L’impatto della normativa e delle politiche nazionali sui sistemi sanitari regionali. È l’ogetto dell’analisi della Fondazione The Bridge sul difficile rapporto tra centralismo e federalismo in sanità che si è articolato dalla riforma del Titolo V della costituzione. Il risultato “a macchia d’olio” di 21 sistemi sanitari regionali disomogenei è lontano dall’obiettivo solidaristico della Carta. La politica dei tagli lineari ha inasprito le disparità con un forte impatto sull’organizzazione di ciascun sistema. (Leggi)
In una campagna vaccinale è necessario stabilire a quali persone dare la priorità nella somministrazione, con la consapevolezza di causare comunque delle perdite umane. La soluzione al dilemma etico viene proposta dal paper “Modelling optimal vaccination strategy for SARS-CoV-2 in the UK” in cui si considera il targeting ottimale della campagna vaccinale nel Regno Unito. Vaccinando prima gli individui delle classi di età più elevate, si minimizza sia il numero dei decessi sia la perdita degli anni di vita di buona qualità (QALY). (Leggi)
Il numero 44 di Monitor, la rivista dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), è dedicato alle Misure di potenziamento del SSN in funzione dell’emergenza Covid-19 e al ruolo giocato dal Programma Nazionale Esiti (PNE). L’avvento della pandemia ha comportato, soprattutto nella prima fase e in misura minore nella seconda, la sospensione delle attività di assistenza ospedaliera non urgente e di quelle di assistenza ambulatoriale con conseguenze future sulla salute dei cittadini ancora da quantificare. (Leggi)
La pandemia ha messo in ginocchio la finanza pubblica di tutti i Paesi con un incremento senza precedenti delle uscite e la riduzione delle entrate. Anche il mercato del lavoro è stato messo a dura prova da un incremento della disoccupazione di gran lunga superiore a quella della grande crisi finanziaria del 2008-9. I sistemi pensionistici risentiranno nel lungo periodo dei contraccolpi di questa crisi. Nel paper “Building Better Retirement Systems in the Wake of the Global Pandemic” si affronta la necessità di reinventare i sistemi pensionistici globali in prospettive del post pandemia. (Leggi)
Gli effetti dell’emergenza sanitaria sui conti pubblici italiani sono stati rilevante: nel terzo trimestre del 2020 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche è stato il 9,4% rispetto al PIL contro il 2,2% del 2019. Il saldo primario è stato di -5,9% contro +1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dai Conti trimestrali dei settori istituzionali relativi al terzo trimestre 2020. Anche le famiglie hanno modificato sensibilmente la propensione al risparmio, i consumi e il tasso d’investimento. (Leggi)

FEDERALISMO E CENTRALISMO IN SANITÀ
Il rapporto individua alcune misure del Governo centrale degli ultimi venti anni che hanno contribuito a rimodellare i sistemi sanitari regionali in modo eterogeneo. Diminuzione sia delle strutture sia dei posti letto ospedalieri: le misure più recenti, tra cui il DM 70/2015, hanno portato la dotazione di posti letto a 3,5 per 10.000 abitanti; tra il 2007 e il 2017 le strutture ospedaliere pubbliche sono diminuite del 22% mentre quelle private dell’11%.
Diminuzione del personale avvenuta soprattutto per gli effetti della Legge 191/2009 in materia di contenimento della pesa pubblica: il personale degli ospedali pubblici tra il 2007 e il 2019 è diminuito del 7%; i medici sono diminuiti del 6% mentre gli infermieri del 5%. L’Italia rispetto alla media UE è caratterizzata da uno scenario con molti medici e pochi infermieri: 5,8 infermieri per 1000 abitanti contro una media UE di 8,5 mentre vi sono 4 medici ogni 1000 abitanti contro una media UE di 3,6.
Il finanziamento della Sanità dal 2010 in poi è stato incrementato a un tasso inferiore della crescita del PIL nominale tanto che il finanziamento è passato dal 6,8% sul PIL del 2014 al 6,4% del 2019. Viene anche evidenziato il caso dei medici di medicina generale a cui è dedicato solo lo 0,04 del FSN e per la cui formazione lo stipendio non è mai stato adeguato a quello degli specializzandi.
Fondazione The Bridge – Politiche sanitarie nazionali e impatto sulle Regioni

VACCINARE PRIMA GLI ANZIANI
In attesa di un nuovo piano pandemico, la cui ultima versione in Italia risale al 2006, il dibattito è incentrato sulla strategia ottimale di vaccinazione ossia a quali categorie di lavoratori e classi di età dare la precedenza con l’obiettivo di minimizzare i decessi e la perdita di anni di vita di buona qualità (QALY).
Nel modello SEIR (Susceptible-Exposed-Infective-Recovered) sono state effettuate numerose simulazioni che considerano le diverse tipologie di vaccini, i diversi gradi di efficacia, la sensibilità all’efficacia dipendente dall’età e dalla co-morbilità, le misure non farmacologiche e il tasso di riproduzione Rt.
I vaccini possono essere categorizzati in tre famiglie: riduzione della vulnerabilità, riduzione nel diventare sintomatico e riduzione dell’esperienza di sintomi gravi. La priorità dovrebbe essere data al personale sanitario la cui incidenza in UK è stata di 11,6 volte superiore a quella della popolazione, con incidenze analoghe in tutti i Paesi nel mondo.
Tutte le simulazioni indicano che il risultato ottimale si ottiene vaccinando la popolazione partendo dalle classi di età più anziane, le più colpite dalla pandemia. La classe di età da vaccinare con priorità è quella superiore agli 80 anni da raggiungere anche quando l’efficacia in questa fascia di età scende a solo il 20%.
Modelling optimal vaccination strategy for SARS-CoV-2 in the UK
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.09.22.20194183v2

