziende riuscissero ad individuare le determinanti e le fasce della popolazione più colpite potrebbero intervenire dove l’investimento sarebbe più efficace. (Leggi)
Prima dello scoppio della guerra in Ucraina la congiuntura macroeconomica globale si stava normalizzando ai livelli precedenti la pandemia e nel biennio 2022-2023 la contrazione del PIL del 2020 sarebbe stata recuperata del tutto. L’incremento dell’indice dei prezzi al consumo era considerato temporaneo e convergente agli obiettivi di inflazione delle banche centrali. L’OECD Economic outlook di marzo 2022 esamina le implicazioni economiche della guerra in Ucraina. L’incremento dei prezzi dei beni di consumo inciderà negativamente su PIL di un punto percentuale nel primo anno. (Leggi)
Secondo France strategie, un’istituzione indipendente francese posta sotto l’egida del Primo ministro, le sfide più urgenti da affrontare sono tre: riscaldamento globale, invecchiamento della popolazione e diseguaglianza. In un documento, preparato da J. Tirole e O. Blanchard, sono illustrate alcune proposte, nell’ambito di una nuova cornice analitica, per risolvere queste questioni molto complesse in quanto implicano una redistribuzione tre le generazioni e nelle generazioni, danno risultati solo di lungo periodo e le decisioni vengono prese in condizioni di incertezza. (Leggi)
La riforma UE del patto di stabilità e crescita (SGP) ha consentito in passato di affrontare con efficacia la crisi del debito sovrano europeo. Un articolo di JC Fjelstul (2022) “Explaining public opinion on the enforcement of the Stability and Growth Pact during the European sovereign debt crisis” pubblicato su European Union Politics, affronta lo spinoso tema dell’adesione dell’opinione pubblica all’applicazione del SGP. Dall’analisi delle indagini cross country emerge che l’adesione dell’opinione pubblica è più bassa proprio quando ci sarebbe bisogno di un maggiore appoggio. (Leggi)

LA SPESA SANITARIA NELL’UNIONE EUROPEA
Nel 2020 la spesa pubblica nell’Unione europea è aumentata sensibilmente in seguito alle misure adottate per fronteggiare la crisi economica e l’emergenza sanitaria. L’incidenza della spesa pubblica complessiva sul PIL ha raggiunto il 53,1% +6,6 p.p. rispetto all’anno precedente. Disaggregando la spesa per funzioni, l’incremento maggiore si è registrato nella spesa per la protezione sociale che ha raggiunto il 22% sul PIL (+2,7 p.p.) e nella spesa sanitaria che ha raggiunto l’8,0% sul PIL (+1,0 p.p.).
In Italia la spesa per pubblica ha raggiunto il 57,1% sul PIL mentre la spesa sanitaria è aumentata al 7,9% (+1,1 p.p.) e, grazie agli incrementi del FSN, si è allineata alla media dei Paesi dell’UE. Nonostante il recupero rispetto alla media UE, la spesa sanitaria italiana resta ancora lontana dai divelli di Germania e Francia, rispettivamente all’8,5 e 9,0% sul PIL.
Disaggregando la spesa sanitaria italiana nelle sue componenti, l’1,8% è rappresentato dalla spesa per Prodotti, apparecchiature e apparecchiature mediche, il 5,1% dai Servizi ambulatoriali, il 5,6% dai Servizi ospedalieri, lo 0,8% dai Servizi sanitari pubblici, lo 0,2% dalla R&S Salute e il restante 0,3% nella spesa non classificata. Tra gli stati membri dell’UE vi è una marcata eterogeneità: si va dal 9,2% sul PIL dell’Austria al 4,8% della Lettonia. Anche la Spagna, uno dei Paesi più colpiti nella fase iniziale della pandemia ha incrementato la spesa sanitaria di 1,5 p.p. attestandosi al 7,6% del PIL contro il 6,1% dell’anno precedente.

