La selezione della settimana: #1 IZA: l’allungamento dell’età pensionistica, resa necessaria dall’invecchiamento della popolazione, ha ricadute negative sulla salute dei lavoratori. #2 STATO-REGIONI: siglata l’intesa sulla ripartizione della prima tranche del PNRR relativa alla Missione 6, Component 1 e 2. #3 Banca d’Italia: maggiore attenzione alle aspettative di inflazione di lungo periodo per migliorare la valutazione della politica monetaria della BCE. #4 VoxEU: la necessaria riduzione del debito pubblico nella UE, dovrà tenere conto delle esigenze di crescita di stabilizzazione, convergenza e transizione green. #5 CEPS: da una valutazione dei PNRR di alcuni Stati membri EU, è emerso che le sovvenzioni del programma RFF andranno a finanziare progetti già esistenti senza dare impulso a nuovi.


L’invecchiamento delle popolazione e l’incremento dell’aspettativa di vita alla nascita nei Paesi europei sta mettendo a repentaglio la sostenibilità dei sistemi pensionistici. I governi hanno attuato riforme dei sistemi pensionistici prevedendo l’incremento dell’età pensionabile con l’obiettivo di diminuire i beneficiari delle pensioni e di garantire assegni più elevati. Un paper IZA intitolato “The Effects of an Increase in the Retirement Age on Health” di M. Barschkett, J: Geyer, P. Haan e A. Hammerschmid ha studiato gli effetti della riforma pensionistica sullo stato di salute delle donne in Germania. (Leggi)

La Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 12 gennaio scorso, ha sancito l’intesa sullo schema di decreto del Ministero della Salute “recante la ripartizione programmatica delle risorse alle Regioni e alle Province Autonome per i progetti del Piano nazionale di Ripresa e resilienza e del Piano per gli Investimenti Complementari.” L’intesa è stata raggiunta dopo l’acquisizione da parte dei Ministeri competenti delle indicazioni della Conferenza sui criteri di ripartizione programmatica proporzionale alla percentuale degli ultrasessantacinquenni e la presa d’atto della presenza di alcune criticità nella capacità delle Regioni di raggiungere il 10% degli obiettivi. (Leggi)

Le aspettative di lungo periodo di inflazione hanno esercitato un’influenza al ribasso sull’indice dei prezzi tra il 2014 e il 2016 e nel 2019. Un tema di discussione della Banca d’Italia intitolato “Le aspettative di inflazione a lungo termine e il loro impatto macroeconomico” di S. Neri, valuta la politica monetaria della Banca Centrale Europea contraddistinta da un obiettivo d’inflazione piuttosto vago “sotto, ma vicino al 2 per cento” sottolineando l’importanza del monitoraggio dell’andamento delle aspettative di inflazione a lungo termine. (Leggi)

L’elevato debito pubblico accumulato dai Paesi dell’Unione europea negli ultimi due anni può costituire una debolezza importante. Un editoriale su VoxEU intitolato “Reducing public debt need not be a punishment” di B. Baarsma e R. Beetsma, propone la rimodulazione delle regole fiscali per favorire la riduzione del debito pubblico. La rimodulazione deve deprimere la crescita economica e ostacolare la stabilizzazione: le nuove regole dovrebbero creare delle “budgetary room” per politiche di crescita e per favorire la convergenza tra i Paesi. Viene proposto un fondo per le politiche Green. (Leggi)

L’obiettivo principale del programma Recovery and Resilience Facility è di finanziare nuovi progetti di investimento per dare un impulso alla crescita economica dopo l’impatto della pandemia da Covid-19. Un policy brief CEPS intitolato “The Recovery and Resilience Facility: A springboard for a renaissance of public investments in Europe?” ha analizzato i Piani nazionali di ripresa e resilienza di alcuni Stati membri dell’Unione europea. Il risultato principale dello studio è che non vi è una correlazione tra le sovvenzioni del RFF e il tasso di crescita degli investimenti. (Leggi)

ETÀ PENSIONISTICA E STATO DI SALUTE

L’allungamento dell’età pensionistica quale effetti ha sulla sulla salute dei lavoratori? Per rispondere al quesito gli autori hanno preso spunto dalla riforma del sistema pensionistico varata in Germania nel 1999. La riforma ha abolito il programma pensionamento anticipato per le donne nate dopo il 1951 e ha innalzato l’età pensionabile da 60 a 63 anni.