COVID-19 E RIORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA
L’impatto della pandemia sulle attività ordinarie del SSN è stato considerevole per la necessità di redistribuire risorse dai reparti ordinari a quelli Covid. I percorsi assistenziali hanno subito una riorganizzazione che ha comportato la riduzione delle prestazioni con probabili conseguenze sullo stato di salute della popolazione nell’immediato futuro. La situazione è stata aggravata anche dalle prime indicazioni fornite ai i cittadini che per la paura del contagio si sono privati della possibilità di ricevere una diagnosi precoce.
Alcune Regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia), hanno costituito un gruppo di lavoro per monitorare i potenziali effetti collaterali della pandemia sull’assistenza.
Ai fini dell’indagine sono utilizzati 9 indicatori del Programma Nazionale Esiti (PNE) in 4 aree: cardiologica, chirurgia oncologica, chirurgia ortopedica e perinatale. Nel periodo gennaio luglio 2020 le serie settimanali degli indicatori sono state confrontate con le medie dello stesso periodo dei due anni precedenti.
Sebbene vi siano state delle riduzioni degli interventi di chirurgia elettiva differibile, l’offerta di interventi urgenti non differibile sembra invariata soprattutto in oncologia e ortopedia. Il volume delle prestazioni rimandate non sembra essere state del tutto recuperata nei mesi estivi.
Agenas – Impatto del Covid sulla qualità dell’assistenza: il contributo degli indicatori PNE
https://www.agenas.gov.it/comunicazione/primo-piano/1781-nuovo-monitor-44

COME RIDISEGNARE I SISTEMI PENSIONISTICI
La grande crisi finanziaria del 2008-2009 ha acuito alcune criticità preesistenti dei sistemi pensionistici a livello globale. Lo squilibrio più importante è l’allungamento della vita media che implica un numero maggiore di anni vissuti in pensione.
A fronte di ciò, pochi individui lavorano per un periodo sufficiente a compensare i crescenti bisogni di spesa pensionistica. I ricavi ricevuti per sostenere i pagamenti sono scesi al di sotto di quelli necessari per mantenere la solvibilità, per cui in futuro è previsto un deficit a livello globale, crescente ad un tasso del 5% annuo, stimato dal World Economic Forum in 400 trilioni di dollari nel 2050.
Altre criticità derivano dai bassi tassi di copertura del sistema pensionistico e dalle regole del pensionamento anticipato, dai benefici generosi e dalle alte tasse sui guadagni che hanno indotto gli individui a ritirarsi prima di quanto avrebbero potuto.
Una metà dei Paesi OCSE ha cercato di risolvere negli ultimi dieci anni alcune di queste criticità con le riforme parametriche del sistema pensionistico aumentando le aliquote contributive, indicizzando l’età pensionabile alla longevità, riducendo le prestazioni, ampliando la copertura pensionistica obbligatoria e modificando le norme fiscali per i pensionati. La EU con il Pan-European personal pension product (PEPP) ha tentato di migliorare il risparmio previdenziale e la mobilità del lavoro tra le regioni.
CFS – Building better retirement systems in the wake of the global pandemic
GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SUI SALDI DI FINANZA PUBBLICA, LE FAMIGLIE E LE SOCIETÀ NON FINANZIARIE
Nel terzo trimestre del 2020 le uscite delle Amministrazioni Pubbliche (AP) sono aumentate del 7,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le entrate sono diminuite del 6,6% generando un indebitamento di 121,3 miliardi di euro superiore del 224% rispetto all’indebitamento di 37,5 miliardi del terzo trimestre del 2019.
L’indebitamento netto sale a -9,4% sul PIL superiore di 7,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il saldo primario, ossia l’indebitamento al netto della spesa per interessi passivi, diventa negativo con un’incidenza sul PIL di -5,9%, mentre il saldo tra le entrate e le uscite correnti è di -3,7% sul PIL.
Dal lato delle famiglie, dopo una diminuzione del 5,5% del reddito disponibile nel secondo trimestre, è seguito un incremento del 6,3% nel terzo trimestre grazie al quale il calo del trimestre precedente è stato recuperato avvicinandosi al livello del 2019, inferiore solo dello 0,6% rispetto al secondo trimestre 2019.
La propensione al risparmio dopo il picco del 19% nel secondo semestre è diminuita di 4,4 p.p. risultando comunque più elevata di 1,8 volte rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Le società non finanziarie hanno visto un deciso incremento sia del risultato lordo di gestione sia del tasso di investimento.