L’ISTAT riporta che nel terzo trimestre 2020 il PIL italiano in termini reali è cresciuto del 16.1% rispetto al trimestre precedente mentre si ha una diminuzione del 4.7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche i principali Paesi industrializzati mostrano un segno positivo: Germania +8.2%, Francia +18.2%, Eurozona +12.7%, +Spagna 16.7%, USA annualizzato +33.1% (+7.4% rispetto al trimestre precedente). La ripresa potrebbe raffreddarsi a causa della seconda ondata della pandemia con effetti potenzialmente pesanti sulle economie (si veda il double hit scenario dell’OECD). (Leggi)

L’Ufficio parlamentare di Bilancio (UPB) ha pubblicato la nota flash n.2 in cui si confrontano le proiezioni della spesa pensionistica contenute nelle ultime tre edizioni del rapporto della RGS “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” con quella riportata nell’ultima Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020. Con questo esercizio è possibile osservare gli effetti di lungo periodo sulla spesa pensionistica delle misure adottate nel 2019. (Leggi)

Sul portale del Quotidiano Sanità è possibile scaricare un volume intitolato “Aspetti teorici e applicativi dei LEA in campo sanitario: il SSN e i LEA alla prova della pandemia di COVID 19” di F. Palumbo e MG La Falce. Il lavoro ripercorre le tappe nella definizione teorica che hanno portato alla definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nella sanità e dell’evoluzione del quadro normativo a partire dalla riforma Titolo V della Costituzione e dal primo DPCM sui LEA del 29 novembre 2001. (Leggi)

In un working paper NBER “Economic Benefits of COVID-19 Screening Test” di A. Atkeson, MC. Droste, M. Mina e JH. Stock gli autori misurano il valore economico dei programmi di test di screening come risposta politica alla pandemia COVID-19 in corso. I benefici per la salute, macroeconomici e fiscali superano di gran lunga i costi sostenuti in un rapporto che va dalle 4 alle 15 volte a seconda dei programmi. Lo studio è stato condotto con un modello SIR comportamentale negli USA su 66 settori industriali e 5 gruppi di età. (Leggi)

Un paper pubblicato su PLOS intitolato “Assessing the future medical cost burden for the European health systems under alternative exposure-to-risks scenarios” di Y. Goryakin e altri, studia l’impatto di lungo periodo dell’invecchiamento e delle malattie non trasmissibili sui sistemi sanitari europei. La prospettiva della ricerca è la stima dell’impatto di lungo periodo a livello europeo focalizzando l’attenzione sui potenziali cambiamenti nelle traiettorie dei fattori di rischio sulla futura spesa sanitaria. (Leggi)

RIMBALZO, FORSE INUTILE, DEL PIL

Alla ripresa economica ha contribuito l’incremento del valore aggiunto di tutti i settori, in particolare industria e agricoltura e, in misura minore, dei servizi. Hanno contribuito sia la domanda interna sia la domanda estera. Per il 2020 la variazione acquisita è di -8.2%.

Le aspettative dell’industria manifatturiera, ancora in ottobre, indicavano un moderato ottimismo sul superamento della fase peggiore della crisi (indice PMITM per l’Italia sempre maggiore di 50 in ottobre) grazie a una ripresa delle esportazioni a un tasso superiore di quelli degli ultimi tre anni. Anche l’indicatore ciclico coincidente della Banca d’Italia in ottobre era salito a -0.24 da -3.50 di settembre indicando il recupero dell’attività manifatturiera e dei consumi.

Secondo un’elaborazione di Bloomberg su dati ad alta frequenza lo spettro di una doppia recessione appare sempre più probabile. Il rimbalzo del PIL del terzo trimestre, ampiamente atteso dagli analisti, rischia di essere vanificato dalla recrudescenza della pandemia nei Paesi europei alla vigilia del quarto trimestre.

La situazione sanitaria rende molto incerta l’evoluzione della congiuntura. Nelle previsioni economiche della Banca d’Italia, nello scenario avverso, la contrazione del PIL in caso di perdurare della pandemia è del -13.5%, analogamente nell’Economic Outlook dell’OCSE il double hit scenario è -14.01%.

 

ISTAT – Stima preliminare del PIL III trimestre 2020

https://www.istat.it/it/archivio/249706

L’IPOTECA SUL FUTURO DEI CONTI PUBBLICI

Il confronto tra le previsioni dell’andamento della spesa pensionistica elaborate dalla RGS del 2018, 2019 e 2020 e l’ultima previsione pubblicata nel NADEF 2020 evidenziano in modo inequivocabile l’aggravio a carico della finanza pubblica intervenuta nel breve periodo a partire dal 2019 delle misure pensionistiche quali Quota 100 e la sospensione dell’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita fino al 2026.

Sia le previsioni della RGS del 2020 sia le elaborazioni del NADEF 2020 mostrano che nell’anno in corso sarà raggiunto il picco massimo del rapporto spesa pensionistica sul PIL al 17.1%. Rispetto alle proiezioni della RGS del 2018 la spesa è maggiore di 1.4 p.p. e di 2.0 p.p. rispetto allo scenario del 2019. L’effetto è dovuto anche al rallentamento dell’economia nel 2019 e al peggioramento delle prospettive macroeconomiche dovute all’emergenza sanitaria.

Sebbene nel lungo periodo sarà completata la transizione alla riforma Dini e le coorti dei Baby boomer usciranno graduamene di scena, l’aggravio di spesa si farà ancora sentire. Nel medio lungo periodo il differenziale diminuisce gradualmente senza più convergere come accadeva negli scenari elaborati in passato: nel 2045 la spesa pensionistica sul PIL sarà al 16.4% 0.3 p.p. in più rispetto al 2018 e nel 2070 13.2% +0.1 p.p.

