L’AIFA, ad aprile, ha pubblicato il primo rilascio dei dati della spesa farmaceutica 2019. La spesa convenzionata sul Fondo sanitario nazionale (FSN) si è attestata al 7.16% rispettando il tetto fissato in 7.96% mentre la spesa per acquisti diretti sul FSN è stata di 9.23% incluso il limite del gas medicinali dello 0.2%, e ha sforato il tetto fissato in 6.89%. Federfarma fa il punto sulla spesa nelle farmacie che è in calo dello 0.2% rispetto al 2018.
L’ISTAT ha pubblicato le stime del PIL del primo trimestre 2020. Rispetto al trimestre precedente il PIL ha registrato un calo del 5.3% mentre la diminuzione rispetto al primo trimestre dell’anno precedente è stata del 5.4%. Tutti i valori sono stati rivisti al ribasso: le stime preliminari di aprile 2020 erano di -4.7% congiunturale e -4.8% tendenziale. La variazione per il 2020 è di -5.5% (-4.9% ad aprile 2020). I consumi finali sono diminuiti del 5.1% mentre gli investimenti fissi lordi dell’8.1%.
La sostenibilità del debito pubblico italiano e il ritorno alla crescita sono tra i passaggi più importanti della Relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Secondo il Governatore il PIL in Italia potrà tornare a crescere al ritmo di +1.5% all’anno se migliorerà la produttività media del lavoro e aumenterà la partecipazione al mercato del lavoro e dell’occupazione. Il deficit su PIL nel 2020 arriverà al 10.4% e il debito su PIL al 156%, quest’ultimo livello considerato sostenibile in caso di ritorno alla crescita sebbene preoccupi il differenziale Bund-BTP.
La Corte dei Conti ha pubblicato il Rapporto 2020 di coordinamento sulla finanza pubblica. Nella sezione dedicata alla sanità, si affronta il tema delle criticità del Servizio sanitario nazionale (SSN) già latenti prima dello scoppio della crisi sanitaria e ormai rese ineludibili. Carenze di personale, mancanza di programmazione, fuga dal pubblico, insufficienze nell’assistenza territoriale e lentezza degli investimenti sacrificati dalle esigenze della spesa corrente. La Corte sottolinea che l’assistenza sanitaria inadeguata sul territorio ha lascato la popolazione senza protezione.
Il nono report Altems fa il punto sulla situazione epidemiologica nelle Regioni italiane al 26 maggio con l’instant report n. 9. Tra gli indicatori riportati si segnala la stima l’onere sostenuto del Servizio sanitario nazionale (SSN) per la lotta alla Covid-19. La spesa sostenuta, valorizzata sulle tariffe dei Diagnosis-Related Group (DRG) è di 1.7 miliardi di euro di cui 1.2 miliardi di euro per i dimessi guariti, 222 milioni per i deceduti in ospedale e 251 milioni per le terapie intensive.

LA SPESA FARMACEUTICA NEL 2019
La spesa farmaceutica convenzionata da gennaio a dicembre 2019, al netto degli sconti, dei ticket regionali e della compartecipazione totale, del pay-back dell’1.83% versato dalle case farmaceutiche alle regioni è stata di 7,765.4 milioni di euro, lo 0.2% in meno del corrispondente periodo del 2018.
La spesa convenzionata, al lordo dei ticket regionali, è di 8,144.1 milioni di euro (erano 8.173,6 nello stesso periodo dell’anno precedente); sulla base di quest’importo viene calcolato il rispetto del limite di 7.96% sul FSN che è ampiamente rispettato. A livello regionale solo Abruzzo e Campania non rispettano il tetto con una spesa rispettivamente del 7.98% e 7.96% sul Fondo sanitario regionale (FSR).
