La selezione della settimana: #1 IMF: i colli di bottiglia dal lato dell’offerta hanno pesato sul recupero del PIL e della produzione industriale in Europa. #2 Confindustria DM: il mercato dei dispositivi medici in Italia presenta alcune criticità dovute alla composizione della spesa sanitaria pubblica e al commercio con l’estero. #3 Commissione Europea: nell’ottavo rapporto sulle politiche di coesione si evidenzia come dal 2001 nelle Regioni dell’Est europeo vi sia stata convergenza, diversamente da quanto accaduto nelle Regioni del meridione d’Italia, dove si è assistito a una divergenza. #4 OECD: nel IV trimestre 2021 la ripresa ha continuato la sua corsa nonostante le principali economia dell’area dell’euro abbiano subito un rallentamento. #5 Altems: 19,5 miliardi spesi per l’emergenza sanitaria da Covid-19 nel biennio 2020-2021, gran parte dal SSN.


I colli di bottiglia dal lato dell’offerta hanno limitato la ripresa dell’area euro. Secondo le stime contenute in un working paper IMF a cura di Celasun et al. (2022) “Supply Bottlenecks: Where, Why, How Much, and What Next?” la il livello del PIL e della produzione industriale sarebbe potuto essere maggiore rispettivamente del 2% e del 6%. Il settore dell’automotive è stato il più colpito. Secondo le previsioni del 2021 i colli di bottiglia sarebbero potuti diminuire da metà 2022 ma la nuova ondata dovuta alla variante Omicron ha prolungato l’emergenza probabilmente fino al 2023. (Leggi)

La spesa sanitaria pubblica per dispositivi medici (DM) nel 2020 è stata di 123,4 miliardi di euro – il 5,3% della spesa complessiva – ma solo 8,4 miliardi sono destinati ad acquisti di dispositivi prodotti da aziende italiane. Il settore in Italia conta 4.546 imprese con un giro di affari di 16,2 miliardi. Sono questi alcuni dei numeri forniti da 11 infografiche del rapporto “L’industria dei dispositivi medici in Italia” a cura di Confindustria DM. Il settore rispetto al 2019 è in espansione ma è penalizzato dal consumo procapite di 107,5 euro inferiore alla media dei principali Paesi europei di 265 euro. (Leggi)

Dal 2001 le Regioni il PIL dell’Europa dell’Est è cresciuto velocemente riducendo il divario con il resto dell’UE – mentre in quelle del meridione d’Italia questo non è avvenuto. È una delle principali evidenze dell’Eighth Report on Economic, Social and Territorial Cohesion curato dalla DG Regional and Urban Policy. Il rapporto illustra l’evoluzione nelle disparità territoriali intervenute nell’ultimo decennio e in che misura le politiche di coesione hanno influito. Si evidenzia il potenziale sulla crescita delle politiche verdi e viene avviata una riflessione sull’evoluzione delle politiche di coesione anche alla luce della pandemia da Covid-19. (Leggi)

Nel quarto trimestre del 2021 nell’area OCSE il PIL è cresciuto dell’1,2%, in misura leggermente maggiore rispetto all’1,1% del terzo trimestre. L’aggiornamento OCSE dei conti nazionali trimestrali “GDP Growth – Fourth quarter of 2021” analizza l’andamento dell’attività economica nell’ultimo trimestre del 2021, disaggregando la tendenza sia nelle aree omogenee (G7, G20 UE, EA e OCSE) sia a livello dei principali Paesi. Nell’Unione europea nel quarto trimestre l’economia è rallentata sensibilmente rispetto al trimestre precedente: 0,4% contro 2,2% con la Germania in contrazione dello 0,7%. (Leggi)

Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 sono stati spesi 19,5 miliardi di euro per affrontare l’emergenza sanitaria la maggior parte dei quali dovuti all’incremento della spesa sanitaria delle Regioni. Un numero speciale dell’Instant Report “Covid-19 #2020-202” a cura di Altems, ha quantificato i costi sostenuti dalla sanità in Italia nel biennio 2020-2021. Sono riportati anche il quadro epidemiologico, l’evoluzione della letalità e la risposta organizzativa a livello nazionale e regionale con un focus sul personale, sui posti letto, sulla telemedicina e sulla campagna vaccinale. (Leggi)

RIPRESA, DEFICIT DI OFFERTA (E INFLAZIONE)

La ripresa europea nel 2021 ha dovuto “fare i conti” con limitazioni dal lato dell’offerta e con un incremento inatteso dell’indice dei prezzi al consumo. Le difficoltà sorte a causa del lockdown nelle catene globali di approvvigionamento ha colpito duramente molti settori tra cui, in particolare, quello dell’automobile i cui tempi di consegna si sono molto allungati per la difficoltà dell’industria dei semiconduttori a soddisfare la domanda di chip.

