La selezione della settimana: #1 Ministero della Salute: nel 2019 il personale del SSN ha un’età media di 49,8 anni con una quota di età superiore ai 60 anni del 18,2%. #2 Banca d’Italia: nel quarto trimestre 2021 la crescita in Europa si sta raffreddando per la ripresa della pandemia, l’incremento dei prezzi e le difficolta nell’approvvigionamento globale. #3 VoxEU: riforma della governance europea e del patto di stabilità e crescita; una rassegna del dibattito in corso e di alcune soluzioni proposte. #4 MEF: la riforma fiscale dell’Irpef ha interessato al momento la revisione delle aliquote marginali ma non dei criteri per determinare la base imponibile che potrà avvenire solo in seguito a un ampio dibattito condiviso. #5 ECFIN: l’Unione europea non può soccombere nella competizione globale nei settori avanzati dell’ICT. Una lezione vincente può essere appresa dall’analisi degli esiti delle politiche industriali del passato.
Al 31 dicembre 2019 il personale complessivo del SSN era di 683.767 unità. Riguardo la sfera pubblica (ASL, AO, AOU, ICCRS e ARES) il personale era di 681.661 di cui 630.810 a tempo indeterminato. È questo il quadro di sintesi che emerge dallo studio del Ministero della salute “Il personale del sistema sanitario italiano. Anno 2019“. Aumenta il numero delle donne nelle classi di età più giovani al 31 dicembre 2019 erano 428.506 unità, quasi il 68% del totale. Lo studio dedica un approfondimento alle donne nel SSN evidenziando le differenze nei diversi ruoli. (Leggi)
Nel quarto trimestre 2021 in Europa si è assistito a un’accelerazione della pandemia che ha rallentato il ritmo della ripresa. L’inflazione ha raggiunto il livello più elevato dalla costituzione dell’Area dell’euro a causa dei rincari della componente energetica. Questi e altri dati congiunturali sono discussi nel Bollettino Economico n. 1, 2022 della Banca d’Italia. Anche l’Italia ha risentito della fase congiunturale con un rallentamento della crescita e un indebolimento del valore aggiunto. Le stime per il nostro Paese indicano uno 0,5% nel quarto trimestre. (Leggi)
Continua il dibattito a livello europeo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita (SGP). Un editoriale su VoxEU “Fiscal is local: EU standards for national fiscal frameworks” propone di rafforzare la titolarità nazionale della responsabilità del bilancio fremo restando le salvaguardie a livello centrale. Un paper Bocconi “Squaring the Circle: How to Guarantee Fiscal Space and Debt Sustainability with a European Debt Agency” propone l’istituzione di un’Agenzia europea del debito così come lo studio di D’Amico, Lorenzoni, Giavazzi, Guerrieri e Weymuller che propone anche la riforma delle regole fiscali. (Leggi)
La legge di bilancio per il 2022 ha introdotto delle novità nel sistema fiscale italiano, sebbene si tratti solo del primo tassello di una riforma più profonda. Le novità hanno interessato le aliquote marginali legali, gli scaglioni e le detrazioni per tipo di reddito. Non sono state modificate invece le regole per definire la base imponibile, un elemento critico che nel tempo ha subito un’erosione e ha concentrato il prelievo quasi esclusivamente sui redditi da lavoro dipendente. Lo strumento della legge di bilancio appare inadeguato ai passi successivi della riforma che saranno attuato con Legge delega. (Leggi)
L’Europa è in ritardo in alcune tecnologie avanzate: tra le 20 imprese tecnologiche più grandi al mondo per capitalizzazione di mercato solo una è europea, mentre le altre dislocate in USA e in Asia. Cina e India stanno emergendo con forza sui mercati internazionali nelle catene di approvvigionamento e l’Europa, sebbene con buone performance nelle tecnologie green, non può permettersi di restare al palo. Un paper EFCFIN “Industrial Policy for the 21st Century: Lessons from the Past” ha passato in rassegna le esperienze pregresse di politica industriale nel mondo al fine di implementare una politica industriale europea di successo. (Leggi)
I TREND PRE-PANDEMIA DEL PERSONALE SSN
La pandemia ha evidenziato, soprattutto in alcune Regioni, carenze nella dotazione di personale medico e infermieristico. Grazie alle elaborazioni del Ministero dalla Salute su dati di Conto annuale, è possibile analizzare alcuni trend degli anni dal 2013 al 2019. Nel 2019 il personale SSN assunto a tempo indeterminato – privati accreditati esclusi – era di 630.810 unità, 21.554 in meno rispetto al 2013 (-3,30%). Alcuni osservatori hanno evidenziato come tra il 2017 e il 2019 a fronte di una dinamica stabile del personale si sia verificata un’osmosi dal settore pubblico a quello privato.
