L’epidemia di Coronavirus sta avendo esiti diversi tra Paesi. In Germania il tasso di letalità apparente è del 2.5% di 5.2 volte inferiore di quello italiano del 13% (dati OMS al 14 di aprile 2020). Le differenze potrebbero risiedere nell’affidabilità di stima dei dati oppure nel criterio di classificazione dei decessi, sebbene il fattore preponderante sia l’efficacia del sistema sanitario. I due Paesi hanno un sistema sanitario diverso: modello Bismarck, in Germania, basato su enti mutualistici e modello Beveridge basato sulla fiscalità, in Italia.
Secondo un recente studio di Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del CNR, i dati sanitari italiani a livello cittadino mostrano una correlazione tra le città dove vi è stato un elevato numero di contagi e la prossimità dalle principali autostrade. Se l’ipotesi fosse corretta, disporre dei dati di mobilità potrebbe rivelarsi utile per elaborare in futuro modelli di previsione della diffusione e strategie tempestive di prevenzione delle epidemie.
In Italia i sistemi sanitari sono organizzati su base regionale, con modelli organizzativi peculiari. Anche durante la pandemia le azioni di sono state differenziate, con esiti, desunti dai dati ufficiali, sensibilmente diversi. Il tasso di letalità apparente della Lombardia è del 18% mentre in Veneto 6%, il contagio ha interessato lo 0.6% della popolazione in Lombardia, solo la metà in Veneto. Il rapporto dell’Altems dell’Università̀ Cattolica ha analizzato i modelli organizzativi di 5 Regioni italiani e le strategie adottate.
A poco più di un mese dal diffondersi della pandemia, il Fondo Monetario internazionale pubblica le stime di aprile sulla crescita dell’anno in corso. Secondo il Fondo si tratta di una crisi economica molto peggiore di quella della crisi finanziaria del 2008-2009. Secondo l’ipotesi di base, per cui l’epidemia nel secondo semestre si smorza e le misure di contenimento gradualmente allentate, il prodotto interno lordo a livello globale può avere una caduta del 3% e un rimbalzo del 5.8% nel 2021.
La situazione del mercato finanziario è critica in quanto i prezzi delle attività rischiose sono crollate e vi è un’elevata volatilità. Le aspettative di fallimenti diffusi hanno portato in alto i costi di indebitamento. Le azioni di politica monetaria, finanziaria e fiscale, attuate tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, si sono rivelate decisive in quanto sono riuscite a stabilizzare il sentiment degli investitori, con i mercati che hanno recuperato alcune delle loro perdite.

UN SISTEMA SANITARIO MODELLO
Sin dall’inizio del diffondersi dell’epidemia nel vecchio continente la maggiore disponibilità di posti letto ospedalieri dei sistemi sanitari di alcuni Paesi europei rispetto all’Italia è divenuta centrale nel dibattito pubblico.
In particolare, la Germania, nel 2017 aveva una dotazione 497,192 posti letto per acuti equivalenti a 6 per mille abitanti, mentre l’Italia 158,891 ossia 2.6 per mille abitanti. In Germania alla spesa sanitaria ospedaliera pubblica e privata è destinato il 28.3% del totale mentre in Italia il 44.8% (link1). In Germania nell’assistenza residenziale a lungo termine si spende di più: 9.2% in Germania sul totale con 11.5 posti letto per mille abitanti mentre in Italia 6.2% con 4.2 posti letto per mille abitanti.
Le differenze negli esiti sanitari del contrasto all’epidemia sono evidenti: 20.465 decessi in Italia su 156.363 casi ufficiali e 3.203 decessi su 127.916 casi (dati al 13 aprile 2020) con tassi di letalità apparenti significativamente differenti.
La composizione della popolazione per classi di età è simile perché sono i Paesi europei, insieme al Portogallo con la quota maggiore di popolazione anziana (65+) 21.5% in Germania e 22.8 in Italia. Nonostante ciò gli ottantenni rappresentano il 5% dei decessi in Germania e il 10.7% in Italia. Il 73% dei decessi della classe di età 70+ per la Germania è il 73% mentre per l’Italia sono l’83%.
