La pandemia può essere un importante occasione per l’Europa per convertire la propria economia rendendola più “green”, digitale e competitiva. Le azioni richieste potranno rafforzare il percorso verso la carbon neutrality del 2050. L’Investment Report 2020/2021 della Banca europea per gli investimenti (BEI) discute degli investimenti necessari per realizzare la trasformazione intelligente e verde dell’economia europea con effetti benefici anche sulla competitività. (leggi)

Il PIL nel IV trimestre 2020 è in flessione del 2,0% a livello congiunturale, -6.6% tendenziale. Sono le stime preliminari dell’ISTAT. Per l’anno 2020 la contrazione prevista è -8,9%. Il dato, in attesa dei risultati dei conti nazionali, è migliore di quanto previsto sia in autunno dalla Commissione europea -9,9% sia dall’IMF -9,2% sia dall’OECD -9,1% e dalla Banca d’Italia -9,0%. Numeri allarmanti dal versante occupazione: nel 2020 l’occupazione è diminuita di 444mila unità e gli inattivi sono aumentati di 482mila unità. (leggi)

Nel periodo 2010-2018 l’8,5% delle società di capitali italiane è sottocapitalizzata ossia con un patrimonio netto inferiore a quanto previsto dalla legge. Questa condizione preannuncia, nella maggior parte dei casi, la fine dell’attività: il 60% delle società chiude entro tre anni. Un Quaderno della Banca d’Italia analizza le potenziali ricadute della Covid-19 sulla capitalizzazione delle società di capitali e sulle implicazioni a livello sistemico. Per il meccanismo di “early warning” introdotto dalla nuova legge sul fallimento, in funzione dal 2021, il numero delle imprese segnalate potrebbe essere il doppio di quanto previsto nel 2018. (leggi)

La Commissione Europa ha destinato al piano NGEU un ingente ammontare di risorse pari al 5% del PIL 2019 dell’UE. Un editoriale della Banca Centrale Europea (BCE) ha stimato l’impatto macroeconomico delle misure in base a tre scenari distinti. I prestiti e le sovvenzioni potrebbero essere utilizzati per investimenti pubblici produttivi, per investimenti pubblici improduttivi o per operazioni sul debito. L’impatto sul PIL reale nel medio termine potrebbe essere positivo nella misura di +1,5%. (leggi)

La pandemia ha messo a dura prova i sistemi sanitari a livello globale alle prese con vecchie lacune e con l’inasprimento delle disuguaglianze di accesso. Un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet valuta come i sistemi sanitari hanno gestito la Covid-19. La frammentazione della governance ha ostacolato gli sforzi di risposta alla pandemia. Per ridisegnare la governance, le politiche e gli investimenti dei sistemi sanitari sono formulate quattro raccomandazioni: integrazione, finanziamento, resilienza ed equità. (leggi)

EUROPA GREEN E PIÙ COMPETITITVA

In Europa nel 2019 gli investimenti nel contenimento dei cambiamenti climatici sono aumentati di soli 4 miliardi di euro +2,7% rispetto all’anno precedente per un ammontare complessivo di 175 miliardi. L’incremento più rilevante si è avuto nelle energie rinnovabili mentre gli investimenti nell’efficientamento energetico sono rimasti stabili.

L’Europa investe risorse pari all’1,3% sul PIL 1,4 punti percentuali (p.p.) in meno rispetto alla Cina (2,7%) ma 0,5 p.p. in più rispetto agli Stati Uniti (0,8%). L’Europa ha ridotto molto le emissioni per unità di PIL soprattutto quelle facili da ridurre ma deve investire sempre di più sulle emissioni difficili da ridurre. Nell’adozione di nuove tecnologie digitali l’Europa è indietro rispetto agli Stati Uniti.

Nel 2020 il 37% delle imprese europee non ha ancora adottato nessuna tecnologia digitale mentre negli Stati Uniti questa percentuale è del 27%. Il divario con gli Stati Uniti è particolarmente marcato nei settori delle costruzioni e dei servizi e nell’adozione di tecnologie legate all’Internet delle cose.

Lo scoppio della pandemia ha avuto serie conseguenze per gli investimenti in Europa: nel secondo trimestre del 2020 gli investimenti fissi lordi si sono contratti del 19% rispetto all’anno precedente mentre l’incremento del debito pubblico ha ridotto le prospettive di investimento. Per uscire dalla crisi è dunque necessaria una visione a lungo termine.

EIB – EIB Investment Report 2020/2021: Building a smart and green Europe in the COVID-19 era

https://www.eib.org/en/publications/investment-report-2020

PIL MEGLIO DEL PREVISTO (PROVVISORIO) MALE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE

Il PIL reale nel IV trimestre del 2020 ha subito una flessione in termini tendenziali del 6,6%. Rispetto al trimestre precedente il PIL si è contratto del 2,0% per l’inasprimento delle misure di contenimento dovute al perdurare dell’emergenza sanitaria.

La stima preliminare del PIL per l’anno 2020 registra una contrazione di -8,9%. Sebbene si tratti di un valore soggetto a revisione, è per il momento migliore di quanto previsto da tutti gli organismi internazionali. La contrazione ha interessato tutti i settori: in primo luogo i servizi e in misura minore l’industria. Dal lato della domanda sì è avuto un contributo negativo sia dalla componente estera sia da quella interna.

L’occupazione a fine dicembre è diminuita di 444mila unità rispetto allo stesso mese del 2019. La contrazione dell’occupazione ricade sulle donne -70% (312mila unità) e sugli occupati a tempo determinato -88%. Gli effetti della crisi sull’occupazione non sono ancora del tutto dispiegati per il perdurare del blocco dei licenziamenti e la proroga della cassa integrazione fino al prossimo 31 marzo.

