Estate 1992: l’Italia vive una stagione durissima, di bassa crescita e aumento del debito, con un ritardo di competitività divenuto evidente nella nuova stagione dei cambi fissi. Un anno terribile, con il terrore di stampo mafioso e le tormentose vicende di «tangentopoli». Politica e istituzioni reagiscono e aggrediscono, con una visione di futuro, i quattro settori di più forte concentrazione della spesa pubblica: sanità, pubblico impiego, previdenza, finanza degli enti territoriali. Lo fanno, insieme – non senza contrasti e ostruzionismi – il governo presieduto da Giuliano Amato e il Parlamento.

Un articolo di Valerio di Porto e Fabio Pammolli