Il PNRR non è solo un imponente programma di investimenti ma anche l’occasione per il nostro Paese di attuare un serio piano di riforme: in questo alveo si collocano sia il dibattito sul “decreto semplificazioni” sia la proposta di fornire una dote per i diciottenni finanziata con i proventi delle imposte di successione. Sul versante macroeconomico si segnalano le previsioni di primavera della Commissione europea: nonostante permanga una congiuntura debole e sia necessario ancora il sostegno dei governi, si intravedono segnali rasserenanti dal secondo semestre di quest’anno. Gli ultimi due articoli della rassegna sono di argomento sanitario: l’OMS presenta le tendenze dei sistemi sanitari alla vigilia della pandemia mentre un paper dell’Università di Aarhus analizza le determinanti della spesa LTC.


Entro il 2022 tutti i Paesi dell’Unione Europea dovrebbero ritornare ai livelli di attività economica pre-Covid-19. Questa la sintesi delle previsioni di primavera diffuse dalla Commissione europea nella seconda settimana del mese di maggio. Rispetto alle previsioni di inverno, quando l’Europa era ancora stretta nella morsa della pandemia, si registra un miglioramento del quadro sia congiunturale sia tendenziale. Nonostante differenze territoriali, nel 2021 l’Eurozona è prevista in crescita del 4,3% mentre l’Unione europea del 4,2%. (Leggi)

L’edizione del World Health Statistics 2021 riporta le tendenze dello stato di salute della popolazione i nei Paesi, nelle Regioni e nei gruppi di reddito alla vigilia della pandemia nel periodo 2000-2019. Il capitolo introduttivo è dedicato alla Covid-19: al 1° di maggio l’OMS ha registrato 153 milioni di casi e 3,2 milioni di decessi nel mondo. Le regioni più colpite sono l’Europa e le Americhe con il 75% dei casi e il 48% dei decessi e un’alta incidenza su 100mila abitanti – rispettivamente 5562 e 6114 mentre l’86% dei casi del Sud-Est asiatico si sono verificati in India. (Leggi)

La proposta del segretario del PD Enrico Letta di finanziare una dote per i giovani con una parte dei proventi delle imposte di successione sull’1% dei più ricchi, ha acceso il dibattito politico dell’ultima settimana. È opinione comune che le imposte di successione e la tassazione delle rendite finanziarie in Italia siano più favorevoli delle imposte sui redditi ma da un paper della Banca d’Italia del 2018 “The taxation of savings: the Italian system and international comparison” emerge un sistema di tassazione delle rendite finanziarie distorsivo. (Leggi)

Come già segnalato su questa rubrica, al piano di investimenti previsto dal PNRR va affiancato un ampio ventaglio di riforme. Tra le riforme “abilitanti” è in corso nel Governo il dibattito sul “decreto Semplificazioni”. Le posizioni sono al momento polarizzate tra i fautori della massima velocizzazione dele procedure di affidamento e tra chi ritiene l’eccessiva semplificazione un’agevolazione per le infiltrazioni criminali. Un articolo apparso su La Voce “Gli appalti pubblici si semplificano in tre mosse” fa il punto sull’annosa questione. (Leggi)

Uno dei principali motori della spesa sanitaria dai 60 anni in su è costituito dalla spesa Long Term Care (LTC). Secondo alcuni studi è la componente maggiore dagli 80 anni in su. Un paper dell’università di Aahrus “Optimal Demand for Medical and Long-Term Care” scompone la spesa sanitaria tra spesa medica e personale allo scopo di individuare in modo più preciso la relazione tra invecchiamento e componente LTC. I risultati mostrano un incremento della spesa LTC dell’1,75% in seguito a un aumento dell’aspettativa alla nascita di vita di un anno. (Leggi)

UN GRADUALE RITORNO ALLA NORMALITÀ

In Europa il quadro congiunturale è ancora condizionato dall’evoluzione della pandemia: nel primo semestre del 2021 le misure di contenimento ancora in vigore hanno frenato il ritorno alla crescita. Nel secondo semestre le aspettative sono più rosee ma con prudenza.

