Le famiglie e le aziende sono giunte alla vigilia della crisi sanitaria con un elevato indice di leva finanziaria (debiti su PIL). Questo contesto è stato favorito dalle misure monetarie accomodanti introdotte per contrastare gli effetti della grande crisi finanziaria del 2008. I provvedimenti per fronteggiare la nuova crisi da Coronavirus hanno ulteriormente innalzato al leva anche del settore non finanziario. Nella prima release del Global Financial Stability Report, l’IMF al capitolo 2°avverte sui potenziali squilibri macro-finanziari di una leva elevata. (Leggi)
L’emergenza sanitaria ha innescato una competizione a livello globale tra le diverse architetture nella regolazione dell’approvazione dei farmaci. In alcuni Paesi l’approvazione di vaccini è affidata ad autorità indipendenti, in altri invece i politici possono influenzare i processi decisionali. Queste profonde differenze di impostazione stanno venendo alla luce in seguito al lancio d’urgenza di programmi vaccinali. Un commento sul blog LSE analizza le implicazioni di questa competizione internazionale in un tradeoff tra velocità e sicurezza. (Leggi)
Secondo gli ultimi dati demografici dell’ISTAT nel 2020 la popolazione italiana è diminuita di 384mila unità. È il maggior divario tra decessi e nascite mai verificatosi dalla grande guerra. A fronte di un minimo storico nelle nascite – 404mila – vi sono stati un 100mila decessi in eccesso – a causa della pandemia – rispetto al periodo 2015-2019. Il maggior incremento dei decessi è avvenuto al Nord +61,1% dove la Regione più colpita è stata la Lombardia +111,8%. I cambiamenti nei movimenti migratori interni hanno invertito alcune tendenze in atto da anni. (Leggi)
Nel 2030 34 paesi potranno saranno nella condizione di “super invecchiamento” – dove la percentuale della popolazione 65+ è superiore al 20% mentre Italia e Giappone sono già in questa situazione. Per salvaguardare la sostenibilità di lungo periodo dei sistemi pensionistici nei Paesi OSCE sono state adottate alcune riforme volte ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle coorti più anziane. Un paper NBER analizza gli effetti collaterali delle riforme sulle decisioni e i risultati economici delle imprese. (Leggi)
Titolo V della Costituzione e riforma della sanità, è il titolo del convegno promosso da Agenas sugli effetti della riforma costituzionale del 2001 tenutosi lo scorso 26 marzo. Tra i relatori è prevalso l’orientamento che il miglioramento dell’organizzazione dei servizi al fine di garantire l’accesso e l’equità a su tutto il territorio nazionale, non debba necessariamente passare da una nuova riforma costituzionale. Il Ministero della salute, AIFA, ISS e Agenas dovranno essere coinvolti in prima linea nella riorganizzazione, in collaborazione con le Regioni e le Provincie Autonome (Leggi).
I RISCHI DELLE CONDIZIONI MONETARIE ACCOMODANTI
La leva di imprese non finanziarie e famiglie ha raggiunto livelli record dopo la brusca impennata del 2020 soprattutto nei Paesi industrializzati. Nel secondo trimestre 2020 il rapporto debito su PIL per le prime è aumentato di 9,4 punti percentuali (p.p.) al 102,4% mentre per le seconde di 5,7 p.p. al 73,1%.
La tendenza, iniziata con le misure di contrasto alla grande crisi finanziaria del 2008, si è consolidata nell’ultimo periodo per gli sforzi della classe politica di non interrompere il flusso di finanziamento alle imprese e alle famiglie. Per sostenere una ripresa economica agli inizi potrebbe essere necessaria un’ulteriore accomodante politica del credito sebbene questo potrebbe, nel medio termine, deprimere la crescita economica. I responsabili delle politiche dovranno affrontare un tradeoff tra il rilancio della crescita a breve termine, favorendo un allentamento delle condizioni finanziarie, e il contenimento del rischio di rallentamento dell’attività economica nei mesi a venire.
Questo tradeoff può essere amplificato dall’elevato effetto leva in rapida crescita, aumentando ulteriormente i rischi al ribasso per la crescita futura. È quindi necessario essere consapevoli dei rischi per la stabilità finanziaria derivanti dall’elevata leva finanziaria nell’ambiente post-COVID-19 ed essere pronti a inasprire le politiche macroprudenziali quando la ripresa prenderà piede.
APPROVAZIONE VACCINI: POLITICA O TECNOCRAZIA?
Nei paesi industrializzati l’approvazione dei vaccini avviene per il tramite di agenzie di regolazione indipendenti. Il modello è stato adottato di recente anche nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie di transizione. Nei Paesi OCSE la regolazione è prerogativa di authority tecnocratiche, indipendenti dal potere politico: in USA l’approvazione dei farmaci è affidata all’FDA, in Europa all’EMA insieme ad organismi operanti in ciascun Paese.
Nei Paesi del cosiddetto blocco dell’EST, come in Russia e in Cina, le agenzie hanno un assetto analogo a quelle del mondo industrializzato ma il potere politico può intervenire, grazie alle reti informali, influenzando l’operato dei decisori. Nel caso del vaccino russo Sputnik o di quello Cinese Sinopharm, le autorità politiche hanno prevenuto i regolatori nazionali sulla “sicurezza ed efficacia dei vaccini” prima dell’approvazione da parte del regolatore nazionale e prima di avere i dati sulla loro efficacia e la sicurezza.