L’offerta ha fronteggiato una domanda robusta che, in condizioni normali, avrebbe evaso più velocemente: a livello globale il 40% degli shock di offerta possono essere ricondotti al lockdown e dovrebbero avere una durata transitoria. Senza i colli di bottiglia in Europa la produzione manifatturiera avrebbe potuto essere maggiore del 5% rispetto al trend della fine del 2021 e, considerando la relazione tra manifattura e PIL, si sarebbe avuto un livello del PIL più elevato del 2%.

Gli shock dell’offerta, in combinazione con l’eccesso di domanda, hanno indotto un incremento dei prezzi al consumo rapido e inatteso creando un contesto difficile da gestire per la politica monetaria stretta tra il sostegno a una ripresa ancora incompiuta e l’evitare una spirale prezzi salari. La politica dovrebbe allentare alcune regolamentazioni per favorire il recupero dei tempi e dell’occupazione che sono alla base delle strozzature dell’offerta. La politica fiscale dovrebbe sostenere la domanda aggregata in modo mirato, sopratutto il mantenimento di quei posti di lavoro sostenibili dopo l’allentamento dei colli di bottiglia.

IMF – Supply Bottlenecks: Where, Why, How Much, and What Next?

https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2022/02/15/Supply-Bottlenecks-Where-Why-How-Much-and-What-Next-513188

DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA: UN TESSUTO PRODUTTIVO ETEROGENEO

Tra il 2019 e il 2020 il mercato dei dispositivi medici in Italia è diminuito del 3,0% mentre la spesa sanitaria per questa tipologia di beni è aumentata del 3,7%. Nel 2020, anno della pandemia, la spesa sanitaria complessiva per DM è stata di 160,5 miliardi di euro di cui il 71,6% pubblica – 123,4 miliardi – e il 28,4% privata – 36,6 miliardi.

Il tessuto produttivo è eterogeneo in quanto aziende di grandi dimensioni – il 5,7% del totale – convivono con aziende piccole con una dimensione media di 24,8 addetti – 112.534 su 4.546 aziende. Ta le principali difficoltà del mercato interno vi è la bassa spesa pubblica procapite per DM ferma a 107,5 euro, due volte e mezzo inferiore alla spesa nell’Unione europea. La spesa procapite per DM nelle regioni è molto eterogenea: si va da 156,4 euro del Friuli Venezia-Giulia agli 84,1 euro del Lazio.

Le ragioni di una disparità così rilevante sia con l’Europa sia tra le Regioni italiane vanno meglio indagate in quanto possono dipendere da fattori diversi dalla natura pubblica o privata della sanità o da una sua migliore o peggiore gestione. Un altro elemento di difficoltà, nonostante nel comparto siano presenti alcune imprese innovative – il 15% del totale, probabilmente un numero esiguo – è il saldo negativo della bilancia commerciale, in diminuzione rispetto all’anno precedente: le esportazioni verso gli USA, primo partner commerciale nell’export, sono diminuite del 12,3% mentre le importazioni dalla Cina, terzo parte commerciale nell’import sono aumentate del 15,1%.

Confindustria DM – L’industria dei dispositivi medici in Italia

POLITICHE DI COESIONE EFFICACI MA NON PER L’ITALIA

L’ottavo Report sulle politiche di coesione della Commissione europea fa il punto sull’efficacia dei programmi attuati tra il 2007 e il 2020. Secondo i modelli economici, nel 2023 il PIL procapite delle Regioni meno sviluppate sarà del 2,6% più elevato grazie al supporto dei fondi ERDF (European Regional Development Fund) e di coesione attuati tra il 2014 e il 2020 con una contemporanea riduzione del 3,5% della distanza tra il decile superiore e quello inferiore.

I programmi rivestono un ruolo fondamentale nel finanziamento degli investimenti pubblici dei Pesi beneficiari: la percentuale di investimenti finanziata dai fondi di coesione è passata dal 34% in media nei programmi 2007-2013 al 52% nei programmi 2014-2020. Vi sono stati sensibili progressi anche nel mercato del lavoro con un recupero dalla grande crisi finanziaria del 2008 del tasso di occupazione 20-64 al 73% del 2019 (59,2% per l’Italia) valore ancora lontano dall’obiettivo del 2030 del 78%.

