La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato il 21° rapporto sulle Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario. Il rapporto ha rilasciato nuove previsioni sull’andamento della spesa sanitaria, pensionistica e LCT basate sulle ipotesi strutturali macro e demografiche che saranno utilizzate nel prossimo Rapporto Ageing 2021 e sulle proiezioni demografiche pubblicate dall’ISTAT nel 2019. Sono stati recepiti sia il quadro normativo in vigore a marzo 2020 sia i risultati macroeconomici dell’ISTAT di aprile 2020. (Leggi)

L’economia europea nel terzo trimestre ha mostrato segnali di ripresa anche se insufficienti a colmare la contrazione del primo semestre. Le cause di questo recupero parziale sono dovute all’incertezza della crisi sanitaria ancora in corso. Le misure di distanziamento sono ancora in vigore e gli ostacoli per la domanda e l’offerta sono elevati per alcuni settori (cultura, turismo, spettacolo). In questo contesto lo stimolo della domanda aggregata ha effetti limitati così come il sostegno all’occupazione. A fianco del sostegno monetario del Recovery and Resilience Fund (RRF), per il CEPS sono necessarie riforme strutturali che incrementino il PIL potenziale. (Leggi)

Nella valutazione delle tecnologie sanitarie l’OHE considera da tempo l’inclusione del valore della produttività. Nel caso dei vaccini non considerare i costi della produttività porta a una sottovalutazione dei programmi di immunizzazione. Escludere par produttività dagli attuali metodi di valutazione del valore può portare sia a disincentivare la R&S di nuovi vaccini sia a un peggioramento della salute della popolazione con un conseguente contrazione dell’andamento dell’economia. Alcune considerazioni dall’analisi dell’esperienza del Regno Unito. (Leggi)

L’ISTAT ha pubblicato le statistiche sulla R&S in Italia negli anni 2018-2020. Gli obiettivi di Europa 2020 erano di fissare al 3% del PIL la spesa pubblica e privata in R&S, mentre l’Italia si era posto l’obiettivo dell’1.53% (1.47 p.p. in meno). Nel 2018 la spesa in R&S intra-muros (ossia con personale e con attrezzature proprie) è stata del 1.53%. Nel 2019 le stime preliminari danno in aumento dell’1.47% la spesa in R&S delle imprese in aumento ma nel 2020 a causa degli effetti della crisi sanitaria si prevede una contrazione del 4.7%. (Leggi)

Un paper di Gordon & Sayet pubblicato sul National Bureau of Economic Research (NBER) valuta il ruolo della rivoluzione ICT sull’incremento della produttività negli Stati uniti e in un aggregato di 10 Paesi dell’Europa occidentale (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito) dal 1077 al 2015. In questo caso l’approccio standard di contabilità della crescita è insufficiente in quanto separa le determinati della crescita tra intensificazione del capitale ICT e produttività totale dei fattori (TFP). (Leggi)

SPESA PENSIONISTICA SOSTENIBILE SOLO NEL LUNGHISSIMO PERIODO

La spesa pubblica per pensioni in percentuale del PIL raggiungerà il valore massimo del 17% nell’anno in corso a causa della contrazione del PIL senza precedenti dovuta alla crisi sanitaria.

In base a questo nuovo scenario di breve periodo (quadro macroeconomico del DEF 2020) e sulla scorta delle ipotesi recentemente formulate dall’Ageing Working Group (AWG), la RGS ha aggiornato le previsioni della spesa pensionistica.

Nel 2007 il livello della spesa pensionistica era del 13.3% del PIL. Nel periodo 2007-2014 vi è stato un incremento di 2.5 p.p. in un primo periodo dovuto alla grande recessione, in un secondo alla crisi del debito sovrano.  A partire dal 2015 si è assistito a una diminuzione e grazie al ritorno della crescita si è avuto un minimo relativo del 15.2% nel biennio 2017-2018.