L’accelerazione della campagna vaccinale porterà alla mitigazione delle misure di contenimento, ma l’incognita delle varianti associata a fattori quali il prolungamento delle azioni di sostegno, la risposta delle famiglie e delle imprese e, soprattutto, quale utilizzo sarà fatto dell’eccesso di risparmio accumulato negli ultimi 12 mesi, influenzerà il passo della ripresa.

Il saggio di risparmio al 19,4% nel 2020 è previsto in graduale diminuzione al 13,6% nel 2022. Un impulso aggiuntivo arriverà dai fondi del NGEU che sosterranno sia gli investimenti pubblici sia quelli privati portando al 3,5% il rapporto investimenti pubblici sul PIL.

A causa del prolungamento delle misure di sostegno all’economia, i saldi di finanza pubblica nell’Eurozona sono in peggioramento sia per quanto riguarda il deficit, arrivato nel 2021 all’8% del PIL, sia per il debito pubblico, al 102% del PIL. Le previsioni per l’Italia sono in linea con quelle dell’Eurozona +4,3% nel 2021 e +4,4% nel 2022 sebbene pesino le incertezze sull’attuazione del PNRR e sullo stato di salute dei conti pubblici – deficit all’11,75% e debito pubblico al 159,8% sul PIL nel 2021.

EC – Spring 2021 Economic Forecast

https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/economic-performance-and-forecasts/economic-forecasts/spring-2021-economic-forecast_en

MIGLIORA LA SALUTE GLOBALE MA LA PANDEMIA HA ACUITO LE DISUGUAGLIANZE

Alla vigilia della pandemia i principali indicatori statistici registravano un netto miglioramento dello stato di salute a livello globale. Negli ultimi 20 anni la vita attesa alla nascita era aumentata del 9,7% arrivando nel 2019 a 73,3 anni da 66,8 del 2000.

La vita attesa in buona salute era cresciuta del 9,3% – da 58,3 a 63,7 anni, sebbene in percentuale leggermente inferiore rispetto all’aspettativa di vita alla nascita – con un conseguente incremento delle disabilità. I Paesi a basso reddito avevano registrato l’incremento maggiore sia della vita attesa – 11 anni – sia della vita attesa in buona salute – 10 anni.

Erano stati, inoltre, registrati cambiamenti significativi anche nella mortalità e morbilità: nei Paesi ad alto reddito l’85% dei decessi era dovuto alle malattie non trasmissibili – questo può spiegare in parte l’impreparazione e la sottovalutazione nell’affrontare la pandemia – ma nei Paesi a basso reddito la percentuale dei decessi dovuti a malattie trasmissibili era ancora vicina al 50%. Lo scenario è rapidamente peggiorato con la pandemia.

Sia i paesi ad alto sia quelli a basso reddito hanno subito uno sproporzionato numero di decessi ma con disuguaglianze: i soggetti più colpiti appartengono alle fasce più vulnerabili della popolazione ossia persone economicamente svantaggiate, anziani e con co-morbilità e per questo motivo l’OMS sollecita una maggiore attenzione alla persistenza delle disuguaglianze e a un migliore accesso alle cure.

WHO – World Health Statistics 2021

https://www.who.int/data/gho/publications/world-health-statistics

EREDITÀ E REDISTRIBUZIONE: UN FALSO PROBLEMA

La proposta del segretario PD Letta consiste nell’assicurare una dotazione ai diciottenni in cui sarà possibile accedere ai mutui per la casa anche da chi non può dare garanzie senza ricorrere a ulteriore indebitamento. Il fondo potrebbe essere finanziato da un incremento dell’imposta di successione sulle donazioni superiori ai 5 milioni di euro.

La misura avrebbe l’effetto di trattenere i giovani in Italia, di favorire l’uscita di casa e di incrementare la natalità. Il Presidente del Consiglio Draghi ha liquidato la proposta per cui è difficile un inserimento nell’agenda politica, tuttavia, parte degli alleati del PD sembra apprezzare la misura. Secondo l’opinione prevalente tra i fautori dell’iniziativa, in Italia l’aliquota dell’imposta di successione è tra le più basse in Europa – il 4% – e la tassazione sul capitale con aliquote, tra il 12,5% e il 26% sarebbe più favorevole rispetto a quella sui redditi.

