L’associazione M&M – Idee per un Paese migliore ha pubblicato un documento operativo intitolato Next Generation Italia in cui si formulano proposte per l’utilizzo del Recovery and Reslienc Facility (RFF). Le aree di intervento sono quattro in coerenza con gli orientamenti strategici della Commissione europea per l’attuazione del RFF. Come ulteriore tassello viene proposto anche la riduzione del carico fiscale ottenibile grazie allo spostamento, come raccomandato dalla Commissione, dalla tassazione sulla produzione a quella ambientale. (Leggi)

Nello scenario di autunno il Centro studi di Confindustria (CSC) ha aggiornato le previsioni per l’economia italiana nel 2020. Rispetto allo scenario di primavera, le stime di tutti i principali indicatori sono state rivedute in diminuzione. Nel 2020 è prevista una contrazione del PIL del 10% per il quale è stato ipotizzato un ribasso di 4 p.p. La caduta prevista degli investimenti fissi lordi è stimata in 15.6% mentre le esportazioni si contrarranno del 10.3%. Per il CSC è necessario un cambio di paradigma. (Leggi)

Tra il 2014 e il 2016 la PA ha trasferito al Mezzogiorno circa 50 miliardi di euro all’anno. È una cifra che rappresenta il 15/20% del PIL dell’area. Si tratta di trasferimenti in gran parte automatici atti a garantire la perequazione dei servizi pubblici in tutto il territorio nazionale. Una nota dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani (OCPI) evidenzia la necessità di incrementare l’efficienza delle istituzioni per colmare il divario Nord-Sud indipendentemente dall’ammontare di risorse trasferite. (Leggi)

Secondo l’ultimo World Economic Outlook (WEO) del Fondo Monetario Internazionale la ripesa dell’economia mondiale sarà una lunga e difficile salita. Rispetto alla pubblicazione dello scorso giugno, quando i lockdown si stavano allentando e la ripersa sembrava veloce, la situazione attuale è caratterizzata dal rallentamento delle economie di quei paesi ancora alle prese con l’epidemia. La drastica contrazione economica è dipesa non solo dal lockdown ma anche dal distanziamento volontario dovuto alla paura dell’infezione. (Leggi)

Il volume di F. Debenedetti “Scegliere i vincitori, salvare i perdenti”, pubblicato ormai qualche anno fa, affronta i nodi legati alla politica industriale di recente tornata in auge nelle proposte di politica economica. La pandemia ha solo rafforzato le istanze dei sostenitori di una nuova stagione di interventi dello Stato nell’economia. L’autore considera la politica industriale una “insana idea”. Lo Stato sceglie le industrie su cui puntare sostituendosi al mercato salvo poi dover intervenire a sostegno in casi di fallimento. (Leggi)

MISURE PER TORNARE ALLA CRESCITA

La Commissione europea sta ponendo una grande attenzione sia sui contenuti dei Piani Nazionali di Resilienza e di Riforma (PNRR) e sia sulla capacità di attuazione dei progetti di ciascun Paese. L’Italia in passato ha dimostrato debolezze nella gestione della spesa delle risorse europee e in particolare dei fondi strutturali.

Dato l’ammontare della posta in gioco, e della relativa brevità del periodo di azione (6 anni), la sfida per il nostro Paese è di predisporre un sistema di governance efficace e che sia rispondente ai requisiti richiesti dalla Commissione. La proposta di M&M è di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri una struttura temporanea denominata “Unità Tecnica per la Ripresa e la Resilienza” (UTRR) sul modello anglosassone della Cabinet Unit che sopperisca anche alle carenze di personale tecnico. Il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) dovrebbe governare l’unità.

Sarebbe altresì necessario sia che le stazioni appaltanti operino in deroga al Codice nazionale degli appalti, secondo la normativa europea, sia di prevedere una disciplina che consenta di superare il cosiddetto gold-plating ossia “l’eccesso di norme, linee guida e procedure accumulate a livello nazionale, regionale e locale, che interferiscono con gli obiettivi politici attesi da raggiungere con tale regolamentazione”.

M&M – Next Generation Italia – Piano esecutivo

http://www.associazionemandm.org/iniziative/next-generation-italia-piano-esecutivo-1

RIMUOVERE I COLLI DI BOTTIGLIA

L’economia italiana nel secondo trimestre del 2020 ha ripreso a crescere. Secondo l‘ISTAT la produzione industriale ad agosto è aumentata del 7.7.% rispetto al mese precedente e del 34.6% rispetto al primo trimestre.

La ripresa non sarà tuttavia sufficiente a recuperare la brusca contrazione dell’economia del primo trimestre. Il CSC, nell’ultimo rapporto di previsione, individua alcune importanti criticità preesistenti nel sistema economico italiano, caratterizzato negli ultimi 25 annida una crescita economica modesta.

La produttività del lavoro è stagnante, soprattutto nel settore dei servizi; gli investimenti hanno risentito della contrazione nella componente pubblica mentre quella privata ha avuto benefici solo negli untimi 4 anni grazie al piano Industria 4.0. Per invertire la rotta e tornare a una crescita di almeno l’1.5% in termini reali è necessario un cambio di paradigma.

Miglioramento della qualità della pubblica amministrazione come prerequisito per l’innalzamento della produttività del lavoro, valutazione ex-ante delle politiche pubbliche e miglioramento del processo normativo e ripresa degli investimenti pubblici. Il rinnovamento va promosso grazie anche alle ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa con i vari programmi di intervento dal SURE al MES, al NGEU.

