L’Aifa ha pubblicato i dati del consumo di Medicinali nel 2020: sale la spesa ospedaliera e cala la territoriale. Secondo un Rapporto Luiss SEP l’attuale regolazione del mercato farmaceutico italiano limita la politica sanitaria e industriale a causa del controllo della spesa legato all’inefficace logica dei silos. Il debito pubblico accumulato negli ultimi due anni a causa delle politiche economiche di sostegno dovrà rientrare grazie all’incremento della tassazione: un paper IFO propone un nuovo sistema di aliquote fiscali. Nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria si è avuta una penuria di DPI: Il PIIE descrive in che modo Cina, UE e USA hanno affrontato il caso. Secondo Bruegel il cambiamento climatico impatterà sui bilanci pubblici mettendo a repentaglio la sostenibilità dei debiti sovrani ma ci sono rischi e ambiguità.


Nel 2020, anno in cui la pandemia ha avuto un impatto cruciale sulla sanità, la spesa farmaceutica complessiva è stata di 30,5 miliardi di euro di cui il 23,4 miliardi (76,5%) è rappresentato dalla spesa pubblica, in lieve diminuzione dello 0,8% rispetto al 2019. La spesa farmaceutica pubblica – territoriale e per acquisti diretti – ha pesato per il 18,9% sulla spesa sanitaria complessiva. Sono questi i principali dati di spesa farmaceutica tratti dal Rapporto OsMed 2020 dell’Aifa. (Leggi)

La regolazione del mercato dei farmaci in Italia è basata su due capisaldi: il controllo della spesa farmaceutica tramite il tetto sul fondo sanitario nazionale e l’estensione del meccanismo della spesa convenzionata agli acquisti diretti delle strutture sanitarie. Questa struttura è inefficace sul controllo della spesa e ha ricadute negative in politica industriale. È quanto emerge dal Rapporto Luiss SEP di Claudio De Vincenti e Paolo Bonaretti: Mercato dei farmaci e governance regolatoria. (Leggi)

La risposta dei governi alla crisi economica del 2020 ha incrementato notevolmente il debito pubblico. Per remunerare il servizio del debito sarà necessario, nell’immediato futuro, aumentare le tasse e ridurre la spesa pubblica. In letteratura la soluzione è individuata sul miglioramento della progressività dei sistemi fiscali. Un paper IFO intitolato “Who Should Bear the Burden of Covid-19 Related Fiscal Pressure?” si interroga su come in una riforma fiscale può cambiare il grado ottimale di progressione dell’imposta sul reddito, giungendo a conclusioni non scontate. (Leggi)

Nel primo periodo della pandemia si è avuto, a livello globale, una carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI), seminando il panico nei governi. Un paper del PIIE “How COVID-19 medical supply shortages led to extraordinary trade and industrial policy” ha analizzato le vicende del commercio internazionale dei DPI, di Cina, Unione europea e USA evidenziando le straordinarie azioni di policy e di politica industriale, in prospettiva di future pandemie per migliorare la preparedness pandemica e la cooperazione politica internazionale. (Leggi)

Il cambiamento climatico può minare la sostenibilità di debiti sovrani nel medio termine. L’impatto può essere sia acuto dovuto, per esempio, ad alluvioni, incendi o fenomeni estremi dipendenti dal cambiamento climatico oppure cronici dovuti alle modifiche del clima sulla produttività del lavoro oppure agli effetti della transizione energetica. Un policy paper di Bruegel “The risks from climate change to sovereign debt in Europe”, raccomanda alle istituzioni europee e alle autorità nazionali di integrare le analisi di rischio climatico nella finanza pubblica. (Leggi)

FARMACEUTICA: SPESA TERRITORIALE IN CALO, OSPEDALIERA IN AUMENTO, PERMANGONO DIFFERENZE REGIONALI

Nell’anno della pandemia la spesa farmaceutica complessiva rispetto al 2019 è diminuita dello 0,9%. Il risultato è dovuto ad andamenti di segno opposto delle diverse componenti. La spesa territoriale pubblica – data dalla somma della convenzionata e la diretta di fascia A – in calo per il quarto anno consecutivo, è diminuita del 3,7%.

