A distanza di una settimana dalla pubblicazione del Rapporto sull’uso di farmaci durante il lockdown, l’AIFA ha rilasciato il XX Rapporto annuale sull’uso dei farmaci in Italia. Nel Rapporto si offre il quadro generale e per Regioni/PA nel 2019 sulla spesa farmaceutica pubblica e privata, sul consumo e la spesa di farmaci per classe terapeutica e per classi di età, sulla dinamica della spesa convenzionata e di quella per acquisti diretti. Da quest’anno è riportato per la prima volta anche l’andamento temporale del costo per dose giornaliera di trattamento per alcune categorie terapeutiche.

L’Istat ha pubblicato le stime preliminari del PIL per l’Italia. Nel secondo trimestre la contrazione congiunturale del PIL reale è stata del 12.4% sul trimestre precedente è stata di -17.3% tendenziale sul secondo trimestre del 2019. È il dato peggiore dal primo trimestre 1995, anno di inizio della serie storica del PIL italiano attualmente in uso. La contrazione, nel contesto globale, ha interessato tutte le economie avanzate. Per il 2020 la variazione prevista è di -14.3%.

Secondo una recente pubblicazione di Farmindustria nel 2019 il settore farmaceutico ha incrementato il valore della produzione (fatturato più variazione delle scorte di prodotti finiti, in corso di lavorazione e semilavorati) del 5.6% rispetto al 2018 raggiungendo 34 miliardi di euro. La crescita del valore della produzione è stata trainata dalle esportazioni che sono aumentate del 25.6% rispetto all’anno precedente. Gli investimenti in R&S sono in calo del 3% mentre quelli in produzione sono in crescita del 6.7%.

Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA) l’industria farmaceutica è una risorsa fondamentale per il progresso in campo medico e per l’economia europea. Il valore della produzione nel vecchio continente nel 2019 è stimato in 275 miliardi di euro, in aumento del 115,7% rispetto al 2000. Il settore ha investito più di 37 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo (R&S). Durante l’emergenza Covid-19 il settore ha intensificato gli sforzi nella ricerca di un vaccino o di una terapia efficace.

In una nota congiunta Banca d’Italia e INPS analizzano i dati sull’utilizzo degli strumenti di integrazione salariale previsti dal decreto Cura Italia nei mesi di marzo e aprile dell’anno in corso. Si tratta di un complesso di misure, nel rapporto denominate CIG-Covid, adottate per sostenere l’occupazione messa in crisi dall’emergenza sanitaria. In questo periodo il 51% delle imprese private e il 40% dei dipendenti del settore privato hanno usufruito delle misure CIG-Covid.

SPESA FARMACEUTICA PRIVATA IN AUMENTO

Nel 2019 la spesa farmaceutica complessiva sia pubblica sia privata è stata di 30.8 miliardi di euro (+5.8% rispetto al 2018) di cui 23,550 milioni di euro sono costituiti da spesa pubblica (76.4%) e 7,261 milioni da spesa privata (23.6%) per il 42% destinata all’acquisto di farmaci di classe C con ricetta. La prima è in aumento del 5.3% rispetto al 2018 mentre la seconda del 7.2%.

La spesa convenzionata lorda è stata di 10,089 milioni di euro in diminuzione dello 0.5% rispetto al 2018. La Spesa per acquisti diretti e gas medicinali è stata di 13,461 milioni di euro in aumento del 18.2% rispetto al 2018, incremento dovuto al +32% registrato dalla spesa ospedaliera. La spesa pro capite pubblica per acquisti diretti e canale convenzionato è stata di 384,43 euro.

Tra il 2005 e il 2019 i prezzi dei farmaci hanno avuto un andamento differenziato a seconda della tipologia di farmaci. Il prezzo medio ponderato per dose definita giornaliera (DDD) e per confezione dei farmaci di classe A-SSN sono entrambi diminuiti. Il decremento è dovuto a scadenze brevettuali di alcune molecole, alle misure intraprese a livello nazionale (decreto-legge 78/2010) volte alla diminuzione del prezzo dei farmaci e all’azione dell’AIFA. Il prezzo medio ponderato per dose definita giornaliera (DDD) e per confezione dei farmaci di classe C è aumentato rispettivamente del 26.1% e del 16.9%.

