La selezione della settimana: un paper NBER ha rilevato effetti limitati sulla produttività e sugli esiti clinici della massiccia adozione di ITC in sanità degli ultimi venti anni negli USA; secondo un editoriale VoxEU, la crisi economica da Covid-19 è stata molto diversa da quelle precedenti precedenti; l’Eurostat ha pubblicato la IV edizione di una pubblicazione in cui l’infografica è utilizzata estensivamente per favorire un’agile lettura degli andamenti degli indicatori socio-economici tra Paesi EU e EFTA; le aspettative delle famiglie italiane sono migliorate in occasione dell’allentamento delle misure di contenimento dello scorso aprile, i risultati nella V Indagine straordinaria sulle famiglie della Banca d’Italia; il mercato del lavoro in Italia nel secondo semestre 2021 è in lenta ripresa: nell’ultimo Rapporto integrato dell’ISTAT, l’analisi dell’andamento della domanda e dell’offerta di lavoro.
L’utilizzo sempre più diffuso della ITC nell’ambito dell’assistenza sanitaria negli ultimi venti anni avrebbe dovuto avere un impatto rilevante sugli esiti clinici, sulla produttività e sul lavoro. Nonostante queste potenzialità in un paper di Ari Bronsoler, Joseph Doyle and John Van Reenen. 2021. “The impact of Healthcare IT on clinical quality, productivity and workers” si osserva come i risultati ottenuti fino a questo momento negli USA siano stati modesti ed eterogenei. Gli autori trovano similitudini sorprendenti tra i risultati nella sanità e quelli più generali su ITC e produttività. (Leggi)
La crisi economica globale del 2020 ha avuto una diversa natura rispetto alle crisi precedenti. Nella grande Crisi finanziaria, in cui fu convolto il settore bancario e finanziario, le frizioni tra il settore finanziario e le politiche monetarie vincolate determinarono una crisi profonda e una lenta ripresa. Sulle colonne di VoxEU si riporta la sintesi dell’articolo “Comparing post-crisis dynamics across Euro Area countries with the Global Multi-country model” pubblicato su Economic Modelling dove si scompongono gli shock e si individuano le determinanti della recessione da Covid-19 e della ripresa. (Leggi)
L’andamento dei cambiamenti economici e sociali e l’impatto della crisi da Covid-19 in Europa in una pubblicazione dell’Eurostat “Key Figures on Europe” in cui i dati sono presentati in forma innovativa e sintetica, allo scopo di agevolare i confronti tra gli Stati membri EU e European Free Trade Association (EFTA), grazie a un set equilibrato di indicatori chiave. In primo piano gli ultimi dati disponibili (al 2019 o 2020) per fornire un’ampia gamma di informazioni sugli sviluppi nelle aree delle persone e società, dell’economia e affari e dell’ambiente e risorse naturali dei 27 Paesi UE in aggiunta di Islanda, Norvegia Liechtenstein e Svizzera. (Leggi)
La Banca d’Italia lo scorso aprile ha condotto la V edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane. In occasione dell’allentamento delle misure di contenimento sono state raccolte informazioni sulle condizioni economiche e sulle aspettative, sull’occupazione e sui comportamenti di consumo e risparmio. Emerge un quadro migliore rispetto a quanto rilevato dall’indagine somministrata agli inizi del 2021: le aspettative sulla situazione economica e sul mercato del lavoro sono migliorate mentre restano invariate quelle sul reddito familiare, sui consumi e sul risparmio. (Leggi)
Il mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2021 mostra segnali di una lenta ripresa. Dal Rapporto integrato ISTAT le ore lavorate sono aumentate del 3,9% in termini congiunturali e del 20,8% in termini tendenziali. Dal lato dell’offerta di lavoro, l’occupazione è aumentata dell’1,5% e il tasso di disoccupazione è al 9,8% – 0,3 p.p. rispetto al trimestre precedente – mentre calano anche gli inattivi del 2,4%. Dal lato della domanda le posizioni lavorative ossia il numero di posti di lavoro occupati da lavoratori dipendenti, è aumentato dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. (Leggi)
ICT IN SANITÀ GRANDE POTENZIALE, EFFETTI LIMITATI
Negli ultimi venti anni in sanità si è assistito all’utilizzo della ITC in misura sempre maggiore. Nell’ultimo decennio in particolare negli USA, dove la spesa sanitaria complessiva nel 2020 ha raggiunto il 18% sul PIL nonostante la speranza di vita sia inferiore a quella europea, vi è stata una forte accelerazione nell’adozione dell’ITC, soprattutto sotto forma di fascicoli sanitari elettronici e, per superare le limitazioni per contenere la pandemia, della telemedicina.