Questi risultati dipendono da un maggiore efficientamento della spesa sanitaria tedesca intrapresa nel 2003 nell’ambito di Agenda 2010. e da un diverso modello organizzativo basato su LTC e territoriale. Nel nostro Paese l’assistenza è ancora dispensata a livello ospedaliero e una quota minore pro-capite di LTC rispetto all’età della popolazione.
FrancoforteNews – Tutto quello che c’è da sapere sulla sanità tedesca

COME SI È DIFFUSO IL VIRUS IN ITALIA
La sera del 7 marzo 2020 in seguito alla fuga di notizie sul provvedimento governativo che decretava zona rossa per l’intera Regione Lombardia, centinaia di persone sono rientrate precipitosamente alle loro residenze via treno. Un numero altrettanto si è servito delle automobili per effettuare una “fuga”, non più possibile a partire dal giorno successivo, verso luoghi di origine o di seconda casa.
Lo spostamento in massa verso territori non ancora colpiti dall’epidemia ha destato preoccupazioni e timori negli addetti ai lavori. Uno studio del CNR fa il punto sulla diffusione del virus in Italia identificando come principale canale di propagazione le autostrade maggiori.
Grazie alla disponibilità di dati sulla distribuzione geografica dei contagi è stata svolta un’analisi spaziale in cui si evidenzia la correlazione tra le 33 Provincie in cui il numero dei casi, al 5 aprile, è superiore a 1,000 unità osservate e la rete autostradale di carattere internazionale (E35 – Milano/Napoli, E70 – Torino/Venezia, E55 – Bologna/Ancona e A22 Brennero).
Questo risultato potrebbe essere inficiato dalla correlazione inversa ossia le città più grandi e più colpite sono naturalmente più vicine alla rete autostradale. Tuttavia, analizzando l’evoluzione temporale dell’epidemia dal 6 al 25 di marzo (giorno in cui si è registrato il tasso massimo di crescita dei contagiati) e per tre date intermedie, si osserva la presenza di un nucleo comune di provincie tra cui Piacenza e Cremona (all’intersezione tra E70 e la E35), Rimini e Pesaro Urbino (sulla E55). Migliorie all’analisi possono derivare dalla conoscenza dei contagi tra gli autotrasportatori.

REGIONALISMO TROPPO DIFFERENZIATO
Il 21 febbraio scorso sono stati segnalati i primi casi di infezione da coronavirus in provincia di Lodi in Lombardia e in provincia di Padova in Veneto. Al 16 di aprile 2020 la situazione sanitaria tra le due Regioni è molto diversa: 62,153 casi totali ufficiali in Lombardia lo 0.6% della popolazione e 14,624 in Veneto lo 0.3% della popolazione.
La differenza tra il tasso di letalità apparente è eclatante: 18.3% in Lombardia, 6.4% in Veneto. La Lombardia conta il 53% dei decessi nazionali e l’8% a livello nazionale, mentre il Veneto a livello nazionale il 4%.
Sebbene la densità della popolazione sia un vantaggio per il Veneto con 267.4 abitanti per Kmq rispetto ai 421.9 della Lombardia, la differenza tra due Regioni dipende come emerge chiaramente dal Report dell’Altems, dalle strategie adottate e dal modello organizzativo della sanità.
Alla data odierna, il Veneto ha somministrato 44.1 tamponi per mille abitanti, mentre la Lombardia la metà, 22.1, sebbene sia un dato grezzo perché un tampone può essere eseguito più volte sulla stessa persona. La strategia di somministrazione è diversa in quanto in Lombardia i tamponi sono prevalentemente eseguiti in ambito ospedaliero ai pazienti sintomatici, mentre in Veneto la ricerca del virus avviene a tappeto sul territorio al fine di individuare anche i paucisintomatici e gli asintomatici.
Importante differenza è anche la percentuale dei positivi ospedalizzati: il 49% in Lombardia e il 21% in Veneto, dato tra i più bassi in Italia. Il rapporto, in costante aggiornamento, analizza anche i casi di Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte.