CSC – Un cambio di paradigma per l’economia italiana: gli scenari di politica economica – autunno 2020

https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/congiuntura-e-previsioni/tutti/dettaglio/rapporto-previsione-economia-italiana-scenari-politica-economica-autunno-2020

ISTITUZIONI EFFICIENTI PER COLMARE I DIVARI TERRITORIALI

I “residui fiscali” sono una misura dei trasferimenti che dal Centro-Nord del Paese vanno verso i territori del Mezzogiorno. L’avanzo primario tra il 2014 e il 2016 è stato del 2.4% sul PIL (35.5 miliardi di euro) che corrisponde alla somma tra l’avanzo primario del Centro-Nord di 100 miliardi e il disavanzo del Mezzogiorno di 63 miliardi.

I trasferimenti hanno consentito un tenore di vita proporzionalmente più elevato rispetto al PIL nel Mezzogiorno perché se al Centro-Nord il rapporto consumi sul PIL è del 74% in linea con i valori delle economie dei Paesi industrializzati (76.8% in Francia e 72.6% in Germania nel 2019) mentre nel mezzogiorno è del 102% un valore sproporzionato. Il rapporto investimenti sul PIL nel Mezzogiorno è stato sempre superiore dal 1951 fino al 2011 così come gli investimenti dalla Pubblica amministrazione nel periodo 2001-2017.

Nonostante il copioso afflusso di risorse negli anni il divario territoriale in termini di PIL pro-capite si è ridotto di poco. Un motivo sta nella minore efficienza degli investimenti nel meridione dove i tempi di realizzazione delle opere pubbliche sono in media più elevati (5.1 anni) della media nazionale (4.4 anni). Per colmare il divario bisogna quindi andare oltre i trasferimenti quantitativi e investire sulla riforma della PA in termini di qualità ed efficienza.

CPI – La mancata convergenza del Mezzogiorno: trasferimenti pubblici, investimenti e qualità delle istituzioni

https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-la-mancata-convergenza-del-mezzogiorno-trasferimenti-pubblici-investimenti

LA RIPRESA SARÀ LENTA

Il FMI ha rivisto al rialzo le prospettive di breve termine rispetto al WEO di giugno 2020 grazie ai risultati del PIL migliori del previsto nel secondo trimestre soprattutto in alcuni Paesi industrializzati. Fuorché la Cina +1.9%, l’economia mondiale è prevista in contrazione del 4.4%, 0.8 p.p. in più rispetto alle ultime previsioni (Italia –10.6%, stima migliorata di 2.2 p.p.).

Le previsioni per il 2021 risentono invece della prospettiva del persistente distanziamento sociale per cui per l’economia mondiale è previsto un rimbalzo del 5.2% leggermente più basso di 0.2 p.p. rispetto a quanto previsto a giugno (Italia 5.2%, -1.1 p.p.).  Nel medio termine la ripresa rallenterà fino a convergere al 3.5% e penalizzerà i Paesi in emergenti e quelli in via di sviluppo che faticheranno a recuperare il percorso di crescita 2020-2025 previsto prima della pandemia.

La pandemia ha invertito il percorso di riduzione della povertà assoluta iniziato negli anni 90 e porterà a un incremento delle disuguaglianze. Più di 90 milioni di persone, soprattutto lavoratori giornalieri che non usufruiscono della rete di protezione formale, hanno subito drastiche riduzioni del reddito sotto la soglia di 1.90 $ al giorno (soglia convenzionale della povertà assoluta) a causa delle imposizioni del lockdown.

Secondo quanto riportato nel Fiscal Monitor di ottobre 2020, il debito sovrano rispetto al PIL nelle economie avanzate dovrebbe aumentare di 20 punti percentuali a circa 125% del PIL entro la fine del 2021.

IMF – World Economic Outlook, October 2020

https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/09/30/world-economic-outlook-october-2020

L’INSANA IDEA DELLA POLITICA INDUSTRIALE

In un articolo di 10 anni fa l’economista turco Dani Rodrik constatava il revival della politica industriale in alcuni Paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia. È un’idea che non ha mai perso il suo appeal e che negli ultimi anni è ritornata con forza nel dibattito politico italiano, anche in chiave antieuropeista.

Secondo Mariana Mazzucato, consigliere economico della Presidenza del Consiglio, lo Stato sarebbe un imprenditore innovatore e prolifico. Non a caso anche secondo Romano Prodi, tra le cariche ricoperte quella di presidente dell’IRI negli anni 80, il rilancio del Paese passerebbe per una nuova politica industriale. Il volume di Debenedetti denuncia lucidamente i guasti di questa politica, partendo dall’esperienza postunitaria. Da allora lo Stato è sempre intervenuto nell’economia sostituendosi al mercato in modo pervasivo nella pretesa di difendere l’interesse nazionale.

Questa politica, che ha snaturato la funzione delle imprese e ha generato un debito insostenibile, si è rivelata del tutto fallimentare. Così l’Italia è stata costretta dall’Europa a privatizzare le imprese di stato a partire dalla seconda metà anni 90 del secolo scorso. Dall’Enel alla Telecom ad Autostrade al sistema bancario: una storia di privatizzazioni senza adeguate liberalizzazioni dei mercati. Un errore da non ripetere oggi da uno Stato stretto nella morsa dalla crisi sanitaria.

Debenedetti – Scegliere i vincitori, salvare i perdenti. L’insana idea della politica industriale. Marsilio 2020

https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/3172393/scegliere-i-vincitori-salvare-i-perdenti