Nonostante l’ingente sforzo, non è ancora evidente quali siano stati i benefici in un settore dove si è investito sull’innovazione tecnologica allo scopo di contenere i costi, incrementare l’efficienza e migliorare le prestazioni mediche. Un paper di prossima pubblicazione su Annual Review of Economics ha passato in rassegna la letteratura medica ed economica allo scopo di analizzare l’impatto ITC sul sistema sanitario USA. In sanità, settore ad alta intensità di conoscenza ma con fonti informative frammentate, le tecnologie dell’informazione avrebbero dovuto portare enormi incrementi di produttività e miglioramenti.
Contrariamente alle aspettative i risultati sono, fino a questo momento, inferiori alle attese: i risparmi preventivati non sono stati raggiunti sia per la mancata condivisione dei dati tra fornitori di prestazioni sanitarie sia per la resistenza degli addetti che operano in un ambiente dove non vi è la cultura del contenimento dei costi. Analogamente ad altri settori, è il corretto management delle nuove tecnologie ad assicurare la loro efficacia, una lezione anche per l’Europa afflitta dagli stessi problemi di frammentazione sebbene con sistemi sanitari di diversa natura.
NBER – The Impact of Healthcare IT on Clinical Quality, Productivity and Workers
RECESSIONE DA COVID-19: IL RUOLO DEL RISPARMIO FORZATO E DEL LABOR HOARDING
La recessione globale del 2020 è stata molto diversa dalle precedenti sia per l’ampiezza della contrazione economica sia per la natura. Nell’articolo su VoxEU vengono individuati i principali driver della recessione in Europa, grazie all’aggiornamento del modello della commissione europea Global Multi-country con gli ultimi dati a disposizione.
I principali motori sono stati in primo luogo gli shock da lockdown dovuti al risparmio forzato e al labour hoarding — la pratica di trattenere i dipendenti in eccesso durante uno shock negativo per evitare di perdere manodopera qualificata — in secondo luogo l’incremento continuo nel tempo dei risparmi privati e le limitazioni sul commercio globale. La persistenza dell’incremento dei risparmi privati è stata persistente a partire dal primo trimestre del 2020, le limitazioni alla domanda mondiale e al commercio globale sono diminuite già dal terzo trimestre 2020 Il ruolo di queste due componenti è inesistente nei periodi precedenti al primo trimestre del 2020.
Un altro importante fattore è stato la contrazione della domanda di investimenti — descritto come premio per il rischio — soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La crescita del primo trimestre 2021 è stata guidata dalla ripresa della domanda mondiale e dai sostegni delle politiche fiscali. Questa dinamica riveste un ruolo importante anche nella dinamica dell’inflazione: gli shock da lockdown lasciano inalterate le aspettative di inflazione, il risparmio forzato e gli shock negativi sulla domanda globale, le diminuiscono.
VoxEU – The euro area’s COVID-19 recession through the lens of an estimated structural macro model
UN’ISTANTANEA DELL’EUROPA
Il 2020 è stato un anno spartiacque in cui l’avvento della pandemia ha influenzato tutti gli aspetti della vita degli individui. Quanto accaduto in Europa nell’ultimo anno viene presentato in una pubblicazione Eurostat che ha il pregio di illustrare in modo sintetico ed efficace i dati e facilitare i confronti tra Paesi. La pubblicazione è stata integrata con i dati sulla pandemia e dagli effetti sui cittadini, sulle imprese e sui saldi di finanza pubblica.
Nel 2020 vi sono stati 5,2 milioni di decessi 619mila in più del 2019 pari a un incremento del 13,4%. I decessi giornalieri dovuti alla Covid-19 hanno avuto un picco nella 14° settimana del 2020 quando sono stati superati i 120mila decessi; dalla scomposizione del dato per fasce di età emerge la prevalenza degli over 80 con oltre il 60%. Il mercato del lavoro è uscito profondamente cambiato: la forza lavoro si è contratta dello 0,9% e gli inattivi sono aumentati del 2,0%; gli occupati sono calati dell’1,3% — soprattutto tra quelli part time (-2,3%) e a tempo determinato (-11,2%) e la disoccupazione è aumentata del 4,3%.
