Il settore farmaceutico in Italia è strutturalmente solido: è quanto emerge da un Occasional paper della Banca d’Italia pubblicato alla fine di giugno. Dal 2010 al 2018, le esportazioni, a prezzi correnti, sono aumentate del 133%, una percentuale di molto superiore se confrontata con altri Paesi dell’eurozona. Nello stesso periodo l’incremento è stato del 65% in Germania, 33% in Spagna e 23% in Francia. Nel 2019 si è avuto un aumento del 26% del valore delle vendite estere rispetto all’anno precedente spiega il 75% dell’incremento delle esportazioni italiane.
L’annuale rapporto Osservasalute fa il punto sullo stato del SSN a trecentosessanta gradi. Sul fronte delle risorse dal 2011 al 2017 la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia è aumentata dell’1.3% (in media 0.19% all’anno) sebbene non in tutte le Regioni con importanti differenze a livello territoriale. Contemporaneamente la spesa sanitaria privata pro-capite dal 2011 al 2017 è aumentata dell’10.6% (in media 1.7% all’anno) in tutte le Regioni tranne Marche, Umbria e PA di Bolzano con punte superiori al 20% in Piemonte, Campania e Basilicata. In due Regioni autonome Val D’Aosta e Friuli Venezia-Giulia, la spesa privata pro-capite è la metà di quella pubblica.
Le misure cardine del 2019 a cui è stata data attuazione sono state il Reddito di cittadinanza (RdC), in campo assistenziale, e Quota 100, in campo pensionistico. L’entrata a regime di queste due misure ha comportato un incremento di 8 miliardi degli stanziamenti iniziali dai 134,5 ai 142,5 miliardi nel 2020. Il giudizio della Corte è negativo: Quota 100 ha interessato meno beneficiari di quanto previsto e non ha favorito il ricambio generazionale mentre il RdC ha avuto modesti risultati in termini occupazionali.
L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno di dimensioni globali con importanti implicazioni nel mercato del lavoro. Nl 2035 la popolazione con età superiore a 55 anni supererà la popolazione 0-14 anni. A partire dal 2030 i lavoratori 55-64 costituiranno il 25% della forza lavoro. Un working paper dell’International Labour Organization (ILO) nel contesto di una forza lavoro sempre più anziana, introduce un set di indicatori di indipendenza economica alternativi, basati su dimensioni qualitative come sottoccupazione, reddito da lavoro e vulnerabilità.
L’ISTAT ha pubblicato le stime preliminari del PIL e dell’occupazione a livello di ripartizione territoriale per l’anno 2019. A fronte di una crescita reale dello 0.3% a livello nazionale, il Nord-est ha registrato un +0.5%, il Nord-ovest + 0.4%, mentre il Centro e il Mezzogiorno + 0.2%. Meno omogenea la dinamica dell’occupazione che è aumentata dell’1,2% nel Nord-est, +0.8% nel Nord-ovest, +0.3% nel Centro e solo del 0.2% nel Mezzogiorno. Il settore delle costruzioni, cresciuto del 2.6% soprattutto nel Centro-Nord +3.1%, è ancora trainante.
FARMACEUTICA UN SETTORE SOLIDO
Tra i settori di punta dell’industria manifatturiera nel nostro Paese, il settore farmaceutico ha tradizionalmente una posizione di rilievo con attività nelle lavorazioni conto terzi in intensificazione dal 2015.
Per misurare il grado di specializzazione produttiva dell’Italia, nello studio in oggetto viene utilizzato l’indice di Balassa, ossia un indice sui vantaggi comparati rivelati. Si tratta della differenza tra la percentuale delle esportazioni sul totale di quel settore del paese e della stessa percentuale ma riferita al commercio su scala globale. Quando l’indice è maggiore di 0, il paese ha un vantaggio comparato nel settore oggetto d’indagine.
Dalle elaborazioni risulta che il settore farmaceutico in Itala tra il 2010 e il 2018 ha rafforzato il vantaggio comparato in misura maggiore di Francia e Spagna principali competitor dell’Area Euro. Ha contribuito a questa performance l’incremento del valore delle esportazioni del 133% nel periodo considerato.
