Il Consiglio dei ministri il 19 marzo scorso ha approvato il decreto-legge n. 41 del 22 marzo 2021 il cosiddetto decreto sostegni. Si tratta di un pacchetto di 32 miliardi di euro con misure, in buona parte, a fondo perduto destinate al sostegno delle imprese e degli operatori del terzo settore, al lavoro e al contrasto della povertà, alla salute e alla sanità, per la flessione del gettito nelle Pubbliche amministrazioni e per specifici interventi quali sostegno alla didattica a distanza, al settore fieristico, a quello dello spettacolo, alle forze amate e per l’istituzione di fondi vari. (Leggi)

L’incentivo fiscale dell’iper-ammortamento delle immobilizzazioni materiali nell’ambito del piano nazionale Industria 4.0 è uno strumento efficace per sostenere la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica delle imprese del settore industriale. L’effetto netto sull’occupazione è stato positivo. Un working paper del dipartimento delle finanze ha studiato gli effetti dell’adozione della misura sull’occupazione e le caratteristiche delle imprese beneficiarie, nel primo anno di attuazione. (Leggi)

Gli investimenti pubblici in infrastrutture hanno effetti sulla crescita di un Paese nel medio e lungo periodo. Studiando l’esperienza USA, mutuabile anche per i Paesi europei, un Quaderno di discussione della Banca d’Italia evidenzia gli effetti macroeconomici e i canali di trasmissione degli investimenti pubblici. In un momento storico come questo con bassi tassi di bassi, incertezza e crescita lenta, l’efficacia potrebbe manifestarsi anche in un orizzonte temporale più breve ossia a 1/2 anni. (Leggi)

L’Europa continua ad invecchiare: dagli ultimi dati Eurostat nel 2020 in EU27 il 20,6% della popolazione ha più di 65 anni mentre si riduce la percentuale in età lavorativa al 64,3%, 3,7 punti percentuali in meno rispetto al 2010. L’invecchiamento della popolazione non è omogeneo tra gli Stati membri: in Italia la percentuale degli ultrasessantacinquenni è del 23,2% mentre in Irlanda del 14,4%. Anche all’interno degli Stati membri vi è eterogeneità: in Italia si va dal 25% della Toscana al 19,3% della Campania e al 19,8% della PA di Bolzano. (Leggi)

Le misure attuate dai Governi per fronteggiare la crisi economica da Covid-19 hanno messo a dura prova le finanze pubbliche dei Paesi industrializzati. Un paper CESIFO analizza le conseguenze dell’attuale nuova crisi del debito sovrano, cercando di rispondere ad alcuni importanti interrogativi: perché i creditori prestano a governi già sovraindebitati e se, nel caso di blocco dei finanziamenti, si assisterà a una nuova ondata di fallimenti. Lo scenario, sebbene molto complesso, ha dei precedenti storici che possono essere analizzati per comprenderlo meglio. (Leggi)

TANTE MISURE E UN CONDONO

Più di un terzo dell’importo stanziato dal decreto – 11,5 miliardi di euro – è un contributo a fondo perduto destinato ai titolari di attività d’impresa per l’anno 2021. Sul fronte del lavoro e del contrasto alla povertà, è stato previsto il rifinanziamento del reddito di cittadinanza per un miliardo di euro con una importante novità riguardante la possibilità per i beneficiari di lavorare pur conservando il sussidio qualora il reddito familiare sia inferiore a 10mila euro.

Il blocco dei licenziamenti è stato prorogato fino al 30 giugno sebbene, insieme al rifinanziamento per due miliardi di euro della Cassa integrazione guadagni ordinaria e in deroga, si tratti di misure discutibili per alcuni aspetti: in primo luogo non sono del tutto efficaci per la tutela dell’occupazione dipendente in continuo calo in termini tendenziali -1,6% nel 2020, in secondo luogo irrigidisce troppo il mercato del lavoro.

La misura, unica nel suo genere tra i grandi paesi industrializzati a livello globale, supplisce di fatto alle carenze delle politiche attive del mercato del lavoro ambito in cui il nostro Paese ha accumulato un ritardo storico. Una quota rilevante di risorse, poco più di 3,3 miliardi di euro è stata destinata alla sanità con un incremento del fondo vaccini per l’acquisto di vaccini e farmaci. Appare stonato, in questo contesto, la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 5mila euro al fine di alleggerire l’amministrazione tributaria.

Governo – Decreto Sostegni

https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-8/16428

INCENTIVI CHE FUNZIONANO

Il Piano nazionale Industria 4.0 – a carattere pluriennale – è stato introdotto dalla legge di bilancio 2017 e per il suo ruolo strategico è stato riconfermato anche dai governi successivi. Nonostante il riconoscimento dell’importanza del Piano, ancora non si conosce il reale impatto sulle imprese.

L’iper-ammortamento è una delle misure centrali: nella sua formulazione originaria, per il biennio 2017-2018 si trattava di una maggiorazione fino al 170% – nel caso di investimenti fino a 2,5 milioni di euro – dei costi di acquisto di nuovi beni strumentali impiegati per l’innovazione tecnologica o la digitalizzazione.

Grazie a un innovativo dataset approntato dalla Direzione studi e ricerche economico fiscali del MEF in collaborazione con CSC e ANPAL, è stato possibile far luce sulle caratteristiche dei destinatari e sull’impatto sull’occupazione. Considerando i dati dell’anno fiscale 2017, la misura ha interessato 7 miliardi di euro di investimenti privati di cui l’83% provenienti dal settore manifatturiero.

