Secondo un paper IMF, in Europa l’intervento dei governi durante la pandemia ha scongiurato una crisi economica ancora più grave spostando gran parte delle perdite sul bilancio dello stato. Lo sviluppo delle Reti tempo-dipendenti nonostante la pandemia è andato avanti: è quanto emerge da un’indagine AGENAS. Il reddito di cittadinanza ha avuto un ruolo nella lotta alla povertà in Italia ma, secondo un rapporto la Caritas, va ridisegnato. Un’indagine ISTAT ha delineato lo stato di salute della popolazione anziana alla vigilia della pandemia e ha fornito le basi per valutare quanto questa abbia inciso. L’OHE ha pubblicato una consulenza sul EQ-5D, evidenziando di punti di forza, di debolezza e le alternative metodologiche.
La profonda crisi economica da Covid-19 ha danneggiato i bilanci finanziari aggregati di famiglie e imprese in Europa meno di quanto sarebbe potuto accadere. Questo risultato inatteso è stato possibile grazie all’incisiva azione dei governi che ha trasferito le perdite di reddito dal settore privato al bilancio dello stato. Un paper IMF intitolato “Who Bore the Brunt of the Pandemic in Europe?” analizza il ruolo delle policy in questo contesto anche in confronto con l’esperienza della grande crisi finanziaria. (Leggi)
La pandemia non ha fermato lo sviluppo delle reti tempo-dipendenti in tutte le Regioni italiane. Si tratta dell’integrazione della rete ospedaliera per acuti e post-acuti con quella territoriale, articolata per patologia, come previsto dal Decreto Ministeriale 70 del 2015. La Seconda indagine sulle reti tempo dipendenti dell’AGENAS analizza le Reti già realizzate per quattro patologie (cardiologia, ictus, trauma e neonatologia) e fornisce un supporto metodologico a quelle ancora da sviluppare e a quelle da integrare. (Leggi)
Al dibattito sull’efficacia ed efficienza del Reddito di cittadinanza (RdC) si aggiunge il contributo della Caritas con il rapporto “Lotta alla povertà: imparare dall’esperienza, migliorare le risposte.” Si tratta, probabilmente, dello studio più approfondito condotto fino a questo momento sulla controversa misura introdotta nel 2019. Come segnalato dall’ISTAT la crisi economica ha incrementato il numero delle famiglie povere: nel rapporto si indaga anche se il RdC sia stato in grado di intercettare questi cambiamenti. (Leggi)
Continua nel nostro Paese il rapido invecchiamento della popolazione mentre la speranza di vita, in aumento fino al 2019, subisce una battuta di arresto nei due anni successivi. Nel 2019 la percentuale degli ultrasessantacinquenni sul totale ha raggiunto il 22,9%, 4,2 p.p. in più rispetto al 2002. Nel Rapporto sulle condizioni di salute della popolazione anziana in Italia, l’ISTAT traccia il quadro dello stato di salute alla vigilia della pandemia ed evidenzia un aumento della domanda di cura e di assistenza. (Leggi)
Nell’Health Technology Assessments (HTA) sono impiegate alcune metodologie standard per valutare l’efficacia dei trattamenti sanitari. Nel rapporto di consulenza dell’OHE intitolato “How is Quality of Life Measured for Health Technology Assessments” si evidenziano i limiti della metodologia più utilizzata dall’analisi costo-efficacia per misurare il QALY (Quality-adjusted life year). La Qualità della vita (QOL) viene rilevata con il questionario EQ-5D incapace in alcuni casi di cogliere tutte le dimensioni della QOL. (Leggi)
IL “TRILEMMA” DEL BILANCIO
Uno shock aggregato dovrà manifestarsi in almeno uno dei tre principali settori dell’economia – famiglie e imprese non finanziarie, banche o settore pubblico – perché durante una crisi è impossibile difenderli tutti. Nella crisi pandemica attuale lo shock è stato trasferito dal settore privato al pubblico, il quale ha fornito un sostegno senza precedenti a imprese non finanziarie e famiglie.