AIFA – Rapporto Nazionale OsMed 2019 sull’uso dei farmaci in Italia

https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/rapporto-osmed-2019

CROLLA IL PIL

La contrazione congiunturale del PIL italiano del 12.4% riflette la diminuzione del valore aggiunto di tutti i settori produttivi (industria, costruzioni, commercio e servizi). Dal lato della domanda sono in diminuzione sia la componente nazionale sia quella estera. Il contesto internazionale è analogamente in grande sofferenza con variazioni negative maggiori di quanto preventivato.

Per l‘economia USA la variazione congiunturale è stata di -9.5% (ha destato scalpore il dato annualizzato -32.9%) il peggior risultato da quando è iniziata la rilevazione nel 1947. Tra i principali paesi europei la minore contrazione si è avuta in Germania -10.1% congiunturale e -11.7% tendenziale, in Francia -13.8% congiunturale e -19.0% tendenziale e in Spagna con il risultato peggiore -22.1% congiunturale e -22% tendenziale. Nell’Area euro variazione congiunturale -12.1% e tendenziale -15.0%, mentre nell’Unione europea -12.1% congiunturale e -15.0% tendenziale.

Secondo alcuni osservatori la fase peggiore sarebbe ormai passata in quanto se si guarda all’andamento l’indice mensile Purchasing Managers Index (PMI) della Markit, la ripresa sarebbe alle porte.

L’indice composito PMI, la cui media trimestrale è correlata positivamente con il PIL, a luglio è in miglioramento rispetto al mese precedente sia per gli USA, dove l’indice è tornato a 50, sia per l’Eurozona dove l’indice è risalito a 54.8. La ripresa italiana è ancora incerta sebbene l’indice della produzione industriale italiano sia in lenta ripresa: a giugno +8.2% rispetto al mese precedente ma il secondo trimestre registra ancora un segno negativo rispetto al trimestre precedente -17.5%.

ISTAT – Stima preliminare del PIL Secondo trimestre 2020

https://www.istat.it/it/archivio/246067

IL CONTRIBUTO DELLA FARMACEUTICA ITALIANA NELL’EMERGENZA COVID

Tra i numeri del settore nel 2019vanno evidenziati una sostanziale tenuta dell’occupazione ferma a 66.500 unità, l’incremento delle unità dedicate alla R&S dello 0.8% rispetto all’anno precedente e un saldo estero di medicinali e vaccini positivo di poco più di 7 miliardi di euro.

Nel quinquennio 2014-2019 il comparto ha incrementato l’occupazione del 10% rispetto al 5% della media. Il 43% dell’occupazione è rappresentato da donne contro la media di 29% degli altri settori. L’80% degli under 35, aumentati del 16% tra il 2014 e il 2019, ha un contratto a tempo indeterminato.

Durante la fase di emergenza Covid il settore ha garantito, grazie anche allo sforzo di tutta la filiera, l’accesso ai medicinali sebbene vi siano state delle situazioni di scarsità. Al primo luglio sono in corso 35 studi clinici in Italia e 5 programmi per uso compassionevole quale contributo alla ricerca di vaccini e di terapie contro la Covid-19.

Durante il trimestre del lockdown il fatturato del comparto è stato di 17 miliardi di euro in aumento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre la riduzione delle ore lavorate ha interessato meno del 3% dei lavoratori. È tra i pochi settori, insieme al chimico, al riparo della crisi.

Nel lungo periodo il comparto in Italia ha risentito del calo del prezzo dei farmaci che dal 2001 è stato del 34.2% (in UE invece +31.8%) per la diminuzione dei prezzi dei medicinali rimborsabili con l’indice dei prezzi in aumento del 33.3%.

