La selezione della settimana: #1 VoxEU: in uno studio sul campo condotto in Svezia, gli incentivi economici si sono rivelati più efficaci delle spinte gentili nell’incrementare le vaccinazioni e ridurre l’esitazione. #2 Agenas: un “DM 71” per definire gli standard quali quantitativi del nuovo assetto dell’assistenza territoriale delineato nella programmazione della mission 6 del PNRR. #3 NBER: in una crisi il sostegno fiscale ha effetto solo in caso le economie non siano limitate. Negli USA, nei territori dove il lockdown è stato più stringente, vi è stata una minore risposta dell’occupazione, dei consumo e delle vendite al dettaglio. #4 Regional Science and Urban Economics: in Italia la crisi economica ha colpito i territori in modo eterogeneo e indipendentemente dalla diffusione dell’epidemia con sostanziali differenze rispetto alla grande crisi del 2008. #5 SVIMEZ: il Mezzogiorno, sebbene contribuisca alla ripresa del paese, cresce meno del Contro-Nord. Alla base del differenziale i mai colmati divari territoriali e la natura della ripresa basata su investimenti ed esportazioni dove le Regioni meridionali sono meno reattive. Come usare al meglio i fondi del PNRR nella PA.
L’esitazione vaccinale può incrementare in modo significativo le infezioni e i decessi da Covid-19 nel caso freni la campagna dei vaccini. Per ridurre l’esitazione vaccinale alcuni Paesi hanno adottato delle strategie con risultati contrastanti. In un articolo pubblicato su VoxEU dal titolo “Monetary incentives increase COVID-19 vaccinations, nudges do not” a firma Campos-Mercade, Meier, Schneider, Meier, Pope e Wengström, si verifica l’efficacia degli incentivi economici e delle spinte gentili (nudges) nell’incrementare il tasso di vaccinazione in modo significativo. (Leggi)
Con i fondi del PNNR l’assistenza territoriale subirà un grande cambiamento: saranno realizzate Case della comunità secondo il modello hub e spoke (perno e raggi) al fine di favorire la capillarità dei servizi e l’equità di accesso soprattutto nelle aree più svantaggiate come quelle rurali. Il Direttore generale dell’Agenas Mantoan ha presentato le proprie riflessioni sul tema al 16° Forum Risk Management in Sanità con un intervento dal titolo “DM 71: Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza nel territorio”, un “DM 71 del territorio” in analogia al DM 70 contenente le definizioni degli standard quali/quantitativi dell’assistenza ospedaliera. (Leggi)
Gli interventi fiscali hanno sono efficaci se adottati in chiave anticiclica ma nel caso degli stimoli fiscali adottati dai Governi nei giorni del lockdown non si hanno ancora evidenze empiriche sull’effetto sul sistema economico. Un recente paper NBR intitolato “Fiscal Multipliers in the COVID19 Recession” di Auerbach, Gorodnichenko, McCrory e Murphy analizza il programma di sostegno statunitense grazie all’ampia disponibilità di dati a livello territoriale. Durante il picco della pandemia gli interventi sono stati meno efficaci dove le politiche di contenimento sono state molto stringenti. (Leggi)
La crisi economica del 2020 in Italia ha avuto un impatto molto eterogeneo a livello territoriale e spazialmente non correlato con il modello epidemiologico della prima ondata. Sono le principali conclusioni del paper dal titolo “Local inequalities of the COVID-19 crisis” di Cerqua e Letta. La contrazione dell’occupazione è avvenuta in quei territori con preesistenti fragilità del mercato del lavoro, quali lavoro precario e lavoratori poco qualificati. Dal confronto con la grande crisi finanziaria emerge una non sovrapposizione con le aree più colpite dalla crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria. (Leggi)
Secondo le ultime previsioni ISTAT e OCSE, l’Italia nel 2021 crescerà del 6,3%. Nel Rapporto 2021 lo SVIMEZ stima la crescita del PIL del Centro-Nord +6,8% e quella del Mezzogiorno +5%. Anche nel 2022 vi sarà un differenziale nella crescita: +4,2% al Centro-Nord e +4% nel Mezzogiorno. Nonostante il contributo positivo delle Regioni meridionali, pesa la minore reattività alle esportazioni, dall’impatto maggiore al Centro-Nord, e agli investimenti. Un ulteriore elemento penalizzante sarebbe la debolezza dei consumi dovuta a una dinamica salariale piatta. Per sfruttare appieno il PNRR è necessario rafforzare la capacità progettuale degli Enti locali e delle Regioni meridionali. (Leggi)
INCENTIVI MONETARI VS NUDGES
Numerosi Paesi stanno avendo difficoltà a portare il tasso vaccinale oltre il 70% della popolazione. La domanda insufficiente dipende sia dal rifiuto a vaccinarsi sia dall’esitazione vaccinale. Per contrastare questo pericoloso comportamento alcuni Paesi stanno adottando delle strategie di persuazione della popolazione basate su incentivi monetari: ad esempio 5$ a Vancouver, la lotteria dell’Ohio oppure i 150$ in Grecia.