La maggioranza dei beneficiari sono piccole e medie imprese del Nord Italia, già prima della misura caratterizzate da una maggiore propensione all’investimento in ICE, ROI elevato e basso indebitamento. L’occupazione ne ha giovato, soprattutto nelle grandi imprese del Nord e del Sud con un tasso di assunzione mensile superiore di 3 punti percentuali rispetto alle imprese senza misure fiscali nel periodo 2017-2019.

MEF – The Impact of Digitalization Policies. Evidence from Italy’s Hyper-depreciation of Industry 4.0 Investments

https://www.finanze.gov.it/it/il-dipartimento/collana-di-lavori-e-di-ricerca/working-papers/

INVESTIMENTI EFFICACI NEL BREVE TERMINE MA AD ALCUNE CONDIZIONI

Negli ultimi 30 anni nelle maggiori economie la quota di investimenti pubblici in infrastrutture è diminuita ad eccezione della Cina, a causa innanzitutto delle recenti crisi finanziarie e del debito sovrano. In risposta alla crisi sanitaria sia gli USA sia l’Unione europea hanno varato imponenti programmi di sostegno agli investimenti in infrastrutture.

Negli USA sono stati stanziati un trilione di dollari per investimenti in trasporti mentre nella UE il 90% dei fondi NGEU è destinata a investimenti in infrastrutture. Da un punto di vista teorico un maggior livello di capitale pubblico può incrementare nel medio-lungo periodo – dal terzo anno in poi – l’attività economica e il benessere della popolazione attraverso l’aumento della produttività dei fattori di produzione privati, incentivando le imprese a investire e ad assumere, con un incremento finale del prodotto.

Se grazie all’impulso sulla crescita, nel lungo periodo si potrà contrastare la stagnazione secolare e assorbile l’eccesso di risparmio, nel breve periodo ossia nell’arco di 1-3 anni. vi potranno essere anche degli effetti benefici. Il moltiplicatore degli investimenti sarà molto superiore all’unità solo ad alcune condizioni: alta disoccupazione, bassi tassi di interesse e clima di fiducia. La crisi sanitaria ha provocato una contrazione dell’occupazione senza precedenti, mentre i tassi d’interesse sono ai livelli minimi mentre i programmi pubblici contribuiranno a ridurre l’incertezza per le imprese e le famiglie.

Banca d’Italia – L’impatto macroeconomico degli investimenti pubblici in infrastrutture: una rassegna dei canali di trasmissione

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2021-0613/index.html

L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE IN PROSPETTIVA VERDE E DIGITALE

Le ultime statistiche della popolazione diffuse dall’Eurostat confermano il progressivo e inesorabile invecchiamento della popolazione nell’EU27. Secondo le previsioni di lungo periodo nel 2070 la percentuale di ultrasessantacinquenni raggiungerà il 30,3% con una quota di ultraottantenni pari al 13,2%. A questa tendenza si associa anche la contrazione al 64,3% della popolazione in età lavorativa 15-64 dal 67% del 2010.

La popolazione dell’Europa, e di conseguenza anche il PIL, sarà sempre meno rilevante rispetto a quella globale perché, sempre nel 2070, tale percentuale rispetto alla popolazione mondiale sarà del 4%. Questa tendenza può minare la sostenibilità nel lungo periodo dei sistemi pensionistici e di welfare in quanto crescerà la spesa pubblica legata all’età a meno di attuare misure per incrementare il tasso di occupazione e la produttività totale dei fattori.

La Commissione europea ha lanciato nello scorso gennaio, in concomitanza della pubblicazione del libro verde sull’invecchiamento, una consultazione pubblica sui cambiamenti demografici in Europa allo scopo di ampliare il dibattito agli stakeholder e raccogliere proposte sulle iniziative da attuare per prevenire e rispondere alle sfide e alle opportunità legate all’invecchiamento le quali non possono essere disgiunte dalla transizione verde e digitale.

Eurostat – More than a fifth of the EU population are aged 65 or over

https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/ddn-20210316-1

IL DEBITO SOVRANO NEL RECENTE PASSATO

Negli ultimi 40 anni vi sono stati numerosi casi di insolvenze di paesi per lo più periferici nel panorama economico mondiale mentre dagli anni 2000 in poi sono stati coinvolti anche Paesi dal reddito elevato. Gli anni ’80 del secolo scorso sono stati contraddistinti da un’ondata di insolvenze dei Paesi dal reddito medio e basso le cui principali vittime sono state le banche creditrici internazionali. Tra il 1990 e il 2000 numerosi Paesi, sempre appartenenti alla periferia del mondo industrializzato – Argentina, Messico, Russia e Ecuador – hanno sperimentato un’ondata di insolvenze obbligazionarie in seguito all’emissione di obbligazioni sovrane.

La grande crisi finanziaria del 2008 ha incrinato la convinzione generale dell’invulnerabilità ai default delle economie avanzate sebbene nel recente passato – ad esempio nel periodo tra le due guerre – quasi tutti i Paesi europei furono inadempienti unilateralmente sui loro debiti verso gli Stati Uniti e il Regno Unito.

La profonda crisi europea del debito sovrano del 2011 è stata differente poiché tranne per la Grecia e per Cipro, gli obbligazionisti hanno continuato a ricevere i pagamenti integralmente e puntualmente.

CESIFO – Sovereign Debt in the 21st Century: Looking Backward, Looking Forward

https://www.cesifo.org/en/publikationen/2021/working-paper/sovereign-debt-21st-century-looking-backward-looking-forward