Le imprese italiane hanno subito la crisi sanitaria in modo eterogeneo. Il crollo della domanda interna e della liquidità ha danneggiato soprattutto le piccole e piccolissime imprese. Sebbene si intravedano per il 2021 prospettive di crescita, i margini di miglioramento appaiono ancora ridotti. Il nono rapporto ISTAT sulla competitività dei settori produttivi italiani traccia una prima analisi dell’impatto della pandemia sul settore produttivo italiano fornendo un quadro sulla struttura, la dinamica e lo stato di salute delle imprese. (Leggi)

Le prospettive di crescita nel 2021 sono in graduale miglioramento con il recupero del prodotto globale a livello pre-covid già a metà del 2021. Alcune incognite, tuttavia, incombono sulla ripresa: la lentezza della campagna vaccinale in molti Paesi industrializzati e l’emergere di nuove varianti del coronavirus per le quali l’efficacia dei vaccini è dubbia. L’OECD nell’Interim economic Outlook di marzo e il FMI nel World Economic Outlook di aprile hanno diffuso le previsioni economiche per gli anni 2021 e 2022. (Leggi)

Robert A. Mundell, economista di fama internazionale, docente alla Columbia University e a Chicago è venuto a mancare il 4 aprile scorso. Ne 1999 è stato insignito del premio Nobel per l’economia “Per la sua analisi della politica monetaria e fiscale sotto diversi regimi di cambio e la sua analisi delle aree valutarie ottimali.” È considerato il “padre dell’Euro” per aver formulato, nel noto articolo “A Theory of Optimum Currency Areas” del 1961, la teoria su cui si basa un dominio appropriato di un’area valutaria. (Leggi)

La crisi sanitaria ha avuto un impatto disomogeneo sull’attività economica all’interno di ciascuno dei grandi Paesi europei. Un paper della Banca Centrale Europea (BCE) esamina i fattori trainanti dell’eterogeneità regionale dell’impatto economico della Covid-19 in Francia, Germania, Italia e Spagna. L’interazione tra il rigore delle misure di contenimento, la struttura dei settori produttivi e i collegamenti commerciali riesce a spiegare l’eterogeneità regionale dell’impatto della pandemia sul mercato del lavoro. (Leggi)

La concorrenza è un tema assai trascurato nel nostro Paese. La legge annuale per il mercato e la concorrenza è stata approvata solo una volta, dopo un iter travagliato, nel 2017, 8 anni dopo l’entrata in vigore della Legge 23 luglio 2009, n. 99 al cui articolo 47 veniva istituita. Il Presidente del Consiglio Draghi nel discorso di insediamento al Senato ha chiesto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) di formulare le sue proposte in questo ambito. Il Garante ha presentato le proposte per la Legge sulla concorrenza nei termini di legge. (Leggi)

IL VANTAGGIO DEI SETTORI PIÙ DINAMICI

L’impatto della crisi sanitaria sui settori produttivi italiani è stato particolarmente grave: a novembre 2020 il 60% delle imprese prevedeva una diminuzione dei ricavi e solo il 20% non aveva avuto ripercussioni dalla crisi; il 33% inoltre considerava la propria attività a rischio sopravvivenza.

 La ripresa del commercio estero alla fine del 2020 ha migliorato le performance delle imprese attive nel mercato internazionale ampliando il divario con quelle operanti solo sul mercato interno caratterizzate da maggiori elementi di debolezza. La risposta alla crisi è stata eterogenea: il 30% non ha attuato nessuna risposta, il 25% ha introdotto nuovi prodotti e ha sviluppato nuovi canali di vendita, il 20% ha introdotto innovazioni di processo ed è ricorsa al telelavoro accelerando la transizione digitale e adottando nuovi modelli di business.

Il 45% delle imprese è a rischio strutturale perché non sopravvivrebbero a una crisi esogena. Si tratta di imprese poco dinamiche, ossia a basso contenuto tecnologico e di conoscenza. Solo l’11% è solido ma rappresenta circa la metà dell’occupazione e i due terzi del valore aggiunto nazionale. L’eterogeneità territoriale dipende in parte anche dalle misure regionali di contenimento e dal grado di specializzazione nelle attività più colpite.

ISTAT – Competitività dei settori produttivi

https://www.istat.it/it/archivio/256308

PRIMI SEGNALI DI RIPRESA

Sia l’OCSE sia il FMI prevedono il ritorno alla crescita nel 2021 delle economie mondiali e il ritorno a livelli di prodotto pre-crisi nella metà del 2021. Il rimbalzo sarà molto veloce in alcune economie emergenti quali Cina, India e Turchia; tra le economie avanzate la ripresa maggiore sarà negli USA dove le imponenti misure di stimolo e la situazione finanziaria favorevole hanno spinto in avanti l’attività economica.

Nelle economie avanzate europee la ripresa sarà invece più contenuta sia per le nuove ondate della pandemia sia per la sensibile riduzione delle ore lavorate. In quest’area per alcuni Paesi – come, per esempio, l’Italia e la Spagna – i livelli di prodotto pre-crisi saranno raggiunti solo dopo il 2022. La crescita economica è influenzata anche dalla specializzazione dei Paesi: quelli più dipendenti dai viaggi internazionali e dal turismo hanno subìto una maggiore contrazione del PIL nel 2020.

