La selezione della settimana: #1 Senato: la concorrenza in Italia procede a passi troppo piccoli con una legge depotenziata da altri provvedimenti. #2 Banca d’Italia: il margine di profitto delle imprese italiane, come misura del potere di mercato, è rimasto stabile negli ultimi 20 anni intorno al 10%. #3 JCMS: la durata, in alcuni casi eccessiva, delle indagini preliminari sugli aiuti di stato non dipende da motivi politici ma dalla complessità del singolo caso. #4 Bruegel: nell’Unione europea vi sono i presupposti per un’unione sanitaria. Le performance dei sistemi sanitari europei, sempre in miglioramento, sono un buon punto di partenza. #5 ECFIN: quadro economico incerto e stime di crescita riviste al ribasso per l’UE e gli Stati membri rispetto alle previsioni di autunno sia 2022 sia nel 2023.
Il dibattito sulla legge annuale della concorrenza, in discussione al senato, è focalizzato solo su alcuni temi, nel contesto marginali, quali le concessioni balneari e i taxi mentre altri ben più rilevanti passano inosservati come il nuovo rinvio della completa liberalizzazione del mercato elettrico o la necessità di riformare il codice degli appalti per contrastare la tendenza alla concentrazione del mercato. Il Servizio del bilancio del Senato ha pubblicato la Nota di lettura sulla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, in cui sono valutati gli oneri per la finanza pubblica e la congruità degli elementi forniti. (Leggi)
Quando un’impresa ha un elevato potere di mercato potere di mercato, minore è l’elasticità della domanda al variare del prezzo, maggiore è il suo margine di profitto (markup). Un tema di discussione della Banca d’Italia di Ciapanna, Formai, Linarello e Rovigatti (2022) “Misure del potere di mercato: evidenze micro e macro per l’Italia” fornisce una valutazione dell’evoluzione del markup in Italia – e in Europa – negli ultimi venti anni. Dalle principali risultanze emerga una sostanziale invarianza del markup con livelli maggiori nei servizi, senza verificarsi l’effetto come nelle imprese superstar USA. (Leggi)
I tempi impiegati dalla Commissione europea per adottare una decisione sui casi degli aiuti di stato superano di frequente la durata raccomandata dei 18 mesi. Nel 2008 il 18% delle decisioni sono state prese oltre i 18 mesi raggiungendo i due anni tenendo conto dell’indagine preliminare. Un paper pubblicato su JCMS a firma van Druenen e Zwaan (2022) “Getting State Aid Approved by the European Commission: Explaining the Duration of Preliminary Investigations in the State Aid Notification Procedure” analizza il processo decisionale riguardanti gli aiuti di stato, concludendo che l’eterogeneità nel tempo non è dovuto a motivi politici. (Leggi)
Vi è un razionale per un’unione europea della salute? A questo interrogativo risponde un Policy Contribution su Bruegel di Bucher (2022) “Does Europe need a Health Union?” in cui si discute sui benefici dell’integrazione in alcuni settori al fine di essere più efficaci nel fornire un livello elevato di protezione della salute. I presupposti vi sono in quanto prima della pandemia i risultati dei sistemi sanitari europei garantivano risultati in costante miglioramento. Questo significa che i paesi sono allineati nel perseguire gli obbiettivi del benessere della popolazione congiuntamente a quelli socio economici. (Leggi)
Le prospettive dell’economia europea vedono un rallentamento della dinamica economica come già in parte anticipato dalle previsioni economiche di autunno. La UE27 nel 2021 è cresciuta in media del 5,3% ma nel 2022 la crescita prevista è del 4,0% e nel 2023 del 2,8%. Le Previsioni economiche d’inverno 2022 della Commissione europea sono basate sulle aspettative che la nuova ondata pandemica sia di breve durata mentre i problemi di approvvigionamento globali andranno dissolvendosi nel corso dell’anno. Un ruolo importante sarà giocato del costante miglioramento del mercato del lavoro e dal pieno dispiegamento delle misure del RFF. (Leggi)
POTERE DI MERCATO: EUROPA VS USA CON UNO SGUARDO ALL’ITALIA
Negli ultimi venti anni negli USA si è sviluppato un dibattito pubblico sul potere di mercato sempre crescente da parte delle aziende giganti nei settori tecnologici. Queste aziende agiscono da monopolista innovatore, con un’attività basata soprattutto sui beni immateriali, negli ultimi anni sempre di più sotto i riflettori dell’antitrust. In Europa non vi è nessuna evidenza di una tendenza analoga. Gli unici due studi condotti in passato danno risultati divergenti.
