La Commissione europea il 27 maggio 2020 ha approvato le proposte per il Recovery plan for Europe. Si tratta di un pacchetto a sostegno dell’economia di complessivi 1.850 miliardi di cui 750 miliardi destinati al Next Generation EU (500 miliardi a fondo perduto e 250 di prestiti) e 1.100 miliardi di euro nel nuovo bilancio 2021-2027. I fondi raccolti attraverso il Next Generation EU e il nuovo bilancio dell’UE saranno convogliati attraverso vari programmi UE. La proposta dovrà essere approvata dal consiglio europeo nelle sedute del 18 e 19 giugno.

La crisi sanitaria rappresenta una sfida per l’Unione europea e un nuovo crash test per l’euro. Un nuovo ebook CEPR sull’Europa ai tempi del Covid discute le principali azioni dell’UE. Alcune hanno avuto un ampio consenso, come le misure sanitarie oppure quelle a favore della difesa del mercato unico. Altre invece come ad esempio il MES e le relative forme di finanziamento oppure il ruolo della politica monetaria, sono tuttora molto dibattute. Nell’ottica ottimistica del volume la crisi può essere un’opportunità per rafforzare l’Unione europea.

L’ISTAT ha pubblicato i risultati di un’indagine sulle famiglie condotta durante la Fase 1 del lockdown. Grazie a questo rapporto è possibile avere delle prime indicazioni sul clima vissuto in famiglia, sul grado di fiducia nei confronti delle principali istituzioni coinvolte nell’emergenza sanitaria e sul giudizio sulle misure adottate. Emerge un quadro di sostanziale rispetto delle misure adottate e delle indicazioni sanitarie. Contemporaneamente l’Istituto superiore di sanità ha avviato, in collaborazione con l’ISTAT l’indagine di sieroprevalenza al fine di stimare la percentuale della popolazione con anticorpi al Coronavirus.

Al dibattito sull’effettivo numero dei decessi diretti e indiretti a causa della Covid-19, si aggiunge una pubblicazione dell’INPS basata sui dati amministrativi dell’Anagrafe unica dell’Ente riferita al primo quadrimestre del 2020. Lo studio analizza l’eccesso di mortalità che si verifica ricorrentemente in alcuni periodi dell’anno a causa delle influenze stagionali e picchi di calore. Nei primi due mesi dell’anno l’incidenza sulla mortalità è stata minore rispetto agli anni precedenti, mentre nel bimestre successivo la situazione è rapidamente cambiata.

Le limitazioni imposte dai governi per contenere l’emergenza sanitaria sta avendo un forte impatto sull’attività delle imprese. Anche le imprese che non sono state coinvolte nelle chiusure, ad esempio quelle produttrici di beni intermedi e servizi, hanno subito un calo delle vendite. Le catene di approvvigionamento sono sotto pressione per carenza di liquidità. La preoccupazione è che si possa innescare a catena una crisi di solvibilità delle imprese a livello globale.

UN AMBIZIOSO PROGRAMMA EUROPEO

La Commissione europea ha varato un piano ambizioso di misure a sostegno delle economie dei Paesi membri colpiti dall’emergenza sanitaria di ammontare pari a 1.85 bilioni di euro.

Il programma Next Generation EU (NGE), finanziato con un’emissione di bond, si va a inserire in un rinnovato e potenziato bilancio europeo. Una parte dei finanziamenti sarà a fondo perduto mentre una parte sarà rimborsabile nel lungo periodo, tra il 2028 e il 2058. La commissione ha proposto la modifica anche del quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per mettere a disposizione subito nel 2020 11.5 miliardi di euro.

Il programma NGE si basa su tre pilastri: sostegno ai Paesi membri per la ripresa; rilanciare l’economia e aiutare gli investimenti privati; imparare la lezione dalla crisi. La principale misura del primo pilastro è il Recovery and Resilience Facility, un programma di 560 miliardi di euro suddivisi in 310 miliardi di sussidi e 250 di prestiti.