Farmindustria – Indicatori farmaceutici 2020

UN ATTIVITÀ CHIAVE PER L’ECONOMIA EUROPEA

L’industria farmaceutica in Europa nell’ultimo ventennio è cresciuta a ritmi sostenuti. Nel 2019 la produzione, stimata in 275 miliardi di euro, è più che raddoppiata rispetto al 2000, così come la spesa in R&S arrivata 37,500 milioni di euro, +110%.

Gli investimenti in R&S sono fondamentali per il comparto: un nuovo principio attivo costa in R&S quasi 2 miliardi di euro. Solo 2 su 10,000 sostanze di sintesi riescono a superare il vaglio della sperimentazione e a diventare un farmaco commerciabile. La spesa in R&S è allocata per il 49.2% nei trial clinici, il 16.4% nella fase preclinica e nell’11.6% nella fase di farmacovigilanza.

Il mercato farmaceutico globale negli ultimi 5 anni è in rapida evoluzione con l’ingesso di nuovi attori. I mercati di Brasile, Cina e India sono cresciuti più velocemente (rispettivamente 11.2%, 6.9% and 11.1% dal 2014 al 2019) sia degli USA (+6.1%) sia dei 5 principali mercati dell’EU (in media +5.4%). Le attività di ricerca stanno gradualmente migrando dall’Europa verso questi mercati più dinamici.

La frammentazione del mercato europeo ha favorito lo sviluppo di un mercato parallelo di importazione molto lucrativo dal valore di 5.5 miliardi di euro. Tra i principali importatori paralleli vi è la Danimarca con il 26% della quota di mercato, la Svezia con il 12%, Il Regno Unito con l’8.6%, la Germania con l’8.5% e i Paesi Bassi con il 7.9%.

Efpia – The pharmaceutical industry: a key asset to medical progress and the European economy

https://efpia.eu/publications/downloads/efpia/2020-the-pharmaceutical-industry-in-figures/

LA DISOCCUPAZIONE OCCULTATA DALLA CIG-COVID

Secondo l’ultimo comunicato dell’ISTAT sulle stime dell’occupazione e la disoccupazione in Italia relative al mese di giugno 2020, prosegue il calo dei livelli di occupazione anche se a tassi più moderati.

Da febbraio dell’anno in corso l’occupazione è diminuita di 600mila unità mentre gli inattivi sono aumentati di 700mila unità. Secondo le stime della BCE in Italia senza il ricorso a programmi di integrazione salariale il tasso di disoccupazione a maggio sarebbe arrivato a quasi il 25% a fronte di quello stimato dell’8.2% (a giungo 8.8%).

Gli strumenti di integrazione salariale messi in atto dal governo sono stati di diversa natura: Cassa integrazione guadagni (CIG) ordinaria, gli assegni dei Fondi di solidarietà e del Fondo di integrazione salariale (FIS) e la CIG in deroga, sia erogati dall’INPS sia a conguaglio dalle imprese (CIG-Covid).

Nei mesi di marzo e aprile 2020 il 51% delle imprese private ha utilizzato almeno un’ora di CIG-Covid con una certa eterogeneità territoriale: 45% nel Nord Est, il 48% nel Nord Ovest, il 52% nel Centro e il 55% nel Mezzogiorno. Il ricorso alla CIG-Covid è stato diffuso per le imprese definite “non essenziali”, mentre anche le imprese che non hanno subito diminuzioni rispetto al periodo precedente il lockdown ne hanno fatto un moderato ricorso: il 20% per le imprese manifatturiere e il 30% in quelle dei servizi.

Nell’Employment Outlook 2020, l’OCSE raccomanda, per le imprese in cui è possibile, di riprendere l’attività e di allentare gradualmente misure di questo tipo (che coinvolgono circa 60 milioni di lavoratori OCSE) e di sostituirle con una maggiore compartecipazione dell’azienda finanziata o con prestiti a tasso zero o con un sistema di pagamenti ritardati.

Banca d’Italia e INPS – Le imprese e i lavoratori in cassa integrazione covid nei mesi di marzo e aprile 2020

https://www.bancaditalia.it/media/notizia/le-imprese-e-i-lavoratori-in-cassa-integrazione-covid-nei-mesi-di-marzo-e-aprile/