La selezione della settimana: #1 CEPS: quando la BCE immetterà sul mercato i titoli del debito pubblico, per evitare perturbazioni sulla stabilità finanziaria sarà possibile trasferire parte del debito all’ESM. #2 OHE: in Europa l’elasticità dell’innovazione farmaceutica rispetto alla spesa misurata in termini di nuovi brevetti è di segno positivo ma con sostanziali differenze rispetto agli USA. #3 Banca d’Italia: un nowcasting affidabile può essere ottenuto con un modello basato su variabili del mercato finanziario a cadenza settimanale. #4 Project Syndicate: l’elevato tasso d’inflazione in USA e in Europa desta preoccupazioni per l’immobilismo delle banche centrali ma negli USA la situazione, in prospettiva, è peggiore. #5 ScienceDirect: la costruzione di infrastrutture stradali è una condizione non sufficiente per lo sviluppo territoriale: il caso della Salerno-Reggio Calabria.


Nell’Area dell’euro nel 2020 la quota di debito pubblico detenuta dalla BCE è arrivata al 20,8% del totale (Italia 21,3%). L’immissione nel mercato finanziario di buona parte di questi titoli può avere effetti deleteri sulla stabilità finanziaria. Un paper di S. Micossi (2021) su CEPS “On the selling of sovereigns held by the ESCB to the ESM“, propone di vendere una quota rilevante al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM). Questa operazione, di cui l’ESM è autorizzata dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dal Trattato ESM (TESM), avrebbe importanti benefici sulla stabilità finanziaria dell’area. (Leggi)

La spesa farmaceutica ha effetti positivi sull’innovazione nell’industria farmaceutica sebbene tra USA e Europa ci siano sostanziali differenze. Un paper di Kourouklis e Gandjour (2022) “How Does Pharmaceutical Spending Drive Innovation in Europe?” ha rilevato una relazione positiva tra spesa farmaceutica e innovazione domestica nella fase iniziale, misurata dalla variazione delle domande di brevetto all’incremento della spesa farmaceutica. In Europa i ricavi dell’industria farmaceutica sono più bassi di quelli USA a causa dell’attività di regolazione e questo può avere degli effetti di free riding sull’innovazione USA. (Leggi)

Stime affidabili in tempo reale del ciclo economico italiano possono essere ottenute utilizzando modello basato su un set di 130 variabili del mercato finanziario osservabili con cadenza settimanale. Questo è il principale risultato di un Quaderno di discussione della Banca d’Italia di Ceci e Silvestrini (2022), “Il nowcasting delle fasi di espansione e di recessione dell’economia italiana: il ruolo dei mercati finanziari“. L’accuratezza previsionale è buna anche a confronto con gli indicatori di nowcasting utilizzati più di frequente: l’indicatore composito PMI o l’indice della produzione industriale. (Leggi)

L’inflazione negli Stati Uniti in un anno è aumentata del 7% mentre in Europa del 5%. In entrambi i casi le banche centrali non hanno rilevato con il fenomeno con un certo ritardo. Un editoriale su Project Syndicate di Jean Pisani-Ferry intitolato “European Inflation Is Not American Inflation” discute sulle differenze tra le due aree dell’origine dell’incremento dei prezzi. Le previsioni per gli USA sono peggiori per varie ragioni legate alla politica dell’attuale e del passato presidente, per una diversa struttura del mercato del lavoro e per i vincoli molti stringenti in cui la FED si trova ad agire rispetto alla BCE. (Leggi)

Le infrastrutture viarie favoriscono lo sviluppo dell’area dove sono state realizzate? A questo importante interrogativo cerca di rispondere il paper di Ciani, de Blasio e Poy (2022), “A freeway to prosperity? Evidence from Calabria, South of Italy“. Patendo dalla costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, infrastruttura senza pedaggio, ritenuta fondamentale per lo sviluppo di un’area economica periferica, gli autori misurano l’impatto di lungo sull’economia della regione Calabria. Invece dello sviluppo dell’intera Regione, si è osservato un effetto riallocativo delle attività economiche regionali. (Leggi)

UNA VIA D’USCITA PER I DEBITI SOVRANI DELL’EUROZONA

La crisi pandemica del 2020-2021 ha lasciato una pesante eredità nell’eurozona in quanto le politiche fiscali a supporto dell’economia hanno innalzato il livello di debito pubblico dal 60% al 100% del PIL. La politica monetaria della BCE aveva avviato un programma di acquisti di titoli del debito pubblico per contrastare la deflazione e per stabilizzare il sistema finanziario. La situazione attuale vede un miglioramento dei fondamentali macroeconomici ma un incremento inatteso dell’inflazione al di sopra dell’obiettivo del 2%.

