La selezione della settimana: #1 I numeri della spesa sanitaria e dell’assistenza sociale nella NADEF 2021, approvata ieri dal parlamento. #2 Probabilmente il ritorno dell’inflazione sarà temporaneo fin quando non sarà incorporato nelle aspettative dei settori istituzionali ma un paper della FED mette in discussione questa impostazione. #3 Il Dipartimento del Tesoro ha sviluppato un metodo per stimare il PIL mensile attingendo all’enorme mole di dati macroeconomici e finanziari disponibili. #4 In Italia, in un clima di minore incertezza, nel II trimestre 2021 migliorano i saldi di finanza pubblica grazie a un tasso di crescita dell’economia superiore al previsto e alla dinamica di entrate e uscite. #5 Secondo l’AIFA, la rimodulazione dei tetti di spesa farmaceutica introdotta nel 2020 porrà rimedio ai costanti sforamenti della spesa per acquisti diretti e garantirà un riequilibrio, seppur parziale, delle risorse.
La spesa sanitaria pubblica corrente in Italia nel 2021 si attesterà al 7,3% del PIL – corrispondenti a 129,4 miliardi di euro – in diminuzione di 0,2 p.p. rispetto all’anno precedente. La spesa in prestazioni sociali diverse dalle pensioni è prevista al 6,5% del PIL – poco più di 116,3 miliardi di euro – in diminuzione rispetto al 2020. Questi i principali numeri per sanità e spesa sociale contenuti nella Nota di aggiornamento al DEF 2021. La dinamica è dovuta alla variazione del PIL programmatico del 7,6% maggiore dell’incremento della spesa sanitaria del 4,8% mentre la spesa sociale è in diminuzione dell’1,2%. (Leggi)
L’attuale fase congiunturale è caratterizzata dal ritorno dell’inflazione. Nel dibattito economico prevale il convincimento di un incremento permanente solo nel caso le aspettative delle famiglie e delle aziende incorporino l’inflazione futura. In un paper FED intitolato “Why Do We Think That Inflation Expectations Matter for Inflation? (And Should We?)“, Jeremy Rudd discute questo punto ritenendo instabili le fondamenta teoriche ed empiriche su cui si basa il mainstream. Il paper mette in discussione un’idea data per scontata dall’economia tradizionale e alla base di gravi di errori di policy. (Leggi)
I conti economici nazionali sono pubblicati a cadenza annuale e trimestrale, sebbene per un monitoraggio più accurato dell’andamento economico del Paese sarebbe preferibile disporre dei dati delle sedici principali componenti dal PIL con cadenza mensile. Un paper del Dipartimento del tesoro intitolato “Nowcasting GDP and its components in a data-rich environment: the Merits of the Indirect Approach“, propone una metodologia per stimare il PIL mensile tramite un corposo set multidimensionale di indicatori con un’ampia copertura sui più diffusi fattori macroeconomici e finanziari. (Leggi)
Nel II trimestre 2021 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è a -7,6% sul PIL, la pressione fiscale è scesa in termini tendenziali al 41,9% dal 42,4%; il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto dello 0,5% e la propensione al risparmio è al 12,9%; la quota di profitto delle società non finanziarie, al 42,2%, è in diminuzione di 0.4 p.p. rispetto al trimestre precedente mentre resta invariato il tasso di investimento 22,2%. Questi i dati principali della pubblicaizone ISTAT Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società nel II trimestre 2021. (Leggi)
Tra il 2018 e il 2020 la spesa farmaceutica in Italia è stata stabile, in media di 19,4 miliardi di euro; la spesa farmaceutica privata è stata in media di 7 miliardi di euro e va monitorata per verificarne l’appropriatezza; vi sono alcune criticità riguardo alla sostenibilità della spesa per acquisti diretti con costanti sforamenti del tetto di spesa; i fondi aggiuntivi Covid-19 non hanno impedito gli sforamenti della spesa per acquisti diretti e hanno incrementato le somme non spese per quella convenzionata. Sono i principali messaggi del report AIFA sull’Andamento della spesa farmaceutica nazionale e regionale nel periodo 2018-2020. (Leggi)

ASPETTANDO LA RIFORMA DEL WELFARE
Dalla lettura delle previsioni della spesa sanitaria e per prestazioni sociali attraverso la lente della NADEF 2021 emerge un quadro ancora provvisorio sugli orientamenti del governo nell’ambito del welfare. La spesa sanitaria pubblica corrente nel 2021 è prevista in aumento di 5,97 miliardi di euro, +4,8% rispetto al 2020 e si attesterà al 7,3% del PIL; nel triennio successivo è prevista una diminuzione al tasso medio dell’1,3% alla fine del quale l’incidenza sul PIL sarà del 6,1%.