Sono alcune delle principali conclusioni del paper IMF: in Europa il sostegno pubblico ha, in apparenza, slegato la relazione tra PIL e bilanci del settore privato. Rispetto alla grande crisi finanziaria del 2008 il contesto è profondamente diverso: la leva delle imprese non finanziarie è aumentata in misura molto minore e solo per alcuni Paesi, sia per grazie agli “schemi di lavoro a orario ridotto” finanziati dallo stato sia per la temporanea moratoria dei debiti. Le famiglie hanno incrementato le attività finanziarie sia grazie agli interventi di sostegno al reddito sia per la tenuta delle attività.
L’intervento pubblico ha messo a dura prova i bilanci dello Stato: nel 2021 per la prima volta nell’Area dell’euro il rapporto debito PIL ha superato il 100% e in alcuni Paesi il rapporto ha raggiunto livelli di guardia soprattutto dove tale rapporto era già elevato prima della crisi come Portogallo, Italia e Grecia (alla fine del primo trimestre 2021 rispettivamente 137,2%, 160,0% e 209,3% come riportato dall’Eurostat) destando timori sulla sostenibilità nel medio termine.
IMF – Who Bore the Brunt of the Pandemic in Europe? Shifting Private Stress to the Public Sector

RETI TEMPO-DIPENDENTI, UN PASSO IN AVANTI
Il Rapporto si basa sui risultati della somministrazione di quattro questionari, uno per ogni Rete oggetto d’analisi, da parte dell’AGENAS alle Regioni e alle Provincie Autonome tra il 15 settembre 2021 e il 18 gennaio 2021. Per ciascuna Rete sono state richieste informazioni sulla base di una Griglia formata da 41 item suddivisi in tre aree tematiche.
Come definito dall’accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2018 il monitoraggio dell’efficacia delle azioni e degli interventi avviene tramite una Griglia in cui si individuano i requisiti generali di riferimento comuni a tutte le Reti regionali. I risultati sono, nel complesso, positivi: gran parte delle Regioni/PA ha formalizzato le Reti tramite atto regionale dove sono previsti gli aspetti organizzativi e di governance. La Rete Cardiologica e quella Ictus si trovano nello stato più avanzato di applicazione mentre vi sono ritardi per le Reti Trauma e Neonatologica in alcune Regioni.
Solo cinque Regioni hanno formalizzato un finanziamento specifico con monitoraggio della spesa mentre solo tre regioni hanno previsto accordi di confine per non interrompere il percorso terapeutico del paziente. L’80% delle Regioni ha definito il piano di gestione delle reti durante la pandemia e quasi tutte hanno individuato gli Hub e gli Spoke per ciascuna rete.

IL REDDITO DI CITTADINANZA VA MIGLIORATO
Nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica la Corte di conti aveva dedicato una riflessione sul Reddito di Cittadinanza (RdC) a un anno dal varo. In quella sede la Corte aveva riconosciuto il ruolo della misura nel contrasto alla povertà assoluta (primo pilastro) sebbene vi fossero squilibri a sfavore delle famiglie numerose o con quelle con minori e disabili.
La Corte avvertiva anche della necessità di tener conto della situazione economico e sociale provocata dalla pandemia e del coordinamento con le altre misure adottate nel 2020 anche a favore delle nuove povertà. Riguardo le politiche attive del mercato del lavoro (secondo pilastro) il giudizio era del tutto insoddisfacente.
Il Rapporto Caritas interviene con un approfondimento su entrambi i pilastri indicando su quali dimensioni sia possibile migliorare la riforma. Tra le diverse criticità, si evidenzia come la misura non raggiunga tutti i potenziali beneficiari (solo il 44%), quali iniquità siano legate alla scala di equivalenza che penalizza le famiglie numerose in quanto è molto più piatta sia rispetto a quella del calcolo dell’ISEE sia a quella della povertà assoluta. Per come è strutturato, il RdC non è stato di grado di garantire un’ampia copertura durante l’emergenza.