Il percorso di risanamento dei conti pubblico è su un sentiero stretto in quanto le politiche richieste per il rientro del debito potrebbero ostacolare la ripresa in corso mentre il ritorno dei titoli del debito pubblico nei mercati potrebbero causare gravi disordini finanziari con un effetto contagio dai paesi più indebitati a tutta l’eurozona. In passato la rigidità nelle decisioni di politica monetaria per contrastare una crisi peculiare di un Paese hanno provocato il contagio come accaduto nella crisi del 2011-2012.

Micossi e Avgouleas in due articoli hanno proposto un programma graduale di trasferimento dei titoli di debito pubblico dalla BCE all’ESM finché le condizioni esterne non consentano di immetterli di nuovo sul mercato senza rischi per i paesi più indebitati. Nella proposta originaria l’acquisto ESM, secondo l’articolo 14 del TESM, era visto come un prestito per i paesi interessati ma questo si andrebbe a configurare come ulteriore debito. Più adeguato sarebbe il ricorso all’articolo 18 che consente all’ESM di intervenire direttamente nei debiti sovrani degli Stati membri dopo il riconoscimento da parte della BCE di circostanze finanziarie eccezionali con rischio di stabilità finanziaria.

CEPS – On the selling of sovereigns held by the ESCB to the ESM

https://www.ceps.eu/ceps-publications/on-the-selling-of-sovereigns-held-by-the-escb-to-the-esm/

SPESA FARMACEUTICA DRIVER DI INNOVAZIONE

L’industria farmaceutica, per sviluppare nuovi medicinali approvati per i pazienti, ha necessità di generare un reddito sufficiente. In questo settore è sempre stato complesso misurare i costi dell’innovazione ma un recente studio ha misurato l’elasticità dell’innovazione, in termini di nuovi brevetti, e quindi nelle fasi iniziali del processo, al variare della spesa farmaceutica.

Questa relazione è fondamentale per le decisioni di policy che hanno l’obiettivo di tenere sotto controllo la spesa farmaceutica senza penalizzare gli incentivi all’innovazione. In Europa l’elasticità dell’innovazione nelle fasi iniziali rispetto alla spesa farmaceutica è 2.2. Questo significa che a un incremento dell’1% della spesa farmaceutica corrisponde un incremento del 2,2% ne numero delle domande di nuovi bevetti. Si tratta di valore più elevato rispetto a quello misurato da altri lavori nelle fasi successive in quanto queste ultime dipendo soprattutto da altri fattori.

Il paper mette in evidenza le diversità tra il mercato USA e quello europeo, in particolare per la fissazione dei prezzi, sottoposti a controllo in Europa. Per questo motivo le aziende farmaceutiche USA, diversamente da quelle europee, hanno a disposizione tutti i ricavi necessari per incentivare l’innovazione nelle fasi iniziali. Vi è anche una relazione negativa tra investimenti in R&D USA e brevetti europei, un segnale della mancanza di collaborazione tra i due Paesi nelle prime fasi dell’innovazione..

OHE – How Does Pharmaceutical Spending Drive Innovation in Europe?

https://www.ohe.org/news/how-does-pharmaceutical-spending-drive-innovation-europe

PREVEDERE LE GRANDI RECESSIONI IN TEMPO REALE

Nella Grande crisi finanziaria oppure, più di recente, durante la pandemia di Covid-19 i modelli econometrici tradizionali non sono riusciti a prevedere né le grandi contrazioni del PIL reale né l’ampiezza della propagazione. In letteratura sono state proposte alcune metodologie alternative basate su variabili finanziarie, come la pendenza della curva dei rendimenti, per riuscire a cogliere in tempo reale l’andamento del ciclo economico. Le variabili finanziarie e creditizie sono tra i principali motori del ciclo e contribuiscono ad amplificare gli shock economici.

Il legame è ancora più stretto alla luce di nuovi studi secondo i quali le variabili finanziarie sono adeguate a tracciare il tasso di crescita nelle code del PIL reale e di altre variabili macroeconomiche. Un vantaggio ulteriore è dato dalla disponibilità degli indicatori finanziari: diversamente dagli indicatori macroeconomici, dagli indicatori della produzione industriale, disponibili con ritardo con frequenza trimestrale e soggetti a revisioni, quelli finanziari sono disponibili con frequenza giornaliera e intra-grionaliera e non necessitano di revisioni.