La spesa pensionistica crescerà del 2,2% nel 2021, il 16,2% sul PIL e nel triennio 2022-2024 aumenterà in media del 2,2% quando l’incidenza sul PIL diminuirà al 15,4%, a livelli superiori del 2018. Il trend decrescente dell’incidenza sul PIL sia della spesa pensionistica sia in parte della spesa sanitaria dipende dalla maggiore crescita del PIL nominale rispetto a entrambi le componenti. L’andamento sarà diverso per le prestazioni sociali non pensionistiche: nel 2021, per l’esaurirsi degli effetti delle misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria, la spesa per prestazioni sociali in denaro diminuirà dell’1,2% e nel 2022 del 7,6%.
Gli andamenti definitivi per la sanità saranno determinati dalla legge di bilancio 2022 in cui sarà fissato il nuovo livello del Fabbisogno sanitario nazionale (FSN) per il 2022 e il biennio a venire. Sul fronte previdenziale sarà affrontato il riordino della materia pensionistica, per garantire equità e sostenibilità al sistema, e il nodo della scadenza di Quota 100 con l’eventuale individuazione nuove forme di flessibilità in uscita.

INFLAZIONE E ASPETTATIVE UNA CRITICA
Torna l’inflazione e torna anche il dibattito sul ruolo delle aspettative nell’influenzarne le dinamiche future. Nell’interim Outlook di settembre, ad esempio, l’OCSE riguardo alle previsioni dell’indice dei prezzi al consumo per i Paesi del G20 osservava: “(…) la crescita dei salari rimane moderata e le aspettative di inflazione sono ancora ancorate, ma i rischi a breve termine sono al rialzo.” Il legame tra aspettative e inflazione è stato incorporato tra la seconda metà degli anni sessanta e la seconda metà degli anni settanta da Phelps, Friedman e Lucas in alcuni modelli teorici.
I primi due economisti sostenevano che un aumento dell’occupazione superiore al tasso naturale farebbe solo aumentare le aspettative di inflazione e l’inflazione. Di conseguenza la curva di Philips (relazione empirica tra disoccupazione e inflazione) di breve periodo è verticale a causa dell’inflazione. Secondo la critica di Lucas un intervento di politica monetaria espansivo, con l’intento di ridurre in modo permanente la disoccupazione, è inefficace perché le imprese, prevedendo l’inflazione, adatteranno al ribasso la domanda di lavoro.
Un woking paper molto dibattuto mette in discussione le teorie degli economisti citati e i risultati del filone di studio in cui le aspettative sono tra i principali motori dell’inflazione futura. Secondo l’autore nessuno di questi modelli è così robusto o plausibile da giustificare l’inserimento delle aspettative in un’equazione di inflazione. Nell’attuale situazione, un cambiamento delle aspettative di inflazione al rialzo può portare a decisioni sbagliate. Gli analisti dovrebbero concentrarsi di più sulle condizioni economiche reali per determinare la persistenza o meno dell’inflazione.
FED – Why Do We Think That Inflation Expectations Matter for Inflation? (And Should We?)
MONITORARE LA CRESCITA
Per la stima del PIL gli istituti di statistica hanno bisogno di una grande mole di dati sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda provenienti da fonti diverse ed eterogenee. A causa della complessità del processo, che richiede tempo per la riconciliazione e l’elaborazione, l’aggiornamento dei conti nazionali avviene, anche come stabilito dall’Eurostat, a cadenza trimestrale.
Per ovviare a questo inconveniente è stata proposta una metodologia di stima del PIL con una frequenza maggiore grazie all’utilizzo della grande quantità di dati economici e finanziari disponibili mensilmente. Per il calcolo della stima mensile sono considerati 16 componenti del PIL dal lato dell’offerte e da quello della domanda: il valore aggiunto delle principali branche di attività economica e le tasse al netto dei sussidi per il PIL dal lato dell’offerta e i consumi finali (di famiglie e AP), gli investimenti fissi lordi le importazioni e le esportazioni dal lato della domanda.
