Per il sesto anno consecutivo prosegue il calo demografico dell’Italia la cui popolazione è diminuita di un milione di unità dal 2015 a 58 milioni e 258mila residenti. Il Bilancio demografico dell’Istat per l’anno 2020 evidenzia criticità in tutte le componenti. La tendenza è stata amplificata dalla pandemia a causa della quale è stato registrato un eccesso di mortalità di poco più di 100mila unità rispetto alla media 2015-2019. Rispetto alle nascite, si stima un calo di 13mila unità rispetto all’anno precedente a 404mila unità. (Leggi)

Nel primo trimestre dell’anno si scorgono alcuni segnali di distensione sul mercato finanziario italiano nonostante la difficile fase congiunturale. Il primo Rapporto del 2021 sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia esamina le ricadute della pandemia sulle famiglie, sulle imprese e sugli intermediari finanziari e assicurativi. Le misure di sostegno alle famiglie, i tassi di interesse bassi e il programma di acquisto della BCE sono stati efficaci nell’attenuare le tensioni mentre preoccupa la qualità del credito. (Leggi)

Segnali congiunturali di rallentamento in Europa nel primo trimestre 2021: PIL in contrazione dello 0,6% nell’eurozona e dello 0,4% nell’EU rispetto al trimestre precedente. In termini tendenziali la contrazione è rispettivamente dell’1,8% e dell’1,7% dello: è quanto emerge dalle Stime preliminari flash per il primo trimestre del 2021 rilasciate dall’Eurostat. Italia in linea con -0,4% congiunturale e -1,4% tendenziale. Nel nostro Paese ha pesato la debolezza del settore dei servizi e della componente estera netta. (Leggi)

Secondo diversi studi la diminuzione del tasso di interesse degli ultimi venti anni può essere spiegata dalla contestuale diminuzione della popolazione. Un recente working paper Swiss National Bank (SNB) intitolato “Real interest rates and demographic developments across generations: A panel-data analysis over two centuries” tuttavia rileva, in un periodo di 200 anni, una relazione tra tassi di interesse e tasso di variazione della popolazione non così robusta. Scomponendo la variazione della popolazione tra componente migratoria netta e surplus delle nascite, il tasso di interesse è legato stabilmente solo alla seconda. (Leggi)

La pandemia ha provocato la più dura crisi economica dalla Seconda guerra mondiale sia dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta. Per favorire un rapido ritorno alla crescita i governi hanno moltiplicato gli sforzi a sostegno delle famiglie e delle imprese. Un recente rapporto MacKinsey ha rilevato un deciso incremento degli investimenti da parte di molte imprese a livello globale. Ricorso ai canali di vendita on line, automazione della produzione e innovazione dei modelli operativi potranno portare a un tasso di crescita doppio rispetto a quelli del post grande crisi finanziaria (Leggi)

DAL 2015 UN MILIONE DI ITALIANI IN MENO

La pandemia ha incrementato il divario tra nascite e decessi in Italia: nel 2021 si è registrato un minimo di 7 nati per mille abitanti e un massimo di 15 decessi ogni mille abitanti. Nel 2020 tutte le componenti del bilancio demografico hanno subito un impatto negativo con un conseguente indebolimento della dinamica demografica: il saldo tra le iscrizioni e le cancellazioni dall’estero – rispettivamente 221mila e 142 mila – ha raggiunto un minimo dal 2000 ed è stato del tutto insufficiente a controbilanciare il pesante saldo naturale negativo.

La speranza di vita alla nascita è diminuita di 1,2 anni ritornando a 82 anni – il livello del 2011 79,7 anni per gli uomini, 1,4 anni in meno del 2019 e 84,4 per le donne ossia un anno; i trasferimenti di residenza tra comuni sono diminuiti del 12% rispetto al 2019. Fuorché in Trentino-Alto Adige, la popolazione si è ridotta in tutte le Regioni italiane in particolare nel Mezzogiorno -7‰ dove alcune regioni – Molise -13‰ e Basilicata -10‰ – hanno subito un calo demografico marcato.

Le nascite sono in calo costante da 12 anni: da 557mila del 2008 si è passati a 404mila nel 2020. La tendenza sembra non avere fine perché già dai dati preliminari del 2021 a gennaio si è riscontrata una diminuzione delle nascite di 5mila unità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente secondo una dinamica – considerata strutturale dal presidente dell’ISTAT Blangiardo.

ISTAT – Indicatori demografici 2020

https://www.istat.it/it/archivio/257243

POPOLAZIONE E TASSI DI INTERESSE: QUALE RELAZIONE?

Tra la dinamica della popolazione e il tasso di interesse esisterebbe una relazione empirica secondo la quale a un incremento della popolazione corrisponde un incremento dei tassi di intesse e viceversa. L’evidenza sarebbe confermata dal trend in discesa negli ultimi venti anni dei tassi di interesse in alcuni Paesi industrializzati in cui vi è un contestuale diminuzione della popolazione.

In uno studio basato su 19 paesi dal 1870 al 2016 è stato trovato solo un debole legame tra il tasso di interesse di lungo periodo e la variazione totale della popolazione. La relazione è risultata instabile perché sono stati trovati coefficienti significativi negativi e postivi in tutti i sotto-periodi considerati caratterizzati da sistemi valutari diversi – nel gold standard, nel periodo tra le due guerre oppure nel secondo dopoguerra.