La riforma può essere considerata un quasi esperimento perché ha introdotto una discontinuità tra due coorti attigue, ossia quella delle donne nate nel 1951 e quelle nate nel 1952. Gli effetti sulla salute sono stati analizzati utilizzando i dati delle diagnosi dei medici di medicina generale stilate dal 2009 al 2018 secondo lo standard ICD-10. Lo stato di salute, così come documentato dalla letteratura medica e demografica, è correlato al mese di nascita e all’effetto coorte (ossia i risultati dipendono dalle caratteristiche della coorte oggetto di studio).

Gli autori hanno isolato queste componenti focalizzandosi su tre aspetti: consumo sanitario, salute mentale e fisica. Secondo i risultati dell’analisi, l’incremento dell’età pensionistica ha peggiorato la salute mentale, ha incrementato l’obesità e l’incidenza delle malattie muscolo-scheletriche. Ad esempio per le donne di età compresa tra 60 e 62 anni, rispetto al campione di controllo, le malattie correlate allo stress sono aumentate in un intervallo dal 3,6 al 4,8 per cento mentre i disturbi dell’umore sono aumentate in un intervallo dal 4,8 all’8,3 per cento, mentre non si registra nessun miglioramento riguardo agli altri aspetti analizzati.

IZA – The Effects of an Increase in the Retirement Age on Health

https://www.iza.org/en/publications/dp/14893/the-effects-of-an-increase-in-the-retirement-age-on-health-evidence-from-administrative-data

I TERMINI DELL’INTESA SUL RIPARTO DELLE RISORSE IN SANITÀ

La Conferenza stato regioni il 12 gennaio 2022 ha sancito l’intesa sul riparto degli 8,043 miliardi di euro previsti dal PNRR e dei 1,450 miliardi previsti dal Piano Nazionale Complementare (PNC). Il riparto della Componente 1 (M6C1): Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale prevede l’assegnazione di 2 miliardi di euro per le Case di comunità, 205 milioni di euro euro per le Centrali Operative Territoriali (COT) e 1 miliardo di euro per gli Ospedali di Comunità.

Il riparto della Componente 2 (M6C2): Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale prevede l’assegnazione di 2,64 miliardi di euro per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, 639 milioni di euro più i 1,450 miliardi del PNC per l’ospedale sicuro e sostenibile, 30 milioni di euro per l’infrastruttura tecnologica del Ministero della Salute e per la re-ingegnerizzazione del NSIS e 80 milioni per lo sviluppo delle competenze del personale del SSN.

Il 40% delle risorse complessive e il 45% di quelle destinate alle Case della comunità sono assegnate alle Regioni del Mezzogiorno. La quota di riparto per l’accesso ai fondi è la stessa di quella utilizzata per il riparto 2021, in parte ponderata per la popolazione con età superiore o uguale a 65 anni, mentre per la formazione si fa riferimento al fabbisogno del personale delle singole Regioni.

STATO-REGIONI – Primo riparto risorse PNRR Missione 6 Salute: 8 miliardi alle Regioni

https://www.statoregioni.it/it/conferenza-stato-regioni/sedute-2022/seduta-del-12012022/report/

ASPETTATIVE D’INFLAZIONE SLEGATE DALLA POLITICA BCE

Le aspettative d’inflazione di lungo periodo, ancorate agli obiettivi d’inflazione delle banche centrali, sono una condizione necessaria per garantire la stabilità dei prezzi e per evitare un incremento permanente dell’inflazione a fronte di shock temporanei. L’argomento affrontato dal tema di discussione di S. Neri è di stringente attualità in quanto il rapido incremento dei prezzi al consumo, osservato tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, nonostante sia considerato temporaneo dagli osservatori, rischia di diventare permanente per la revisione al rialzo delle aspettative degli operatori economici.

Già nel settembre 2019 l’allora governatore della BCE Mario Draghi, aveva motivato le decisioni di politica monetaria (nuovo piano di acquisti a tempo indefinito, legato al raggiungimento dell’obiettivo di inflazione) a causa dell’ancoraggio delle aspettative di inflazione tra lo zero e l’1,5%, un obiettivo non il linea con la politica della BCE. L’Europa costituisce un caso ideale di studio in quanto le aspettative di inflazione si sono, nel tempo, slegate dalla politica monetaria, l’obiettivo del 2% è definito in termini troppo vaghi, le aspettative di inflazione sono inferiori a quelle statunitensi dal 2013 e l’inflazione è rimasta al di sotto del 2% nonostante la politica monetaria accomodante e l’Asset Purchasing Programme adottato a inizio 2013.

