La pandemia ha evidenziato quanto la salute sia una precondizione fondamentale per il buon funzionamento della società e dell’economia. Nell’Unione europea sistemi sanitari nazionali e di assistenza a lungo termine (LTC) sono stati messi a dura prova non solo dalla pandemia ma anche, nel passato, dal progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo un documento tecnico della Commissione europea, a causa dei cambiamenti demografici, vi sarà un incremento del fabbisogno di personale specializzato quantificabile in 11 milioni di unità. (Leggi)
Migliora la qualità dell’assistenza garantita dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nell’ambito dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Nel Programma Nazionale Esiti (PNE) 2020 su dati 2019, redatto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) per conto del Ministero della salute, si evidenzia il percorso di costante miglioramento delle cure nel corso degli anni nonostante permangano rilevanti differenze regionali anche se meno marcate rispetto al passato. (Leggi)
PIL reale in pesante caduta del 8,9% nel 2020, indebitamento netto -9,5% e saldo primario -6,0% sul PIL; debito sul PIL al 155,6%, 21 punti percentuali in più rispetto al 2019. Questi i principali dati macroeconomici e di finanza diffusi dall’ISTAT. Nei primi tre trimestri del 2020 3,9 miliardi di ore lavorate in meno rispetto al 2019. Il rapporto congiunto ISTAT, Ministero del Lavoro, INPS, Inail e Anpal quantifica i numeri della crisi senza precedenti del mercato del lavoro italiano con ripercussioni soprattutto su donne e lavoratori autonomi. (Leggi)
Quali sono gli effetti delle riforme pensionistiche in cui l’età di pensionamento è stata legata all’aspettativa di vita? Un paper di Álvarez e Kallestrup-Lamb individua le implicazioni demografiche e finanziarie delle riforme di questo tipo su dati danesi di elevata qualità tra il 1985 e il 2016. In primo luogo, vi è maggiore incertezza sulla durata della vita dopo la pensione e in secondo luogo vi è persistenza delle disparità socioeconomiche presenti nel corso della vita indipendentemente dall’età della pensione (Leggi)
Durante la pestilenza del 1630 la Repubblica di Venezia adottò, per sostenere il piano di ripresa, una politica monetaria dalle caratteristiche simili all'”Elicottero monetario” teorizzata dall’economista Milton Friedman. Venezia finanziò la ripresa tramite trasferimenti emessi dal Banco del Giro, banca pubblica, il cui valore di bilancio aumentò di quasi 600 mila ducati tra aprile e giugno del 1630. Al termine dell’iniezione di moneta si registrò un episodio inflazionistico e instabilità macroeconomica. Un working paper Cepr descrive la vicenda in dettaglio. (Leggi)

I FABBISOGNI DI PERSONALE DELLA SANITÀ
L’invecchiamento della popolazione è all’origine del fabbisogno di personale sanitario specializzato in sanità e nell’assistenza a lungo termine (LTC). Il fabbisogno non dipende tuttavia dal solo fenomeno demografico ma da una serie di fattori collegati tra loro quali crescita economica, sistema pensionistico, tecnologia, sistema scolastico e migrazione dei lavoratori LTC.
Il documento tecnico del Joint Research Centre è stato redatto allo scopo di fornire approfondimenti scientifici a supporto delle politiche pianificazione della forza lavoro dei Paesi dell’Unione europea considerando tutte le determinanti. Secondo le previsioni dell’European Centre for the Development of Vocational Training (Cedefop) tra il 2018 e il 2030 saranno necessari 11 milioni di lavoratori in sanità ed LTC da formare o cercare all’estero. L’87% del fabbisogno è determinato dal pensionamento o dalle uscite volontarie dell’attuale personale e per la restante quota da cambiamenti del settore.
La domanda di personale sanitario fino ad ora è stata soddisfatta dal sistema scolastico di ciascun Paese ma per il suo sotto finanziamento si assiste a un mismatch tra bisogni della popolazione e offerta di lavoro. Sebbene il fabbisogno sia differenziato tra Paesi, il potenziale delle tecnologie digitali e le migrazioni e la mobilità intra-EU potranno alleviare la carenza di personale.