Il mercato del lavoro si sta riprendendo molto lentamente: dopo la crisi nei Paesi OCSE la disoccupazione è aumentata di 10 milioni di unità, mentre il tasso di attività è aumentato e il tasso di occupazione è diminuito. In Europa e Giappone le misure di mantenimento dei posti di lavoro quali programmi di lavoro a tempo ridotto (CIG) e sostegno dei salari hanno contribuito a sostenere l’occupazione.

OECD Economic Outlook, Interim Report March 2021

IMF World Economic Outlook

https://www.oecd-ilibrary.org/economics/oecd-economic-outlook/volume-2020/issue-2_34bfd999-en

https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2021/03/23/world-economic-outlook-april-2021

UN GRANDE ECONOMISTA SEMPRE IN ANTICIPO SUI TEMPI

Nei primi giorni di aprile è venuto a mancare l’economista di origine canadese Robert A. Mundell. Ideatore della supply-side economics (economia dal lato dell’offerta) fu insignito del premio Nobel nel 1999. È ricordato anche per i suoi lavori pionieristici sui mercati dei capitali e gli accordi monetari internazionali pubblicati in un periodo dove il movimento di capitali era modesto e i tassi di cambio stabili.

Uno tra i suoi principali contributi è la teoria dell’area valutaria ottimale: si tratta di una regione geografica in cui l’efficienza economica è massimizzata grazie all’adozione di una moneta unica. In l’Europa l’adozione dell’euro è stata incoraggiata perché ciascun Paese da solo non era considerato un’area valutaria ottimale. Il successo di un’area ottimale dipende da alcuni fattori: mobilità del lavoro, flessibilità dei prezzi e dei salari e mobilità dei capitali, trasferimenti fiscali per quei paesi danneggiati dai precedenti fattori, ciclo economico simile.

Secondo alcuni economisti l’eurozona non sarebbe un’area ottimale sostenendo implicitamente l’impossibilità di un ciclo economico simile. Il dibattito è tuttora in corso ma la tenuta dell’Unione sarà messa alla prova dalla gestione dell’emergenza post pandemia.

Robert A. Mundell – A Theory of Optimum Currency Areas

https://www.jstor.org/stable/1812792?seq=1

I FATTORI TRAINANTI DELL’ETEROGENEITÀ NELLE CRISI REGIONALI

Nel primo trimestre 2020 nel tentativo di arginare la diffusione della pandemia i governi nazionali hanno apportato drastiche misure di contenimento. In seguito a ciò si sono avute gravi conseguenze sull’attività produttiva di ciascun Paese ma con profonde differenze tra le performance regionali. Da una prima analisi non si rileva alcuna correlazione tra la distribuzione geografica dell’infezione e quella delle performance economiche: per questa ragione è verosimile la presenza di altri fattori trainanti.

Il paper dell’ECB ha l’obiettivo di individuare tali fattori analizzando il mercato del lavoro – in particolare il ricorso a strumenti quali la Cassa integrazione guadagni – di quattro grandi Paesi dell’area Euro (Francia, Germania, Italia e Spagna). L’eterogeneità può essere spiegata in modo significativo se alla diffusione dell’infezione si associano le interazioni tra le misure di contenimento, la struttura dei settori e i collegamenti commerciali.

I settori sono stati esposti in modo diverso alle restrizioni dei governi a seconda della misura in cui è stato possibile garantire il distanziamento sociale e l’esecuzione delle attività a distanza. Riguardo ai collegamenti commerciali, le filiere regionali rappresentano un rilevante canale indiretto di propagazione della crisi, non solo attraverso il commercio con le regioni di altri paesi ma anche attraverso le interconnessioni all’interno di ciascuna economia.

ECB – Regional economic impact of Covid-19: the role of sectoral structure and trade linkages

https://www.ecb.europa.eu/pub/research/working-papers/html/index.en.html

COLMARE IL DEFICIT DI CONCORRENZA

Le parole del Garante della concorrenza e del mercato Roberto Rustichelli sono inequivocabili: “L’ampio divario che caratterizza le dinamiche del sistema produttivo italiano rispetto al resto dell’Unione Europea (…) si spiega non solo sulla base del basso livello di investimenti e innovazione (…) ma anche per il deficit di concorrenza che si registra in diversi settori.”

Nella Pubblica amministrazione le due proposte più rilevanti vertono sulla riforma del Codice dei contratti pubblici (Codice). La prima, da attuare nel breve periodo, riguarda la sospensione del Codice per quanto riguarda le procedure del Next Generation EU a cui verrebbero applicate solo le direttive europee per le gare pubbliche del 2014; la seconda, da attuare nel medio periodo, riguarda la revisione del Codice per semplificare le procedure, stabilire regole certe e consentire maggiore discrezionalità alla stazione appaltante.

Per quanto riguarda il settore manifatturiero non è sufficiente rimuovere le barriere all’ingresso o semplificare l’assetto normativo. Per incrementare la produttività in alcuni settori, come il commercio al dettaglio caratterizzato da numerose imprese inefficienti, vanno eliminate anche le barriere all’uscita favorendo processi di concentrazione in quei settori che, per l’elevata frammentazione, non presentano preoccupazioni concorrenziali.

 

AGCM – Proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2021

https://www.agcm.it/media/comunicati-stampa/2021/3/S4143