Altems – Analisi dei modelli organizzativi di risposta al Covid-19
LA RECESSIONE GLOBALE È ALLE PORTE
Gli esiti delle strategie di contenimento del coronavirus avranno un impatto significativo sulla crescita globale, sebbene con sostanziali differenze tra Paesi. A soli tre mesi dall’ultimo aggiornamento delle stime economiche del Fondo Monetario, secondo cui l’economia globale era considerata in frenata ma comunque in crescita con PIL stimato al +3.3% , la situazione è rapidamente mutata in peggio.
La previsione per il 2020 è di -3.0% del PIL a livello globale con un rimbalzo del 5.8% nel 2021 che compensa in gran parte le perdite dell’anno precedente. La previsione prevede ottimisticamente una ripresa a forma di V, ma non per tutti i Paesi.
Le economie avanzate, in complesso, vedranno una riduzione del PIL del 6.1% nel 2020 e una crescita del 4.5%% nel 2021. I Paesi emergenti avranno conseguenze relativamente limitate: -1.0% nel 2020 e +6.6% nel 2021, in particolare Cina +1.2% nel 2020 e 9.2% nel 2021. Gli Stati Uniti –5.9% nel 2020 e 4.7% nel 2021.
L’eurozona sarà tra le aree più colpite: -7.1% nel 2020 e una crescita più lenta +4.7% nel 2021. Tra le maggiori economie europee più vulnerabili, vi sono l’Italia con – 9.1% nel 2020 e +4.8% nel 2021 con un incremento della disoccupazione al 12.5% dal 10%, e la Spagna -8.0% nel 2020 e 4,3% nel 2021 con un aumento della disoccupazione al 20.8% dal 14.1%.
Per comprendere le proporzioni della recessione si ricorda che, in seguito alla crisi finanziaria nel 2009, in Italia si ebbe un calo del PIL del 5.3%. Il Paese europeo più colpito sarà la Grecia: -10% nel 2020 con una disoccupazione record del 22.3%. Italia e Grecia sono i due Paesi con il rapporto debito pubblico su PIL più elevato in Europa, per cui la capacità di intervento dello Stato per sostenere l’economia è limitato. Per questi e altri Paesi, saranno necessari aiuti finanziari esterni di ammontare rilevante.
IMF – April 2020 World Economic Outlook
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/04/14/weo-april-2020
SISTEMA FINANZIARIO SOTTO PRESSIONE
L’intervento delle banche centrali dei paesi delle economie avanzare sembra, per il momento, aver avuto successo ad arginare il primo sbandamento dei mercati finanziari. Sotto la pressione delle misure di contenimento dell’epidemia, le condizioni nei mercati del credito societario sono notevolmente peggiorate da fine febbraio a causa dell’aumento dei rischi di credito e liquidità.
Lo spread delle obbligazioni investment grade (strumenti di investimento ritenuto affidabili dagli investitori istituzionali) è aumentato, poiché gli investitori hanno iniziato a concentrarsi su un’ampia quota di crediti BBB che sono a rischio di declassamento e con leva finanziaria elevata (creditori già fortemente indebitati o con cattiva reputazione creditizia) in questo segmento di mercato.
Nel mercato primario, le emissioni europee sono diminuite mentre le emissioni statunitensi sono aumentate riflettendo la domanda precauzionale di contanti (soddisfatta solo in parte dalle linee di credito bancarie) e le tensioni nel mercato della carta commerciale (finanziamento a breve termine per le imprese).
In risposta alle pressioni sui mercati delle obbligazioni societarie, diverse banche centrali, tra cui la Federal Reserve americana, la Banca centrale europea e la Banca del Giappone, hanno implementato nuove strutture e allargato i programmi esistenti per sostenere l’emissione e la liquidità nei mercati del debito societario e della carta commerciale.
Queste azioni hanno contribuito a invertire parte dell’incremento iniziale degli spread delle obbligazioni investment grade. Si prevedono tensioni ulteriori sul versante debiti sovrani per cui alcuni Paesi avranno necessità di aiuti multilaterali.