Rispetto agli studi esistenti il lavoro di Ceci e Silvestrini è stato condotto su un ampio dataset di variabili finanziarie (mercato monetario, finanziario, delle merci, tassi di cambio e debito sovrano). I risultati sono molto accurati in termini di performance predittive: sia i modelli multivariati statici sia quelli dinamici, predicono meglio dei modelli univariati sia nel periodo campione (febbraio 2003 dicembre 2020) sia nel periodo fuori dal campione, teatro della crisi da Covid-19 (gennaio 2019, luglio 2021).

Banca d’Italia – Il nowcasting delle fasi di espansione e di recessione dell’economia italiana: il ruolo dei mercati finanziari

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2022/2022-1362/index.html

L’INFLAZIONE NON È TUTTA UGUALE

Alla fine del 2021 l’indice dei prezzi al consumo negli USA, nell’area dell’euro e nei principali paesi aveva subito un’impennata portando la variazione dell’indice rispettivamente al 5,4%, 2,6% e in particolare Germania 3,2%, Spagna 3,0% Francia 2,1 e Italia 1,9%. Nel 2020 l’inflazione si era attestata allo 0,8% negli USA 0,3 nell’area euro, 0,4 in Germania, -0,3 in Spagna, 0,5 in Francia e -0,1 in Italia.

A dicembre 2021 la variazione dei prezzi sui 12 mesi precedenti è stata del 7,1% negli USA e del 5% nell’eurozona. In Europa la BCE è stata accusata di seguire la curva dell’inflazione e dopo molti anni di QE, i nodi stanno venendo al pettine. Anche la FED sta sulla difensiva, ma secondo Jean Pisani-Ferry è improprio accomunare il caso USA con quello dell’eurozona in quanto le previsioni per gli Stati uniti sono peggiori per tre motivi: in primo luogo sia Trump sia Biden hanno varato uno stimolo fiscale in risposta alla Covid.19 per un ammontare di 25 trilioni di dollari (11% del PIL pre-crisi).

In secondo luogo i Paesi europei hanno preservato la forza lavoro dallo shock agendo da assicuratori mentre negli USA sono scomparsi circa 2,7 milioni di lavoratori alla base di numerosi colli di bottiglia nelle attività produttive. Infine Powell ad agosto 2020 aveva annunciato una nuova strategia che prevedeva tassi bassi a lungo per convergere a un’inflazione  superiore al 2% a fronte di una politica fiscale assennata. Poiché si è verificato il contrario, la FED ha annunciato un cambio di strategia e un ritorno agli obiettivi originari con la possibilità di una stretta monetaria.

Project Syndicate – European Inflation Is Not American Inflation

https://www.project-syndicate.org/commentary/inflation-more-worrying-in-us-than-eurozone-by-jean-pisani-ferry-2022-01

UN’AUTOSTRADA (GRATUITA) NON PORTA SVILUPPO

Costruire infrastrutture stradali per promuovere lo sviluppo è una indicazione di policy dal grande appeal ma dagli esiti molto incerti. Sulla base di questo convincimento, nella prima metà degli anni ’60, è stata promossa la costruzione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, a pedaggio gratuito, al fine di promuovere lo sviluppo in una Regione periferica come la Calabria. Se è indubbio che un’area isolata difficilmente potrà diventare ricca e quelle ricche sono ben collegate, una nuova autostrada non porterà automaticamente allo sviluppo.

Nell’articolato dibattito sul tema, Ciani, de Blasio e Poy analizzano la dinamica economica di lungo periodo della regione Calabria nei pesi interessati dal passaggio autostradale confrontandola con quella dei paesi che avrebbero beneficato dell’infrastruttura nel caso fosse stato realizzato uno dei due tratti alternativi (il tirrenico o lo ionico). A inizio lavori, nel 1962, il PIL procapite della Calabria era il 55% di quello nazionale e alla fine dei lavori, nel 1974 era salito al 60%, mentre nel 2001 era il 62%.

I risultati mostrano che tra il 1961 e il 2001 i comuni a una distanza di 2 Km dall’autostrada hanno avuto una crescita dell’occupazione privata di 18 p.p. superiore ai comuni distanti 60 km e una crescita della popolazione superiore di 8 p.p. Dal confronto con lo sviluppo di altre aree non raggiunte da autostrade come il Salento e alcuni comuni in Sardegna emerge che la crescita dei comuni vicini alla Salerno-Reggio Calabria è stato inferiore rispetto alle aree di controllo. L’autostrada ha favorito una riallocazione delle risorse senza portare benefici in termini di convergenza all’economia della Regione.

ScienceDirect – A freeway to prosperity? Evidence from Calabria, South of Italy

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2212012222000016