Riguardo il secondo pilastro sono indicati anche quali sono i maggiori ostacoli incontrati nei percorsi di inserimento lavorativo o di inclusione sociale sottolineando la centralità delle reti del welfare locale non ancora strutturate in modo omogeneo sul territorio nazionale.
Caritas – Lotta alla povertà: imparare dall’esperienza, migliorare le risposte
https://www.caritas.it/pls/caritasitaliana/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=9564
INVECCHIAMENTO E BISOGNI DI SALUTE
La popolazione italiana invecchia sempre più velocemente: dal 2002 al 2019 la percentuale degli ultrasessantacinquenni (65+) è aumentata di 4,2 punti percentuali passando da 18,7% a 22,9% mentre dal 2019 al 2021 l’incremento è stato di 0,6 p.p. arrivando al 23,5% di cui la metà ha un’età superiore a 75 anni.
Nel rapporto l’ISTAT sono riportati i risultati dell’indagine EHIS 2019, conclusa poco prima della pandemia; dal confronto con EHIS 2015 le condizioni di salute dei 65+ sono migliorate in quasi tutti gli indicatori, sebbene il numero degli individui bisognosi di cure e assistenza non sia diminuito. Gli anziani con gravi limitazioni motorie, sensoriali o cognitive sono circa 4 milioni, il 28,4% della popolazione 65+, tra questi 2 milioni e 833mila hanno bisogno di assistenza e/o di ausili per svolgere le funzioni quotidiane.
L’11,3% degli anziani soffre di depressione, con una robusta relazione tra depressione e cronicità e un profondo squilibro di genere: 6,7% tra gli uomini e 14,9% tra le donne. La speranza di vita a 65 anni nel 2019 era di 19,4 anni per gli uomini e di 22,4 per le donne. I dati provvisori sul 2020 consentono di valutare l’impatto della pandemia sulla speranza di vita: per gli uomini vi è stata una perdita di 1,2 anni con un ritorno a valori del 2009 mentre per le donne è stata di un anno con un ritorno a valori del 2004.
ISTAT – Le condizioni di salute della popolazione anziana in Italia
HTA: I LIMITI DEL EQ-5D
La metodologia più raccomandate per l’HTA dalle agenzie di valutazione nel mondo, tra cui anche l’inglese NICE e la tedesca IQWiG, per misurare la qualità della vita collegata allo stato di salute (QOL) è il EQ-5D. Quest’ultimo è un questionario che valuta cinque dimensioni: mobilità, autosufficienza, attività quotidiane, dolore/malessere e ansia/depressione.
Il questionario è generico, non comporta oneri per il paziente e può essere applicato ad un ampio ventaglio di malattie. Questo è piuttosto importante quando è possibile valutare diverse condizioni di salute con la stessa metrica. Un altro vantaggio della metodologia è la disponibilità di un set di valori per numerosi paesi basati sulle preferenze della popolazione: in questo modo le risposte del questionario possono essere convertite un’unità di utilità di salute.
Secondo l’OHE il questionario ha delle limitazioni nel caso si vogliono valutare risultati per gruppi di pazienti specifici. Inoltre, alcune dimensioni della qualità della vita in relazione alla salute non vengono catturate quali, ad esempio, la cognizione o la fatica, rendendo la metodologia poco affidabile per alcune patologie (disturbi vista, demenza oppure incontinenza). Negli ultimi paragrafi sono passate in rassegna anche le metodologie alternative, come ad esempio la ICECAP-A che considera anche le dimensioni del benessere, ma senza individuare l’alternativa migliore.
OHE – How is Quality of Life Measured for Health Technology Assessments
https://www.ohe.org/publications/how-quality-life-measured-health-technology-assessments