Lo scenario non è roseo: secondo le previsioni di autunno della Commissione europea nel 2020 in Italia l’occupazione sarebbe diminuita del 10,3% corrispondente a 2.3 milioni di unità, un numero rilevante non lontano da quanto ipotizzato anche da altri studi di settore sulle PMI.

ISTAT Occupati e disoccupati dicembre 2020

Stima preliminare del PIL IV trimestre 2020

https://www.istat.it/it/archivio/253019

https://www.istat.it/it/archivio/253131

SOPRAVVIVENZA DELLE IMPRESE E COVID-19

A settembre 2021 entrerà in vigore il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza emanato con il d.lgs. 14/2019. Il Codice introduce all’articolo 2 la distinzione formale tra insolvenza aziendale, crisi aziendale e sovraindebitamento. Un’impresa è insolvente quando non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni mentre è in crisi quando i flussi prospettici sono inadeguati a fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni.

Il codice introduce uno strumento di allerta basato su indicatori di crisi: la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento viene misurata sui flussi di cassa e sui ritardi nei pagamenti. La sottocapitalizzazione delle imprese in Italia è un fenomeno piuttosto comune in Italia: in media tra il 2010 e il 2018 l’8,5% delle imprese è sottocapitalizzato. Ciò avviane quando il capitale netto è al di sotto dei limiti di legge e l’impresa non può fare fronte a tutte le sue obbligazioni.

La crisi sanitaria può incrementare il numero delle aziende in stato di crisi. Secondo alcune simulazioni, basate sugli indicatori di “early warning”, alla fine del 2020 circa il 12% potrebbe ricadere nello stato di crisi con un incremento del 70% rispetto all’anno precedente. Gli effetti saranno maggiori al Centro e nelle Mezzogiorno con ripercussioni rilevanti sul livello dell’occupazione.

Banca d’Italia – La sottocapitalizzazione tra le imprese italiane: crisi e sopravvivenza prima e dopo l’epidemia di Covid-19

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0590/index.html

SPENDERE BENE I FONDI NGEU

La Commissione europea attraverso il programma Next Generation EU ha stanziato ingenti risorse per un ammontare di 750 miliardi di euro, ai prezzi del 2018, al fine di sostenere i Paesi membri più colpiti dalla pandemia.

L’attuazione del piano ha numerose incognite perché non è chiaro entro quanto tempo i singoli Paesi utilizzeranno i fondi assegnati. I contratti di prestito e gli impegni di sovvenzione saranno stipulati entro il 2023 mentre nel 2026 tutti i fondi dovranno essere erogati. Lo studio della Banca Centrale Europea simula l’impatto sulla crescita sulla base di tre scenari sebbene i risultati non siano da considerare una previsione ufficiale.

Nello scenario di base tutti i fondi sono impiegati in investimenti pubblici produttivi a lungo termine, senza ritardi. In questo caso, grazie agli effetti sulla produttività, l’impatto sul PIL sarà sempre crescente con un massimo di 1,5% nel 2025. Nel caso alternativo di utilizzo dei fondi come trasferimenti fiscali l’impatto massimo sul PIL sarà solo dello 0,25% nel 2025 per i mancati effetti sulla produttività. Nello scenario in cui i fondi fossero impiegati per sostituzione e rimborso di debiti l’impatto massimo sul PIL sarà dello 0,5%.

Utilizzando i fondi come ipotizzato nel primo scenario Italia e Spagna potrebbero avere nel lungo periodo benefici superiori al 2% del PIL sia per i prestiti sia per le sovvenzioni.

ECB – The macroeconomic impact of the Next Generation EU instrument on the euro area

https://www.ecb.europa.eu/pub/research/occasional-papers/html/index.en.html

MIGLIORARE LA GOVERNANCE DEI SISTEMI SANITARI

I sistemi sanitari nel mondo hanno risposto in modo eterogeneo all’infezione Covid-19. La pandemia ha tuttavia spinto i sistemi sanitari al limite anche in quei paesi rinomati per la prontezza della risposta (si veda ad esempio il NHS di gran lunga primo nella graduatoria 2019 sul Rapid response to and mitigation of the spread of an epidemic del The Global Health Security Index).

Molto si è discusso su come i sistemi sanitari avrebbero potuto essere meglio equipaggiati e organizzati per affrontare al meglio una pandemia ma secondo gli autori si è trascurato un punto importante. I sistemi sanitari sono troppo frammentati con il risultato di avere flussi di finanziamenti verticali verso singole malattie, in genere non trasmissibili, aree di assistenza poco integrate tra loro e scarso interesse per le problematiche sanitarie globali.

L’analisi su come la sanità nel mondo ha affrontato la pandemia tiene conto sia di quei sistemi sanitari con maggiori investimenti in capacità secondo l’impostazione del Global Health System (GHS) sia di quei sistemi con maggiori investimenti in capacità secondo l’impostazione del Universal Health Coverage (UHC).

L’OMS dà la massima priorità ad entrambi gli approcci. Sarà possibile rispondere meglio alle nuove sfide della salute se si romperanno vie di finanziamento a silos che impediscono l’integrazione tra i sistemi sanitari, costruire solide capacità GHS in sistemi UHC completi e sviluppare e valutare la resilienza.

The Lancet – Fragmented health systems in COVID-19: rectifying the misalignment between global health security and universal health coverage

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32228-5/fulltext