La selezione della settimana: #1 IMF: per affrontare le fide globali della sostenibilità e dei nuovi bisogni di salute nati dalla pandemia è necessario rendere più efficiente la spesa sanitaria in tutti i Pesi. #2 ISTAT: dalle stime preliminari nel 2021 in Italia la povertà assoluta è stabile rispetto all’anno precedente. Il risultato è dovuto all’incremento dei prezzi. A livello territoriale, vi è stato un miglioramento del Nord e a un peggioramento nel Mezzogiorno. #3 World Bank: la sottostima del debito pubblico nei paesi emergenti è una sgradita sorpresa dei periodi di crisi e rischia di prolungarne il corso. #4 Eurostat: negli ultimi otto anni la differenza tra la paga oraria tra donne e uomini in percentuale di quella degli uomini è diminuita di 3,4 p.p. #5 Fondazione Eni Enrico Mattei: i cambiamenti demografici influenzano la crescita della produttività in varie direzioni mentre si hanno effetti positivi dall’automazione.
Dopo la pandemia e per perseguire gli obiettivi di sostenibilità, i sistemi sanitari dovranno affrontare nuove sfide. Un working paper IMF (2022) “Patterns and Drivers of Health Spending Efficiency” di Garcia-Escribano et al. ha indagato in che modo è possibile liberare risorse in sanità stante il limitato margine di manovra dovuto ai crescenti vincoli di finanza pubblica. L’efficientamento della spesa sanitaria può essere un obiettivo praticabile a patto di migliorare anche gli esiti di salute. Dallo studio emerge che nella maggior parte dei Paesi si sono già ottenuti rilevanti guadagni di efficienza. (Leggi)
Nel 2021 nonostante la forte ripresa del PIL +6,6% rispetto all’anno precedente e l’andamento sostenuto dei consumi, in crescita del 4,7% la povertà assoluta è rimasta stabile. Il risultato è stato condizionato dal forte incremento dei prezzi al consumo registratosi nella seconda perte del 2021 altrimenti, a parità di livello dei prezzi, si sarebbe registrato un lieve miglioramento. Dalle “Stime preliminari dell’ISTAT sulla povertà assoluta e delle spese per consumi”, si allargano le differenze territoriali: nel Mezzogiorno sono aumentate le famiglie e gli individui che vivono sotto la soglia della povertà assoluta mentre al Nord sono entrambi diminuite. (Leggi)
Il fenomeno della sottostima del debito pubblico è un fenomeno molto più ricorrente di quanto si immagini soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questo è il principale risultato del paper “Hidden debt revelations” uno studio ancora in corso di Horn, Mihalyi e Nickol (2022), i cui risultati preliminari sono discussi sulle pagine del Blog dalla Banca mondiale. Dallo studio, basato sui dati di 140 Pesi in un’arco di 50 anni, risulta che la sottostima si manifesta durante i tempi di crisi allungando ancora di più la durata della crisi. I miglioramenti nella copertura statistica degli ultimi 5 anni hanno portato alla luce un grande debito nascosto. (Leggi)
Secondo l’Eurostat nel 2020 i divari retributivi di genere si stanno riducendo: la differenza tra la retribuzione oraria delle donne nei Paesi dell’Unione europea e quella degli uomini era del 13%. Si tratta di un progresso sensibile rispetto al 2012 quando la differenza era del 16,4%. L’Eurostat alla vigilia della festa della donna ha pubblicato una prima analisi sui dati della versione aggiornata delle statistiche sul Gender pay gap (GPG). Le differenze tra donne e uomini possono essere spiegate sia dalle diverse caratteristiche dell’occupazione femminile e maschile sia dal diverso ritorno finanziario per lavori dalle stesse caratteristiche. (Leggi)
L’impatto dei cambiamenti demografici sulla crescita della produttività è stato studiato in un recente paper della Fondazione Eni Enrico Mattei (dicembre 2021) intitolato “Demography, growth and robots in advanced and emerging economies” di M. Lanzafame. Sia un incremento della quota di popolazione più giovane sia di quella più anziana hanno un effetto negativo sulla crescita della produttività con un effetto compensativo dovuto all’automazione. Questo avviene attraverso vari canali tra cui l’accumulazione di capitale umano e fisico. Questo effetto è maggiore nelle economie emergenti rispetto a quelle avanzate. (Leggi)
IL VALORE DELLA SPESA SANITARIA EFFICIENTE
La pandemia e il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno posto le basi per un incremento strutturale della spesa sanitaria in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal raggruppamento per fasce reddito. Per i Paesi emergenti il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile richiede un incremento della spesa sanitaria dell’1,5% entro il 2030 mentre per i paesi a basso reddito l’aumento necessario è del 4,6%.