Uno studio condotto in Svezia su un campione di 8.286 individui di età compresa tra i 18 e 49 anni rappresentativo della popolazione, ha verificato se gli incentivi economici e le nudges comportamentali sono efficaci nell’incrementare sia il tasso di vaccinazione sia l’intenzione a vaccinarsi. L’attenzione è focalizzata sulle nudges in quanto avvengono a parità di incentivi economici e quindi a costo zero. Diversamente da quanto emerso da altri studi, dall’esperimento risulta che gli incentivi economici, di circa 20 euro a vaccinazione, sono efficaci perché incrementano l’intenzione a vaccinarsi del 3,8% che si traduce in un incremento delle vaccinazioni del 4,2%.
Le nudges, consistenti in una serie di interventi basati su tre tipologie diverse di messaggi – informazione , argomenti a favore dei vaccini e responsabilità sociale – portano ad un incremento dell’intenzione a vaccinarsi dell’1,8% che si traduce in un incremento delle vaccinazioni di solo l’1,2%. Gli incentivi economici sono efficaci su tutti i sottogruppi socio-demografici, con risultati simili, ad esempio, sia sui laureati sia sui non laureati.
VoxEU – Monetary incentives increase COVID-19 vaccinations, nudges do not
https://voxeu.org/article/monetary-incentives-increase-covid-19-vaccinations-nudges-do-not

UN DM 71 PER L’ASSISTENZA TERRITORIALE
Alla Mission 6 sono destinati 15,63 miliardi di euro, l’8,16% dell’importo complessivo del PNRR. Uno delle due componenti riguarda il rafforzamento della prevenzione dell’assistenza sul territorio con l’integrazione tra i servizi sanitari e sociali. Nei mesi scorsi l’Agenas ha presentato una bozza di riforma dell’assistenza territoriale aggiornata alle indicazioni e ai progetti del PNRR.
Il Direttore generale Mantoan è intervenuto al 16° Forum Risk Management in Sanità, richiamando il DM 70 del 2 aprile 2015 Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, sottolineando la necessità di definire i modelli e gli standard per la riforma dell’assistenza nel territorio. I punti di forza su cui è incentrata la riforma dell’assistenza territoriale sono le Case della comunità secondo il modello Hub e Spoke, nonostante l’incerta implementazione delle Case della salute introdotte in via sperimentale nel 2007.
Secondo gli standard è prevista una Casa della comunità hub ogni 40.000/50.000 abitanti per cui saranno realizzate 1.350 hub come punto di riferimento continuativo per la popolazione. Agli hub saranno collegate le Case spoke secondo i criteri presumibilmente definiti dal Gruppo di lavoro Agenas: almeno tre per ciascun Distretto socio-sanitario e in numero maggiore al decrescere della densità della popolazione per favorire le zone rurali e le più svantaggiate. Una riforma complessa, alla quale dedicheremo ulteriori approfondimenti in questa rubrica.
Agenas – DM 71: Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza nel territorio
STIMOLI FISCALI EFFICACI MA SOLO CON MENO RESTRIZIONI
Gli stimoli fiscali adottati durante la prima e la seconda ondata della pandemia sono stati di enorme portata ma non se ne conosce ancora l’impatto sul sistema economico in contesti di questo tipo. Vi sono due canali attraverso i quali gli stimoli fiscali possono avere moltiplicatori molto elevati: il canale “slack” e quello di un’elevata propensione marginale al consumo.
Nel primo caso, in presenza di capacità produttiva inutilizzata, uno stimolo fiscale crea lavoro a spese del Governo, nel secondo caso, la riduzione del reddito pone i consumatori di fronte ai vincoli all’indebitamento e grazie allo stimolo fiscale ogni dollaro in più è dedicato al consumo aggiuntivo (con effetti ancora maggiori dove nella popolazione vi sono preesistenti livelli di indebitamento elevati).
