Secondo un’analisi dell’ISTAT gli indicatori utilizzati per misurare il grado di raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) possono essere uno strumento di monitoraggio delle sei Missioni del PNRR; uno studio OCSE ha individuato una relazione positiva tra la produttività del lavoro e il grado di istruzione della forza lavoro e del management e una relazione negativa con le imprese a conduzione familiare; le catene globali del valore sono state messe alla prova dalla Covid-19: un paper della Banca mondiale indaga sui probabili adattamenti delle imprese partendo da un evento concreto; incrementare la propensione a vaccinarsi è possibile ma è necessario individuare la “spinta gentile” più efficace.
Le misure di sostenibilità sono, già da qualche anno, uno strumento di uso corrente nella valutazione del grado di sviluppo di un Paese. Nel rapporto di agosto 2021 l’ISTAT ha aggiornato 119 indicatori su 335 della precedente edizione, aggiungendone altri 30; ha messo in relazione i 17 obiettivi SDGs con le 6 missioni del PNRR, trovando un’elevata capacità di rappresentazione; ha misurato infine l’impatto della pandemia sul grado di sostenibilità del nostro Paese rispetto al 2019. I SDG’s sono stati adottati nel 2015 dall’ONU nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. (Leggi)
La produttività del lavoro in Italia è stagnante ormai da più di un quarto di secolo. In un working paper dell’OCSE si individuano, grazie all’incrocio di alcuni database aziendali, le caratteristiche delle imprese più produttive. Sono stati passati al vaglio il livello di istruzione della forza lavoro, l’esperienza e grado di istruzione del management e la forma giuridica. Il quadro delineato conferma quanto è già noto agli addetti ai lavori: imprese e management familiare sono correlati a una minore produttività, questione rilevante in quanto le imprese familiari sono i 2/3 delle imprese nel nostro paese. (Leggi)
Nella prima fase della Covid-19 il commercio globale ha sofferto dell’interruzione delle catene globali di valore (GVC) con effetti ancora oggi perduranti. Al momento non è chiaro come le imprese si riorganizzeranno nel medio lungo periodo per bilanciare efficienza e resilienza nella produzione. Secondo alcuni autori le aziende faranno rientrare o avvicineranno le produzioni un tempo delocalizzate, secondo altri le GVC resteranno inalterate a meno di cambiamenti politici profondi. Un paper della Banca mondiale cerca di rispondere a queste domande analizzando gli effetti del terremoto giapponese del 2011 sulle GVC. (Leggi)
In un periodo in cui l’esitazione vaccinale, soprattutto in alcuni Paesi è elevata, un articolo pubblicato su PNAS, propone alcune soluzioni “nudge” per incrementare la propensione a vaccinarsi. Lo studio riporta i risultati di un vasto esperimento sul campo su un campione statunitense di oltre 47mila unità. L’esperimento si basa su un approccio comportamentale con cui i ricercatori hanno elaborato 19 diversi protocolli di messaggistica di testo destinati a pazienti in attesa di una visita medica con l’obiettivo di individuare quello più efficace nello spingere le persone a vaccinarsi contro l’influenza. (Leggi)
OBIETTIVI SOSTENIBILI PER MONITORARE IL PNRR
La pandemia ha influenzato negativamente il raggiungimento degli obiettivi sostenibili in Italia. Se si confronta un sottoinsieme di indicatori aggiornati al 2019 con quelli dei dieci anni precedenti il quadro è favorevole in quanto il 60,5% sono in miglioramento, il 19,1% stabile e il 20,5% in peggioramento. Se invece si confronta un sottoinsieme di indicatori con dati aggiornati al 2020 il quadro è meno positivo perché solo il 42,5% degli indicatori sono in miglioramento mentre il 37% sono in peggioramento.
Dagli ultimi dati disponibili emergono consolidate differenze regionali: nel Nord-est il 52,3% degli indicatori si collocano tra il IV e il V quintile (dove i risultati sono migliori), mentre nel Sud il 62,8% sono tra il I e II quintile e nelle Isole il 71,7%. La principale novità del rapporto è lo sforzo di classificare ciascun indicatore SDGs per assegnare una corrispondenza con ciascuna delle sei Missioni del PNRR.
Attualmente il sistema di monitoraggio del PNRR è legato solo alla stima dell’impatto macroeconomico dei programmi di investimento. L’ISTAT propone di impiegare gli indicatori SDGs con disponibilità di dati a livello regionale per una prima mappatura delle criticità territoriali e come strumento per il monitoraggio delle divergenze territoriali, una delle priorità trasversali del PNRR.
CAPITALE UMANO E PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO, UNA RELAZIONE FORTE
In Italia vi è una elevata eterogeneità nella produttività del lavoro sia tra le imprese dello stesso settore sia tra macrosettori. Secondo alcuni autori l’eterogeneità nei settori è la più importante tra le due e il working paper OCSE approfondisce proprio questo aspetto. La produttività dipende sia da fattori istituzionali sia da fattori interni alle imprese. Tra questi ultimi gioca un ruolo cruciale il capitale umano della forza lavoro e del management. In contemporanea la struttura dell’impresa influenza l’organizzazione del capitale umano e la produttività.