L’incremento delle esportazioni del 23% dal 2018 al 2019 è stato trainato essenzialmente dal Lazio, specie dalle province di Frosinone e di Latina. In queste provincie negli ultimi anni, come rilevato dalla pubblicazione “L’economia del Lazio – Aggiornamento congiunturale” del novembre 2019, nel farmaceutico vi sono stati investimenti in macchinari innovativi e incrementi della capacità produttiva.
I dati sono elaborati sulla base delle statistiche del commercio internazionale per cui nel confronto con i dati di contabilità economica nazionale emergono delle discrepanze statistiche. Ciò accade perché la contabilità nazionale esclude le esportazioni di quei beni che non implicano un passaggio di proprietà nella lavorazione (0.3% sul totale) e presenta valori più contenuti.
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0566/index.html

IL PUNTO SUL SSN ALLA VIGILIA DEL COVID-19
Il SSN è arrivato alla vigila della pandemia Covid-19 con risorse inadeguate: è quanto sostenuto nel rapporto Osservasalute 2019. La spesa sanitaria pubblica corrente è cresciuta dal 2011 al 2018 solo dello 0.2% all’anno rispetto a una crescita media del PIL nominale dell’1.2% annuo. Nello stesso periodo la spesa sanitaria privata è aumentata considerevolmente a tassi medi annui di gran lunga superiori di quella pubblica, arrivando nel 2018 a 38 miliardi.
Il tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere dal 2013 al 2018 è diminuito, passando da 155.5 per 1000 abitanti (di cui 103.i in regime di Ricovero ordinario e 29.1 in regime di Day hospital) a 132.4 per 1000 abitanti nel 2018 (di cui 115.9 in regime di Ricoveri ordinario e 39.6 in regime di Day hospital). Dal 2010 al 2018 i posti letto per acuti sono diminuiti di 33mila unità (-1.8%).
Dal 2014 al 2017 il personale infermieristico è diminuito di quasi 4500 unità (-1.7%) mentre il numero dei medici e odontoiatri e diminuito dell’1,5% (1719 unità). Nelle Regioni del Centro e del Mezzogiorno si riscontrano le diminuzioni più marcate. Nella maggior parte dei casi ha pesato il blocco del turnover nelle Regioni sottoposte ai Piani di rientro ex Legge 311/2004.
Per il personale infermieristico si hanno le riduzioni più marcate soprattutto nelle Regioni del Sud: -3.6% in Campania, -4.4% nel Lazio, -8.5% in Molise, -4.9% in Puglia, -5.9% in Abruzzo.

RDC E QUOTA 100 : INGENTI RISORSE A FRONTE DI POCHI BENEFICI
L’entrata a regime delle misure del Reddito di Cittadinanza (RdC) e Quota 100 peseranno per quasi 8 miliardi di euro nell’anno in corso. Si tratta di un importante ammontare di risorse che sarà consolidato anche per gli anni a venire senza tuttavia aver generato tutti i benefici per cui erano state proposte.
Per quanto riguarda il RdC nel primo anno sono state accolte poco più di un milione di domande corrispondenti a 2,4 milioni di beneficiari. Rispetto al reddito di inclusione è aumentata sia la platea di beneficiari di circa 1,1 milioni sia l’importo medio dell’assegno, aumentato da 296 euro per nucleo a 513 euro per beneficio medio mensile.
Dal punto di vista del principale obiettivo, la riduzione della povertà la Corte dei conti nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, ha rilevato una diminuzione degli indici di povertà e dell’indice di concentrazione del reddito (Gini). L’ISTAT ha rilevato nel 2019 una diminuzione del numero e della quota delle famiglie in povertà assoluta dopo quattro anni di crescita. La misura è, tuttavia, inefficace dal punto di vista dell’occupazione perché solo il 2% ha trovato lavoro tramite i Centri per l’impiego.
Riguardo a Quota 100 la misura prevedeva nel primo anno un’adesione di 290 mila beneficiari mentre le domande effettivamente accolte sono state 155.897, il 46% in meno. L’obiettivo di favorire il ricambio generazionale nella misura di uno o più giovani in entrata per ogni lavoratore uscente non è stato raggiunto. Sempre nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, la Corte stima il tasso di sostituzione pari al 40% ossia meno di un assunto per due pensionati con un effetto negativo sull’occupazione di -0.2%.
Giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2019

MISURE ALTERNATIVE DI DIPENDENZA ECONOMICA
Come già discusso qualche anno fa da una pubblicazione della Fondazione CERM, l’Age dependency ratio, indicatore del numero di individui che non lavorano delle classi di età 0-14 e 65+ sono a carico di un lavoratore della classe di età 15-64, è un indicatore insoddisfacente.
Questo perché non considera che alcuni individui nella classe 15-64 non lavorano per varie ragioni (studio, disoccupazione, inattività o altro) oppure che alcuni individui nelle classi non lavorative fanno parte della forza lavoro.
In passato sono stati proposti alcuni indicatori alternativi che hanno rettificato l’indicatore sebbene non siano stati ancora considerati alcuni fattori legati alla qualità del lavoro, quali la produttività o il livello del reddito del lavoratore. L’ILO propone 5 indicatori alternativi più idonei a catturare le differenze nella forza lavoro tra Paesi sviluppati, emergenti e a basso reddito: Activity-based dependency ratio (ABDR), Employment-based dependency ratio (EBDR), Labour underutilization dependency ratio (LUDR), Working poverty-based dependency ratio (WPDR) e il Vulnerable employment dependency ratio (VEDR).
l WPDR è calcolato su individui non in età da lavoro, inattivi, disoccupati e lavoratori poveri (con paga inferiore a 1.90 USD al giorno) sugli occupati al netto dei lavoratori poveri. L’ABDR è il rapporto tra la somma degli individui non in età da lavoro e degli inattivi sulla forza lavoro (inclusi i disoccupati e i sottoccupati). L’EBDR è il rapporto tra la somma degli individui non in età da lavoro, degli inattivi e dei disoccupati sul totale dell’occupazione. Il LUDR è calcolato: rapporto della somma degli individui non in età da lavoro, inattivi, disoccupati e sottoccupati sugli occupati al netto dei sottoccupati. Il VEDR è calcolato: rapporto della somma degli individui non in età da lavoro, inattivi, disoccupati e lavoratori vulnerabili (self employed e family worker) sui lavoratori non vulnerabili.
ILO – Population ageing alternative measures of dependency and implications for the future of work
https://www.ilo.org/employment/Whatwedo/Publications/working-papers/WCMS_747257/lang–en/index.htm
INDUSTRIA E AGRICOLTURA IN DIFFICOLTÀ
Dalla disaggregazione dell’andamento del PIL nel 2019 per branca di attività e ripartizione territoriale il settore delle Costruzioni, tradizionalmente a bassa produttività del lavoro, è stato il più dinamico sia per la variazione del valore aggiunto +2.6 sia dell’occupazione +1.6%.
In particolare, il valore aggiunto delle Costruzioni cresce in tutte le Ripartizioni soprattutto nel Nord-ovest e Nord-est (in entrambe +3.5%) mentre la dinamica nel Centro e nel Mezzogiorno è più moderata rispettivamente +2.0% e 1.1%.
Soffre il settore dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca in tutte le ripartizioni fuorché nel Mezzogiorno, in controtendenza rispetto al resto del Paese. Nel Nord-ovest, Nord-est e Centro questo settore ha registrato una contrazione del 4.2% mentre nel Mezzogiorno l’incremento è stato del 2.6%.
Soffre anche l’Industria in senso stretto in quanto il valore aggiunto diminuisce in tutte le Ripartizioni, sebbene in modo più moderato: Nord-ovest -0.3%, Nord-est -0.1%, Centro -0.8% e Mezzogiorno -0.6%.
A livello nazionale crescono lievemente sia Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni + 0.4% sia Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni +0.7%. Incrociando i dati della produzione con quelli dell’occupazione viene confermata la principale debolezza dei settori produttivi italiani caratterizzati dalla bassa produttività.
In tutti i settori l’occupazione è aumentata in percentuale maggiore del valore aggiunto e in particolare per l’Industria in senso stretto e l’Agricoltura, all’incremento dell’occupazione ha corrisposto una contrazione del valore aggiunto.
ISTAT – Stima preliminare del PIL e dell’occupazione territoriale | Anno 2019