L’Italia e la Spagna sono destinatarie di una quota rilevante in quanto maggiormente colpiti dell’epidemia: per l’Italia 172.7 miliardi di euro di cui 90.9 di prestiti e 81.8 di trasferimenti (21.8 al netto di 60 miliardi di contributi propri), per la Spagna 140 miliardi di euro. I trasferimenti a fondo perduto saranno vincolati a riforme e investimenti preventivamente concordati e non saranno vincolati ai parametri del trattato.

EC – Europe’s moment: Repair and Prepare for the Next Generation

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_en

MES: COME FINANZIARE BENE LA SANITÀ

Il volume collettaneo del CEPR è un contributo qualificato al dibattito in corso sullo stato dell’Unione europea e sul grado di consenso dei Paesi membri sulle misure da intraprendere. Tra i numerosi argomenti trattati segnaliamo i due capitoli dedicati al Meccanismo europeo di stabilità (MES).

Nel nostro Paese il dibattito sul MES è tuttora molto vivace: al ricorso al MES viene contrapposto quello dei Coronabonds considerati come un’emissione di debito garantito da altri e quindi a condizioni più vantaggiose rispetto a quanto possibile da un singolo Paese. Il dibattito, basato su un’errata interpretazione dei Coronabonds (alla cui difficoltà di implementazione è dedicato il Capitolo 24), trascura tuttavia i vantaggi tecnici del ricorso al MES, i cui fondi potrebbero essere adoperati a tassi irrisori per finanziare i sistemi sanitari messi a dura prova dalla pandemia e bisognosi di risorse aggiuntive.

Per il nostro Paese i vantaggi sono tangibili perché il ricorso al MES consentirebbe di accedere a finanziamenti con rating AAA a tassi molto inferiori a quelli effettivamente pagati. L’Italia che ha un rating pari a BBB, paga sul debito interessi a un tasso del 2.7%, tra i più alti in Europa.

Il ricorso al MES associato ai Outright Monetary Transaction (acquisto di titoli di debito pubblico a breve per paesi in grave difficoltà) della BCE consentirebbe di restare nel lungo periodo su un sentiero di sostenibilità del debito pubblico: ad esempio con un finanziamento di 45 miliardi a 5 anni il debito resterebbe a 153% sul PIL nel 2030 contro una previsione del 164% se finanziato con risorse proprie.

CEPR – Europe in the time of Covid-19

https://voxeu.org/article/europe-time-covid-19-new-ebook

ITALIANI IN PREDA ALL’ANSIA

L’indagine dell’ISTAT sui comportamenti tenuti dagli italiani, condotta durante la Fase 1 del lockdown dal 5 al 21 aprile 2020, presenta alcuni elementi di interesse ma che necessitano di ulteriori approfondimenti.

A dispetto della diffusione incontrollata delle cd fake news, della litigiosità degli scienziati e del tentennamento del governo, il 91.2% dei cittadini considera utili le misure adottate mentre l’89.5% ritiene chiare le istruzioni per contenere il contagio. I comportamenti riguardo all’igiene personale sono stati virtuosi: mani lavate in media 11.6 volte al giorno (un evidente segnale di ansia) e disinfettanti utilizzati 5.1 volte al giorno e la mascherina è stata utilizzata 9 volte su dieci in caso di uscita.

Anche le misure di distanziamento fisico e sociale sono state sostanzialmente rispettate: il 72% della popolazione non ha mai lasciato il proprio appartamento, le visite fatte o ricevute sono di numero ridotto e solo per necessità (19.1%) e il 92.4% è riuscito a rispettare la distanza di almeno un metro.

Dal bollettino di sorveglianza integrata del 20 maggio 2020 a cura dell’Istituto superiore della sanità emerge, seppur con le dovute cautele in quanto il luogo dell’esposizione al virus è noto solo in pochi casi (12%), che la famiglia è il luogo del contagio nel 24.3% dei 2.143 casi registrati dall’1 al 14 maggio. Si tratta evidentemente di uno spostamento dei luoghi di contagio da un ambito ad un altro che tuttavia dovrebbero far riflettere sull’effettiva efficacia di un lockdown così organizzato.