Secondo il paper OCSE esaminando questi due elementi è possibile individuare le cause dell’eterogeneità tra le imprese di uno stesso settore in Italia. I risultati si basano su un dataset nato dall’integrazione dei dati finanziari della banca dati AIDA con quelli raccolti da un’indagine INAPP tra il 2010 e il 2015. Dai risultati emerge una correlazione positiva tra la percentuale di lavoratori qualificati, l’esperienza del management e la produttività.
Nell’intero campione un incremento dei colletti bianchi è associato a un incremento sia del TFP sia della produttività in un intervallo compreso, a seconda delle tecniche regressione utilizzate, tra il 21 e il 36%. Riguardo all’assetto proprietario se l’impresa è familiare la produttività e il TFP sono più bassi tra il 28 e il 37% mentre le imprese straniere sono più produttive in un intervallo compreso tra il 48,5 e il 58,5%. Differenze troppo elevate per non tenerne conto negli interventi mirati alle imprese.
OECD – Productivity and human capital: The Italian case
https://www.oecd-ilibrary.org/economics/productivity-and-human-capital_01ca6be9-en

DELOCALIZZARE COME SOLUZIONE DI LUNGO PERIODO
Nelle scorse settimane su queste colonne abbiamo già trattato il tema dell’interruzione delle Catene globali del valore (GVC) focalizzando l’attenzione su quali canali di trasmissione, domestici e globali, sono stati coinvolti da uno shock di grandi dimensioni come la pandemia. Mentre in Italia si discute sul decreto anti delocalizzazioni un paper della Banca mondiale “Natural Disasters and the Reshaping of Global Value Chains” risponde a un altro quesito: in che modo le imprese potrebbero, nel lungo periodo, riorganizzare i canali di approvvigionamento.
La letteratura è divisa tra chi ritiene probabile il reshoring – il rientro delle attività trasferite – oppure il nearshoring – l’avvicinamento a un paese confinante delle attività trasferite – e tra chi vede più probabile l’intensificarsi dell’offshoring. Dall’analisi delle conseguenze del terremoto del Tōhoku, il più forte terremoto giapponese di sempre avvenuto nel 2011, in cui le catene di approvvigionamento furono distrutte in modo grave, è possibile ricavare qualche evidenza.
Dopo il sisma gli stabilimenti Toyota del Nord America hanno operato al 30% della capacità per molte settimane mentre le multinazionali giapponesi avevano perso l’accesso ai beni intermedi con gravi effetti per la mancanza di forniture alternative. La soluzione adottata nel lungo termine dai Paesi più dipendenti dalle importazioni giapponesi prima del 2011 è stato l’incremento delle importazioni totali, un quadro coerente con l’intensificazione dell’offshoring.
The World Bank – Natural Disasters and the Reshaping of Global Value Chains

INCREMENTARE IL TASSO VACCINALE È POSSIBILE
Per debellare la Covid-19 è necessaria la massima copertura vaccinale possibile a livello globale. In alcuni Paesi industrializzati, dove c’è la massima disponibilità di vaccini, il tasso di copertura è ancora troppo basso: ad oggi in USA, per esempio, solo il 60% dalla popolazione adulta ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino contro la Covid-19. Elevati tassi di esitazione vaccinale rischiano di rendere vano lo sforzo e di favorire la circolazione del virus.
Alcuni scienziati del comportamento, in collaborazione con due grandi istituzioni mediche la Penn Medicine e il Geisinger Health, hanno portato a termine uno studio di grandi dimensioni in cui sono stati testati su un campione di 47mila pazienti in attesa di una visita medica in uno dei due centri, 19 protocolli diversi riguardanti un messaggio SMS da inviare 3 giorni prima della visita allo scopo di incrementare il tasso di vaccinazione contro l’influenza.
Nel complesso i 19 protocolli hanno incrementato il livello delle vaccinazioni di 2,1 p.p. sebbene solo 6 protocolli su 19 siano statisticamente significativi; tra questi il migliore risultato – +4,6 p.p. nel livello di vaccinazioni – si è avuto con l’invio di due messaggi personalizzati e coerenti con le aspettative del paziente a distanza di 72 e 24 ore dall’appuntamento in cui nel primo era scritto: “è la stagione dell’influenza, un vaccino antinfluenzale è disponibile per te” e nel secondo: “Questo è un promemoria che un vaccino antinfluenzale è stato prenotato per il tuo appuntamento.” Un risultato significativo, a costo pressoché nullo, di una strategia da adottare, in Paesi con sistemi sanitari analoghi, soprattutto nella situazione attuale.