In assenza di una terapia farmacologica efficace contro il Coronavirus, la rapida scoperta di un vaccino resta l’opzione di lungo termine. Nonostante le numerose notizie riguardanti lo stato di avanzamento promettente di alcune sperimentazioni, il numero degli studi in corso è ancora troppo basso. La ricerca di un vaccino è molto costosa e ha elevate probabilità di insuccesso. In regime di prezzi controllati e di licenze obbligatorie, le imprese farmaceutiche hanno pochi incentivi a investire. Secondo una pubblicazione Bruegel in Europa il sostegno pubblico alla ricerca può superare questa impasse.
L’integrazione di banche dati eterogenee è essenziale per la comprensione dei fenomeni. Una recente pubblicazione ISTAT-ISS, integrando i dati dell’Anagrafe della popolazione residente (ANPR) e dell’Anagrafe tributaria, analizza il contributo del Covid-19 alla mortalità totale. L’analisi riguarda 6,866 Comuni italiani su 7904, l’87% del totale, per la prima volta su un campione così ampio. La mortalità generale nel mese di marzo 2020 è aumentata del 49.4%, un tasso che ha pochi precedenti nella storia italiana postunitaria.
Le stime del PIL italiano del primo trimestre dell’anno in corso -4.7% (4.9% per il 2020), confermano i timori di una recessione severa conseguente alle misure di contrasto non farmacologico del Covid. Nel Documento di economia e finanza (DEF) 2020, pubblicato prima del comunicato ISTAT, è stimato l’impatto sulla finanza pubblica delle misure fiscali e finanziarie adottate dal governo. Il rapporto debito sul PIL arriverà alla fine del 2020 a 155,7%.
Dai dati della mortalità per classi di età, i principali beneficiari delle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 sono le persone anziane. Le classi di età più danneggiate sono i giovani lavoratori a causa della chiusura delle attività economiche. Un paper della FED di Minneapolis contribuisce al dibattito sull’aporia sulle vite da salvare versus benessere economico. Le misure imposte negli USA fino a questo momento sono valutate eccessive anche se un lockdown parziale può essere attuato ancora per qualche mese.
Con l’invecchiamento progressivo della popolazione aumenterà la domanda per l’assistenza a lungo termina (LTC). Sarà necessaria la fornitura di un’efficace protezione sociale contro i rischi finanziari associati. I Paesi si trovano ad affrontare la sfida della sostenibilità finanziaria. Il costo della LTC è molto elevato sia perché eccede il reddito mediano sia perché può essere necessario per molti anni. Una nuova pubblicazione OECD fornisce una nuova serie di stime complete e comparabili a livello internazionale sull’adeguatezza, l’equità e l’efficienza dei sistemi di protezione sociale pubblica per la LTC in età avanzata.
COME FINAZIARE IL VACCINO COVID
Nel mese di aprile 2020 l’Organizzazione mondiale della Sanità segnalava 76 progetti di ricerca di un vaccino contro il Coronavirus, 5 in fase di valutazione clinica e 71 in fase di valutazione pre-clinica.
Dei cinque progetti in fase di test clinici due sono di aziende degli Stati Uniti (Moderna e Inovio), due cinesi (Sinovac e Beijing Bio-Institute Biological Products) e una di Hong Kong (CanSino Biologics) mentre la ricerca europea è ancora tutta nella fase pre-clinica. La maggior parte delle aziende attive nello sviluppo del vaccino è di piccole dimensioni, con poca esperienza nella fase III dei test clinici (fino a 3,000 partecipanti) e una limitata capacità produttiva.
Le uniche grandi case farmaceutiche attive su questo fronte sono Johnson&Johnson, Sanofi e Pfizer. Tra aziende in fase clinica (dose ottimale su un campione di 10-30 partecipanti) Moderna e Inovio hanno sufficienti finanziamenti per la fase 1 grazie a contributi pubblici (US National Institutes of Health) o filantropici (Bill & Melinda Gates Foundation). Tra le europee la tedesca CureVac si è assicurata finanziamenti pubblici grazia al Fondo europeo di investimenti.