Il 16,2% è di età superiore ai 60 anni, il 40,47% ha un’età compresa tra i 50-59 anni e solo il 3,76% ha un’età inferiore ai 30 anni. Nello stesso intervallo temporale, il personale medico, della consistenza nel 2019 di 106.444, è diminuito del 1,03% e il personale infermieristico, consistente in 266.707 unità, è diminuito dell’1,05%. Sia il personale medico sia l’infermieristico hanno un’età media elevata: tra i medici – età media di 51,4 anni – il 28,4% ha un’età superiore ai 60 anni mentre solo il 15,5% ha un’età inferiore ai 40 anni; tra gli infermieri – età media 47,4 anni – la situazione è lievemente migliore in quanto l’8% ha un età superiore ai 60 anni mentre il 21,3% è di età inferiore ai 40 anni.
Il Ministero ha presentato anche alcune statistiche di approfondimento sul personale femminile che è il 67,8% del totale. Tra i ruoli, tuttavia, la presenza non è uniforme: nel ruolo amministrativo la percentuale è del 72,3%, nel ruolo sanitario il 68,7% ma nel ruolo professionale solo il 22,3%. Tra i medici la quota femminile raggiunge il 48% mentre tra il personale infermieristico è il 77,8%.
Ministero della Salute – Il personale del sistema sanitario italiano. Anno 2019
https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=3164
INFLAZIONE, PANDEMIA E BANCHE CENTRALI
Nel quarto trimestre 2021 la congiuntura economica globale ha risentito sia delle incertezze dovute alla ripresa della pandemia, sia del forte incremento dell’indice dei prezzi dei prodotti energetici, sia per le ancora irrisolte tensioni lungo le catene globali di approvvigionamento. Durante il 2021 gli USA e i Paesi avanzati hanno avuto performance economiche migliori rispetto ai Paesi emergenti sebbene nel volgere della fine dell’anno la persistenza di alcune criticità e l’emergere di nuove hanno raffreddato la ripresa.
In Europa a dicembre 2021 l’inflazione ha raggiunto il 5,0% dal 2,2% del 2° trimestre a causa del forte incremento dei prezzi di gas e combustibili. Nonostante i dubbi di alcuni osservatori, l’inflazione è prevista in diminuzione al 3,2% nel corso del 2022 per assestarsi intorno all’1,8% nel biennio 2023-2024. Sebbene la BCE abbia annunciato la riduzione del programma di acquisti dei titoli di stato, la politica monetaria resta ancora espansiva con obiettivi legati all’evoluzione degli andamenti macroeconomici.
Le prospettive di crescita del PIL per l’Italia sono confermate al 6,3% nel 2021 con una incremento dello 0,5% nel 4° trimestre. Nel 2022 le stime sono state riviste al ribasso: 3,8% contro il 4,0% delle precedenti previsioni di dicembre; per il 2025 la crescita è confermata al 2,5%. L’inflazione in Italia ha raggiunto il 4,2% a dicembre 2021 ma l’aumento dei costi di produzione non si è ancora trasmessa sui prezzi al dettaglio, nonostante le imprese abbiano in previsione un aggiornamento dei propri listini di vendita.
Banca d’Italia – Bollettino Economico n. 1, 2022
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2022-1/index.html
LA RIFORMA DEL SISTEMA FISCALE EUROPEO
Nella precedente edizione di questa rubrica avevamo inaugurato una rassegna delle proposte di riforma del Patto di Stabilità e Crescita e delle regole fiscali europee. I tre contributi selezionati questa settimana si focalizzano su alcuni aspetti cruciali della riforma. Un editoriale su VoxEU di Debrun e Reuter sottolineano l’urgenza della riforma perché lo spazio fiscale deve essere ricostruito per garantire l’assorbimento di grandi shock e per riportare credibilità al sistema. Gli autori propongono, fermo restando la regola del 3% per quei paesi sistematicamente inadempienti, regole fiscali definite a livello nazionale che soddisfino standard di livello UE.
In un paper Bocconi, Amato e Saraceno ritengono fondamentale la gestione del debito pubblico attraverso la creazione di una unità fiscale centralizzata anche associata alla riforma delle regole di bilancio. Un’Agenzia Europea del Debito avrebbe il vantaggio di assorbire il debito degli stati membri ma di fissare un prezzo coerente con i rischi di mercato, evitando i rischi di mutualizzazione del debito e di azzardo morale.