La spesa ospedaliera al lordo del payback è aumentata del 3,4% mentre la spesa privata è diminuita dell’1,1%. La spesa pro capite complessiva si attesta a 512,1 euro mentre quella pubblica a 391,7 euro mostrando una spiccata variabilità regionale. Se consideriamo quest’ultima disaggregata per Regioni e ponderata per classi di età, osservando la correlazione con il reddito pro capite regionale si ha una relazione negativa: le Regioni con un reddito pro capite più basso hanno una spesa farmaceutica pubblica più elevata.

Una misura della variabilità regionale si ha analizzando la spesa pro capite di fascia A al netto della fascia C rimborsata, comprensiva della spesa dei vaccini che in Italia è di 163,0 euro. In Campania raggiunge il massimo di 197,3 euro mentre nella Provincia autonoma di Bolzano il minimo di 114,4 euro con una discrepanza del 72,5% e una differenza, rispettivamente, del +21% e -29,8% rispetto al valore nazionale. Analoghe differenze nell’incidenza sul PIL corrente con uno scarto di 1,85 p.p. dovuto alla differenza tra 2,56% della Calabria e 0,71% della PA di Bolzano.

AIFA – Rapporto Nazionale OsMed 2020 sull’uso dei farmaci in Italia

https://www.aifa.gov.it/-/rapporto-nazionale-osmed-2020-sull-uso-dei-farmaci-in-italia

MIGLIORARE LA REGOLAZIONE DEL MERCATO DEI FARMACI. SUPERARE I SILOS DI SPESA

In anni recenti la governance del mercato farmaceutico è stata riformata con la Legge 222 del 2007 in cui è stata mantenuta la distinzione tra spesa territoriale e ospedaliera, è stato introdotto il meccanismo di payback per la spesa territoriale e sono stati ridefiniti i criteri del budget al fine di favorire l’ingresso nel mercato di farmaci innovativi attraverso una rimunerazione premiante. In questo modo veniva superato con successo il meccanismo del taglio lineare dei prezzi ex post, molto penalizzante per le aziende farmaceutiche.

Nel 2012 la cosiddetta Legge Balduzzi ha esteso il payback e il budget anche alla spesa ospedaliera nel tentativo di arginare i continui sforamenti del tetto, sebbene il meccanismo di spesa fosse del tutto differente da quello della territoriale. A quasi dieci anni dalla riforma è evidente l’insuccesso della misura: gli sforamenti dell’ospedaliera sono continuati e il payback si è trasformato in un’imposta sul settore farmaceutico.

La nuova governance non dovrebbe essere basata solo sul mero controllo della spesa: per la territoriale andrebbero eliminati i tetti di prodotto e i prontuari regionali. Per l’ospedaliera (ora chiamata spesa per acquisti diretti) andrebbe realizzato un sistema attraverso il quale le aziende sanitarie sono remunerate in base alle prestazioni erogate, inserendo il prezzo dei farmaci nei DRG e collegarli ai Percorsi Diagnostici Terapeutico Assistenziali (PDTA). All’Aifa il compito di regolare il prezzo, alle strutture sanitarie di contrattare direttamente con le aziende farmaceutiche sulla base di regole generali omogenee.

LUISS SEP – Mercato dei farmaci e governance regolatoria

https://sep.luiss.it/research/working-papers/2021/05/12/c-de-vincenti-p-bonaretti-mercato-dei-farmaci-e-governance-regola

NEL POST COVID LA TASSAZIONE OTTIMALE PASSA PER I REDDITI BASSI

Nel Fiscal monitor di aprile 2021 il Fondo monetario internazionale auspicava un incremento della progressività nella tassazione per finanziare, nel post Covid-19, gli investimenti in istruzione, sanità e per rafforzare le reti di protezione sociale. A causa delle politiche a sostegno dell’economia il debito pubblico è aumentato a livello globale ai livelli della Seconda guerra mondiale soprattutto nei Paesi ad alto reddito.

Nell’area dell’euro il debito pubblico nel primo trimestre del 2021 ha raggiunto il 100,5% del PIL. Secondo gli autori del paper IFO, prendendo in considerazione i sistemi fiscali dei cinque grandi paesi europei (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna), la tassazione ottimale dovrebbe prevedere un incremento delle aliquote marginali e medie soprattutto per la fascia dei redditi più bassi e di conseguenza il regime fiscale diventerebbe meno progressivo.