Questi meccanismi funzionano in situazioni tipiche di elevata disoccupazione oppure in caso di eccesso di capacità produttiva ma per contrastare la pandemia molti territori hanno adottato politiche di lockdown. In questi contesti gli stimoli possono essere inefficaci perché alle imprese non è consentito assumere personale e i consumatori aumenteranno la propensione al risparmio per consumi futuri, come si è già osservato durante la seconda guerra mondiale.
Analizzando i dati di spesa del Dipartimento della difesa statunitense si sono osservati elevati moltiplicatori occupazionali solo nelle aree dove i lockdown sono stati meno severi, mentre l’assenza di relazione tra spesa della difesa e consumo, suggerisce che lo stimolo abbia incrementato il risparmio delle famiglie.
UNA CRISI DAGLI ESITI INATTESI
La crisi economica del 2020 ha avuto un impatto profondo sull’economia italiana ma per la scarsità di dati non erano ancora disponibili studi a livello territoriale. Un paper di recente pubblicazione ha affrontato l’argomento, ricorrendo a tecniche di machine learning per ovviare alla mancanza di scenari controfattuali, dato che il primo lockdown era stato imposto uniformemente a livello nazionale.
Utilizzando i dati Unioncamere del Registro delle imprese è stato quantificata e mappata l’eterogeneità della crisi sul lavoro e sulle imprese nei 610 Sistemi Locali del Lavoro (SLL) e, in aggiunta, sono state analizzate le caratteristiche territoriali di questi divari. Infine è stato effettuato un confronto tra la crisi del 2020 e quella del 2008-2009. Dai dati è emerso che la crisi del 2020 è stata caratterizzata da una forte contrazione dell’ingresso di nuove imprese e da un’anormale riduzione sia dell’occupazione sia della mortalità delle imprese.
Le categorie dei lavoratori più colpiti sono stati i lavoratori stagionali e i poco qualificati; queste categorie di lavoratori sono più numerosi nel meridione d’Italia dove il tasso di disoccupazione è elevato e il mercato del lavoro fragile. Date queste permesse, si attendeva un impatto maggiore al Sud mentre dalle elaborazioni è emerso che la crisi ha interessato con maggiore intensità i SSL del Centro-Nord ma, sorprendentemente, non in quelle aree più colpite dalla Covid-19. Dal confronto con la crisi del 2008-2009, in cui l’industria manifatturiera ha subito i maggiori contraccolpi, viene evidenziata la non sovrapponibilità dei territori.
Regional Science and Urban Economics – Local inequalities of the COVID-19 crisis
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166046221001125
IL MEZZOGIORNO IMPIEGHI BENE I FONDI DEL PNRR
La crisi economica senza precedenti del 2020 aveva livellato i territori coinvolgendo quasi uniformemente le macro-aree italiane. Nel 2021 con una forte ripresa in corso, sono tornati i differenziali territoriali: il Centro-Nord è previsto in crescita del 6,8% mentre il Mezzogiorno solo del 5%; nel 2022 la crescita di quest’ultima sarà del 4%, 0,2 p.p. in meno di quella prevista per il Centro-Nord.
Secondo lo SVIMEZ la crescita del Mezzogiorno può essere frenata da alcune debolezze strutturali: il 15,3% di lavoratori con paga bassa rispetto all’8% del Centro-Nord, l’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro con una percentuale di lavoratori a tempo determinato del 22,3% contro il 15,1% del Centro-Nord, e l’elevata quota di part time involontario con il 79,9% contro il 59,3% l Centro-Nord. Nel quadriennio 2021-2024 sui 15 punti di crescita stimati, il 47% deriveranno da misure di policy il cui contributo cumulato alla crescita è maggiore per il Sud (58,1%) contro il 45% del resto del Paese.
Le raccomandazioni del Rapporto riguardano l’efficacia della spesa dei fondi del PNRR che ha destinato al Sud il 40% dei fondi totali. Le Pubbliche amministrazioni saranno chiamate a gestire circa 20,5 miliardi di euro, la metà da spendere nel biennio 2024/2025. Gli investimenti attivati in questo biennio ammontano a 4,7 miliardi di euro, un volume superiore del 51% rispetto al triennio 2017-2019. Il personale della PA nel meridione è vecchio e a bassa qualifica e sono necessarie non solo nuove figure tecniche ma anche un supporto alla progettualità incentrato su Centri di competenza nazionali e territoriali.