Il lavoro di Ciapanna e altri tenta di colmare questa lacuna tramite l’analisi del margine di profitto (markup) nelle quattro grandi economie europee – Francia, Germania, Italia e Spagna. Un primo risultato evidenzia un diverso trend tra USA e i Paesi europei in oggetto: in USA il markup è stimato a 1,6 – ossia il 60% – mentre in Italia, Germania, Francia 1,1 e in Spagna 1,2. Un risultato altrettanto importante riguarda la mancanza di questa dinamica anche nelle imprese superstar in quanto nel percentile top l’andamento del markup è piatto.
Vi è eterogeneità del modello di markup tra settori con i sevizi che hanno un margine superiore a quello dell’industria, inoltre le variazioni del margine sono determinate da aggiustamenti all’interno dei settori e non dalla variazione del peso relativo del settore dovuto alla ricollocazione delle risorse come è avvenuto negli USA. L’indagine per l’Italia è stata condotta su un ampio campione di imprese comprendenti società “incorporate” ossia a responsabilità limitata (S.p.A., Srl e Sapa) e non. Anche nel campione sottoinsieme di società incorporate la tendenza resta la stessa.
Banca d’Italia – Misure del potere di mercato: evidenze micro e macro per l’Italia
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0672/index.html

CONCORRENZA: L’ETERNO INSEGUIMENTO
Nel dibattito sulla legge annuale per il mercato e la concorrenza sulla “vexata quaestio” in materia delle concessioni demaniali marittime è stato approvato di recente dal Governo un emendamento in cui si prevede che le concessioni in essere restano valide fino al 31 dicembre 2023, solo dopo quella data la materia sarà sottoposta a riordino.
Si tratta di un’ennesimo rinvio su un tema che, sebbene sia marginale nel quadro complessivo del sistema economico italiano, per come è ed è stato affrontato è indicativo delle difficoltà di accettazione della cultura della concorrenza nell’opinione pubblica e nel mondo politico del nostro Paese. Vi sono altri recenti episodi quali il quarto rimando al 1° gennaio 2024, approvato nel Decreto Recovery, del passaggio obbligatorio al mercato libero elettrico. Come evidenziato da alcuni osservatori si tratta di una misura dannosa per i consumatori: nell’ultimo anno l’energia venduta nel mercato di maggior tutela è costata il 54,7 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Altre misure come quella sulla riforma del servizio pubblico locale (articoli 6, 7 e 10) che invece andrebbe allargata a tutto il comparto delle partecipate alla luce delle criticità emerse dell’ultima relazione Relazione della Sezione Autonomie della Corte dei Conti in merito agli Organismi partecipati dagli enti territoriali e sanitari. Un’ultima osservazione sul Codice dei contratti pubblici la cui riforma è necessaria per garantire l’accesso alle gare anche alle piccole imprese. Secondo dati CNA solo il 15 per cento del valore complessivo delle gare pubbliche è accessibile a quasi il 97 per cento delle imprese italiane.
Senato – Il dibattito sulla Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021
https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/DOSSIER/1331655/index.html

AIUTI DI STATO E POLITICA
Sebbene la Commissione europea vigili sulla corretta applicazione dei trattati da parte degli Stati membri sulla base del TFEU, le decisioni su quando aprire, intensificare o chiudere le procedure di infrazione sono dettate quasi sempre da ragioni politiche. Ad esempio nel 2018 non è stata aperta nessuna procedura di infrazione contro l’Italia nonostante la violazione del Patto di stabilità e crescita. Gli autori del paper si interrogano se le decisioni della Commissione sugli aiuti di stato non siano ispirati in modo analogo a motivi politici.
Il punto di partenza è l’eterogeneità nei tempi di espletamento delle indagini preliminari sugli aiuti di stato, regolati dagli articoli da 107 a 109 del TFEU. Dal gennaio 2015 ad dicembre 2018 su un campione di 975 casi approvati la durata della indagini va da 1 a 2.319 giorni; la media è di 169 giorni con una deviazione standard di 195 giorni. Tra i Paesi con la durata media più lunga vi sono Lettonia, Lussemburgo e Lituania, mentre la durata media più bassa si ha in Finlandia, Portogallo ed Estonia.