 

UPB – Cambiamenti nelle proiezioni di medio-lungo termine della spesa pensionistica in Italia

https://www.upbilancio.it/pubblicato-il-flash-n-22020-cambiamenti-nelle-proiezioni-di-medio-lungo-termine-della-spesa-pensionistica-in-italia/

LEA E PANDEMIA

La definizione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) ha avuto una gestazione lunga 23 anni a partire dall’approvazione dalla riforma sanitaria del 1978. Dopo alcuni provvedimenti legislativi che definivano gli schemi di programmazione sanitaria, il percorso è stato velocizzato dagli Accordi Stato-Regioni negli tra gli anni 2000 e 2001.

L’iter definitorio si e svolto in concomitanza della riforma costituzionale in senso federalista che, al tempo era, in corso nel nostro Paese. Il DPCM del 29 novembre del 2001 non ha solo definito i LEA ma ha anche fornito una classificazione, definendo tre macroaree in cui è prevista la loro erogazione. La tripartizione è alla base dell’attuale organizzazione sanitaria, basata sull’Assistenza collettiva, territoriale e ospedaliera. La riforma del Titolo V della Costituzione ha incentrato sui LEA gli interventi in materia del settore sanitario (e nei servizi sociali), con il richiamo ai Livelli essenziali delle prestazioni garantiti sul territorio nazionale.

Nel corso della pandemia sono emerse alcune importanti criticità legate alle carenze preesistenti all’emergenza sanitaria. Il Covid ha modificato radicalmente le priorità della sanità anteponendo le esigenze dei pazienti Covid alla presa in carico di quelli affetti da malattie non trasmissibili. I recenti provvedimenti legislativi sono stati emanati al fine di una riorganizzazione dei servizi sanitari a fronte dei quali tuttavia solo poche regioni hanno intrapreso azioni operative di riprogrammazione.

QS – Aspetti teorici e applicativi dei LEA in campo sanitario – Il SSN e i LEA alla prova della pandemia di COVID 19

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=89325

TESTARE CONVIENE

Il rallentamento dell’economia durante l’epidemia è stato provocato soprattutto dall’atteggiamento autoprotettivo degli individui. La mancanza di fiducia è dipesa anche dalla percezione che le misure intraprese fino ad ora non sono riuscite a eliminare il virus.

È necessario, nelle more di un vaccino, riportare fiducia nei consumatori, negli ambienti di lavoro e a scuola e lo strumento più appropriato sembrano essere i programmi di screening. Le stime sui programmi di screening intrapresi in 66 settori economici più l’amministrazione statale negli USA hanno dimostrato che questi hanno un effetto potenzialmente positivo sia sulla mortalità evitata, sia sul livello del PIL, sia sulle entrate fiscali federali.

Nel paper non si prendono in considerazione i test effettuati per ragioni di salute pubblica e finanziati a deficit dello Stato. I test differiscono sia per grado di specificità (% di falsi positivi) sia per grado di sensitività (una misura della capacità di un singolo test di rilevare la proteina virale o la molecola di RNA) sia per eventuali PCR di conferma. Il parametro della specificità appare di gran lunga più importante perché da esso dipende l’aderenza alle misure di quarantena successive al risultato del test (il 99.7% di specificità suscita il 50% di aderenza).

Confrontando tre scenari con diverse frequenze di somministrazione, diversi gradi di specificità e diverse percentuali di aderenza, nello scenario con somministrazione settimanale, il 98.5% di specificità e PCE di conferma a tutti, che a fronte di 55 miliardi di $ di costi aggiuntivi, si hanno 152 mila decessi evitati, 149 ml $ di entrate federali e 541 ml di PIL aggiuntivi.

NBER – Economic Benefits of COVID-19 Screening Tests

https://www.nber.org/papers/w28031

MALATTIE NON TRASMISSIBILI E SPESA SANITARIA IN UNA PROSPETTIVA EUROPEA

Il nuovo modello di microsimulazione stima l’impatto dei fattori di rischio comportamentali e metabolici sulle malattie non trasmissibili, la longevità e i costi sanitari diretti e mostra come i cambiamenti nelle tendenze epidemiologiche possono modificare tali impatti.

I costi delle malattie non trasmissibili sono modellati in base tre scenari basati sulle tendenze future dei presunti fattori di rischio: business as usual (BAU); previsioni nel caso migliore e in quello peggiore (BCP e WCP).

Ogni scenario è associato a un diverso tasso di prevalenza dei fattori di rischio in tutta Europa durante il periodo 2015-2050. I costi diretti delle malattie non trasmissibili nei 27 paesi dell’UE e nel Regno Unito (a prezzi costanti 2014) cresceranno in tutti gli scenari.

Tra il 2014 e il 2050, la spesa sanitaria complessiva secondo lo scenario BAU dovrebbe aumentare dello 0,8% all’anno. In tutti i paesi si potranno risparmiare 605 miliardi di euro entro il 2050 realizzando il BCP rispetto al BAU, mentre l’eccesso di spesa nel WCP è previsto intorno ai 350 miliardi.

Sebbene i risparmi realizzati nell’ambito del BCP possano essere sostanziali, l’invecchiamento della popolazione è un driver più forte dell’aumento della spesa sanitaria totale in Europa rispetto ai cambiamenti basati sullo scenario nella prevalenza dei fattori di rischio.

 

Assessing the future medical cost burden for the European health systems under alternative exposure-to-risks scenarios

https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0238565