La finanza pubblica ha risentito delle misure straordinarie di sostengo alle imprese e alle famiglie: il deficit pubblico consolidato nel 2020 è incrementato al 6,9% sul PIL mentre nel 2020 era dello 0,5%; il Paese con il maggior indebitamento netto è la Spagna con l’11% quello con il il minore, la Danimarca con l’1,1%. Il debito pubblico consolidato ha raggiunto il 90,7% sul PIL contro il 77,5% del 2019; il Paese con il maggior debito è la Grecia con il 205%, seguito dall’Italia con 155,7% e il Portogallo con 133,6%.
Eurostat – Key figures on Europe — 2021 edition
https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-statistical-books/-/ks-ei-21-001
MIGLIORA LA FIDUCIA DELLE FAMIGLIE MA CONSUMI CONDIZIONATI DALLA COVID-19
La V rilevazione straordinaria sulle famiglie delinea un quadro in controluce sebbene in graduale miglioramento rispetto alle precedenti edizioni. Le famiglie con aspettative di peggioramento della situazione economica generale nel corso dei prossimi 12 mesi sono il 38,2% — il dato più basso dalla prima rilevazione di aprile 2020 — mentre il 42,2% prevede un peggioramento del mercato del lavoro.
Il 72,4% si attende nei prossimi 12 mesi un reddito familiare invariato, mentre rispetto all’ultimo mese, il 29,9% ha visto diminuire il proprio reddito familiare, misure di sostengo incluse. Hanno beneficiato di misure di sostegno del reddito — tra cui sono inclusi Cassa integrazione guadagni, Fondi di solidarietà e Fondi di integrazione salariale, indennità di disoccupazione, reddito di emergenza e così via — tra marzo e aprile 2021 il 20% dei nuclei familiari. Il 33,1% ha visto diminuire le attività finanziarie alla fine del 2020 rispetto al 2019.
Per quanto riguarda i consumi le intenzioni sono prudenti: il 45,9% spenderà meno del reddito annuo riuscendo a risparmiare mentre il 44,6% spenderà tutto il reddito non riuscendo a risparmiare. Alcuni comportamenti di consumo sono condizionati dall’emergenza sanitaria in quanto l’85% ha ridotto le spesa per attività legate al tempo libero, al turismo quali alberghi, bar, ristoranti oppure nella cura della persona il 72% ha ridotto il ricorso a parrucchieri, barbieri ed estetisti, il 79% ha ridotto gli acquisti di abbigliamento e il 78% ha ridotto l’acquisto di mobili ed elettrodomestici.
IL DIFFICILE RECUPERO DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI
Nel secondo trimestre 2021 l’occupazione, al netto degli effetti stagionali, è aumentata in valore assoluto, in termini congiunturali, di 338mila unità e le persone in cerca di occupazione sono diminuite di 55mila unità. Il tasso di occupazione è il 58% 1 p.p. in più rispetto al trimestre precedente.
L‘occupazione in termini tendenziali, calcolata sui dati grezzi, registra un incremento di 523mila unità (+2,3%), di contro le persone in cerca di occupazione sono aumentate, in valore assoluto, di 514mila unità, il numero degli inattivi è diminuito di 1 milione e 253mila unità. Il livello occupazionale, nonostante il graduale recupero, è lontano dai livelli pre-crisi: rispetto al secondo semestre del 2019 l’occupazione è ancora inferiore di 769mila unità. Le ore lavorate sono aumentate del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,3% rispetto al corrispondente trimestre del 2020: i settori dove l’incremento tendenziale è stato più marcato sono le costruzioni +48,% e l’industria in senso stretto +26,7%.
Le ore lavorate per dipendente sono aumentate del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 31,9% in termini tendenziali. Il costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (ULA) è in aumento rispetto al trimestre precedente dello 0,6% dovuto all’effetto congiunto dell’incremento delle retribuzioni dello 0,7% e degli oneri sociali +0,3%. Su base annua il costo del lavoro è diminuito del 3,1%. Il mercato del lavoro è ancora debole e la strada verso il consolidamento appare lunga e difficile.