ISTAT – Reazione dei cittadini al lockdown

https://www.istat.it/it/archivio/243357

CONTINUA IL DIBATTITO SULLA LETALITÀ

Nelle ultime settimane la letalità dell’infezione da Covid-19 è rallentata sensibilmente. Nel picco della pandemia il tasso di letalità era tra i più elevati tra i Paesi colpiti e nel complesso l’Italia ha un tasso di letalità ufficiale tra i più elevati al mondo, sebbene il dato si riferisca esclusivamente al numero dei decessi totali confermati sul numero dei casi ufficiali confermati.

Si potrà pervenire a valori più significativi grazie a ulteriori stime sul numero dei contagi e sulla base di una corretta valutazione dell’eccesso di mortalità del periodo. I dati ufficiali della Protezione civile sono considerati dagli addetti ai lavori non esaustivi e vanno integrati con altre banche dati. L’ISTAT ha recentemente messo a disposizione una parte dei dati di mortalità dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR).

L’INPS, con un’operazione analoga, ha pubblicato un rapporto sulla mortalità del primo quadrimestre 2020 basato su dati dei propri archivi. L’analisi viene divisa in due bimestri. Nel primo bimestre 2020 la mortalità è stata inferiore di 10.148 unità rispetto alla media 2015-2019 (ciò rafforza l’ipotesi che l’elevata mortalità del secondo semestre sia anche dovuta anche all’effetto harvesting).

Dal 1° marzo al 20 aprile l’eccesso di mortalità è stato di 46.909 unità; dato il numero ufficiale dei decessi da Covid-19, si registra un ulteriore numero di decessi pari a 18.971 unità, distribuiti sul territorio in proporzione al contagio. Complessivamente dal 1° gennaio 2020 il numero dei decessi in eccesso, considerando le medie del periodo, è stimato in 8.823 unità.

INPS – Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da COVID-19

https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=53705

COME RIDURRE IL RISCHIO DEFAULT

In una situazione prolungata di lockdown una percentuale sempre maggiore di imprese andrebbe incontro a gravi problemi di liquidità. Dopo tre mesi di lockdown si stima che il 38% delle imprese abbia problemi di liquidità mentre dopo sette mesi, la percentuale salirebbe al 50%.

Non si tratta solo di quelle poco profittevoli, sarebbero coinvolte anche aziende efficienti e vitali che per vari motivi, mancanza di garanzie collaterali oppure già molto indebitate, non possono avere accesso a ulteriori linee di credito.

Tra le principali misure adottate dai Paesi OCSE vi è il sostegno diretto ed indiretto ai salari. Si tratta di un provvedimento molto oneroso in quanto i costi del personale sono una percentuale rilevante delle uscite. Altri interventi adottati sono il differimento fiscale e la moratoria dei debiti a breve termine: il primo non ha un impatto risolutivo sulla liquidità così come il secondo, per cui l’intervento più efficace resta sempre il sussidio salariale.

Secondo le simulazioni dell’OCSE, l’insieme di queste misure con il sussidio salariale fino all’80% del totale, in soli due mesi ridurrebbe la percentuale delle imprese in crisi di liquidità dal 30% al 10%. In Italia, le garanzie di stato introdotte dal Decreto-Legge 23/2020 per facilitare l’accesso al debito a breve termine, hanno l’inconveniente di incrementare ulteriormente il peso dell’indebitamento delle imprese, senza favorirne la capitalizzazione come poi si è tentato di rimediare nel Decreto-Legge 34/2020.

OECD – Corporate sector vulnerabilities during the Covid-19 outbreak

http://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/corporate-sector-vulnerabilities-during-the-covid-19-outbreak-a6e670ea/