Anche le autorità dell’Unione europea e statunitensi hanno ricevuto delle forti pressioni politiche nel primo caso per la lentezza dell’EMA nell’iter di approvazione dei vaccini nel secondo caso nell’approvazione del plasma per il trattamento dei malati di Covid-19. In entrambi i casi si pone un’importante questione se la velocità nell’approvazione può avvenire a scapito della sicurezza mentre i ritardi dell’occidente possono indebolire l’appeal delle autorità tecnocratiche indipendenti.
LSE – Covid-19 vaccines and the competition between independent and politicised models of regulation
COME UN BOLLETTINO DI GUERRA
Il bilancio demografico del 2020 si chiude con numeri molto simili a quelli di un bollettino di guerra con la mortalità in aumento del 17,6% rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. La pandemia ha acuito la tendenza in diminuzione della popolazione italiana, iniziata nel 2015, con un’ulteriore contrazione dello 0,6% – raddoppiata rispetto al -0,3% del 2019 sul 2018.
Il maggior tributo è stato pagato dalle Regioni del Nord e in particolare dalla Lombardia dove la mortalità è aumentata del 111,8%; al Centro la Regione più colpita è stata le Marche con +27,7% mentre nel Mezzogiorno Abruzzo e Puglia, entrambe con un incremento dell’11,6%, hanno superato di molto la media della ripartizione +5,1%.
La pandemia non ha influenzato pesantemente solo la mortalità ma numerosi aspetti della vita degli italiani quali movimenti tra Comuni, migrazioni – verso l’estero e dall’estero – e nascite queste ultime in calo del 3,8% rispetto all’anno precedente,
Le migrazioni verso l’estero, dopo un incremento del 20% tra gennaio e febbraio, hanno subito una battuta d’arresto fermandosi a 142mila; le iscrizioni dall’estero sono crollate a 220mila contro le 334mila (-34%). Anche movimenti tra Comuni hanno rallentato, soprattutto per il lockdown della prima fase, -35,3% le iscrizioni e -36,9% le cancellazioni, ma la contrazione non è stata più recuperata nei mesi successivi, in assenza di limitazioni alla circolazione.
ISTAT – La dinamica demografica durante la pandemia Covid-19
LA RIFORMA DELLE PENSIONI AIUTA LE IMPRESE
La riforma delle pensioni del 2012 in Italia ha comportato un improvviso incremento nelle imprese dei dipendenti più anziani. Il paper NBER “Workforce Aging, Pension Reforms, and Firm Outcomes” ha analizzato l’impatto di un incremento esogeno dei dipendenti anziani sull’occupazione, i salari e il valore aggiunto.
I dipendenti più anziani sono meno propensi al rischio e meno produttivi dei lavoratori più giovani ma hanno una maggiore esperienza lavorativa. Contestualmente all’invecchiamento della forza lavoro sono stati adottati impianti e procedure di automazione con un incremento della produttività: in questo modo le imprese possono beneficiare di maggior esperienza e produttività.
I risultati, basati su un campione di imprese italiane di almeno 50 addetti, mostrano nei tre anni successivi alla riforma pensionistica, un incremento, dell’occupazione giovanile dell’1,8% e dell’1,3% di quella di mezza età. Sono cresciuti sia il valore aggiunto sia il costo del lavoro ma in modo proporzionale rispetto all’incremento dell’occupazione per cui non vi sono stati effetti sul costo del lavoro e della produttività.
L’incremento dell’output è avvenuto con produttività media e costo medio del lavoro costanti senza spinte al rialzo sui salari. L’apporto alle imprese dei lavoratori anziani e giovani sembra essere complementare.

NON SERVE RIFORMARE IL TITOLO V
Il Sistema sanitario nazionale, messo a dura prova dalla crisi sanitaria, ha dimostrato numerosi limiti strutturali: marcate differenze tra Regioni nella risposta alla pandemia, mancanza di personale, assistenza territoriale sottodimensionata, erogazione dei servizi incentrata sugli ospedali e funzionamento non ottimale delle reti cliniche tempo-dipendenti.
Il rapporto Stato Regioni è stato costellato da numerosi conflitti: il governo nella tarda primavera 2020 ha optato per un assetto centripeto della gestione dell’emergenza Coronavirus. In parlamento sono state presentate tre proposte di legge costituzionali per togliere alle Regioni la competenza della sanità e trasferirla in via esclusiva allo stato. I partecipanti al convengo organizzato dall’Agenas, concordano sull’inopportunità di una riforma costituzionale per riformare la sanità ritenendo sufficiente puntare su una profonda riorganizzazione del sistema.
La riorganizzazione dovrà puntare sul miglioramento della corretta presa in carico delle cronicità e sulla realizzazione di un nuovo assetto di assistenza territoriale. Sul versante istituzionale è necessario trovare un punto di equilibrio tra stato e regioni, ristabilendo i principi di leale collaborazione e di sussidiarietà verticale venuti meno nella gestione della pandemia.