L’incremento della spesa in sé non è una condizione sufficiente a migliorare gli esiti sanitari – misurati in modo sintetico dalla speranza di vita. Il confronto della relazione tra andamento della spesa procapite e la speranza di vita tra il 2000 e il 2017 evidenzia come nei Paesi avanzati a parità di spesa l’aspettativa di vita sia più elevata di quella dei Paesi emergenti e a basso reddito con una differenza a scapito di questi ultimi che va dagli 8 ai 10 anni di persi di vita. Osservando il trend delle economie avanzate, ad aumenti della spesa procapite corrispondano incrementi della speranza di vita meno che proporzionali.
L’efficientamento della spesa sanitaria interessa quindi tutti i Paesi anche per l’insufficienza delle risorse destinate all’emergenza pandemica nonostante l’impegno dei governi che ha comportato un aggravio per l’1,5% nei Paesi avanzati e il 0,9% dei paesi emergenti e a basso reddito. Dall’analisi input output nei Paesi considerati emerge che un sistema sanitario accessibile a tutti, l’uguaglianza dei redditi e il controllo della corruzione sono tra le determinanti più significative dell’efficienza in sanità.
L’INFLAZIONE ERODE I BENEFICI DELLA RIPRESA
Secondo le stime preliminari dell’ISTAT, in Italia nel 2021 la povertà assoluta – famiglie o individui con una spesa pari o inferiore alla soglia di povertà assoluta – è rimasta stabile rispetto al 2020: il 7,5% delle famiglie e il 9,4% degli individui. L’indice del prezzi al consumo è aumentato dell’1,9% nel 2021 influenzando negativamente la condizione delle famiglie in quanto, senza variazioni significative dell’inflazione, le famiglie in povertà assoluta sarebbero diminuite al 7,0% e gli individui all’8,8%.
A livello territoriale si riscontra un’eterogeneità tra Nord, Centro e Mezzogiorno: al Nord le famiglie in povertà assoluta sono diminuite al 6,7% (7,6 nel 2020) e gli individui all’8,2 (9,3% nel 2020), al Centro la situazione delle famiglie è rimasta stabile 5,6% mentre è in aumento la percentuale di individui sotto soglia 7,3%, nel Mezzogiorno peggiorano sia la condizione delle famiglie 10% (9,4% nel 2020) sia quella degli individui dove si registra un incremento di 196mila persone al 12,1% un p.p. in più rispetto al 2020.
I consumi delle famiglie sono in netta ripresa + 4,7% sebbene ancora inferiori del 4,7% rispetto al 2019 con un andamento differenziato rispetto al reddito. L’inflazione ha avuto effetti eterogenei sui consumi a seconda delle fasce di reddito: l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi UE è stato del 2,4% per le famiglie meno abbienti e dell’1,6% per le famiglie più abbienti: le prime hanno incrementato i consumi del 6,2% mentre le seconde dell’1,7%.
ISTAT – Stime preliminari povertà assoluta e delle spese per consumi – Anno 2021

DEBITO PUBBLICO: MIGLIORARE LE STATISTICHE EVITA BRUTTE SORPRESE
Il fenomeno della rilevazione dei debiti nascosti, molto frequente nel caso di Paesi in via di sviluppo, ha determinato la necessità di revisionare il database delle statistiche sul debito pubblico della Banca mondiale dal 1970 al 2020. La revisione a cura di Horn, Mihalyi e Nickol, parte dal presupposto che quando sono rilevati debiti non dichiarati, vanno aggiornate anche le precedenti statistiche sul debito.
Grazie al tracciamento delle revisioni, è stato possibile individuare le caratteristiche, i tempi e le determinanti del “debito nascosto”. La sottostima del debito pubblico è un problema di vecchia data: le revisioni sono molto frequenti e talvolta di grandi dimensioni la maggior parte in aumento e si presentano con una probabilità doppia rispetto alle revisioni al ribasso. Considerando le ultime 5 “annate” dell’International Debt Statistics, sono stati aggiunti 587 miliardi di dollari di prestiti non dichiarati in precedenza, pari al 15% del totale dei debiti dichiarati dai Paesi in via di sviluppo ed emergenti nel 2020. In aggregato in 50 anni la revisione media al rialzo è stata dell’1,47% del PIL.