Dal confronto tra le Regioni della UE sulla media dei tassi di crescita annui del PIL procapite del periodo 2001-2019, emerge che le Regioni dell’Europa dell’Est e buona parte della ex DDR sono cresciute a un tasso superiore del 2% con alcune aree e città metropolitane della Romania e Bulgaria cresciute a un tasso superiore al 5%. Per le Regioni meridionali italiane il bilancio degli ultimi venti anni, in un contesto generale di crescita limitata del Paese, è deludente: -0,48% Sicilia, -0,41% Campania, -0,35% Calabria, -0,29% Puglia e -0,29 Abruzzo.

EC – Eighth Report on Economic, Social and Territorial Cohesion

https://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/cohesion-report/

IL RALLENTAMENTO DEL PIL NEL IV TRIMESTRE 2021 IN UE

All’interno dell’area OCSE alla fine del 2021 è continuata la ripresa dell’attività economica: il PIL ha confermato la tendenza ascendente crescendo nel IV trimestre 2021 dell’1,2% contro l’1,1% nel III trimestre. Le stime OCSE della crescita mostrano l’esistenza di una divergenza tra l’andamento tra le maggiori economie dell’area euro e il resto dei Paesi.

Nei Paesi G7 vi è stata una conferma del trend con una crescita dell’1,2% superiore a quella del III trimestre del 0,9%. USA, Canada e Giappone hanno visto un’accelerazione rispetto al III trimestre: rispettivamente 1,7% contro 0,6%, 1,6% contro 1,3% e 1,3% contro -0,7% mentre il Regno Unito è rimasto stabile al 1,0%. Tra le grandi economie dell’area euro la Francia dopo una crescita sostenuta del 3,1% ha frenato allo 0,7%, allo stesso modo l’Italia, passata dal 2,6% allo 0,6% mentre la Germania ha visto un’inversione di segno a -0,7% contro 1,7. Un altro Paese in frenata è stata l’Austria: dopo un brillante III trimestre con +3,8% ha visto una contrazione del 2,2%.

Il rallentamento europeo, e in particolare dei Paesi di lingua tedesca, è stato provocato dal ritorno dell’epidemia. A fine 2021 l’Europa è stata l’epicentro della quarta ondata che ha messo a dura prova i sistemi sanitari molti Paesi i quali hanno rafforzato alcune misure di contenimento. All’incertezza dovuta alla pandemia si sono aggiunti il forte e inatteso incremento dei prezzi degli energetici e degli alimentari, il perdurare delle difficoltà di approvvigionamento e la profonda interconnessione economica e negli scambi commerciali.

OECD – GDP Growth. Fourth quarter of 2021

https://www.oecd.org/sdd/na/gdp-growth-fourth-quarter-2021-oecd.htm

DUE ANNI DI PANDEMIA

A poco più di due anni dall’inizio della pandemia, a fronte di una profonda riorganizzazione del sistema sanitario, le risorse impiegate dallo stato sono insufficienti. Lo speciale instant report Altems ha stimato l’impatto economico sul SSN: all’incremento del FSN del 7,4%, è corrisposto un incremento della spesa sanitaria delle Regioni dell’11,5%, pari a 11,5 miliardi di euro. La protezione civile ha sostenuto costi pari a 4,4 miliardi mentre per i vaccini la spesa potrebbe aggirarsi intorno ai 3 miliardi.

La mancata vaccinazione di una percentuale di popolazione ha comportato ricoveri evitabili per una spesa stimata in 1 miliardo di euro. Il report si sofferma anche sulla risposta organizzativa del SSN a livello regionale e nazionale. Dopo il Decreto 34/2020 il modello Covid-hospital è stato abbandonato a favore del modello Hub &S poke – centri di emergenza di I livello sul territorio e centri di eccellenza di II livello. La maggior parte delle Regioni ha riorganizzato la propria rete ospedaliera secondo il modello H&S, tranne la Toscana, il Piemonte e la Val d’Aosta le quali hanno optato per un modello a rete.

Nel biennio il personale è stato incrementato di 13mila unità il 13% in più tra contratti a tempo indeterminato, determinato e di libera professione. Numerose aziende sanitarie hanno fatto ricorso alla telemedicina: da una survey che copre 324 presidi ospedalieri è emerso che questa soluzione ha sofferto della mancata interoperabilità con i dati del paziente per la maggior parte ancora gestiti in modo analogico dagli ospedali.

Altems – Instant Report Covid-19 #2020-2022

https://altems.unicatt.it/altems-covid-19