L’azione europea si rafforza grazie alla proposta congiunta del Presidente francese Macron e della Cancelliera Merkel sulla creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per sovvenzionare i Paesi e le regioni maggiormente colpite dalla crisi sanitaria. Si tratta di un importante passo in avanti nel dibattito sul sostegno da destinare ai Paesi. Il Fondo si andrebbe ad aggiungere altre misure già stanziate dall’Europa per 540 miliardi di euro.

Il confronto tra il numero dei casi di Coronavirus e dei relativi esiti tra diversi Paesi EU, anima il dibattito politico. I dati sull’epidemia sono utilizzati quotidianamente dai media e dai Policymaker al fine di classificare i paesi in ordine alle migliori pratiche di contrasto. La raccolta di dati tuttavia non dipende esclusivamente dalle misure di contrasto ma da una serie di fattori organizzativi di cui bisogna tenere conto per migliorare la qualità della comunicazione.

La parziale o totale chiusura di alcune attività produttive nella fase di contenimento dell’epidemia sta avendo forti contraccolpi sul sistema economico e sta mettendo a dura prova il tessuto produttivo mondiale. L’ISTAT ha pubblicato un database a livello 5 di codice ATECO (codice alfanumerico che consente di raggruppare le attività economiche). Il grado di dettaglio è sufficientemente approfondito e utile per una prima analisi dell’impatto delle chiusure sul sistema produttivo italiano, con l’auspicio di un rilascio di dati più granulari, a livello di sottosettore.

Le misure restrittive di contenimento dell’epidemia di Covid-19, ha rallentato il commercio internazionale di beni. Eurostat fa il punto della situazione per il mese di marzo 2020. Dal mese di gennaio 2020 il commercio extra-UE, dato dalla somma di importazioni ed esportazioni, è diminuito del 9,5% passando da 252 miliardi di euro a 228 miliardi. Rispetto a gennaio 2020 si è avuto un incremento della bilancia commerciale rispetto alla maggior parte dei principali partner.

In seguito alla previsione di una grave recessione in conseguenza dell’emergenza sanitaria, la Commissione europea il 20 marzo 2020 ha attivato la clausola di salvaguardia sul Patto di stabilità e crescita. In questo modo si consente ai Paesi membri di deviare dal percorso di aggiustamento dei conti di medio termine, con il vincolo di non compromettere la sostenibilità di medio termine. In questo difficile contesto i progressi dei conti pubblici italiani nel 2019 sono giudicati insufficienti: il disavanzo è ritenuto eccessivo senza aver perseguito sufficientemente alla riduzione del livello del debito pubblico.

AGIRE INSIEME COME EUROPEI

Di fronte a una crisi economica che si preannuncia senza precedenti, Francia e Germania si accordano per sostenere congiuntamente una strategia unitaria per l’Unione Europea. L’accordo è su quattro punti ritenuti cruciali, il più importante dei quali è sull’istituzione del nuovo Fondo europeo per la ripresa (Recovery Fund).

Gli intenti sono ambiziosi: si tratta di un fondo temporaneo di 500 miliardi di euro da attivare nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), anche in anticipo rispetto al prossimo QFP 2021-2027. Il finanziamento del Fondo per conto dell’UE avverrà facendo ricorso al mercato, nel rispetto del trattato UE e dei parlamenti nazionali.

Alcuni osservatori avevano proposto, invece del ricorso al mercato, che potrebbe comportare delle incongruenze temporali in quanto il rimborso è previsto oltre l’attuale QFP ed esporre l’Europa ad ulteriori rischi, di incrementare la quota del bilancio europeo finanziato con imposte proprie. Il fondo, secondo le parole del Presidente Macron finanzierà sotto forma di sovvenzioni, i settori e le Regioni più colpite.

Gli altri punti di accordo riguardano l’adozione di una strategia sanitaria dell’Unione europea al fine anche di risolvere alcuni problemi legati agli sviluppi di un vaccino, velocizzare la transizione all’economia verde e al digitale, e rafforzare in chiave strategica per l’Europa, l’economia e l’industria con un nuovo impulso al mercato unico.

A French-German Initiative for the European Recovery from the Coronavirus Crisis

https://www.bundesregierung.de/breg-de/aktuelles/deutsch-franzoesische-initiative-zur-wirtschaftlichen-erholung-europas-nach-der-coronakrise-1753760

LA DIFFICILE LETTURA DEI DATI COVID

Sin dal principio della diffusione della pandemia in Europa la disseminazione pubblica dei dati ha avuto un ruolo centrale nella valutazione dell’efficacia delle policy a livello di ciascun Paese. Nel dibattito politico sono utilizzati diffusamente i dati sull’andamento quotidiano, specialmente in valore assoluto, sia per stigmatizzare le strategie di alcuni Paesi sia per elogiare (ed eventualmente mutuare) quelle di altri.

Il numero dei casi, la mortalità, il numero dei tamponi effettuati vengono tuttora considerati validi parametri di confronto e di giudizio sulle azioni intraprese. Vi sono tuttavia numerose limitazioni nella raccolta dei dati che ne inficiano il valore. Abbiamo discusso, ad esempio, in altre occasioni sulla sottostima dei decessi in Italia dovuta al mancato calcolo dei non ospedalizzati.

Secondo alcuni parametri demografici (% popolazione 65+, densità della popolazione per kmq, dimensione della popolazione) l’epidemia avrebbe avuto un andamento prevedibile per ciascun Paese ma così non è stato.