Guardando alle esperienze pregresse il numero delle sperimentazioni nella pipeline dei trial clinici è considerato ancora troppo basso per avere un vaccino a breve (sono necessari tra i 9 e 21 progetti a seconda dei vari scenari). In Europa inoltre vi potrebbero essere delle difficoltà di accesso nel caso il vaccino venisse scoperto da aziende cinesi o statunitensi.
La proposta Bruegel per l’Europa è di predisporre uno schema di finanziamento pubblico che copra i costi di ciascuna fase condizionato ai progetti che iniziano la fase.
Bruegel – Racing against COVID-19: a vaccines strategy for Europe
L’INCOMPLETA STIMA DEI DECESSI
A due mesi e mezzo dall’inizio ufficiale dell’epidemia l’Istituto superiore di sanità (ISS) e l’ISTAT fanno il punto sull’epidemia di Coronavirus in Italia basandosi sui dati integrati della mortalità del primo trimestre del 2020.
L’epidemia si conferma caratterizzata da un andamento eterogeneo sul territorio nazionale: nel Mezzogiorno la diffusione è stata molto contenuta, al Centro è stata più elevata in media rispetto al meridione mentre al Nord è stata molto elevata.
Tra gli aspetti trattati vi è quello cruciale dell’eccesso di mortalità nel periodo rispetto agli anni precedenti. Dal 20 febbraio (data del primo decesso ufficiale) al 31 marzo 2020, i decessi per tutte le cause sono aumentati di 25,354 unità rispetto alla media 2015-2019.
Di questi 13,710 sono decessi ufficiali, mentre i restanti 11,600 possono rientrare in diverse casistiche: decessi diretti, indiretti per complicanze e indiretti per mancato accesso al SSN. Il 91% è concentrato in 37 provincie del Nord, più Pesaro e Urbino.
L’eccesso di mortalità è stato di 2.3 volte superiore alla media 2015-2019 per gli uomini 70-79 e 2.2 volte superiore per gli uomini 80-89 per le donne della stessa classe di età si è avuto un incremento del 20%.
Diversamente da un lavoro che avevamo recensito in una precedente segnalazione, la stima sui decessi in eccesso viene rimandata in attesa dei dati definitivi dell’anno in corso. Una più rapida stima ufficiale sulla mortalità potrebbe essere di supporto alla comunità scientifica, favorendo risultati più accurati nella stima del numero dei contagiati.
ISTAT – Rapporto sulla mortalità della popolazione residente a cura di ISS e ISTAT

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO VA ALLE STELLE
Tra i principali indicatori di finanza pubblica e di previsione macroeconomica contenuti nel DEF 2020 si sottolinea la contrazione del PIL dell’8.0% e un rimbalzo del 4.7% nel 2021.
L’indebitamento netto della Amministrazioni pubbliche (differenza tra entrate e uscite del settore) misurato in rapporto al PIL arriverà al 10.4%, mentre il debito pubblico sul PIL arriverà a 155.7%, in calo al 152.7% nel 2021.
Vi sono delle differenze sostanziali sia rispetto alle stime del Fondo monetario internazionale (FMI) dello scorso aprile sia rispetto alle previsioni di primavera della Commissione europea.
Secondo la Commissione il PIL italiano subirà una contrazione del -9.5% nel 2020 e una crescita del 6.5% nel 2021. Peggio dell’Italia solo la Grecia che vedrà un calo del PIL del 9.7% nel 2020 ma una migliore performance nel 2021 con +7.9%, la crescita più alta nell’Eurozona.
L’indebitamento netto sul PIL raggiungerà l’11.1% mentre il debito sul PIL sarà del 158.9% nel 2020 e 153.6% nel 2021. Il FMI aveva previsto un decremento del PIL del 9.1% nel 2020 e una crescita del 4.8% nel 2021.