Tra il 2019 e il 2024 la spesa tornerà a crescere per gli effetti della crisi sanitaria e per la misura denominata “Quota 100”, effetto che si esaurirà nel 2029. Tra il 2050 e il 2070 la spesa pensionistica diminuirà di 2.4 p.p. passando dal 15.6% del 2050 al 13.2% del 2070. A partire dal 2042 la spesa pensionistica inizierà a diminuire più velocemente.

Contribuiranno a questo risultato sia l’uscita di scena delle coorti dei Baby boomers, sia il meccanismo automatico di aggiornamento periodico, a cadenza biennale dal 2021, dei coefficienti di trasformazione del sistema contributivo e l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento commisurati all’incremento dell’aspettativa di vita.

RGS – Spesa pensionistica – Anno 2020

http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/monitoraggio/spesa_pensionistica/index.html

RIFORME PER LA CRESCITA

La crisi economica nel primo semestre dell’anno in corso innescata dalle misure di contrasto al Coronavirus è di portata eccezionale. Sebbene vi siano segnali di ripresa nel secondo semestre, le previsioni della Commissione per il 2020 sono ancora negative (EU27 -7.43%). Il ritorno alla crescita previsto nel 2021 (EU27 +6,10%) non sarà sufficiente per tornare a livelli di PIL pre-crisi per nessun Paese dell’EU.

Un documento del CEPS osserva che la crisi ha caratteristiche diverse da quelle precedenti sia perché lo scenario macroeconomico è ancora influenzato dall’incertezza dell’evoluzione della crisi sanitaria, sia perché alcuni settori sono stati più colpiti di altri. La crisi ha colpito in modo eterogeneo Paesi EU in alcuni paesi si contrae quasi del 20% come in Spagna, mentre in altri la contrazione è della metà come in Germania (-10%).

Se si prende in considerazione un indice che misura la severità del lockdown per ciascun Paese su base mensile, si nota come l’ampiezza della caduta del PIL sia correlato alla durezza delle misure di contenimento. Alcuni settori sono penalizzati più di altri dal distanziamento sociale come ad esempio il turismo che in alcuni Paesi conta per il 10% del PIL.

IL RRF approvato dalla Commissione ha stabilizzato il mercato finanziario e garantito l’accesso al finanziamento anche ai Paesi più indebitati ma sarà erogato nel 2021, con il rischio che sia pro-ciclico. Nell’attesa dell’erogazione dei fondi, riforme strutturali efficaci costituiscono una condizione sine qua non per il successo del RRF.

CEPS – Europe and the Covid-19 crisis

https://www.ceps.eu/ceps-publications/europe-and-the-covid-19-crisis/

VACCINO NON FA RIMA CON PRODUTTIVO

In Gran Bretagna, dove l’HTA viene diffusamente utilizzato per valutare le tecnologie sanitarie, l’OHE ha avviato un dibattito su come misurare il “Valore più ampio delle vaccinazioni” dedicando due report pubblicati nel corso del 2020.

Lo stato di salute della popolazione influenza le performance economiche di un Paese. Questa evidenza dovrebbe essere considerata come elemento di valore nella valutazione di una campagna vaccinale.

Il primo report ha analizzato una selezione di programmi di vaccinazione che fanno parte del programma di immunizzazione in Inghilterra e che in precedenza avevano dimostrato di essere convenienti per il NHS. Si evidenzia come sia il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) e il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), non considerino tra gli elementi di valutazione sia la produttività dei pazienti sia quella dei badanti. In questo modo il valore di una decina di vaccini attualmente nella pipeline R&S sarà sottostimato e ciò porterà ad una sottoutilizzazione.

Il secondo report ha peso in considerazione tre programmi vaccinali che sono considerati efficaci dal punto di vista sanitario. Per due di essi (papilloma e pneumococco) la perdita di produttività evitata ha rappresentato oltre il 75% del ROI finanziario totale. I risultati dimostrano che una parte significativa del valore generato dai programmi di vaccinazione matura al di fuori della prospettiva del sistema sanitario.