Nonostante i tentativi di armonizzazione da parte dell’Eurostat, gli istituti statistici nazionali non sempre si uniformano per cui le metodologie cambiano a seconda del Paese. In un contesto così grave l’Unione europea, che ai sensi dell’articolo 129 del Trattato, ha un mandato di salute pubblica deve intensificare la propria azione. I dati vanno valutati tenendo conto che le differenze dipendono soprattutto dalla diversa organizzazione territoriale della sanità e da altri elementi qualitativi.

LSE – Comparing European reactions to Covid-19: Why policy decisions must be informed by reliable and contextualised evidence

https://blogs.lse.ac.uk/europpblog/2020/05/19/comparing-european-reactions-to-covid-19-why-policy-decisions-must-be-informed-by-reliable-and-contextualised-evidence/

I SETTORI PRODUTTIVI ALLA PROVA DEL LOCKDOWN

Dal giorno 8 marzo fino al 18 maggio 2020 gran parte del sistema produttivo italiano è stato chiuso in seguito alle misure non farmacologiche di contrasto al Covid-19. Alla vigilia delle riaperture si è sviluppato un ampio dibattito su un possibile compromesso tra salvaguardia di vite umane e salvaguardia del sistema economico.

L’ISTAT ha messo a disposizione il 16 aprile un database utile per valutare l’impatto delle chiusure a livello settoriale, sull’occupazione e sul commercio estero. Il database è costruito dall’integrazione di dati di contabilità nazionale con altre banche dati: Structural Business Statistics, commercio internazionale e mercato del lavoro. Sono compresi 787 settori e 4.45 milioni di imprese in attività dell’industria e dei servizi.

Alla data del14 aprile 2020, erano chiuse 2.1 milioni di imprese (il 48% sul totale) rappresentati il 39.5% del valore aggiunto e il 41,4% del fatturato (dati 2017). Per quanto riguarda il commercio internazionale (si vedano anche i risultati congiunturali del primo quadrimestre 2020 discussi qui sotto) le imprese chiuse rappresentano il 63.9% delle esportazioni e il 66.4% delle importazioni.

Dati alla mano risultano sospese il 63.5% delle imprese ad alta produttività del lavoro, il 46.7% di quelle a produttività media e il 30.8% di quelle a produttività bassa.

ISTAT – Contributo e posizionamento all’interno del sistema produttivo italiano dei settori di attività economica

https://www.istat.it/it/archivio/241495

IL RALLENTAMENTO DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Nel mese di marzo il commercio internazionale nell’Unione europea ha registrato un decremento degli scambi con i Paesi Extra-UE. In particolare, tutti gli scambi con i cinque principali partner commerciali sono diminuiti.

Le esportazioni verso Cina, Regno Unito (considerato a fini statistici già fuori dall’UE già dal mese di gennaio), Russia, Stati Uniti e Svizzera sono passate da 96 a 90.2 miliardi di euro (-6.04%). La maggiore contrazione si è registrata con la Svizzera -8.5% e con la Cina -7.1%. Le

importazioni dagli stessi Paesi sono diminuite dell’8.6% passando da 87.4 a 79.6 miliardi di euro. Il calo più consistente è -10.9% dalla Cina e -17.0% dal Regno Unito.

Per quanto riguarda i dati congiunturali per l’Italia, la diminuzione del commercio internazionale con i Paesi Extra-UE è stata del 2.3% per le esportazioni e di -8.0% delle esportazioni. Tra i Paesi Extra-UE che hanno registrato il calo più rilevante vi sono il Regno Unito -11.3% dell’Export e -22.0% dell’import e la Cina con -16.1% dell’export e -6.3% dell’import.

Verso gli Stati Uniti l’export è aumentato del 10.8% e l’import è diminuito del 2.8%. A livello tendenziale il decremento è stato più marcato -14.7% per le esportazioni e -21.7% per le importazioni. Nel primo trimestre 2020 il saldo della bilancia commerciale è in attivo 12.3 miliardi di euro.

Eurostat – COVID-19 impact on EU international trade in goods

https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/DDN-20200519-2

LA FINANZA PUBBLICA ITALIANA AI TEMPI DEL COVID

L’adozione da parte della Commissione europea della clausola di salvaguardia consente agli Stati membri temporanee deviazioni dalle politiche di convergenza sotto il coordinamento della Commissione europea.

Nella Relazione, redatta ai sensi del Trattato, i progressi di finanza pubblica dell’Italia nel 2019 sono giudicati insufficienti. Il criterio del disavanzo pubblico non è soddisfatto in quanto secondo il programma di stabilità del 2020 il disavanzo in rapporto al PIL sarà del 10.4%, superiore al 3% (valore di riferimento).

La commissione giudica non temporaneo questo scostamento in quanto anche nel 2021 il disavanzo sarà il 5.7%, sempre lontano dal valore di riferimento. Nemmeno il criterio del debito pubblico è soddisfatto in quanto il rapporto debito PIL nel biennio 2018-2019 è stabile al 134,8% ben al di sopra del valore di riferimento del 60%.

Nelle previsioni di primavera la Commissione ha previsto per l’Italia una caduta del PIL del 9.5% in seguito all’emergenza sanitaria. I risultati modesti del percorso di miglioramento dei parametri di finanza pubblica sono stati in parte giustificati a causa del rallentamento economico dell’Italia nel 2019 con un tasso di crescita inferiore al 2%.

Come ulteriore attenuante il governo ha fatto alcuni progressi nell’attuazione delle raccomandazioni del 2019. Nonostante lo scenario incerto il debito è, nel medio termine, su una traiettoria sostenibile e decrescente. Per questi elementi la conclusione sul rispetto del criterio del debito è agnostica.

ECFIN – Relazione preparata a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?qid=1590069722491&uri=COM:2020:535:FIN