MIGLIORAMENTO DELLA CURE MA PERSISTE ELEVATA VARIABILITÀ REGIONALE
Nell’ultima edizione del PNE sono stati analizzati 177 indicatori relativi all’attività del 2019 di cui 72 sono di esito/processo, 75 si riferiscono ai volumi di attività e 30 all’ospedalizzazione. Sono state analizzate le aree relative alle seguenti patologie: cardio-vascolare, cerebrovascolare, digerente, infettivo, muscolo-scheletrico, pediatrico, perinatale, respiratorio, oncologico e urogenitale. Da qualche anno si rileva un costante miglioramento delle cure, confermato dal rapporto odierno, sebbene ancora a fronte di una marcate variabilità regionale.
In prospettiva già dalla prossima edizione vi sarà l’integrazione dei dati degli esiti con il tracciato delle Schede di dimissione ospedaliera (SDO). Grazie a ciò sarà possibile valutare in modo più accurato le comorbosità (presenza contemporanea di due o più malattie), la lateralità degli interventi (ossia quale è il lato interessato dall’intervento utile in caso di ricovero per la stessa patologia), il volume per ciascun operatore e gli esiti delle reti tempo-dipendenti (ossia reti clinico assistenziali in cui il tempo è un fattore decisivo in caso di acuzie).
Grazie a questa importante integrazione tra banche dati, sarà possibile l’aggiornamento del DM70/2015, che ha previsto la riorganizzazione dell’assistenza regionale in Reti, i cui modelli mancano per alcune regioni, per tener conto degli aggiornamenti dell’assistenza sopraggiunti negli ultimi anni.
MALE PIL E MERCATO DEL LAVORO
Ha contribuito alla contrazione del PIL reale dell’8,9% la domanda interna per -7,8 punti percentuali (p.p.) di cui i consumi finali nazionali per -6,1 p.p. e gli investimenti fissi lordi per -1,6 p.p.; la variazione delle scorte per -0,3 p.p. e la domanda estera per -0,8 p.p.
Il valore aggiunto in volume ai prezzi di base si è contratto dell’8,6%. La contrazione ha interessato tutti i comparti in particolare quello della manifattura e dei servizi: – 6,0% agricoltura, – 11,4% manifatturiero, -6,3% costruzioni e – 8,1% servizi. Nei i servizi i settori più colpiti sono: -16,0% commercio e -14,6% attività artistiche; i servizi di informazione e comunicazione sono in controtendenza con +1,9%.
Il mercato del lavoro ha segnato altresì una brusca frenata con 3,9 miliardi di ore di lavoro perse, sebbene in parte mitigata dalle misure di sostegno all’occupazione. Le politiche di sostegno del lavoro e del reddito hanno assorbito risorse per 27 miliardi di euro (dato aggiornato a novembre 2020). I due terzi sono stati destinati alla cassa integrazione con 10 milioni di beneficiari.
Ad aprile 2020 il 45% degli occupati era in cassa integrazione a “zero ore” mentre da giugno questa quota è diminuita al 20%. A settembre il numero dei cassaintegrati era ancora di 972mila unità. Per elevato numero degli interessati l’allentamento delle misure di protezione sarà una questione delicata per il nuovo governo in carica.
ISTAT PIL E INDEBITAMENTO AP 1 mar 2021
ISTAT Nota stampa Rapporto Mercato del lavoro 2020

CORRETTIVI SÌ MA CON GIUDIZIO
Legare l’età di pensionamento alla speranza di vita garantisce una maggiore sostenibilità dei sistemi pensionistici nazionali sebbene vi siano delle ricadute negative su alcune fasce della popolazione.
Lo studio, basato su dati danesi, ha evidenziato disparità nei maschi appartenenti a gruppi socioeconomici inferiori. Questa categoria è più svantaggiata di altre perché ha minori probabilità di sopravvivere fino alla pensione, trascorre meno anni in pensione, paga costi pensionistici più elevati all’anno rispetto ai benefici attesi e, avendo un’aspettativa di vita più bassa, è esposta a un maggior rischio di longevità.
Tali disparità possono essere compensate grazie a politiche di pensionamento posticipato o anticipato sebbene anch’esse presentino alcune controindicazioni. Nel caso di pensionamento posticipato, si avrebbero assegni pensionistici più elevati, come evidenziato dall’OCSE, sebbene per un periodo più breve.
Nel caso di pensionamento anticipato, per vivere anni aggiuntivi in pensione, il regime di tassazione elevato penalizza la popolazione appartenente ai gruppi socioeconomici inferiori cui dovrebbe andare incontro. Il lavoro fornisce alcuni utili spunti di riflessione anche per il caso italiano alla luce della riforma Fornero e dei correttivi che via via sono state promosse da forze politiche compiacenti verso il proprio elettorato.
LEZIONI DAL PASSATO: PESTILENZA ED HELICOPTER MONEY NELLA VENEZIA DEL ‘600
Tra il 1629 e il 1631 la Repubblica di Venezia affrontò prima una carestia e poi una grave pestilenza. Anche in quel periodo, al diffondersi della pestilenza, fu affrontato il dilemma tra l’attuazione di politiche di contenimento per preservare le vite umane e la limitazione delle attività commerciali dagli elevati costi economici.
La Repubblica veneziana aveva una legislazione sulla pestilenza risalente a due secoli prima e aveva già istituito un dipartimento sanitario. Per timore di rivolte pubbliche la risposta politica fu imponente: quando la città fu messa in quarantena lo stato sussidiò l’occupazione e i salari nominali dei settori sotto il suo controllo e si approntarono programmi di lavori pubblici destinati ai disoccupati.
Lo sforzo fu finanziato tramite trasferimenti della Banca del Giro con il risultato di una straordinaria espansine monetaria con perdite ingenti a carico dell’emittente di moneta, salvato dallo stato, una fattispecie analoga all’attuale definizione di “Elicottero monetario”. Nel breve periodo vi fu il sostegno della popolazione povera ma nel lungo periodo, a causa dell’instabilità economica, dell’inflazione, e dell’elevato livello di indebitamento pubblico associato al sistema fiscale regressivo, vi fu una redistribuzione a favore della popolazione più abbiente.
VoxEU – Helicopter money in another pandemic recession: Venice, 1630
https://voxeu.org/article/helicopter-money-another-pandemic-recession-venice-1630