La durata dei casi estremi influenza maggiormente i Paesi con un basso numero di indagini: ad esempio la media di 357,4 giorni della Lettonia è stata influenzata dalla durata superiore ai due anni di quattro dei dieci casi mentre la durata media dell’Estonia di 93,6 giorni dipende da tre casi durarti meno di sei settimane. Dalle analisi si evidenzia che la durata delle indagini non è influenzata dalle caratteristiche del Paese sebbene vi siano differenze nei tempi delle indagini tra quelle sugli aiuti orizzontali e quelli verticali. Gli interventi a livello politico vi sono negli aggiustamenti praticati agli interventi ma a questo livello di analisi non è possibile conoscerne i contenuti.
SPUNTI PER UNA SANITÀ PIÙ EUROPEA
Gli obiettivi dei singoli sistemi sanitari europei sono orientati non solo alla salute e al benessere individuale ma anche all’ottenimento di risultati di prosperità a carattere prettamente socio-economico. Secondo Bucher, nonostante la convergenza degli obiettivi, in alcuni settori c’è ancora margine di intervento per favorire una migliore integrazione a livello di Unione europea.
L’11 novembre 2020 la Commissione Europea aveva annunciato una serie di proposte per costruire un’Unione europea della Sanità al fine di incrementare la resilienza alle minacce sanitarie transfrontaliere: in questo ambito può essere profuso uno sforzo maggiore per contrastare la resistenza antimicrobica e per definire dei livelli minimi di resilienza. Vantaggi possono derivare dall’affrontare su larga scala le malattie non comunicabili (ad esempio diabete, ipertensione e BPCO) tramite un sistema di sorveglianza comune e il consolidamento della conoscenze scientifiche.
Queste ultime dovrebbero confluire nella legislazione settoriale e andrebbe posta un’attenzione particolare nell’applicare norme per una migliore regolazione degli impatti sulla salute delle politiche UE. La consultazione pubblica European Health Data Space lanciata nel 2021 è un’opportunità per la salute pubblica in quanto intende fornire un quadro comune per la condivisione di dati sanitari di qualità non solo a fini terapeutici ma per rafforzare la ricerca e migliorare la legislazione. Sebbene, infine, gli obiettivi sanitari siano legati ad alcuni obiettivi UE, i buoni risultati non hanno ridotto le disuguaglianze nella salute, un problema ancora molto elevato tra e negli Stati membri.
Bruegel – Does Europe need a Health Union?
https://www.bruegel.org/2022/02/does-europe-need-a-health-union/
CRESCITA MENO SOSTENUTA NEL 2022
Le previsioni d’inverno della Commissione europea delineano uno quadro economico per l’anno in corso caratterizzato da un andamento più debole rispetto al 2021. Le nuove varianti del virus hanno evidenziato l’insufficienza della strategia sanitaria basata solo sui vaccini per cui si sono rese necessarie nuove politiche di contenimento focalizzate sulla percentuale di popolazione ancora non vaccinata. Inoltre per contenere l’ondata pandemica in alcuni Paesi sono state rafforzate le restrizioni.
I prezzi del gas e del petrolio stanno avendo un incremento duraturo, superiore a quanto previsto lo scorso autunno. A causa della scarsità delle materie prime e di equipaggiamenti, associata ai colli di bottiglia nell’occupazione sempre più diffusa, soprattutto per alcuni settori, si sta determinando in Europa una carenza nell’offerta, uno scenario diverso dal passato quando i problemi si concentravano sempre dal lato della domanda.
L’inflazione sarà più duratura di quanto previsto sebbene l’incremento dei prezzi alla produzione di trasferirà ai consumatori con un certo ritardo e in modo eterogeneo tra i settori. In Italia, dopo l’ottima performance del PIL reale a +6,5%, è previsto un rallentamento e, nonostante congiuntura migliori dal secondo trimestre, nel 2022 la crescita attesa è del 4,0% e nel 2023 del 2,7%. L’indice del prezzi al consumo nel 2021 è aumentato dell’1,9% ma nel 2022 raddoppierà (+3,8%) per tornare, probabilmente troppo ottimisticamente, all’1,6% nel 2023.
ECFIN – European Economic Forecast. Winter 2022
https://ec.europa.eu/info/publications/european-economic-forecast-winter-2022