Anche in un editoriale su La Voce, secondo Giavazzi e altri, la gestione di parte del debito pubblico degli stadi membri da parte di un’istituzione europea può incrementare la capacità di finanziamento della UE, ridurre il costo di finanziamento e agevolare la politica monetaria della BCE. La riforma delle regole fiscali consiste nello stabilire un tetto al tasso di crescita della spesa primaria da revisionare ogni tre anni, in modo che garantisca la riduzione del debito secondo un obiettivo prestabilito nell’arco di 10 anni.
VoxEU – Fiscal is local: EU standards for national fiscal frameworks
https://voxeu.org/article/fiscal-local-eu-standards-national-fiscal-frameworks
ALCUNI NUMERI DELLA RIFORMA FISCALE IN ITALIA
La legge di bilancio 2022 è intervenuta sull’Irpef tenendo in considerazione le criticità emerse dall’Indagine conoscitiva della 6° Commissione permanente del Senato sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario. L’indagine aveva segnalato due importanti criticità: riduzione dell’aliquota media effettiva per i redditi compresi tra 28 e 55mila euro e l’eliminazione delle discontinuità più forti delle aliquote marginali effettive.
La prima criticità è stata affrontata lasciando inalterata l’aliquota marginale legale del primo scaglione (fino a 15mila euro), riducendo di due p.p. da 27% a 25% quella del secondo scaglione (da 15mila a 28mila euro), riducendo di tre p.p. al 35% da 38% l’aliquota del terzo scaglione (da 25 a 50mila euro) e accorpando il quinto scaglione (in precedenza da 55mila a 75mila euro) nel quarto scaglione che diventa oltre i 50mila euro con un’aliquota del 43%.
Per risolvere la seconda criticità si è intervenuto sulle detrazioni in quanto la sola riduzione di 3 p.p. dell’aliquota marginale legale del terzo scaglione non sarebbe stata sufficiente a ridurre il picco del 60% dell’aliquota marginale effettiva. Si è intervenuti rivedendo l’andamento delle detrazioni per il lavoro dipendente insieme a una rimodulazione dell’azione combinata tra il trattamento integrativo e le detrazioni da lavoro dipendente. Come risultato l’aliquota marginale effettiva per i redditi del terzo scaglione intorno ai 35mila euro è diminuita dal 60% al 43%.
MEF – L’intervento sull’Irpef nella legge di bilancio per il 2022
https://www.mef.gov.it/focus/Lintervento-sullIrpef-nella-legge-di-bilancio-per-il-2022/
UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE PER L’EUROPA
Le imprese dell’Unione europea sono troppo piccole in termini di capitalizzazione di mercato e troppo poco numerose per competere con successo nei settori dell’ICT e delle tecnologie avanzate. Per recuperare competitività a livello globale è necessaria una nuova politica industriale. Dall’analisi delle politiche industriali di USA Cina, Giappone e dell’esperienza pregressa dell’Unione europea sono state redatte da un paper della DG ECFIN delle linee guida per una politica industriale di successo.
Gli USA, nonostante si affermi il contrario, praticano e hanno praticato una politica industriale su più livelli: dalle agenzie governative che finanziano le innovazioni tecnologiche più promettenti nei vari settori produttivi (per la difesa il DARPA), alle politiche protezionistiche nel commercio globale; la Cina dal capitalismo di Stato che persegue una politica industriale ampia, implementata attraverso la pianificazione dei piani quinquennali. L’UE con l’obiettivo dell’ampliamento de singolo mercato, la promozione della concorrenza, le collaborazioni intergovernative (Airbus) e i programmi di supporto agli investimenti (piano Juncker e l’European Green Deal) ha contrastato la tendenza degli Stati membri a favorire il campione nazionale.
Prendendo spunto anche dalle politiche fallimentari del passato come ad esempio, l’Alitalia in Italia e il fotovoltaico in Germania, la nuova politica industriale, che ha iniziato a fare capolino durante al pandemia, dovrebbe essere orientata al futuro e non solo al presente o al passato. Dovrebbe essere inoltre guidata dal settore o dalla tecnologia e non dalla singola impresa, come avviene ora; promuovere un’effettiva concorrenza favorendo l’ingresso nel mercato di nuove imprese; prediligere nell’individuazione delle innovazioni anche l’approccio bottom up; promuovere non solo il lato dell’offerta ma anche quello della domanda nella richiesta di nuova tecnologia.
ECFIN – Industrial Policy for the 21st Century: Lessons from the Past
https://ec.europa.eu/info/publications/industrial-policy-21st-century-lessons-past_en