La spesa farmaceutica per acquisti diretti inclusi i gas medicinali e i farmaci innovativi non coperti dal fondo si è attestata a 10,503.3 miliardi di euro pari al 9.23% del FSN (nello stesso periodo del 2018 era di 8.88%) con uno scostamento di 2,663 milioni di euro. Tutte le Regioni non rispettano il limite di 6.89% sul FSR seppur in modo differenziato: dalla Sardegna dove si è attestata all’11.28% alla Lombardia con 7.54%.
Nel Rapporto annuale Federfarma si evidenzia il contributo diretto delle farmacie al contenimento della spesa pari a 566 milioni di euro dovuti allo sconto per fasce di prezzo (320 milioni di euro), alla trattenuta del 2.25% (181 milioni di euro) e al pay-back dello 0.64% (64 milioni di euro).
AIFA – Monitoraggio della spesa farmaceutica gennaio-dicembre 2019
STIME DEL PIL RIVISTE AL RIBASSO
Come previsto dagli osservatori, gli effetti della crisi sanitaria sull’economia italiana e internazionale sono negativi: il PIL nel primo trimestre del 2020 è diminuito del 5.3%, dato rivisto al ribasso rispetto alla stima preliminare dello scorso aprile.
I consumi finali sono diminuiti apportando un contributo negativo al PIL di -4.1 punti percentuali (p.p.): in particolare la spesa delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISP) sono diminuite del 6,6% mentre quelle delle Amministrazioni pubbliche (AP) dello 0.3%. Le esportazioni di beni e servizi sono diminuite dell’8% mentre le importazioni del 6.2% dando un contributo negativo al PIL di 0.3 p.p.
La diminuzione degli investimenti fissi lordi di -8.1% ha inciso -1.5 p.p.: in particolare gli investimenti in abitazioni -9.5% e in impianti e macchinari -12.4% di cui la componente mezzi di trasporto -21.5%.
Tutti i settori hanno risentito del fermo delle attività: la variazione congiunturale del valore aggiunto ai prezzi di base è stata di – 5.2% (tendenziale -5.4).
Disaggregando per settori, agricoltura e pesca -1.9% congiunturale (- 2.1% tendenziale), industria -8.1% congiunturale (-9.3 tendenziale) e servizi -4.4% congiunturale (-4.3 %tendenziale).
Le componenti dei servizi maggiormente colpiti e su cui si addensano le maggiori preoccupazioni per l’immediato futuro sono il commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (-9.3% congiunturale) e le attività artistiche (-6.3% congiunturale).
LE DIFFICOLTÀ SUL SENTIERO DELLA CRESCITA
L’impatto delle misure economiche adottate per contrastare le conseguenze della crisi sanitaria avranno pesanti ricadute sui saldi della finanza pubblica nel 2020. L’indebitamento netto è stato incrementato fino a 20 miliardi di euro, pari a circa 1,1 punti percentuali di PIL con un disavanzo previsto pari al 10,4 per cento del PIL mentre a partire dal 2021 il percorso di convergenza verrà ripreso.
Nell’ultima Relazione annuale, il Governatore della Banca d’Italia ha evidenziato le criticità legate alla sostenibilità del debito pubblico anche in relazione alla scarsa propensione alla crescita con una produttività del lavoro stagnante che caratterizza il sistema produttivo del nostro Paese a partire dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso.
Durante la Fase 1 la partecipazione al mercato del lavoro è diminuita dal 65,1 per cento di febbraio al 64,3 di marzo sebbene il tasso di disoccupazione è diminuito solo di un punto percentuale all’8.4% grazie all’estensione della cassa integrazione ordinaria (CIG) e al blocco dei licenziamenti
Come evidenziato anche recentemente dall’ISTAT al calo dell’occupazione corrisponde una forte crescita dell’inattività e non della disoccupazione che ad aprile è addirittura diminuita ancora al 6.3% sintomo dell’insufficienza delle riforme del mercato del lavoro degli ultimi cinque anni.