Secondo un lavoro di comparazione tra sistemi di diversi Paesi presentato in Quaderno della Banca d’Italia nel 2018, il modello di tassazione del capitale in vigore in Italia, così come in altri Paesi, è distorsivo. Dal 2011 l’aliquota d’imposta sui dividendi, interessi e plusvalenze è più che raddoppiata, generando un incremento delle entrate fiscali – da 12 miliardi di euro nel 2011 a 24,8 miliardi nel 2015 – sebbene la composizione degli investimenti prima e dopo la riforma non sia cambiata. Per un ripasso sulla posizione di Luigi Einaudi sull’argomento si rimanda a questo link.

Banca d’Italia – The taxation of savings: the Italian system and international comparison

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2018-0464/index.html

IL DEDALO DELLE SEMPLIFICAZIONI

Il decreto semplificazioni è motivo di dissenso tra le parti politiche soprattutto per quanto riguarda la spinosa materia degli appalti, da anni oggetto di riforme l’ultima delle quali risalente al 2016 e modificata più e più volte da leggi e decreti successivi.

Tra le misure più contestate, secondo quanto emerge dalla bozza al momento in circolazione, vi è l’abolizione del subappalto con soglia del 40%, incrementata, si ricorda, rispetto a quella prevista dal Codice del 2016 – il  30% – per rimediare a una procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nel 2019. Il ritorno dell’aggiudicazione al massimo ribasso rievoca gli spettri del passato delle infiltrazioni malavitose. Le deroghe per le opere del Recovery plan destano perplessità soprattutto riguardo all’abrogazione del divieto dell’affidamento congiunto.

Secondo quanto sostenuto da un articolo pubblicato sul portale de La Voce, le semplificazioni dovrebbero interessare la riduzione delle stazioni appaltanti, attualmente stimate in 32mila, la semplificazione normativa, soprattutto riguardo i regolamenti e il ripensamento il ruolo dell’ANAC anche in funzione di controllo, vigilanza e monitoraggio sulla corretta esecuzione degli appalti e delle concessioni. Un’adeguata attività di formazione, finanziata dal PNRR, potrebbe compensare la perdita di competenze di cui progressivamente la PA si è impoverita nel tempo, senza dover ricorrere all’istituzione di un albo per i membri delle commissioni di gara.

La Voce – Gli appalti pubblici si semplificano in tre mosse

https://www.lavoce.info/archives/73833/gli-appalti-pubblici-si-semplificano-in-tre-mosse/

LA SPESA LTC IN AUMENTO, MA NON DI MOLTO, NEI PROSSIMI ANNI

Il recente interesse nei confronti della spesa long term care (LTC) deriva dalla quota sulla spesa sanitaria sempre maggiore nel tempo. Gli studi più accreditati legano tale incremento all’aumento della quota della popolazione anziana sul totale. Secondo recenti studi, un incremento della popolazione di età superiore agli 80 anni spiega quasi completamente l’incremento della spesa sanitaria in quella fascia di età mentre è la quasi totalità della spesa sanitaria nei novantenni.

Uno studio dell’Istituto di economia dell’Università di Aarhus separa le cure medica dalla spesa LTC per meglio evidenziare i costi diretti della LTC sul sistema sanitario. Le cure mediche hanno l’obiettivo di migliorare lo stato di salute dell’individuo e di allungare la sua aspettativa di vita; le cure LTC sono invece destinate al supporto della vita quotidiana – igiene personale, cibo – senza contrastare gli effetti dell’invecchiamento.

Lo studio si confronta con i risultati della teoria del Red Herring secondo cui in incremento dell’età e del migliore stato di salute si concentra solo sulle classi di età più anziane. I risultati delle analisi smentiscono alcune precedenti conclusioni: l’invecchiamento della popolazione e un miglior stato di salute non sono neutrali sui costi complessivi sebbene in maniera marginale dove per ogni 1% di incremento dell’aspettativa di vita segue un incremento della spesa LTC del 1,75%.

Institut for Økonomi, Aarhus Universitet – Optimal Demand for Medical and Long-Term Care

https://pure.au.dk/portal/en/publications/optimal-demand-for-medical-and-longterm-care(568f75eb-b332-47db-8586-6c1475f5cae0).html