Nella presentazione del DEF, in riferimento alla stima per il 2021 del 4.7%, si parla di un “consistente” rimbalzo del PIL. Tale valore, seppur rilevante, è appena sufficiente a recuperare poco più della metà del prodotto perso nel 2020. Per recuperare completamente la contrazione del PIL sarebbe necessario crescere nel 2020 a un tasso vicino al 9%.
La crisi avrebbe potuto essere l’occasione per attuare riforme strutturali per liberare la crescita e non solo per emanare pacchetti di sussidi a pioggia a fondo perduto o incrementare la presenza dello stato nell’economia.
MEF – Documento di Economia e Finanza 2020
http://www.mef.gov.it/inevidenza/Approvato-il-DEF-2020-ripartire-dopo-lemergenza/

SOLUZIONI COMPLESSE PER UN MONDO COMPLESSO
Il vivace dibattito politico sulle misure restrittive non farmacologiche di contrasto al Coronavirus è ormai focalizzato sulle consuete ma non esaustive dicotomie quali, ad esempio, mortalità dei giovani vs quella degli anziani, salvare vite umane o salvare l’economia o, peggio ancora, decidere, sulla base di obsoleti codici classificatori della attività economiche (ATECO), quali attività fossero essenziali e quali no.
Nella predisposizione della seconda fase, molto più delicata della prima perché bisognerà convivere con un pericoloso virus ancora circolante, la polarizzazione si fa ancora più marcata, mentre manca la discussione su scenari alternativi. Viene in questo modo sottovalutata sia complessità del nostro sistema sociale ed economico sia la molteplicità degli interessi in gioco.
Nel lavoro della FED di Minneapolis, calibrato sull’economia USA, il modello è basato su un mondo eterogeneo: i giovani, generazione penalizzata a causa del blocco dell’economia, anziani generazione favorita dalle misure. I giovani lavoratori non sono tutti uguali perché alcuni lavorano in settori considerati essenziali, altri invece sono impiegati in settori considerati di lusso (ad esempio il turismo).
Lo stato, per quanto riguarda il grado di mitigazione, ha una funzione redistributrice molteplice: quali classi di età da favorire e quali settori coinvolgere; quali costose misure finanziarie da intraprendere e quali soggetti beneficiare.
Negli USA il lockdown è considerato troppo severo sebbene uno parziale può essere ancora sopportato per qualche mese. Scenari diversi portano a beneficiari diversi: è questa la complessità cui dovrebbero ispirarsi le decisioni di policy per individuare una strategia ottimale di contrasto.
FED – Health versus Wealth: On the Distributional Effects of Controlling a Pandemic
LA LONG TERM CARE ALLA SFIDA DELLA PROTEZIONE SOCIALE
La protezione sociale pubblica è efficace quando si ottengono guadagni in termini di benessere e riduzioni della povertà e della vulnerabilità economica al costo minimo per lo stato. L’efficienza è determinata confrontando la riduzione della povertà con i costi totali della protezione sociale pubblica.
La spesa pubblica totale per LTC si confronta con le proporzioni stimate degli anziani in condizioni di povertà relativa di reddito dopo aver ricevuto il sostegno pubblico e aver versato contributi per l’assistenza domiciliare per esigenze moderate. Nei paesi in cui la spesa pubblica totale per LTC è più elevata, le persone anziane tendono ad avere un rischio di povertà stimato inferiore, dopo lo sviluppo delle esigenze di LTC e il sostegno pubblico.
La relazione è molto simile per l’assistenza domiciliare sia per i bisogni bassi sia per quelli più gravi. Sebbene vi sia una variazione significativa nella spesa pubblica totale in percentuale del PIL allo stesso livello di rischio di povertà, è necessario prestare attenzione nell’interpretazione di queste differenze a causa delle limitazioni di dati.
I sistemi di protezione sociale pubblica nei paesi che spendono una quota maggiore del loro PIL in LTC tendono a ridurre il rischio stimato di povertà associato allo sviluppo delle esigenze di LTC in misura maggiore rispetto ai sistemi di protezione sociale pubblica nei paesi con spesa pubblica inferiore.
OECD The effectiveness of social protection for long-term care in old age