Una volta individuati modello di stima e indicatori – 433 da diverse fonti – l’approccio al nowcasting e alle previsioni può essere diretto o indiretto: nel primo caso si stima direttamente il PIL nel secondo caso viene calcolato dall’aggregazione delle 16 componenti. Dal confronto dei risultati sul caso italiano, il metodo indiretto fornisce risultati più accurati di quello diretto con il vantaggio di individuare il contributo degli indicatori mensili alle previsioni e al nowcast del PIL mensile e delle sue componenti consentendo anche una contabilità della crescita.
MIGLIORANO FAMIGLIE E AP IN STALLO LE IMPRESE
Il settore delle Amministrazioni pubbliche (AP) ha visto nel corso del 2021 un miglioramento dei saldi grazie all’incremento tendenziale delle entrate complessive del 12,1% e all’incremento meno che proporzionale delle uscite complessive di +3,1%. Le uscite correnti correnti al metto degli interessi passivi sono diminuite del 2,4% mentre quelle in conto capitale sono aumentare del 54,7% per l’intervento di sostegno alle imprese.
Le entrate correnti sono aumentate del 12,1% mentre quelle in conto capitale del 22,7%. L’indebitamento netto – saldo tra entrate e uscite – è diminuito di 5,3 p.p. passando da -12,9% sul PIL nel II semestre del 2020 a -7,6% dello stesso periodo del 2021. Il saldo primario (saldo tra entrate e uscite al netto degli interessi passivi) è ancora negativo -3,6% sebbene in miglioramento rispetto al -8,6% del II trimestre 2020.
L’incremento del reddito disponibile dello 0,5% ha migliorato leggermente la condizione economica delle famiglie consumatrici; il tasso di risparmio è diminuito al 12,9%, 4,1 p.p. rispetto al semestre precedente – restando sempre elevato rispetto alla media 2020-2019 dell’8,2% – e i consumi finali sono aumentati del 5,4%.
Dal lato delle società non finanziarie, la quota di profitto – espressa dal rapporto tra il risultato lordo di gestione e il valore aggiunto – è del 42,2% e il tasso di investimento il 2,2%. Entrambe le grandezze sono in diminuzione rispetto al trimestre precedente per l’incremento più che proporzionale del valore aggiunto +4,0%, sia rispetto al risultato lordo di gestione +2,8%, sia agli investimenti fissi lordi +3,3%.

L’ATTESO RIEQUILIBRIO DELLA SPESA FARMACEUTICA
La spesa farmaceutica convenzionata, al netto del Payback, in costante diminuzione da quasi un decennio, è passata da 8,8 miliardi di euro del 2014 – valore ricostruito dall’AIFA – a 7,9 miliardi di euro nel 2020 (-10,2%) mentre la spesa farmaceutica per acquisti diretti gas medicinali inclusi, in aumento nello stesso periodo del 58%, è passata da 7,4 miliardi del 2014 a 11,7 miliardi del 2020. Nonostante la dinamica divergente, in aggregato, vi è stabilità soprattuto nel triennio 2018-2020 con una spesa media di 19,4 miliardi di euro.
Nel 2020 tutte le Regioni hanno rispettato i tetti della spesa convenzionata con un’incidenza complessiva sul FSN del 6,64% ma nessuna ha rispettato quello per gli acquisti diretti con un incidenza complessiva sul FSN del 9,21%. L’incremento di 3,6 miliardi nel 2020 del FSN ha innalzato il tetto di spesa per 531 milioni di euro: la quota destinata alla convenzionata ha incrementato l’avanzo, mentre la quota destinata agli acquisti diretti ha ridotto il disavanzo.
La legge di stabilità 2021 ha previsto la rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica, introdotti dalla Legge di bilancio del 2017, innalzando quello della spesa per acquisti diretti al 7% contro il precedente 6,89% e riducendo quello della spesa convenzionata al 7,85% contro il precedente 7,96%. Secondo le stime dell’AIFA vi saranno 1,2 miliardi in più a disposizione della spesa per acquisti diretti senza provocare sforamenti nella spesa convenzionata. La rimodulazione, ritenuta necessaria soprattuto dalle Associazioni della case farmaceutiche, non riesce ancora a tenere sotto controllo la spesa per acquisti diretti che nelle stime AIFA registrerebbe ancora uno sforamento di 1,8 miliardi di euro.
AIFA – Andamento della spesa farmaceutica nazionale e regionale nel periodo 2018-2020