Questo risultato inatteso dipende dalla struttura delle aliquote in questi Paesi dove per i redditi elevati le aliquote marginali sono vicine a quelle che massimizzano le entrate per cui, un eventuale rafforzamento della progressività, avrebbe degli effetti distorsivi. In questi Paesi il peso della crisi dovrà essere sostenuto dai contribuenti con i redditi più bassi che pagheranno tasse più elevate e riceveranno minori trasferimenti.

IFO – Who Should Bear the Burden of Covid-19 Related Fiscal Pressure? An Optimal Income Taxation Perspective

https://www.ifo.de/en/publikationen/2021/working-paper/who-should-bear-burden-covid-19-related-fiscal-pressure-optimal

PANDEMIA E DPI: CRONACA DI UNA CRISI GLOBALE

Nel primo trimestre 2020 il Mondo ha affrontato una penuria di dispositivi di protezione individuale DPI necessari per l’attività del personale ospedaliero. I benefici sociali dei DPI durante questa pandemia sono stati di gran lunga più elevati rispetto ai costi privati: secondo uno studio del 2020 il valore sociale di ciascuna mascherina è di 3000/6000 dollari mentre il valore sociale di un respiratore N95 può superare il milione di dollari. La divergenza di valore giustifica l’intervento senza precedenti dei governi.

L’evoluzione della situazione per Cina, UE e USA è stata la seguente: nel primo trimestre 2020 la Cina ha ridotto le esportazioni e aumentato le importazioni; a seguito di questa mossa, gli USA hanno affrontato la scarsità di DPI con un maggior controllo sulle esportazioni e sulla produzione all’estero di imprese con sede USA e la Commissione europea ha posto maggiori controlli sulle esportazioni extra-EU con una politica di cui non si riesce ancora a misurare l’efficacia in mancanza di dati più dettagliati.

Dal secondo trimestre la Cina ha riaperto i mercati ma i prezzi sono andati alle stelle e sono rimasti elevati; gli USA hanno iniziato una guerra commerciale con la Cina e hanno sborsato 1 miliardo di euro per finanziare una propria catena di approvvigionamento di DPI. La vicenda ha imposto nell’ultima riunione dei G7 un ripensamento complessivo sulla cooperazione internazionale nell’ambito delle forniture mediche.

PIIE – How COVID-19 medical supply shortages led to extraordinary trade and industrial policy

https://www.piie.com/publications/working-papers/how-covid-19-medical-supply-shortages-led-extraordinary-trade-and

VALUTARE MEGLIO IL COLLEGAMENTO TRA DEBITO E CAMBIAMENTO CLIMATICO

L’Unione europea nel 2019 ha lanciato l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra nel 2050. Il decennio fino al 2030 è considerato cruciale per le azioni sul clima. Questo obiettivo viene perseguito in un periodo in cui, a causa delle politiche di sostegno, il debito pubblico nell’Unione europea è arrivato al 92,9% del PIL. Secondo un articolo del 2021 pubblicato su Nature la capacità di rientro dal debito pubblico causato dalla pandemia sarà messa in pericolo dal cambiamento climatico.

L’impatto sul debito del cambiamento climatico avviene attraverso due canali: l’incremento della spesa pubblica per fronteggiare i disastri ambientali e contrazione del PIL dovuto a perdita di produttività. Il primo canale influenza la spesa corrente mentre il secondo quella a medio lungo termine. Sulle stime del riscaldamento vi sono tuttavia incertezze e ambiguità: a diversi scenari corrispondono stime molto diverse ma non si conoscono le probabilità con cui questi scenari potrebbero avverarsi.

Ad esempio, in Europa sotto l’ipotesi di incremento della temperatura nel 2100 inferiore ai 2°, Paesi come Bulgaria, Polonia e Grecia subiranno una riduzione del tasso di crescita del PIL del 20/30% ma con temperature più elevate gli effetti potranno essere diversi. Il cambiamento climatico è un fenomeno globale ma solo l’Europa si è posta questo obiettivo e senza un coordinamento tra Paesi l’impatto potrà essere ancora maggiore.

Bruegel – The risks from climate change to sovereign debt in Europe

https://www.bruegel.org/2021/07/the-risks-from-climate-change-to-sovereign-debt-in-europe/