I risultati del lavoro confermano il ruolo degli shock negativi di politica monetaria nell’influenzare al ribasso le aspettative di inflazione. La BCE non è riuscita a rispondere efficacemente agli shock del 2013-2014 e del 2019 limitando il rallentamento dell’attività economica sopratutto nel 2019 senza riuscire a evitarlo del tutto.

Banca d’Italia – Le aspettative di inflazione a lungo termine e il loro impatto macroeconomico

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2021/2021-1357/index.html

RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO E FAVORIRE LA CRESCITA

Il debito pubblico nel 2021 nell’Area dell’euro ha raggiunto in media il 100% del PIL. L’elevato ammontare del debito costituisce un problema in quanto riduce lo spazio di azione delle politiche dei governi, rende più vulnerabile le finanze pubbliche in caso di shock dei tassi di interesse e riduce l’efficacia della politica della BCE nel contrastare l’inflazione.

Vi sono altre criticità nell’eurozona che rendono il contesto ancora più vulnerabile: elevato livello del debito privato, contrazione della crescita potenziale e una convergenza altalenante tra gli Stati membri. Per ridurre il livello di debito pubblico soprattutto per quel gruppo di Paesi (tra cui Francia, Italia, Spagna e Portogallo) nei quali in media il rapporti debito PIL è maggiore del 90%, è necessaria una politica di rientro credibile. Il Patto di stabilità, non si è dimostrato efficace nel perseguire il rientro graduale di 1/20 di PIL all’anno verso l’obiettivo del debito al 60% sul PIL.

Gli autori propongono di lasciare inalterata la soglia del 60% e di sostituire la regola dell’1/20 con una regola, proposta dell’European Fiscal Board nel 2018, che lega l’incremento massimo di spesa alla crescita potenziale. Il controllo delle regole fiscali andrebbe tolto alla Commissione e affidato a un’unità esterna indipendente dotato di risorse proprie. La Green golden rule esclude dal deficit gli investimenti rilevanti nella misura del 3% del valore di riferimento del SGP. Per evitare che gli investimenti green siano una minaccia alla stabilità, gli autori propongono la costituzione di un fondo di investimento europeo sul clima.

VoxEU – Reducing public debt need not be a punishment

https://voxeu.org/article/reducing-public-debt-need-not-be-punishment

IL RINASCIMENTO PARZIALE DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI IN EUROPA

Il NGEU è stato varato dalla Commissione europea nella convinzione di un necessario rilancio degli investimenti pubblici per favorire la transizione verde. Secondo il principio chiave adottato anche dal programma di politica di coesione dell’EU, i fondi del RFF veicolati attraverso i PNRR dovrebbero finanziare investimenti progettati ex novo e non sostituire quelli nazionali.

Gli investimenti da realizzare anche in assenza dei fondi europei non dovrebbero essere finanziati. Si tratta di un problema annoso risalente all’istituzione delle politiche regionali; da allora la misura di “spesa aggiuntiva” è stata sempre molto dibattuta, coinvolgendo tutti livelli di governo. Anche l’articolo 5(1) del Regolamento 2021/241 specifica che i fondi non vanno considerarti sostitutivi dei progetti già in essere previsti dai bilanci nazionali salvo in casi particolari casi e l’articolo 9 considera i fondi RFF aggiuntivi ai finanziamenti EU già in essere a condizione che non coprano l’intero costo dell’investimento.

In assenza di uno studio che valuti la relazione tra fondi RFF e nuovi investimenti il CEPS ha condotto un’analisi macro e micro sui PNEE di Austria, Belgio, Germania, Spagna, Italia e Portogallo. L’analisi micro rivela diverse strategie nell’utilizzo dei fondi RFF: Austria, Germania e Spagna hanno previsto di sovvenzionare in maggioranza progetti già esistenti. Belgio, Italia e Portogallo, al contrario, hanno previsto sovvenzioni in gran parte per nuovi progetti con un conseguente incremento degli investimenti pubblici nei prossimi anni.

CEPS – The Recovery and Resilience Facility: A springboard for a renaissance of public investments in Europe?

https://www.ceps.eu/ceps-publications/the-recovery-and-resilience-facility/