R&S LONTANA DALL’OBIETTIVO DEL 3%

I livelli di R&S sul PIL in Italia nel 2018 sono ancora lontani dall’obiettivo di Europa 2020 fissato al 3% del PIL. La R&S intra-muros nel 2018 è stata dell’1.43% del PIL in aumento del 6.0% rispetto al 2017.

In particolare, la spesa delle imprese private (escluso le università private), che rappresenta la quota più consistente degli investimenti, è stata dello 0.9% del PIL in aumento del 7.4% rispetto all’anno precedente. Secondo le stime preliminari per il 2019 la spesa delle imprese private cresce dell’1.9% mentre la spesa delle istituzioni pubbliche del 4.3% e quella del No profit del 7.6%.

Nel 2020 si prevede una contrazione della spesa delle imprese del 4.7%, una crescita del 3% di quella delle istituzioni pubbliche e stabile quella delle istituzioni No profit. Nel 2018 il settore privato (imprese e no profit) ha investito la quota più elevata il 64.7%. Le imprese hanno investito per il 63%, in aumento di 0.7 p.p. rispetto al 2017.

Le imprese hanno una dinamica differente a seconda della classe dimensionale. La spesa delle piccole imprese con meno di 50 addetti è aumentata del 15.8% rispetto al 2017 ed è aumentato anche il peso del contributo di 1.2 p.p. La spesa delle imprese tra 50 e 249 addetti è cresciuta del 9.3% e quella delle grandi da 500 addetti in su + 4.6% sebbene il peso del contributo sul totale delle imprese sia diminuzione di 1.3 p.p. Il peso del contributo delle Università nel 2019 è stato del 22.3% in diminuzione di 0.8 p.p. rispetto al 2017.

ISTAT – La ricerca e sviluppo in Italia

https://www.istat.it/it/archivio/247325

ICT L’OCCASIONE PERSA DALL’EUROPA

Gli Stati Uniti nel periodo 1995-2005 hanno sperimentato una ripresa della crescita della produttività del lavoro rispetto al periodo 1977-1995 mentre nel decennio successivo il tasso di crescita è rallentato a tassi inferiori del periodo precedente al 1995.

Tra il 1995-2005 il tasso medio annuo di crescita della produttività USA è stato del 2.17%. Grazie alla banca dati EUKLEMS, gli autori hanno disaggregato il tasso di crescita della produttività al fine di individuare il contributo delle varie componenti. il contributo dell’incremento dell’intensità del capitale ICT è stato di 0.51 p.p., quello dell’incremento dell’intensità del capitale non ICT di 0.77 p.p. della TFP di 0.71 p.p. e della qualità del lavoro di 0.22 p.p.

Nei Paesi EU10 presi in aggregato (93% del PIL dei Paesi EU-15) la dinamica della produttività è stata alquanto differente. Nel periodo 1995-2005 vi è stato un rallentamento della crescita della produttività rispetto al periodo 1977-1995 mentre nel decennio successivo il tasso di crescita è rallentato ulteriormente. Tra il 1995-2005 il tasso medio annuo di crescita della produttività è stato del 1.26% inferiore di 0.95 p.p. rispetto alla media del periodo 1977-1995.

Scomponendo il tasso per le componenti il contributo dell’intensificazione del capitale ICT è stato di 0.30 p.p., quello dell’intensificazione del capitale non ICT di 0.40 p.p. della TFP di 0.27 p.p. e della qualità del lavoro di 0.29 p.p. Per l’Europa il 1995-2005 è stato un ventennio in cui non si è colta l’opportunità di investimento in ICT e la risposta della Commissione con il piano Juncker è stata tardiva.

NBER – Transatlantic Technologies: The Role of ICT in the Evolution of U.S. and European Productivity Growth

https://www.nber.org/papers/w27425