Per spiegare questo risultato Fuhrer e Herger, scompongono il tasso di variazione della popolazione tra quello dipendente dal saldo naturale e quello dipendente dalle migrazioni. Il saldo di migrazione netto è volatile e dipende da situazioni contingenti, quali guerre o carestie mentre il saldo naturale positivo riflette gli sviluppi secolari nella mortalità e nei tassi di natalità per cui le tendenze demografiche a lungo termine possono spiegare meglio il declino dei tassi di interesse reali degli ultimi anni.

SNB – Real interest rates and demographic developments across generations: A panel-data analysis over two centuries

https://www.snb.ch/it/mmr/papers/id/working_paper_2021_07

SEGNALI DI DISTENSIONE NEL MERCATO FINANZIARIO IN EUROPA

Nel primo trimestre del 2021 nei Paesi industrializzati si intravedono segnali di schiarita soprattutto per il miglioramento congiunturale degli Stati Uniti e del Regno Unito. Nei Paesi emergenti il quadro è più variegato: la Cina ha ripreso a crescere mentre in altri, quali Brasile, Russia, India e Sudafrica (BRIS), le difficoltà nella campagna vaccinale e un minor sostegno all’economia stanno rallentando il ritorno alla crescita.

Negli Stati Uniti i tassi di interesse nominali sono in sensibile aumento dal terzo trimestre del 2020 per le aspettative al rialzo dell’inflazione mentre nell’Unione europea le tensioni inflazionistiche sono state mitigate dal Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP, il programma di acquisti di titoli pubblici e privati della BCE. IL PEEP contribuisce anche a mantenere disteso il clima nel mercato dei titoli di Stato garantendo liquidità e spread a livelli pre-pandemia.

L’incertezza inflazionistica potrà influenzare lo spread sulle obbligazioni societarie al momento sotto la media storica sia per quelle investment grade sia per quelle high yield: un aumento dei tassi nominali potrà minare la solvibilità delle imprese per l’incremento degli oneri finanziari in un comparto già messo a dura prova dalla crisi di liquidità.

Banca d’Italia – Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 1 2021

https://www.bancaditalia.it/media/notizia/rapporto-sulla-stabilit-finanziaria-n-1-2021/

L’INCERTEZZA PUÒ FRENARE LA RIPRESA IN EUROPA

Le stime preliminari del PIL in Europa mostrano una diminuzione del tasso di contrazione del PIL reale sia in termini congiunturali, sia in termini tendenziali. Per l’Area dell’euro la contrazione congiunturale è stata di -0,6% (-0,7% nel quarto trimestre 2020) per l’UE -0,4% (-0,5% nel quarto trimestre 2020).

Per l’Area dell’euro la contrazione tendenziale è stata di -1,8% (-4,9% nel trimestre precedente) per l’UE -1,7% (-4,6% nel trimestre precedente). Qualche Paese membro è tornato alla crescita: dai dati disponibili la Francia ha registrato un incremento dello 0,4% congiunturale e dell’1,8% tendenziale, la Lituania +1,8% congiunturale e +1,0% tendenziale. In termini congiunturali Germania e Portogallo sono in controtendenza rispettivamente con -1,7% e -3,3% sebbene questi due Paesi siano cresciuti nel quarto trimestre 2020 – rispettivamente +0,5% e +0,2%.

Anche in Italia l’intensità della contrazione dell’attività economica si è ridotta in termini congiunturali (-0,4% rispetto a -1,8% del trimestre precedente) e tendenziali (-1,4% rispetto a -6,6% del trimestre precedente). Sul risultato negativo – suscettibile di revisione – ha pesato la debolezza del settore dei servizi che ha controbilanciato e annullato l’incremento del valore aggiunto dell’agricoltura e dell’industria. Per l’incompletezza delle informazioni disponibili le stime italiane europee saranno riviste e comunicate il prossimo 18 maggio.

Eurostat – GDP down by 0.6% in the euro area and by 0.4% in the EU

https://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/11563071/2-30042021-BP-EN.pdf/

UN CICLO ECONOMICO VIRTUOSO COME NEL SECONDO DOPOGUERRA

Dopo la crisi economica da Covid-19 sarà possibile, per gli Stati Uniti e le grandi economie europee, ritornare alla crescita grazie all’aumento della produttività. Il rapporto MacKinsey avalla l’ipotesi di un ritorno alla crescita spinta della produttività basata sull’osservazione di profondi cambiamenti nella dinamica degli investimenti in alcune imprese, indotti dalla pressione della pandemia. Se il PIL pro-capite statunitense dopo la grande crisi finanziaria sarebbe cresciuto agli stessi ritmi di quelli del secondo dopoguerra nel 2019 si sarebbe avuto un livello più elevato di 27 punti percentuali equivalenti a 17mila dollari.

Da un’indagine condotta sempre da MacKinsey nell’ottobre del 2020, è emersa l’impressionante accelerazione, avvenuta in pochi mesi, con la quale alcune grandi imprese a livello globale hanno adottato soluzioni tecnologiche, cambiamenti di prodotto e nuovi modelli di business equivalente a un salto in avanti di sette anni. Queste imprese hanno incrementato gli investimenti in ITC di 20/25 volte a un livello mai immaginato prima.

Negli Stati Uniti il fenomeno è stato concentrato nelle imprese superstar mentre in Europa è stato più diffuso: condizione fondamentale per una crescita robusta è un impatto della produttività su larga scala – come avvenuto negli USA tra il 1999 e il 2000. La persistenza della concentrazione solo nelle aziende superstar acuirebbe le disparità tra le imprese come avvenuto dopo la grande crisi finanziaria.

McKinsey – Will productivity and growth return after the COVID‑19 crisis?

https://www.mckinsey.com/industries/public-and-social-sector/our-insights/will-productivity-and-growth-return-after-the-covid-19-crisis