La Banca mondiale sta profondendo enormi sforzi per migliorare la copertura delle proprie banche dati sul debito pubblico grazie al ricorso di fonti esterne: dalle relazioni dei creditori, alle fonti mercato e ai lavori dei ricercatori che tentato di stimare i creditori che non segnalano. Molto resta ancora da fare per migliorare la copertura: resta ad esempio il problema del default nascosto nel caso di creditori non obbligazionari.

I DIVARI RETRIBUTIVI DI GENERE SI STANNO RIDUCENDO
Le ultime elaborazioni dell’Eurostat mostrano un graduale miglioramento dal 2012 al 2020 dell’indicatore non rettificato sui divari retributivi di genere (Gender pay gap) – calcolato come differenza tra salario orario pagato agli occupati di genere maschile e salario orario pagato alle occupate di genere femminile, in percentuale del salario orario maschile. Nel 2020 il GPG per l’UE27 era il 13%, 1,4 p.p in meno del 2018 e 3,4 p.p. in meno del 2012.
L’Italia è uno dei membri UE con i divari più bassi sebbene vi siano degli effetti nascosti: nel 2020 il GPG era il 4,2% in diminuzione rispetto al 5,5% del 2018. L’indicatore GPG non rettificato, può essere scomposto tra la componente spiegata e quella non spiegata. La componente spiegata indica la differenza di retribuzione dovuta alle caratteristiche medie sul mercato del lavoro a livello personale età, livello di istruzione, esperienza lavorativa, tipologia di contratto e orario di lavoro – sia a livello delle caratteristiche d’impresa – settore, dimensione, e controllo proprietario.
Da una pubblicazione Eurostat è possibile riportare tale scomposizione per il GPG del 2018. Scomponendo il dato dell’Italia, abbiamo che il CPG spiegato rettifica di -5,4 p.p. il GPG non spiegato di 10,9%. Una rettifica così rilevante dipende dall’effetto segregazione, autoselezione inclusa: le donne che decidono di lavorare sono quelle con il livello di istruzione e di abilità più elevato. In Italia le donne guadagnano il 2,7% in più per il livello di istruzione più alto e il 6,1 in più a causa delle loro occupazioni medie più elevate.
Eurostat – Gender pay gap in the EU down to 13.0%
https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-statistical-working-papers/-/ks-tc-22-00

I ROBOT CI SALVERANNO
Produttività e crescita economica sono legate da una relazione diretta che dipende dalla percentuale della popolazione in età lavorativa. Maggiore sarà questa quota maggiore sarà la crescita del reddito procapite. I cambiamenti demografici che modificano la numerosità della forza lavoro influenzano la produttività. Una forza lavoro che invecchia riduce la produttività nel lungo periodo per il tramite di effetti indiretti quali: minore accumulazione di capitale fisico, umano e di conoscenza; inoltre dopo una certa età, le capacità dei lavoratori iniziano a diminuire.
Anche un incremento di forza lavoro giovane può avere effetti negativi in quanto mancano di esperienza lavorativa. Gli effetti diretti della riduzione della forza lavoro si ottengono tramite l’incremento dell’età pensionabile, la promozione del lavoro femminile, l’allentamento delle restrizioni all’immigrazione e la promozione del progresso tecnologico. Solo quest’ultimo aspetto nella forma di tecnologia dell’automazione nelle industre di produzione può influenzare positivamente la produttività.
Se nell’analisi si separano i Paesi emergenti da quelli avanzati si nota che l’effetto dell’invecchiamento della popolazione è minore tra i Paesi avanzati dove l’adozione delle nuove tecnologie è più massiccia. I robot possono sostituire i lavoratori nelle mansioni manuali dove sono più produttivi ed essere complementari alle competenze dei lavoratori incrementandone la produttività. Dalle evidenze riportate l‘automazione è in grado di attutire l’impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla crescita della produttività del lavoro.
Fondazione Eni Enrico Mattei – Demography, growth and robots in advanced and emerging economies