Il ritorno alla produttività e agli investimenti è ostacolato nei fatti dalla scarsa propensione del nostro Paese all’adozione delle nuove tecnologie. Si veda l’insufficienza e l’obsolescenza delle infrastrutture digitali acuita dal ricorso al lavoro agile e dalla didattica a distanza durante la Fase 1 oppure la diffidenza popolare verso lo standard 5G.
Banca d’Italia – Relazione annuale sul 2019
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relazione-annuale/2019/index.html

LE CARENZE INELUDIBILI DEL SSN
La Corte dei Conti nell’annuale rapporto di coordinamento sulla finanza pubblica fa il punto sullo stato della sanità alla luce dell’emergenza sanitaria in corso. La Corte, nella sezione dedicata alla Spesa e alle politiche sociali, individua i punti di forza e di debolezza del nostro Sistema sanitario.
Tra i primi si evidenzia il successo nel contenimento della spesa grazie soprattutto alle misure previste nei Piani di rientro: se ne riconosce sia l’efficacia sia l’efficienza grazie a un uso limitato di risorse rispetto al PIL. Nel 2019 la spesa sanitaria pubblica corrente è stata di 115.4 miliardi di euro pari a (6.46% PIL, in Germania 9.5% e in Francia 9.3%).
La crisi sanitaria ha tuttavia acuito alcune debolezze pregresse e che in seguito a quanto accaduto durante la pandemia sono ineludibili: la riduzione della spesa pubblica è essenzialmente compensata dalla spesa out-of-pocket da parte dei cittadini; organico in contrazione e ricorso al lavoro temporaneo; riduzione dei posti letto ospedalieri e delle strutture di assistenza; rallentamento degli investimenti.
L’aspetto più evidente è stata la carenza di posti letto ordinari o in terapia intensiva a cui non ha fatto seguito un potenziamento dell’assistenza territoriale. I posti letto ospedalieri per abitante si sono ridotti a 3.2 per 1000 abitanti (in Germania 8.0, Francia 6.0 ma in Gran Bretagna 2.5).
Anche l’assistenza territoriale, rileva la Corte, è in ritirata: secondo l’annuario statistico del SSN nel 2017 i laboratori e gli ambulatori sono 8.867 in flessione del 4.3% rispetto al 2012, soprattutto al Centro-Nord mentre i medici di medicina generale sono diminuiti del’3.8%.
Corte dei conti – Rapporto 2020 di coordinamento sulla finanza pubblica

LA SPESA SANITARIA PER COVID-19
Durante la fase 1 il Sistema sanitario nazionale (SSN) ha profuso uno sforzo intenso nella cura dei pazienti affetti da Covid-19. L’onere finanziario teorico del SSN, alla data del 26 maggio 2020, è stato pari a 1.7 miliardi di euro in buona parte sostenuto dalla Lombardia.
A fronte di 144.658 dimessi guariti la spesa è stimata, sulla base dei valori teorici dei DRG, in 1.226.137.474 euro (DRG medio di 8.476 euro) di cui il 33% per i casi trattati in Lombardia.
A fronte di 23.069 decessi la stima della spesa sostenuta è di 225.958.333 euro (DRG medio di 9.796 euro) di cui il 48% a carico dalla Lombardia.
A fronte infine dei 176.145 ricoveri in terapia intensiva la spesa teorica è di 251.006.625 euro (DRG medio di 1.425 euro) di cui il 36% solo in Lombardia.
La riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera ha tuttavia ridotto l’attività ordinaria dell’assistenza sanitaria. In base alla media del 2018, nel periodo considerato, si è registrata una diminuzione di 860.000 ricoveri attesi per un valore teorico di 3.328.137.653 euro.
Non si tratta di risparmi effettivi: la riduzione dell’attività potrà avere ripercussioni nel medio-lungo periodo in quanto è stata erogata meno “salute”. Ciò da un lato ha provocato decessi indiretti, dall’altro si trasformerà in un carico aggiuntivo per il sistema di difficile gestione che potrà incidere anche in futuro sulla qualità dell’offerta sanitaria per un sistema già sovraccaricato da liste di attesa pregresse.