AGIRE PER L’EQUITÀ SANITARIA
L’OMS definisce l’equità sanitaria come l’assenza di ingiuste ed evitabili differenze di salute tra gruppi di popolazione individuabile da un punto di vista geografico, sociale, economico e demografico. L’equità sanitaria non va confusa né con le disparità di salute né con l’incidenza eccessiva di malattie: la disparità di salute si riferisce ad esempio ai diversi esiti sanitari tra gruppi di presone in una determinata regione – ad esempio la differente mortalità da Covid-19 tra gli ultra settantenni nella prima fase dalla pandemia in Italia – mentre l’incidenza eccessiva di una malattia si riferisce a differenti condizioni di salute tra diverse popolazioni nella stessa area -ad esempio negli USA la popolazione bianca ha un’incidenza sella fibrosi cistica superiore a quella della popolazione nera afflitta invece da cellule falciforme. Secondo alcuni studi lo stato di salute di una popolazione dipende solo dal 20% dalla fornitura di servizi sanitari, medicine e medici inclusi, i fattori principali sono la qualità dell’ara, l’acqua pulita e una nutrizione buona. In questo contesto l’industria farmaceutica e delle scienze della vita può ricoprire un ruolo fondamentale per migliorare gli esiti dei pazienti, ridurre i costi dei sistemi sanitari e per un’innovazione profittevole. Sebbene le determinanti della salute siano iper locali le industrie farmaceutiche sono una costante sul territorio: esse possono concordare metriche comuni per i clinical trials e codici di condotta per l’IA al fine di soddisfare le esigenze di diverse sottogruppi di popolazione. Le imprese, soprattutto quelle nella fase di startup, dovranno tracciare i bisogni sanitari insoddisfatti per calibrare gli investimenti in R&S.
McKinsey – Health equity: A framework for the epidemiology of care
IL PUZZLE DELLA GUERRA FRENA LA RIPRESA
La guerra in Ucraina è una tragedia umanitaria di enormi dimensioni per la popolazione costretta all’emigrazione di massa per sottrarsi a morte e distruzione. La Russia e l’Ucraina sono economie dalle dimensioni relativamente piccole ma sono grandi esportatori di materie prime energetiche (gas naturale, antracite e petrolio) e alimentari – principalmente grano. Dalla prospettiva macroeconomica nell’area OCSE, gli shock nell’offerta di questi beni avranno ripercussioni sull’andamento della ripresa post-Covid-19 soprattutto in quei Paesi dove la ripesa non è ancora consolidata, come la Spagna e l’Italia e in alcune economie fragili e più dipendenti dall’importazione di queste materie prime. Il conflitto è scoppiato in una fase di progressiva normalizzazione delle politiche fiscali e con le banche centrali intenzionate a terminare gradualmente la fase di espansione monetaria. Sulla base alle precedenti previsioni in gran parte dei Paesi nel 2023 era atteso il raggiungimento de livelli di prodotto analoghi a quelli pre-pandemia e il ritorno alla piena occupazione. Le stime preliminari vedono una contrazione del PIL globale dell’1% e un incremento dell’indice dei prezzi al consumo del 2,5%. Secondo stime OCSE la riduzione delle importazioni di materie prime energetiche del 20%, al netto di ri-allocazioni interne, ridurrà il prodotto lordo dell’Europa di p.p. con differenze significative tra Paesi: più colpiti saranno quelli più a ridosso del conflitto ad esempio la Lettonia dove è stimata una contrazione superiore al 2,4% e dove la ripresa non è ancora consolidata o si sconta l’eccessiva dipendenza dalle materie russe e ucraine, prime come Spagna e Italia in cui è prevista una contrazione superiore alla media UE22.
OECD – Economic Outlook, Interim Report March 2022
https://www.oecd-ilibrary.org/economics/oecd-economic-outlook/volume-2022/issue-2_4181d61b-en

TRE SFIDE AMBIZIOSE
Riscaldamento globale, invecchiamento della popolazione e diseguaglianze: tre grandi sfide globali individuate da France Stratégie su sollecitazione del Presidente francese Macron. Per contrastare il riscaldamento globale, la cui gravità non è del tutto percepita dall’opinione pubblica e i cui costi non vogliono essere sostenuti da nessuno, è necessario agire subito. Gli strumenti più efficaci sono la carbon tax che va applicata in modo estensivo, tenendo conto dei costi elevati della misura e delle implicazioni redistributive. Vanno incrementati gli investimenti in R&S al momento ad un livello insufficiente e istituire due agenzie europee una di finanziamento degli investimenti ad alo rischio, una seconda di sensibilizzazione sui costi dell’impatto ambientale. L’invecchiamento della popolazione ha diverse implicazioni sociali: diminuisce la popolazione attiva, il sistema pensionistico è a rischio insostenibilità e per garantire l’equilibrio finanziario è necessario incrementare la vita lavorativa o aumentare i contributi. Per evitare che le misure siano percepite come oscure da molti lavoratori è necessario attuare le riforme in modo trasparente migliorando il mercato del lavoro e che tenga conto delle preferenze sociali. Un aspetto importante della disuguaglianza è l’accesso a un buon lavoro e a una vita lavorativa soddisfacente. Per ridurre le diseguaglianze – in Francia non è peggiorata rispetto al passato – sono necessarie tre tipi di misure: uguale accesso, istruzione e risorse finanziarie, redistribuzione e protezione sociale, creazione di posti di lavoro di buona qualità.